Parlavamo di storia
diversa, non è vero? Double Six, fino ad ora, si è dimostrata definibile attraverso questa parola.
Il plot narrativo iniziale mi ha molto colpito, l’intera concezione della perdita di colore è un’idea semplice e al contempo davvero potente. Come sarebbe il mondo senza colori? Si dice che chi non riesca a vedere i colori della vita, in senso figurato ovviamente, non sia in grado di godersela e non riesca a raggiungere in alcun modo una vera e propria felicità.
Tralasciando il contesto figurativo, i personaggi originali di questa trama paiono decisamente interessanti. Non nego di essere rimasto piacevolmente sorpreso nello scoprire che si trattava di due dei precedenti sei portatori dell’armonia, una caratterizzazione interessante che apre migliaia di porte e che è riuscita a far porre al sottoscritto una moltitudine di domande ispiratrici.
Ma ora vediamo di parlarne in maniera leggermente più specifica dei nuovi personaggi:
Blind Hope: Il puledrino porta un nome importante. Da che ambiente è ambiente il nome “Speranza” è sempre stato legato a qualcosa di profondo ed se un personaggio, per di più un bambino, possiede questo nome, possiamo aspettarci grandi cose da lui. Le aspettative iniziali, infatti, non vengono smentite. Avevo intuito il fattore della bandana per via dei cornini ma già nel primo capitolo mi chiedevo perché il divieto di rimuovere l’indumento, per Hope, fosse esteso sino al gilet/maglioncino; la motivazione è presto svelata, riconoscere in quella figura un alicorno è stata una sorpresa inaspettata, così come il suo legame da tenero orfano a probabile figlio di Celestia. (Dico probabile perché ancora non voglio mettere le mani suo fuoco riguardo a nulla, per quanto ne so è ancora troppo presto per parlare di certezze).
Per lui vediamo una caratterizzazione emotiva naturale ma, a parere mio, quello che più colpisce di lui non è il carattere ma quanto la sua stessa presenza. È una figura carica di particolari che ne portano all’immediato riconoscimento: è un alicorno, è cieco, ha la maledizione, è il probabile figlio abbandonato di Celestia, ha un nome misticamente evocativo. Caratterialmente è tuttavia ancora acerbo, caratteristica del tutto legittima, visti i trascorsi, ma riesce ugualmente a spaccare lo “schermo” con la sua sola presenza. Apre fin troppi interrogativi, il che è decisamente un bene.
Shooting Star: Lei è una chicca particolarmente interessante. Elemento della Gentilezza del passato ed aviatrice professionista. Il fatto che Rainbow sappia praticamente tutto di lei, nonostante la sua scarsa capacità mnemonica riguardo lo studio (anche per faccende storiche dei Wonderbolts) ci fa capire quanto sia stata “leggendaria” la figura di Shooting Star. Ex-Capitana dei Wondebolts ed eroina dai record impeccabili. L’idea che sia scomparsa dalle scene a seguito di uno sfortunato incidente riesce a dare quella punta di “non so che” al suo livello di epicità.
A livello di caratterizzazione mi piace in tutte le sue sfaccettature, forse solo il fattore di essere praticamente maculata mi stonava ma solo prima di vedere le Fanart (i disegni di lei mi sono veramente piaciuti molto, complimenti). Caratterialmente si nota l’elemento dell’armonia che rappresentava, il che è perfetto, ed effettivamente dev’essere una santa per riuscire a sopportare il carattere, divenuto particolarmente pesante, del marito.
Midnight Mist: A mio parere, la punta di diamante degli OC che fino ad ora ho incontrato nella storia. Ti dirò, Midnight Mist è sensazionale sotto ogni punto di vista. Allievo della principessa sentitosi tradito dopo aver scoperto delle amare verità che, per quanto ne sappiamo adesso, risultano del tutto fondate. Personalità disposta a accodarsi il peso in un puledrino abbandonato e a farsi carico di tutto il dolore di coloro che hanno contratto la maledizione. Esperto nella magia come pochi prima di lui, elemento dell’armonia principale del circolo, una figura che mi ha colpito dal primo momento in cui l’ho vista.
Mi sarebbe piaciuto vederlo nei tempi d’oro ma ammirarlo ora con il velo di un rigido passato ed il peso della gente maledetta sulle spalle è uno spettacolo per il lettore. Come ti ho detto, lui è la personalità che fino ad ora preferisco: ha dimostrato di sapere il fatto suo e di avere un piano, forse crudele quanto tuttavia tremendamente sensato, per risolvere il dramma del “razzismo” causato dalla maledizione dei colori. Affliggere tutti con medesima non-mortale maledizione solo per poter parificare il mondo e far si che nessuno possa anche solo permettersi di emarginare qualcun altro. Subdolo. Profondo. Geniale. Una piano disperato per un buono che tuttavia ne ha passate tante, forse troppe.
Dopo gli OC si torna a parlare delle protagoniste della serie canonica, nonostante abbiano effettivamente partecipato poco, è sempre difficile muovere sei personaggi contemporaneamente mantenendo al contempo i loro caratteri ben distinti. Le risposte mi sono sembrate sempre coerenti con il canon e non ho mai provato fatica ad immaginarmi una scena.
Anche questo è un particolare interessante che ho notato in questo scritto, a farla da padrone sono le vicende, le situazioni, i dialoghi, ma non i luoghi. La descrizione del luogo passa mitemente in secondo piano e questo non intacca minimamente la qualità dell’opera, sfruttando qualche tocco qui e li sei riuscito a mantener presente la zona dando poi al lettore la possibilità d’immaginarsi l’estetica del luogo. Non sono state sprecate righe preziose per descrivere le ragazze che già conosciamo o i luoghi che già abbiamo visto in passato, vengono delineate solo grandi e precise linee su luoghi e figura particolari, poi il resto viene dalla fantasia. Da questo punto di vista, ottimo lavoro.
Mi è piaciuto molto l’intervento, se pur brevissimo, di Zecora. Cosi come Spike e i suoi intermezzi, tuttavia rilevanti ai fini della trama, l’incontro con Zecora è stato di carattere secondario ma non per questo meno interessante. Non so quanto avrei desiderato, nella serie, di vedere le ragazze andare ad interpellare la Zebra per qualche problema che dovevano affrontare; purtroppo questo mio piccolo desiderio è stato solo raramente soddisfatto.
Se per Zecora e Spike possiamo parlare di personaggi secondari, per Celestia non mi sento di classificarla in questo modo. Troppi segreti, troppi misteri, reazioni fin troppo curiose per i miei gusti. La principessa del sole potrebbe benissimo rivelare un altro volto mostrandosi come il reale antagonista della storia. Chissà, solo il tempo potrà dirmi se ho ragione ho meno.
Un altro accenno lo voglio fare sulla caratterizzazione delle battute e l’interpretazione generale. Molte scene mi hanno fatto ridere (l’incontro tra Hope e Dash è stato un colpi di genio, e la dicitura “Stallone Nero” è talmente inquietante da far morire dalle risate). Personalmente credo che tutti i personaggi canonici siano andati decisamente bene, ma un plauso lo voglio fare verso Pinkie la cui essenza è stata resa in maniera coinvolgente.
Infine non voglio ancora parlare a riguardo (ci penserò nelle prossime recensioni) ma ora come ora l’ambientazione (in particolar modo nella magia del passato e nei tanti tecnicismi a riguardo) mi sembra ben studiata e decisamente molto interessante.
Complimenti per questi tre capitoli inziali, sento di essere entrato in una di quelle mega-trame ben studiate che fa sempre piacere trovare.
