Cercasi Beta Reader

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Cercasi Beta Reader

Messaggioda l.pallad » 27/09/2019, 18:05

Non so in quale sezione avrei dovuto aprire questo topic, e quindi lo apro qui, sperando che sia quella giusta. Dunque, ho decisamente bisogno di un beta reader. Tutti quelli che ho avuto fin'ora o mi hanno abbandonato oppure non hanno più tempo per aiutarmi. E mi hanno lasciato allo sbando senza avere la più pallida idea di cosa fare. Perché uno di essi mi diceva che non metto abbastanza dettagli, non so creare tensione, i miei dialoghi sono troppo teatrali. Faccio dire cose ovvie che si capiscono anche senza che vengano dette, rivelo le cose troppo presto, dico le cose quando invece dovrei mostrarle. Ci sono scene anche che semplifico perché non so cosa fare che si dicono i personaggi, ma appunto secondo lui non posso farlo e devo dirlo per forza cosa si dicono. Metto cose inutili. Personaggi surreali, e non credibili. Non metto abbastanza sottotrame. Ci sono momenti in cui secondo lui succedono cose senza che mandi avanti la storia. Non riesco a rispettare le leggi della fisica. Do cognomi sbagliati ai personaggi rispetto all'ambiente in cui si trovano. Creo personaggi assurdi e surreali. Lo induco a porsi domande per il quale non riesco a dargli una risposta soddisfacente. Mi contraddico da solo. Non posso mettere nessuna citazione. Alla fine ha anche smesso di leggere quello che scrivo perché dice ripeto sempre gli stessi errori e che dovrei mettermi a scrivere da capo facendo più pratica con la scrittura prima di riscrivere il mio libro. Io non so più cosa fare ormai. Prima di ricevere delle critiche così devastanti da questo beta reader scrivevo più serenamente, senza preoccuparmi di certe cose, con un atteggiamento positivo, pensando che non dovevo preoccuparmi ma che dovevo solo scrivere e come mi veniva veniva. Ma dopo che questo beta reader mi ha demolito completamente, non ho più fiducia in me stesso. Ora non ho più il coraggio di scrivere nulla né di andare avanti col mio libro e non ho più fiducia nelle mie idee a meno che qualcuno di competente non mi confermi che sono buone e vanno bene (sto praticamente Twilighttando a causa di questo tipo). Un'altro beta reader mi ha anche detto che sono prevedibile ed illogico (me lo ha detto anche in percentuale invece che ). Ed uno a cui ho fatto leggere il prologo ed i primo quattro capitoli mi ha detto che sono noiosi, che la storia non lo aveva coinvolto, e che faticava a leggerlo. Io ormai non ho più alcuna fiducia nelle mie idee e nelle mie capacità, e non mi fido abbastanza di me stesso da scrivermelo e pubblicarmelo da solo senza la supervisione di qualcuno. Quindi qualcuno può aiutarmi?
l.pallad
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda HB heavenly boy » 13/10/2019, 17:27

Forse sarebbe più facile, per te, trovare dei Beta Reader se mettessi qualche estratto della tua storia in questo thread.
Allora, facciamo un resoconto/riassunto dei tuoi problemi nell'ambito della scrittura:
1 - Mancanza di dettagli;
2 - Scarsa capacità di creare tensione;
3 - Dialoghi troppo teatrali e personaggi surreali;
4 - Personaggi che parlano dicendo cose ovvie;
5 - Scarsità di sottotrame;
6 - Avvenimenti che non portano avanti la storia;
7 - Non rispetti le leggi della fisica;
8 - Ti contraddici da solo;

Lascia che ti dica una cosa severa ma giusta: credevi di essere subito uno scrittore in gamba? Beh, signore e signori, non si nasce imparati, né basta leggere vari manuali per diventare subito degli esperti. Quello che si conosce non è detto che si sappia applicare (per esempio, conoscere tutte e 7 e le note e i nomi/tipi di strumenti non fa di te un musicista); e non sono i complimenti a far evolvere un'artista, ma le critiche che riceve.
Siccome io sono (almeno credo) severo ma giusto, proverò a darti qualche dritta, analizzando alcuni punti:
1) Mancanza di dettagli: forse te la sbrighi un po' troppo con le descrizioni. Ipotizzando, tu componi frasi come "il tempo era nuvoloso", anziché essere descrittivo usando frasi come "nubi grigiastre ricoprivano il cielo, così fitte da impedire ai raggi del sole di filtrare attraverso esse". Usando sapientemente le descrizioni, il lettore arriva a capire che tipo di ambiente, meteo è presente nella scena, senza che venga nominata subito una parola chiave.

2) Scarsa capacità di creare tensione: Forse questa è un problema che si collega al primo punto. Una scarsità di dettagli lascia lo spettatore/lettore confuso su cosa stia succedendo nel frangente della storia. Se in una scena dove personaggio X si trova in casa sua e sta facendo qualcosa e all'improvviso l'impianto elettrico inizia a funzionare male, non tutti arrivano subito a pensare che in quella casa ci sia un fantasma pronto a terrorizzare personaggio X. Questo perché mancano le dovute premesse e i giusti preamboli.

