O magari, Twilight Sparkle è semplicemente, genuinamente pazza.
Dio solo sa quanti anni ha passato in mezzo ad una psicotica rosa che ha minato dal profondo le sue certezze fisiche, una docile timida personalità che disintegra orsi nel tempo libero, una pegaso fissata con l'essere fighi che ucciderebbe per avere un libro, un'avida paranoica stilista impettita con il fetish dei macigni, una completamente assuefatta dalle mele e dal lavoro, che vive con un draghetto il cui unico compito è ruttare, vivendo all'interno di una libreria scavata in un albero morto costretta a sconfiggere contro forze infernali malvagie millenarie ogniqualvolta se ne presenta l'occasione.
Il tutto incorniciato da un disturbo ossessivo compulsivo di catalogare, pianificare, analizzare, a qualunque ora in qualunque giorno.
Alla luce di questi eventi, il suo altro non è che un viaggio senza ritorno dentro i meandri contorti di un labirinto di follia, accompagnato musicalmente soltanto da uno stridere incessante di denti, tanto più forte quanto è vicina la scadenza di una lettera a Celestia.
E al centro di tale labirinto un vortice di abissale, crudele pazzia senza scampo, che gorgoglia oscenità e cattura chi osa passarci troppo vicino, portando la vittima a cadere per il resto dell'eternità in un pozzo di incubi e una cacofonia di urla distanti e rintocchi di mille orologi che all'unisono scandiscono gli ultimi minuti di sanità mentale rimasta.
Ovvero, lei ha in realtà passato gli ultimi giorni ad immaginarsi tutto, in un lettino di ospedale a sbavare con gli occhi divergenti, mangiando ragni quando non la tenevano legata al letto.
Sennò pure la teoria degli universi paralleli mi piaceva.