Octavia Melody. Questa particolare puledra con il talento per la musica classica e l’amore per il violoncello è diventata una dei personaggi di punta del Fandom, tale particolare, purtroppo, comporta un peso non indifferente quando la si vuole sfruttare per qualche scritto. Quando si si realizza una storia con personaggi non propri si cerca, qualora sia questa l’intenzione dell’autore, di cercare di mantenere il più fedele possibile i gesti, i pensieri e le parole del personaggio a quello originale; ma come si può gestire un personaggio la cui versione canonica non possiede altro che due semplici caratteristiche?
A questo punto entrano in gioco due fattori ben definiti: l’autore e il lettore. Non si può purtroppo giocare in entrambi i ruoli, quando sei autore non potrai mai considerare la tua storia nei panni di un lettore e quando sei lettore puoi semplicemente cercare d’interpretare ciò che lo scrittore voleva trasmettere.
Da lettore posso con certezza affermare di essere stato piacevolmente colpito da quello che tu, da autore, hai cercato di trasmettere. Ovviamente non posso essere certo di aver colto i messaggi in modo preciso ma sicuramente la mia interpretazione è stata personale e il mio giudizio completamente positivo.
L’ambiente è perfetto nella sua semplicità. Si giunge a Ponyville senza una chiara idea del motivo e quando si parla delle stelle cadenti sembra già chiara l’idea successiva che, tuttavia, viene piacevolmente smentita qualche paragrafo più avanti.
Il flashback è stata una bellissima interpretazione di un personaggio come Octavia. Bella l’interpretazione del padre amorevole, bella la rabbia di lei mentre subisce impotente lo scorrere degli eventi, la tristezza dell’ultimo addio, lo shock dell’improvvisa chiamata, l’amore nel regalo lasciato in punto di morte. Un violoncello. Una spilla. La musica.
Octavia si aperta con un’interessante rivelazione, suono non solo perché mi piace, suono perché ero legata a mio padre, suono perché avrei voluto essere come lui. Tante volte il parente viene sfruttato in maniera negativa nel passato dei protagonisti originali (alla fine si, anche per Octavia possiamo parlare di personaggio originale) ma ecco che metti in gioco una versione positiva dolce, interessante e sicuramente d’impatto.
Il funerale d’onore è stato qualcosa di inaspettato e dannatamente evocativo, quasi come l’esperienza onirica del finale. Il concerto in doppio, padre e figlia armati di musica per affrontare un concetto che solo la quarta arte (ovvero la musica) è in grado di affrontare
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La postilla finale, purtroppo, è l’unica cosa che stona con il complesso, tuttavia la sua presenza è necessaria per stroncare il ciclo di domande che sarebbero potute nascere a seguito del finale.
Bella. Molto molto bella. Sono contento di essere riuscito a trovare il tempo di leggerla.