3) Dialoghi troppo teatrali e personaggi surreali: anche qua ipotizzo che tu non sappia, al momento, tenere conto del tipo di storia e contesto che stai sviluppando, e quindi di come i personaggi dovranno parlare o essere rappresentati. È chiaro che se stai sviluppando una commedia, non farai parlare i personaggi con un linguaggio aulico alla Cavalieri dello Zodiaco, né in un horror inserirai battute di bassa qualità alla Colorado. In un mondo post-apocalittico, il protagonista sarà un sopravvissuto spietato e dal cuore di pietra, mentre in una commedia comica ambientata in un liceo il protagonista potrebbe essere un ragazzo un po' insignificante che dovrà farsi strada nel mondo della maturità affrontando esami e bulli. Se scegli un tipo di tematica e contesto, allora per forza di cose va scelto anche il linguaggio più consono.

4) Personaggi che parlano dicendo cose ovvie: per te che dici di aver letto manuali di scrittura, mi meraviglia il fatto che non conosca lo As you know, Bob. In sintesi, è quando uno scrittore principiante fa dire ai propri personaggi frasi che, indipendentemente dal genere, non direbbe mai nella realtà solo per far giungere un'informazione al lettore.
Questa cosa viene anche chiamata "fuga di informazioni": non ti capita mai di vedere personaggi (soprattutto negli Anime) che parlano tra loro dicendosi cose che già sanno? Se sì, allora potresti aver azzeccato il punto.
Nel caso dei personaggi che dicono cose ovvie, se tu descrivi Personaggio A che dà un pugno a Personaggio B, al Personaggio C non serve fargli dire "Oh, mio dio! Ha mollato un pugno a Personaggio B". Questa cosa vale anche su una scala più ampia.

5) Scarsità di sottotrame: dai ad ogni personaggio una propria storia che possa collegarsi alle storie degli altri, e quindi anche al contesto della storia, e magari riuscirai a risolvere questo problema.

6) Avvenimenti che non portano avanti la storia: bene, ti mostro una nuova regola della scrittura: se una cosa non serve, allora toglila.

7) Non rispetti le leggi della fisica: Ammetto che non so come commentare questo punto, perché non posso ipotizzare con semplicità dove siano i problemi della fisica citati dai vecchi beta reader, perciò passiamo al prossimo punto.

8) Ti contraddici da solo: Quando si sviluppa un contesto, è bene dargli delle regole fisse. Per esempio: come funziona quel mondo? In che anno siamo? Che tipo di creature ci vivono? Ecc... ecc... È importante essere verosimili, per evitare proprio di incappare in scelte stilistiche discutibili. Se scrittore X dice che personaggio X ha paura di nuotare, nel successivo capitolo non lo vedrai in costume da bagno. Se un film è ambientato nel futuro, non metterai come protagonisti dei cavernicoli.

Per tutto il resto, lo dico a tutti gli aspiranti lettori: smettetela di arrendervi alle prime difficoltà, e datevi da fare, anziché disperarvi perché vi hanno detto la verità anziché illudervi. Non è il talento che fa crescere, ma l'essere testardi e irriducibili.
Amen.
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda l.pallad » 14/10/2019, 7:23

Sono stati i miei genitori che mi hanno illuso dicendomi che stavo andando benissimo. Ed all'inizio non mi feriva quello che mi diceva quel tipo, anzi ero contento di aver trovato qualcuno di bravo che mi aiutasse a trovarli questi errori. è quando ha smesso di leggere quello che scrivo, perché dice che li ripeto sempre (anche se stava leggendo quello che avevo finito da un pezzo, e che credevo che potevo correggere tutto con lui) che appunto mi sono ritrovato allo sbando (il punto è proprio, come faccio a sapere se vado bene o no se nessuno me lo dice?) (e di certo scoprire che l'intero staff del forum My Little Pony FIM-ITALIA mi odiava e che Cosmos che ha detto alle mie spalle di averci provato e riprovato a farmi migliorare ma che non ci è mai riuscito e che per lui tutto quello che faccio sono solo gigantesche prese per il c*lo non mi aiuta a stare meglio, sopratutto se non so cosa ho fatto, anche se di certo si riferisce anche al mio pessimo modo di ruolare (perché quello che penso è che se mi sono fatto odiare senza volerlo in quel forum, allora potrei far odiare senza volerlo i personaggi della mia storia)). Tutti quelli che conosco poi dicono che non dovrei dargli retta a questo tipo, perché si è insinuato nella mia mente. Durante la mia ricerca di qualche sostituto ho anche trovato uno che ha dichiarato di fare l'editor da 30 anni, e che secondo lui tutti quelli che mi hanno aiutato non lo sanno fare bene perché dovrebbero giudicare e correggere quello che scrivo in modo neutro ed imparziale, e non in base ai loro gusti personali. Per quanto riguarda i manuali che ho letto, li ho letti davvero, ma non me li ricordo a memoria. Per quanto riguarda il postare parti del mio libro. Ok. Lo faccio.

