Ultimo libro letto?

Tutti i libri che ho letto nell'ultimo periodo, grazie alla mini-collana di Urania per i suoi 70 anni di pubblicazione, e le sue recensioni

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Interessante questa mini-collana: di già letti c'ho solo Snow Crash (non male perché è stato il primo racconto a immaginare un metaverso) e Hyperion (in mia opinione merita anche il secondo libro La caduta di Hyperion che chiude i misteri rimasti irrisolti nel primo libro).

Al di fuori di quella lista mi sentirei solo di consigliare il primo Dune di Frank Herbert (l'averlo riscritto, mi pare, 7 volte ha reso quel libro molto iconico) e I reietti dell'altro pianeta di Ursula LeGuin (perché lo ritengo un viaggio davvero unico attraverso la nostra natura umana).


Per rimanere IT, son a metà di Nice Dragons Finish Last: ho sempre avuto un debole per i mix tra fantascienza e fantasy e per ora devo dire che non sono affatto male la storia e i protagonisti.
Ho scelto questo libro per colpa di Wings of Fire (I Regni del Fuoco in italiano) che m'ha obbligato a leggere tutti i suoi 16 libri uno di seguito all'altro (e ad aprile esce l'ultimo ). Il primo arco dei Regni del Fuoco merita senza dubbio, per gli altri due successivi dipende da quanto vi ritroverete infognati (appassionati) per i draghi.

Interessante questa mini-collana: di già letti c'ho solo Snow Crash (non male perché è stato il primo racconto a immaginare un metaverso) e Hyperion (in mia opinione merita anche il secondo libro La caduta di Hyperion che chiude i misteri rimasti irrisolti nel primo libro).

Al di fuori di quella lista mi sentirei solo di consigliare il primo Dune di Frank Herbert (l'averlo riscritto, mi pare, 7 volte ha reso quel libro molto iconico) e I reietti dell'altro pianeta di Ursula LeGuin (perché lo ritengo un viaggio davvero unico attraverso la nostra natura umana).

Per Snow Crash dovrò aspettare a fine Giugno perché sta tra le ultime uscite della collana.
Quanto ad Hyperion si vedrà in futuro. So che Simmons stesso ha detto che il primo libro può anche essere letto come "autoconclusivo" nonostante il finale molto aperto.
Di Dune di Herbert c'ho la ristampa più recente che ho ricevuto come regalo di Natale ma ho un debito di libri accumulati che nemmeno con la voracità di Blackblood riuscirò a finire tutto prima di estate, tra la collana di romanzi D&D (sono fermo al secondo libro) e un libro di fanfiction MLP che ho preso da Ministry of Image.

Oltre l'invisibile (Clifford D. Simak)

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Era da tempo che non leggevo qualcosa di più "leggero" dopo aver letto capitoli corposi come quelli di Bradbury e Simmons. Capitoli che non stancano troppo la mia concentrazione, perché a volte fatico a riprendere segno e mi perdo in altre cose, e la loro natura episodica può portare a una media di due o tre pagine o addirittura un solo intero paragrafo.
La storia di Simak parla di Asher Sutton, un agente governativo di un impero galattico dove regnano umani e androidi (qua visti come dei cloni invece dei costrutti meccanici), che ritorna da una missione su 61 Cygni, una stella che prima d'ora era sembrato impossibile trovare rapporti con la sua civiltà.
Quella che segue sarà una grossissima caccia all'uomo poiché Sutton ha la chiave per il destino dell'uomo e del suo futuro.
In una interpretazione che non vedevo da Clarke e Asimov, questo scrittore inserisce in questo "space drama" le tematiche che spaziano dalla figura di supermazia del genere umano sulla vita nell'universo fino alla chiamata del cosidetto "revisionismo storico" per manipolare l'aspetto della storia per i propri tornaconti.
Tuttavia, anche se mi è piaciuto, ha grossissimi difetti che possono essere forse dovuti alla sua natura di storia a puntate.
Il protagonista è troppo invincibile ed esce dai conflitti quasi sempre per il meglio. Ci sono troppi plot points introdotti ma che non vengono approfonditi e mai chiariti. Pure il finale è sembrato forzato con una nota sdolente di amarezza, come se non avesse mai voluto risolvere il dramma principale.
Ciò non mi impedisce dall'ammettere che l'ho apprezzato e che conferma la regola di cosa può fare il genere fantascientifico.

Ho finito di leggere un libro che conteneva le opere di Niccolò Machiavelli.

Ho letto "La più grande" di Davide Morosinotto. Ed è stato un libro fantastico.

