Un urlo disperato rintronò tra le mura della sala reale, facendone crepitare le eleganti finestre.
Due guardie unicorno irruppero prontamente nella stanza, allarmate dalle urla della loro monarca del sole ed immobilizzandosi subito dopo, colte dallo stupore.
Il pavimento della sala era cosparso da numerosi frammenti di un brillante cristallo verde.
Di fronte ai due, a poca distanza, vi si trovava Celestia.
Il volto del regale alicorno era segnato da profonde lacrime che ne evidenziavano l’espressione distrutta dal dolore, puntata in quel momento su un brillante frammento di cristallo che levitava di fronte ai suoi occhi.
«Princess Celestia… state bene?», azzardò una delle due guardie, avanzando a piccoli passi verso la monarca e pestando inavvertitamente un frammento di cristallo.
«ANDATEVENE! USCITE DA QUI! ORA!!», tuonò lei furiosa in preda alle lacrime, colpendo con un letale raggio la guardia e perforandole il collo.
Il su corpo cadde a terra, immobile, tra gli altri frammenti di cristallo.
«USCITE!!», tuonò nuovamente l’alicorno, colta da un’improvvisa rabbia che terrorizzò l’altro unicorno, costringendolo a correre fuori dalla sala.
Il cristallo riprese a fluttuare dolcemente di fronte allo sguardo addolorato della monarca, avvolto da una flebile aura dorata.
«Non… non temere Twilight!… Io… io ti prometto che… ti riporterò in vita!… TE LO GIURO SULLA MIA STESSA VITA!», ruggì furiosa Celestia, osservando il frammento di cristallo in cui vi era il nitido riflesso della dolce espressione di Twilight Sparkle.
Celestia allungò la zampa tremante verso il frammento, sfiorandolo con incredibile delicatezza.
«T-Twilight…».
La luce del giorno filtrò tra le eleganti finestre della sala, illuminando i restanti frammenti del corpo della neo principessa rinchiusi nei diversi frammenti di cristallo sparsi sul pavimento.
La monarca continuò ad osservare tra le lacrime il cristallo in cui vi era la testa della sua allieva prediletta, osservandone la dolce espressione che pareva quasi farla sembrare semplicemente addormentata.
In quell’istante Princess Luna fece la sua comparsa all’interno della sala, osservando la sorella distrutta dal dolore.
«Sorella?…».
Avvolse con la propria magia il cristallo che fluttuava di fronte a Celestia, portandoselo di fronte al muso e leggendone una strana incisione su di esso.
“Osserva, Celestia… osserva il mio dono. Questo che vedi è un dono molto particolare, quasi raro… una vita… quella che tu mi hai strappato insieme alla tua graziosa sorella per mille lunghi anni…”
Luna osservò confusa il cristallo che fluttuava dolcemente davanti al suo muso, tappandosi subito dopo la bocca nel tentativo di soffocare un urlo di terrore.
«Sorella! Ma cosa…?!».
I suoi occhi iniziarono ad inumidirsi come quelli della propria amata sorella, ormai arrossati, mentre il dolore dentro di sé iniziò a prendere il sopravvento.
Si avvicinò alla sorella, distogliendo lo sguardo dal cadavere della guardia che giaceva immobile sul freddo pavimento.
«Sorella… io… io sono affranta per ciò che è successo… e so…».
«Tu… SAI?!», ringhiò Celestia a denti stretti, intimorendo ed interrompendo la sorella.
«… No, tu non sai nulla… NULLA!».
«Sorella…».
«… Tu non puoi sapere come mi sento… lei era tutto per me… TUTTO! NON PUOI SAPERE QUANTO MI AFFEZIONAI A LEI, LUNA!… ERA COME UNA SORELLA!… COME UNA FIGLIA! PROPRIO COME TE!…».
Le lacrime iniziarono a cadere silenziose sul morbido tappeto rosso che ornava il centro della regale sala. Il muso della principessa della notte era ormai segnato da numerose lacrime.
«Mi… mi dispiace…», mormorò con voce strozzata lei. Le parole le morivano in gola.
«… Non dirmi che sai come mi sento!…», ringhi furiosa Celestia.
«… RADUNA IMMEDIATAMENTE LE RESTANTI PORTATRICI DEGLI ELEMENTI ED AVVERTI LE TRUPPE! CHE SI TENGANO PRONTE!…».
«Per che cosa?…», mormorò Luna.
La monarca del sole fulminò la sorella minore con uno sguardo che alla principessa della notte parve penetrarla dentro l’anima.
«Esigo che entro questa sera Re Sombra venga rintracciato! E con lui il suo allievo!…».
«Che cosa?!».
«… Pagheranno caro quello che hanno fatto!».
«Ma… sorella…».
«CORRI!», ruggì furiosa la monarca, mentre delle piccole sfere oscure volteggiarono intorno al suo corno.
Luna restò immobile senza scomporsi, osservando la propria sorella con sguardo severo e sedendosi sul tappeto di velluto rosso.
«Non farò nulla di tutto ciò, sorella. Non fino a quando non ti sarai calmata».
Celestia fulminò con lo sguardo la sorella minore, piombando con furia cieca su di lei ed atterrandola.
«Bada sorella, non mi ripeterò una seconda volta!…», ringhiò, incrociando il proprio sguardo arrossato e colmo di astio con quello della sorella.
«… Fai ciò che ho ordinato!».
«E tu… che cosa farai?!».
«Io ho un compito che devo svolgere…», mormorò Celestia, dando l’impressione di calmarsi.
«… Ti supplico sorella… fai ciò che ti ho chiesto».
I suoi occhi iniziarono a brillare di nuovo, colta nuovamente dal dolore.
Luna la strinse forte a sé in quel momento, abbracciandola in un caldo abbraccio con la speranza di donarle sollievo e facendola cadere di nuovo in un disperato pianto.
«Ti senti meglio ora, sorella?».
«Come… come posso sentirmi meglio, Luna?…», mormorò in lacrime la monarca.
«… Mi sentirò meglio solo… solo quando potrò udire di nuovo la dolce voce della mia allieva».
«Lo so, sorella».
Celestia volse per l’ultima volta lo sguardo sul frammento di cristallo in cui vi si rifletteva l’espressione dormiente della sua allieva.
«Twilight… ti prego… infondimi la tua forza!».
«Coraggio… procediamo come ho deciso», esclamò Celestia, rialzandosi insieme alla sorella ed incamminandosi verso le ampie porte della sala.
«Posso almeno sapere dove stai andando, sorella?», domandò Luna.
«Vado a cercare la Fiamma della Vita», esclamò Celestia, illuminando il proprio corno che la avvolse in un lampo di luce che non lasciò più alcuna traccia di lei.
Luna rimase immobile nel bel mezzo della stanza, riordinando le idee.
La sua espressione si riempì di tristezza.
«La Fiamma della Vita…».
Si incamminò fuori dalla sala, sigillando dietro alle sue spalle le grosse porte per impedire ad altri di addentrarsi all’interno della stanza.
«Fai attenzione sorella… non scherzare col fuoco…», mormorò.