Per esempio ci sono due prologhi, uno scritto da me, anche se ho dovuto correggerlo in base a quello che mi è stato detto da quel tipo (e chiarisco subito che, anche se la parte sottolineata l'ho scritta da solo, non la volevo mettere nella maniera più assoluta, ma quel tipo dice che siccome ho fatto il prologo dal punto di vista del ladro allora sono obbligato a concluderlo dal punto di vista del ladro).

PROLOGO

Era una notte buia, senza luna, in un'antica città. Si poteva udire il respiro dei suoi abitanti che dormivano all'interno delle costruzioni.
A loro insaputa, una figura incappucciata, ammantata di nero con tanto di guanti del medesimo colore e con in mano un bastone in bambù, si aggirava tra i palazzi della città. La persona era piuttosto piccola rispetto alle costruzioni. In effetti quegli edifici erano immensi, sproporzionati per un essere umano. Ma, nonostante tutto fosse più grande di lei, essa passava senza problemi in quel luogo.
La figura incappucciata riusciva a vedere oltre il suo cappuccio, con grande meraviglia, la magnificenza del luogo in cui si trovava. Essere già riuscita a trovarlo era una grande soddisfazione, probabilmente era la prima persona ad entrarvi da chissà quanti anni, ed aveva pianificato quello che stava per fare con la massima cura ed attenzione. Infatti era stata già lì altre notti di nascosto per non farsi vedere o fiutare da chi abitava in quel posto, in modo da poter imparare tutto sulla topografia del luogo ed apprendere dove si trovava quello per cui era venuto. Di solito non era qualcuno che si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta doveva agire di persona. Naturalmente aveva nascosto il volto per non farsi riconoscere e si era creata un nuovo bastone che avrebbe usato solo in quella circostanza per evitare che chi abitava lì potesse riconoscerla direttamente da esso. Se avesse fallito probabilmente gli abitanti l’avrebbero uccisa, quindi doveva fare attenzione, prendere quello per cui era venuta e scappare il più velocemente possibile.
Tenendo in pugno il bastone pronto ad usarlo per difendersi, l’individuo misterioso si avvicinò all’abitazione più vicina e, puntando la mano contro se stesso, cominciò a concentrarsi, facendo leva sulle cose che gli causavano maggiore emotività, mentre faceva gesti complessi con la mano. Durante il procedimento egli cominciò a sparire, anche se non completamente e, quando ebbe finito divenne trasparente come un fantasma. Fatto questo, si avvicinò alle mura dell’abitazione e vi passò attraverso come se non esistessero, entrando dentro il grande edificio. Per sua fortuna gli abitanti del posto avevano la guardia abbassata perché non pensavano che qualcuno potesse trovarli e questo le avrebbe facilitato il lavoro. Addentrandosi con attenzione nel grande edificio, la persona incappucciata entrò in una gigantesca e vasta stanza dove trovò una miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne ricchezze a perdita d’occhio, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle, ma lei ignorò tutto quanto, senza prendere neanche una moneta, perché aveva qualcosa di più importante da rubare.
La figura si arrestò di fronte le alte montagne dorate. Qui sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni facendo attenzione a non perdere il controllo. Infine sbatté a terra il bastone es ecco che una brezza leggera risuonò alle sue spalle. Il suo mantello iniziò a oscillare in tutte le direzioni e la figura parve perdere peso. Come un foglio di carta fu sollevata in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuta. Passando oltre tutte le ricchezze ed i tesori, venne attratto dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide sopra le immense ricchezze su cui stava fluttuando, una enorme bestia addormentata. L'animale respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta e teneva amorevolmente e delicatamente tra le sue zampe artigliate un uovo, grande quanto quello di uno struzzo. L’individuo misterioso si avvicinò minacciosamente alla bestia, sovrastandola con la sua ombra, puntò la mano libera verso l’uovo e cominciò a formulare qualcosa nella mente per evitare che la creatura si svegliasse per il rumore e la scoprisse. Finito di pronunciare quelle parole l’uovo si sollevò in aria, e lentamente volò verso di lei.
Essa fu molto attenta a quello che stava facendo ed alla fine riuscì a mettere le mani sull’uovo e si sbrigò ad uscire di lì prima che qualcuno lo vedesse o la bestia si svegliasse.
Come aveva intuito, la creatura addormentata ovvero la madre dell’uovo, cominciò ad agitarsi nel sonno, come se percepisse che qualcosa non andava, e quando aprì gli occhi, si accorse subito della mancanza del suo uovo.

