L'ho tanto atteso, l'ho tanto aspettato, l'ho tanto voluto, ed ora, dopo aver speso nella notte di ieri quasi 90 minuti di tempo della mia vita con gli occhi incollati sullo schermo del mio PC cercando di cogliere quanti più dettagli, finezze e, sì, anche errori possibili affiancati ai pregi, ora mi ritrovo qui, a recensire il film di
My little Pony.
La doverosa premessa non manca mai.
Quando si tratta di visionare un prodotto destinato al cinema derivante da una delle serie televisive più apprezzate di questo decennio, nonché una delle mie preferite, come per tanti altri, è del tutto normale crearsi delle aspettative e speranze, sicuramente spinti anche da alcuni fattori riscontrati nei millemila trailer usciti a partire da questa estate. Avevamo davanti quello che si mostrava a noi come un prodotto d'animazione potentissimo, dinamico e, come lo è anche la serie regolare, molto colorato e sfarzoso. Fatta eccezione per qualche ponyfag che ha sempre avuto qualcosa da ridire e sindacare, in tanti siamo rimasti inebriati da questo Sangria gusto arcobaleno fatto a pellicola. Ma se c'è una cosa che molti sanno, e che purtroppo ci facciamo conto molto spesso, è che più sono alte le aspettative, peggiori possono rivelarsi le delusioni se qualcosa non è andato come di programma.
Ed ecco che arrivo io, qui, dopo questa premessa, a fare il punto sulla mia situazione.
Questo film è riuscito, in qualche modo, a soddisfare appieno le mie aspettative?
Sì e no.
Con questo sto cercando di dire che il suddetto film non mi sia piaciuto? No. Ma come puntualizza il buon Victorlaszlo88 in ogni sua recensione, andiamo con ordine.
Questa sarà forse la recensione più lunga che mai scriverò in questo forum riguardante un film, almeno fino a quando non ne farò un'altra quando mi sentirò particolarmente ispirato.
La pellicola si apre con una panoramica di Canterlot rinnovata nella veste grafica, e fin da subito si capisce come sia in corso la preparazione di un festival organizzato dall'anima della serie, Twilight Sparkle, che vediamo come ha conservato per bene negli anni il suo carattere ossessivo, paranoico e perfezionista, ma pur sempre intrattenente. L'evento da lei organizzato ha a che fare con la diva della musica equestriana Songbird Serenade, che guardando al nostro mondo sappiamo tutti che si basa sulla cantante Sia, la cui canzone farà da chiusura al film.
Il festival verrà interrotto dall'introduzione dei due principali antagonisti: Storm King e la sua fredda sottoposta Tempest Shadow, una unicorno di cui salta subito all'occhio il corno spezzato e elettrostatico.
Dopo una non proprio rocambolesca fuga da Canterlot, le mane 6 si ritroveranno a dover intraprendere un lungo viaggio, com'è di consuetudine oramai in molti altri film d'animazione di altri studi, in cui verranno messi alla prova sangue freddo e amicizia reciproca.
Qui inizia la recensione vera e propria.
Tenetevi forte, perché avrò veramente tanto da dire, sia nel bene... che nel meno bene.
La prima cosa con cui entriamo in contatto nel film è sicuramente la sua nuova grafica.
Essa, come penso pochi ricordano, aveva diviso in due i brony. C'era chi l'apprezzava e chi, invece, si aspettava venisse mantenuto il look della serie televisiva (e quest'ultimi penso siano nel torto, ma quello è un altro discorso). Io mi ritrovo nella prima categoria, ma anche tralasciando il primissimo trailer presentato, noto a tutti noi per la presenza di una Rainbow Dash con occhiaie scurissime, temevo ci fosse ancora qualcosa che non andava. I colori apparivano roventi in certe sequenze e le ombre erano sopraesposte. Per fortuna, però, non avevamo di fronte una versione definitiva della suddetta ma quella ancora in piena fase di correzione. Ed il risultato finale è stata una bella e appagante rivelazione. La grafica, per come l'ho vista io, appare fresca e colorata al suo meglio, con le giuste tinte e tonalità che si affiancano ad una animazione fluida che rende molto spesso l'impressione di star guardando un film d'animazione in tecnica tradizionale, oramai sempre più difficili da trovare con mio sommo dispiacere (maledetta CGI).
Le ambientazioni, che vanno analizzate a fondo per essere apprezzate al meglio, restituiscono un senso di realismo e profondità assente nella serie e che mai avremo modo di vedere. La creatività non è certo mancata agli artisti, che riportano sfaccettature particolari, come le abitazioni cadute in rovina degli ippogrifi a forma di gabbie per uccelli, per restare in tema con la mitologia che li caratterizza, e una fontana con statue di pony con un corso d'acqua che va a fare loro da criniera. Pure i fondali marini dei sea ponies appaiono vasti e dettagliati, sebbene sembri manchino alcuni elementi di scenario d'arricchimento.