Il segno dell'alleanza (Lois McMaster Bujold)

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Vai a capire quelli della Mondadori.
Pubblicare uno degli ultimi romanzi di una saga che esiste dagli anni '80 come parte della collana non la trovo una mossa tanto saggia, specie dopo pubblicazioni come "Paria dei cieli" e "Neuromante" che almeno sono le "Parti 1" delle loro rispettive trilogie.
Per questo leggere il libro della McMaster è stato un po' difficile nella comprensione del contesto e del worldbuilding, ma le spiegazioni sono un attimino servite per colmare le lacune.
Sulla storia in sé non mi sono sentito molto preso. Sarà che non sono mai stato un patito delle storie rosa dove viene data più enfasi alla relazione dei due protagonisti e le sottotrame, nonostante qualche momento d'azione, me l'hanno fatto pesare come se stessi leggendo una "Downton Abbey" più fantascientifica.
Qualcosa di buono c'è: la narrazione è buona, una terza persona mista ai pensieri dei protagonisti che trova dei buoni tempi per cambiare le scene, e riesce a spiegare al lettore impreparato alcune cose per inquadrare meglio il contesto di un universo che ha certamente il suo fascino... ma forse sarebbe stato meglio pubblicare un romanzo più "importante", magari uno dei primi, che qualcosa che sembrava più uno spinoff.

Ho letto i quattro libri di storia generale dei pirati.

Nicholas Eymerich, inquisitore (Valerio Evangelisti)

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Lo ammetto: dopo un mattone come quello della scorsa volta, mi ci voleva un libricino da leggere con tutta la calma del mondo.
Questo racconto rientra in un sottogenere conosciuto come il "New weird" dove il fantasy viene intrecciato con aspetti più sci-fi e horror in contesti più verosimili.
La trama -o meglio quella la più importante delle tre- gira attorno alla figura di Nicolas Eymerich da Gerona, un instancabile inquisitore domenicano che deve sgominare un complotto di una setta pagana.
Assieme a questa storia ci sono altre due che nonostante manchino di un loro mordente non sono prive della loro importanza ai fini del racconto.
Una riguarda Marcus Frullifer, un giovane scienziato "sfigato" dei giorni nostri -per gli anni 90- che cerca di farsi approvare un progetto basato sui fantomatici "Psitroni".
L'altra, ambientata nel 2194, parla di un membro della nave Malpertuis e di una spedizione che lo porterà a un viaggio "nell'immaginario".
Il punto forte di questo libro è sicuramente la sua scorrevolezza perché nonostante abbia tre trame tutte diverse e apparentemente discostate fra di loro, Evangelisti riesce a gestire in modo che le scene scorrano bene e che i cambi di scena non siano mai bruschi o privando del pathos, così che verso il finale tutto porti a una situazione dove le tessere del puzzle iniziano a incastrarsi nettamente tra di loro.
Il protagonista che porta il nome del titolo è caratterizzato in maniera molto forte e perversa, enfatizzando parecchio il suo essere metodico e spietato sebbene sia un "guerriero che opera per il Signore" e con esso Evangelisti è riuscito pure a lanciare una crudele critica verso un certo gruppo che non vi sarà difficile dedurre quale.
Se devo trovare almeno un singolo difetto: è sicuramente quello di essersi lasciato un po' andare nei tecnicismi della Spagna del 1300 che, per quanto possa essere immersivo, tende un po' a strafare in dettagli poco inerenti alla trama.

Orion (Ben Bova)

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Su questo libro non ci spenderò tantissime parole perché questo libro mi ha fatto "spegnere" il cervello e l'ho letto con meno percezione critica di quanto avrei promesso di dare.
L'omonimo protagonista del racconto è un perfetto esempio di "Marty Stu" scritto bene. Sì, ho detto bene.
Già questo personaggio si presenta come un essere umano quasi perfetto in tutti gli aspetti ma le sue origini e il suo carattere aiutano a renderlo più "imperfetto" e a far sì che sia simpatico al lettore e anche suscettibile a commettere degli sbagli.
Invece la trama... è così avvincente da un punto di vista fantascientifico che raccontarne anche un solo pezzo rovinerebbe l'esperienza e parlarne senza fare spoiler sarebbe impossibile. Dico soltanto che mi ha lasciato con il fiato sospeso in diverse pagine.
Se devo elencare qualche difetto è che può risultare ripetitivo oppure scontato in alcuni punti, dunque non aspettatevi dei colpi di scena folli o che cambiano completamente la prospettiva.
Rimane tuttavia un romanzo scritto ottimamente pieno d'azione, sentimenti e riflessioni che si mescolano bene con una prosa articolata tutt'altro che banale.

La nube purpurea (Matthew P. Shiel)

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Partiamo con l'incipit: il protagonista è Adam Jeffson, un medico che, dopo essere tornato da una missione nell'Artico, scopre che l'umanità è stata estinta per via di una nuvola venefica di color porpora e dal profumo del pesco.
Essendo l'ultimo sopravvissuto della razza umana, dovrà vivere in un eterno stato di solitudine e sopravvivenza come un moderno Robinson Crusoe, assistendo a momenti introspettivi che scaveranno a fondo nella sua mente e anima fino a un conflitto interiore tra raziocinio e superstizione.
Se vi aspettate un "Io sono leggenda" o un qualunque "survival novel", o anche conosciuto come "last man novel", non aspettatevi chissà quali colpi di scena (anche se ce ne sono).
Caratterizzato da una prosa ispirata a Edgar Allan Poe, è un romanzo che punta molto sulla psicologia di un "personaggio del suo tempo" e su dei timori che al giorno d'oggi sarebbero datati.
Ciò non gli toglie un certo fascino mischiato tra il curioso e l'orrore, che ha trovato le lodi anche da H.G. Wells e H.P. Lovecraft.