*

La persona, con ciò che aveva rubato tra le mani, continuando ad essere sollevata da terra, si diresse a più veloce che poteva verso l'uscita. Quello che aveva fatto era pura follia, e non ci sarebbe voluto molto prima che la scoprissero. Infatti, come aveva intuito, un forte verso che sicuramente apparteneva alla bestia a cui aveva rubato l’uovo si levò in aria. Si erano accorti di tutto! Dopo quel verso se ne levarono molti altri ed in breve tempo gigantesche creature alate si librarono in cielo dagli edifici. La figura in nero accelerò il volo dato che, come aveva previsto, entrare in città con il favore delle tenebre e mettere le mani su di un uovo era stato facile, ma riuscire ad uscirne senza essere scoperta, avendo il tempo di dileguarsi, sarebbe stato una grande impresa, che avrebbe richiesto anche molta abilità, attenzione e fortuna.
La stessa bestia che aveva sorpreso nel palazzo fu la prima a raggiungerla, e saltò addosso alla persona incappucciata per bloccarla a terra e riprendere l’uovo, ma lei la schivò abilmente e continuò ad andare verso l’uscita. Le altre creature si librarono in volo pronte ad attaccare, fu allora che la figura in nero sollevò in aria il bastone dalla cui punta scaturì improvvisamente una luce abbagliante di un’intensità luminosa davvero alta. Tale luce fu solo momentanea, ma sufficiente ad accecare temporaneamente e le creature, la cui vista superiore alla norma, li aveva anche resi più vulnerabili a tale attacco. Approfittando del disordine che si era creato “la figura in nero” decise che era il momento di fare la sua mossa e scappare. Per cui, continuando a muoversi in volo, approfittando che nessuno la vedesse, mise l’uovo nella tasca del suo mantello, che scomparve all’interno di essa, tirando fuori al suo posto un uovo di struzzo che lei aveva magicamente modificato in modo che fosse identico a quello che aveva deciso di rubare, fece poi cadere l’uovo falso a terra, rompendolo.
La madre, quando recuperò la vista, vedendo l’uovo rotto, credette che la figura incappucciata lo avesse distrutto e a quella vista qualcosa si ruppe in lei ed attaccò con una fiammata la figura incappucciata. Quest’ultima approfittò della cosa, tirò fuori dalla tasca uno scheletro identico al suo, che aveva rubato in un cimitero con una selezione accurata, i cui pezzi aveva provveduto a tenerli attaccati insieme, e, lo ricoprì con il suo stesso sangue, che aveva accumulato gradualmente per giorni in una boccetta.
La figura incappucciata era quasi arrivata all’uscita quando apparentemente venne colpita in pieno dalle fiamme della bestia.
Quando le fiamme si dissolsero, le creature si avvicinarono al punto dove si era trovata la figura incappucciata e videro che quel che rimaneva di lei era solo uno scheletro. Non potendo più scoprire la sua identità, rimasero con il dubbio di chi fosse ed allo stesso tempo provavano un senso di sconvolgimento per il fatto che qualcuno fosse entrato da loro. Come era stato possibile? Avrebbero dovuto essere ben nascosti alla vista degli umani.
La madre invece, guardando quello che credeva il suo uovo infranto a terra, aveva il cuore a pezzi e pativa tutto il dolore che una madre può provare per la perdita di un figlio. Il suo compagno la avvolse amorevolmente tra le sue ali altrettanto addolorato, cercando invano di consolarla. Ma lei, abbandonandosi al suo abbraccio, e con le lacrime che gli scendevano a fiumi sul muso squamoso, lanciò al cielo un immenso verso dando sfogo a tutto il suo dolore.

*

La figura misteriosa si materializzò dal nulla nel bel mezzo di una foresta e tirò un sospiro di sollievo. Non poteva crederci, era riuscita ad uscire fuori da quel posto. Usare quello scheletro per far credere la propria morte era stata un’ottima idea, e la rendeva immensamente felice che aveva funzionato. Aveva anche dovuto sacrificare il bastone che aveva usato per rendere il tutto più credibile, ma in fondo non era quello che usava di solito, e quindi non era un problema. Ora che la credevano morta e l’uovo distrutto, non avrebbero mai provato a cercarla. Tirò fuori dalla tasca l’uovo e guardandolo con un ghigno soddisfatto pensò a come gli sarebbe tornato utile per ottenere quello che voleva, e di come anche gli avrebbe fatto comodo e dato molta soddisfazione avere una di quelle creature tra la sua collezione.


Poi ce n'è uno che è stato modificato da qualcun altro. Uno che mi sta aiutando di recente lo ha preferito al mio e dice che tanto non sono capace di fare una scena in cui nascondo le cose.