La colonna sonora è un altro punto su cui fare affidamento e che merita la completa fiducia anche di chi il film non l'ha ancora visto. Daniel Ingram e i suoi collaboratori hanno fatto un corposo aggiornamento, introducendo un'intera orchestra per la sua realizzazione. Essa si adegua bene ai repentini cambi di contesto e atmosfera del film, senza che ci sia stata la pigrizia di portare qualcosa di completamente neutrale nel suo genere. La creatività c'è stata anche qui, e non poca, sia per il cantato che solo per le parti puramente strumentali. Mi si è acceso qualcosa nell'ascoltare per la prima volta
Time to be awesome, vista la melodia con una certa influenza di folklore irlandese che amo in modo particolare e in tema coi pirati, e che sono certo saprà farmi venire ancora qualche brivido anche a distanza di mesi. Chiaramente non solo la musica scozzese è stata coinvolta. Come detto prima, la soundtrack si adegua bene ai repentini cambi di contesto, e vediamo tirata in mezzo, nel momento in cui il gatto antropomorfo Capper farà il suo numero, pure musica di tradizione spagnola. Si può appurare, quindi, come la soundtrack sia una bella macedonia multiculturale, che avrà quindi più possibilità di azzeccare i gusti giusti dello spettatore.
Le migliorie da cartone-film sono state portate pure nella direzione della regia.
Grazie alla già citata maggiore profondità dei paesaggi, i vari personaggi si muovono più liberamente nei vari ambienti rompendo il solito schema da “piano cartesiano”, e i movimenti delle inquadrature sono meno statici e quindi più liberi.
Dal lato tecnico e musicale passiamo ora a vedere il plot dei personaggi.
Grossomodo sono tutti interessanti e in pochi minuti lo spettatore, anche il più giovane, intuisce subito quello che è l'idea che conferisce loro una dimensione e il loro ruolo all'interno della trama. Dal mio punta di vista, la menzione d'onore va a Skystar, la pony di mare (anche se in verità è un ippogrifo) bisognosa di amiche, compagnie e amante delle conchiglie che contagia tutti fin da subito con la sua infinita tenerezza e vivacità. Per non parlare dei suoi amici immaginari Sheldon e Shelly, che sono un'ennesima dimostrazione di un genio creativo presente nel film e un simpatico rimando alle pillole del primo Matrix. A vincere per inventiva, dal mio punto di vista, è tuttavia la ciurma dei pirati, dove c'è stata la più che logica scelta di usare come modello di riferimento per la loro costruzione in morfologia tipicamente antropomorfa il ben noto pappagallo, che di sicuro tutti quanti noi lo abbiamo visto molto spesso associato alla pirateria e sempre molto spesso in compagnia del capitano.
Mi tolgo anche lo sfizio parlando dello Storm King, che per quel poco che appare dimostra bene la sua indole da ragazzetto immaturo e deficiente (in senso buono, per la valutazione del film).
Tutte queste finezze artistiche e caratteriali dei personaggi, così come la magnifica musica, non impediscono, tuttavia, di far caso ad alcuni problemi che permeano nella pellicola.
Ed ecco qui che arrivo alla parte di recensione che più a malincuore mi tocca scrivere: quella che riguarda i difetti.
La pellicola procede bene nella prima metà, mentre subisce qualche calo nella seconda.
Da lì in poi, la sensazione con cui si deve andare a braccetto è quella di uno sviluppo degli eventi troppo veloce e riassunto in poche scene, spesso dalle stesse magnifiche canzoni, che mina pesantemente la qualità della pellicola e quindi la sua goduria.
Nonostante i 90 minuti di durata, nulla pare approfondito come dovrebbe, lasciando chi lo guarda una piccola sensazione di inappagamento.
Non fatemi poi parlare della scena della torta, che è oggettivamente uno dei peggiori cliché, e della battaglia a seguire contro gli sgherri dello Storm King che dovrebbe avere un che di comico, ma non ci riesce e non serva molta coerenza.
Sono però dell'idea che gli autori fossero in qualche modo consapevoli di questi difetti e si sono scusati di essi tramite una singolare battuta di Pinkie Pie.
Perché, ricordiamo, che comunque è la Hasbro che visiona i lavori alla serie e passa tramite lei la approvazione di alcune idee, e anche se non abbiamo certezza alcuna, potrebbe aver influenzato la riuscita del film non approvando alcune scelte stilistiche o obbligando lo studio d'animazione a scelte di trama e design non proprio funzionanti, e questa tesi è plausibile, dal momento che quest'ultima bocciò quello che doveva essere il plot originario che riguardava l'origine degli alicorni.Se fosse stata lasciata piena libertà creativa allo studio, quasi sicuramente questo film avrebbe riscosso un maggior successo dal pubblico e da me.
Ma ahimé, è così che è andata.
Giudizio finale: [/i]My little pony – the movie[/i] è un razzo spaziale che decolla alla grande ma non riesce ad uscire dall'atmosfera terrestre.
Per ora lo stato della pellicola è quello di un prototipo ancora in fase di sperimentazione (almeno per quanto riguarda la trama) che necessita di perfezionamento, magari con future nuove pellicole in cui lo studio farà ammenda, guarderà ai propri errori e rimedierà agli sbagli proponendo future trasposizioni ancora più degne di nota.
Voto: 6