PROLOGO MODIFICATO

Era una notte buia e senza luna. Dall’interno delle costruzioni che formavano l’antica città si poteva udire il respiro tranquillo degli abitanti che dormivano.
Un’ombra si aggirava furtivamente, protetta dal favore delle tenebre. Vista più da vicino si poteva distinguere una persona, piccola rispetto agli edifici circostanti, avvolta in un mantello nero con indosso un paio di guanti del medesimo colore. In mano reggeva un bastone di bambù.
La figura incappucciata si fermò all’angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Enormi edifici costruiti a spirale, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre, si alzavano imponenti in cielo. Non poteva descrivere la meraviglia che provava in quel momento, al trovarsi finalmente lì, dopo tutte le ricerche svolte. Era riuscita a trovare quelle creature scomparse da tempo. Da anni avevano lasciato il mondo senza che nessuno sapesse dove fossero finite, ed ora lei le aveva trovate, quando nessun’altro c’era riuscito. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffata, curandosi anche di sostituire il bastone che adoperava di solito, per non farsi riconoscere. Non poteva permettersi di fallire, lo sapeva fin troppo bene. Se l’avessero scoperta, gli abitanti l’avrebbero sicuramente uccisa senza pensarci due volte. Sarebbe bastato un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
Stringendo di più il bastone, pronto ad usarlo per difendersi, svoltò l’angolo e, al riparo dalle fonti di luce, si avvicinò alla sua destinazione. Giunta di fronte all’enorme parete rocciosa di uno degli edifici, puntò la propria mano contro sé stessa e cominciò a richiamare alla mente i suoi sentimenti più forti, accompagnandoli a gesti precisi e complessi della mano. A chi fosse capitato di vedere quell’ombra, l’avrebbe vista farsi sempre più sfocata fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, come se non ci fosse alcun muro. Aggirandosi con attenzione nei corridoi la figura non incontrò alcun ostacolo. Sorrise beffardamente sotto il cappuccio. Gli ignari abitanti non sospettavano minimamente che qualcuno potesse introdursi.

“Sciocchi”, pensò.

Fu così che in tutta tranquillità entrò in una gigantesca, vasta stanza dove trovò miriadi di tesori e gioielli sparsi sul pavimento. Intere montagne ricchezze a perdita d’occhio, monete d’oro e d’argento, pietre preziose, e armi rare e di nobile fattura, illuminate solo dalle luci di flebili fiammelle.
Ignorò tutto quanto come se si trovasse davanti ad una montagna di banale ciarpame. Il suo obiettivo era altro e ben più prezioso di quei ninnoli. Sollevò un poco la mano e iniziò ad agitare le dita, mentre attingeva di nuovo alle sue più forti emozioni, facendo attenzione a non perdere il controllo. Sbatté a terra il bastone e una brezza leggera si levò alle sue spalle. Il mantello iniziò a oscillare in tutte le direzioni e il suo corpo parve perdere peso. Come un foglio di carta, fu sollevata in aria e, levitando sopra le grosse ricchezze, si mise alla ricerca di quello per cui era venuto. Venne attratta all’improvviso dal rumore di un lento e possente respiro di qualcosa di molto grande e, dirigendosi in direzione di quel rumore, vide adagiata sopra le immense montagne d’oro e gioielli un’enorme bestia addormentata. Un drago. L'animale aveva il muso da rettile, denti e corna appuntiti ed era ricoperto di squame color argento. Respirava facendo sollevare le squame del dorso, la coda continuava a fare scatti nervosi nel sonno facendo tentennare i filamenti posti sulla punta. Poi eccolo! Uno spostamento dell’ala da pipistrello gli mostrò ciò che più desiderava: un uovo, grande quanto quello di uno struzzo, che il drago teneva amorevolmente e delicatamente tra le zampe artigliate.
Si avvicinò lentamente alla bestia. Quando fu abbastanza vicino, puntò la mano libera verso l’uovo e cominciò a pronunciare la formula nella mente per evitare di svegliare la creatura, ed ecco che l’uovo si sollevò in aria, come sorretto da mani invisibili, fino ad arrivare nelle sue mani. Era pesante, leggermente ruvido, ma soprattutto era caldo. Poteva percepire chiaramente la vita che pulsava dentro di esso.
Non c’era tempo per fare altre considerazioni, la madre si sarebbe svegliata presto, percependo la mancanza della sua prole. Era potente, ma non abbastanza per fronteggiare la furia di una simile creatura. Fuggì presto svelto sui propri passi.

*

Si dirigeva più veloce che poteva, continuando a levitare con l’uovo stretto al petto. Quello che aveva attuato era pura follia, tuttavia l’adrenalina la rendeva quasi euforica. Un ringhio agghiacciante fece vibrare gli edifici nel momento stesso in cui lui si ritrovò in strada. Come aveva intuito, la madre si era svegliata e aveva appena avvisato tutti gli altri. Gigantesche creature alate iniziarono a coprire il cielo, lanciando grida di rabbia. Accelerò ancora di più, richiamando quante più emozioni possibili, non era il momento di essere parsimoniosi. Entrare era stata la parte più facile, uscire vivo da lì avrebbe richiesto attenzione e fortuna. Sentì una vibrazione sorda nel petto. “Dannazione”, pensò, “l’uovo sta rispondendo al richiamo materno”. Fu proprio lei la prima a raggiungerlo. Gli piombò addosso nel disperato tentativo di bloccare quella figura incappucciata e recuperare la sua creatura, ma questa la schivò abilmente richiamando di nuovo le sue emozioni generando un’onda d’urto alle sue spalle che gli diede una momentanea spinta in avanti, mentre la madre, essendosi buttata nel vuoto con troppa velocità, finì per sbattere contro un palazzo con grande violenza, mentre la figura atterrò in piedi e continuò a muoversi dirigendosi verso i confini della città. Altri draghi erano giunti nel frattempo a dare man forte. Fu allora che l’essere fatto d’ombra sollevò il bastone dalla cui punta scaturì una luce abbagliante, che accecò momentaneamente le creature concedendole un discreto vantaggio. Approfittando del disordine da lei stesso creato e dalla distanza raggiunta la figura si fermò, prese una pietra e la trasmutò. Adesso in mano aveva due uova identiche, se non fosse che all’interno di una delle due la vita non esisteva. In quel momento una fiammata lo sfiorò. A quanto pareva, si erano ripresi e gli erano quasi addosso. Fu così che passò alla parte più complicata del suo piano. Si girò e scagliò la pietra trasmutata contro la madre che disperata fece di tutto per afferrare l’uovo senza riuscirci. Il falso uovo finì poco più in là e il drago si precipitò a cercarlo. Gli altri draghi però avevano un altro compito: uccidere l’intruso, il ladro, l’empio essere che aveva invaso la loro terra.
Continuarono ad inseguirlo fino alle porte della città. Qui, l’essere fatto d’ombra si fermò. Rise mentre i draghi lo investivano con le loro fiamme e non si mosse. Il vantaggio guadagnato gli aveva permesso di fermarsi per concentrarsi. Quando il fumo si dissolse, di lei non vi erano più tracce.
Le creature, credendo di aver assolto al loro dovere, tornarono indietro ad aiutare la madre nella ricerca del suo uovo, ma questa ormai aveva scoperto il tranello e il dolore per la perdita e l’umiliazione le stavano strappando via la vita. Il suo compagno, per quanto affranto, tentava di consolarla, avvolgendola tra le sue ali, ma il dolore della femmina era incontenibile.
Fu un evento cupo per i draghi quella notte. Qualcuno era riuscito a intrufolarsi nella città, a rubare e a beffarli. Tornarono alle porte della città ma vi trovarono solo resti carbonizzati. Del vero uovo nessuna traccia.


Poi appunto i primi tre capitoli non li ho scritti completamente io, ma li ha scritti uno che mi stava aiutando, perché credevo che avremmo potuto scriverla insieme questa storia, ma poi lui mi ha abbandonato perché non gli piaceva la mia idea, e quindi li ho tenuti perché non mi ha mai vietato di usarli, ed hanno ricevuto qualche modifica sia da me che da quello che mi sta aiutando di recente.

CAPITOLO 1

Ogni mattina era la stessa storia, la sveglia continuava a suonare imperterrita per minuti prima che David si decidesse ad allungare la mano e interrompere la suoneria. A quel punto era già sveglio e non gli restava che scendere giù dal letto, alzarsi e cominciare la solita routine quotidiana. Era estate e non indossava niente quando andava a dormire, gli piaceva sentire il contatto morbido e carezzevole delle lenzuola pulite sulla pelle.
Ancora assonnato, fece un salto in cucina prima di andare in bagno e mise sul fuoco la macchinetta per il caffè, accompagnandolo, dopo che fu pronto, da pane e nutella. Prima di infilarsi sotto il getto tonificante della doccia si diede una guardata allo specchio e si spaventò per quello che vide, aveva delle occhiaie profonde, frutto di una serata da dimenticare e di una notte insonne, i bei capelli neri erano tutti spettinati e arruffati e la barba rada aveva bisogno di una buona rasata per rimettere in sesto il suo viso.
Aveva 26 anni, era un bel giovane, con occhi scuri e un sorriso irresistibile e contagioso, altezza sul metro e novanta, corpo villoso, non palestrato ma ben fatto. Era un aspetto che molti trovavano attraente. Forse questo era stato il motivo per cui Rosalba, la ragazza che da qualche settimana frequentava e che a poco a poco stava facendo breccia nel suo cuore, si era infuriata al ristorante per un terribile e mostruoso equivoco.
Era andata un attimo in bagno e una bella ragazza seduta a un tavolo vicino che non gli aveva staccato gli occhi di dosso da quando era entrato, provocando la gelosia di Rosalba, gli aveva chiesto se gentilmente l’aiutava a rimettersi nell’occhio destro la lente a contatto. Lui si era avvicinato e nel fare questo si era dovuto chinare. Visto di spalle, sembrava quasi che la stesse baciando.
A lui non era proprio passato per la testa di farlo ma a lei sì, perché David le piaceva e poiché il campo in quel momento era libero, audace e sfrontata più che mai, lo aveva attirato a sé passandogli una mano dietro la nuca per baciarlo. In quel preciso momento era tornata Rosalba, che credette a quello che le mostrarono le apparenze e venne completamente consumata dall’odio.
Prima che David potesse anche solo provare a spiegarle come erano andate veramente le cose, lei gli aveva versato un calice di vino sul viso e, senza sentire la sua versione dei fatti, era uscita come una furia, gridandogli:

«Maledetto! Voi uomini siete tutti uguali! E io, stupida che sono, ancora una volta mi sono fidata! Non farti più vedere né sentire!»

Aveva cercato di insistere e spiegarle cosa era successo davvero ma lei, arrabbiata com’era non aveva voluto sentire ragioni

«Almeno, taci!» Gli aveva gridato «Ammettilo che sei un infame, ti ho visto coi miei occhi e ancora insisti cercando di scusare il tuo comportamento!»

Chissà, se non fosse uscita da poco da una situazione analoga che l’aveva distrutta nel corpo e nello spirito, se avrebbe potuto credergli?
Delusa e amareggiata, non aveva né la forza né la voglia di ascoltarlo.
Usciva da una storia in cui lei aveva ciecamente creduto, sperando di coronare il suo sogno d’amore con la persona che amava, mentre era stata abilmente presa in giro e per questo era diventata diffidente nei confronti degli uomini. Il suo ultimo ragazzo le era davvero stato infedele, ed aveva davvero tradito la sua fiducia, e così David aveva pagato per le colpe di quell’uomo.

*

David, ancora turbato da quell’evento, si mise sotto la doccia e vi restò un bel po’, cercando di riordinare i suoi pensieri, prima di prepararsi per uscire. Non voleva fare tardi, aveva un appuntamento con Arianna e non voleva assolutamente farla aspettare, lei era sempre puntuale Anzi arrivava quasi sempre con qualche minuto d’anticipo

«Non si sa mai cosa si può trovare per strada». Diceva sempre: «È meglio andare per tempo quando si va agli appuntamenti».

Lui, invece, irrimediabile ritardatario, arrivava sempre trafelato e con parecchi minuti di ritardo agli appuntamenti.
La sera prima Arianna era stata categorica al telefono

«Mi raccomando la massima puntualità, domani mattina, non fare ritardo come tuo solito, ti devo parlare subito. È una cosa importantissima».

«Dammi almeno un indizio!» Aveva replicato lui «Di cosa si tratta?»

«Di qualcosa di speciale, è meglio non parlarne al telefono, ci vediamo domattina alle otto. Al Magic coffee… sii puntuale!» Aveva tagliato corto lei, interrompendo la conversazione, senza dargli la possibilità di ulteriori domande e spiegazioni.

Di cosa poteva mai trattarsi? Conoscendola bene, aveva notato una grande eccitazione nella sua voce, condita da una buona dose di mistero. Era sempre così quando aveva tra le mani qualcosa di nuovo e interessante che riguardava il suo lavoro.
Arianna si era laureata qualche anno prima in biologia, con una tesi dal titolo “Rapporto degli animali con l’ambiente”. Ormai si conoscevano da due anni. Era stato Massimo, un loro comune amico, a presentarli.

«Sai, David». Gli aveva detto un giorno «Ti voglio presentare una mia amica, una ragazza che ho conosciuto all'università quando ho fatto l’esame di Etruscologia. Ricordo ancora quel giorno, avevo preparato l’esame in sole due settimane, avevo in testa una confusione enorme e una paura fottuta di sostenerlo, mi sentivo terribilmente insicuro e, se non fosse stato per lei, per le sue parole di incoraggiamento e per il suo appoggio morale me ne sarei tornato a casa di corsa, senza pensarci due volte. Con un mattone nello stomaco da digerire, e un esame in meno sul libretto».

E gli raccontò i dettagli del suo incontro casuale con lei in biblioteca, mentre stava studiando, e di come, grazie a lei, aveva evitato un brutto voto mentre quest’ultima, aveva preso il massimo dei voti in chimica organica.

«Mah». Borbottò David alla fine del racconto «Da come ne parli sembra una di quelle nevrotiche che pensano troppo allo studio. Non sembra proprio il mio tipo. Perché vuoi che ci incontriamo?»

«Perché Arianna mi ha detto che sta effettuando delle ricerche ambientalistiche in una foresta ai tropici e mi ha chiesto se conoscessi qualcuno, fidato e particolarmente esperto, che potesse fotografare la fauna e la flora locale e io ho subito pensato a te. Tutto qui. Per rompere il ghiaccio ho fissato un incontro tra di noi, domani sera alle 21 alla pizzeria “Il gatto rosso”. Vieni e potrai conoscerla». Aveva concluso Massimo con un sorriso enigmatico sotto i baffi.

*

La sera seguente, con un po’ di ritardo, si era recato in pizzeria di mala voglia, decisamente curioso di incontrare la possibile nuova amica “Arianna”.
Massimo aveva prenotato un tavolo all’aperto, al fresco, sotto un grande arancio, quando David fece il suo ingresso nel giardino della pizzeria trovò solo lui al tavolo.

«E Arianna dov’è?» Gli domandò subito: ».

«Ma certo che è arrivata». Gli rispose Massimo «Anzi era già qui quando sono arrivato io, è andata un attimo in bagno. Sai come sono le donne, ha detto che tornava subito».

David allora si sedette ad aspettare e non staccò un momento gli occhi dall’ingresso della toilette- Ogni volta che ne usciva una, bella o brutta che fosse, domandava al suo amico se quella fosse Arianna, ed ogni volta lui gli diceva di no.
Quando tra le tante ragazze ne uscì una meravigliosa, bella e affascinante che cominciò ad avanzare verso di loro, il ragazzo intuì che forse era lei che doveva conoscere. Massimo faceva finta di nulla e continuava a fumare la sua sigaretta. Quella meraviglia si avvicinava sempre più al loro tavolo e, alla fine, si sedette sull’unica sedia che era rimasta libera.

«David ti presento la mia amica Arianna. Arianna ti presento il mio amico David». Disse subito lui.

Il fotografo era frastornato, non credeva ai suoi occhi. Arianna era una vera sirena e lo accolse con un sorriso ampio e sincero che le illuminò lo sguardo come una stella. Era alta, capelli color rame, occhi verdi, labbra carnose e un fisico mozzafiato con addosso una maglietta grigia abbinata a dei jeans, un filo di trucco sul viso, un portamento semplice e al tempo stesso sensuale e affascinante. Anche gli occhiali che indossava le davano un aspetto interessante.

*

Dopo quella prima sera David ed Arianna continuarono a vedersi per conoscersi meglio, ogni giorno più a fondo. Dopo il loro primo lavoro insieme, durante il quale lui fece tutto in modo impeccabile, cominciò ad aiutarla in modo fisso, prestandole il suo talento di esperto ogni volta che aveva bisogno di fotografie che immortalassero alla perfezione la pianta o l’animale di cui faceva la ricerca. Arianna, grazie alle varie vicende che lei e David vissero insieme, e dopo aver imparato a conoscerlo meglio, cominciò ad innamorarsi di lui e, se nel periodo in cui si conobbero non avesse ancora il cuore spezzato da una recente delusione d’amore, forse sarebbe nata tra loro qualcosa più forte di una semplice e pura amicizia.
David, confidando nella sua nuova amica, le raccontò, incoraggiato da lei, le sue pene amorose. Tutto aveva avuto inizio quando lui si era iscritto al corso di fotografia presso l’accademia fotografica di Roma, aveva solo 19 anni, si era da poco diplomato al liceo scientifico, aveva una gran voglia di realizzarsi nella vita e, poiché aveva ereditato dal padre una grande passione per la fotografia, aveva deciso di studiare e di perfezionarsi nel campo per diventare un vero fotografo, un fotografo con la “F” maiuscola per realizzare così il suo sogno e indirettamente quello di suo padre. Lui per motivi economici non aveva potuto raggiungere il suo obbiettivo, pertanto il tutto era sfociato in una grande e passione.
Durante il corso aveva conosciuto Delia, una ragazza italo-tedesca, di madre tedesca e di padre italiano; aveva tre anni più di lui, si era laureata in filosofia col massimo dei voti e aveva anche collaborato con uno dei suoi professori universitari per la pubblicazione di un volume sull’etica spinoziana
Delia si era trasferita da poco a Roma ed essendo anche lei un’appassionata di fotografia, in attesa di poter trovare un posto come insegnante o di potersi arricchire con i proventi della vendita del libro che aveva scritto col suo professore, si era iscritta al corso triennale di fotografia presso l’accademia fotografica di Roma. Del suo “mattone”, fra parenti e amici intimissimi, si vendettero circa 15 copie, anche David ne acquistò una per farle piacere e condividere il suo entusiasmo per quella pubblicazione. Man mano che i giorni passavano, tra una lezione di fotografia un’altra il legame tra i due diventava sempre più stretto e intenso, sostenuto da una fitta rete di interessi, passioni e sogni comuni. Si parlava anche del futuro, coronato da un’indimenticabile cerimonia di matrimonio, dei bambini che sarebbero venuti dalla loro unione, di viaggi, di progetti e di sogni da realizzare insieme. Sembrava che il loro rapporto fosse solare, tenace, unico, a prova di bomba e che all’orizzonte non vi fosse nessuna nube che avrebbe mai potuto offuscarlo. Dopo un anno che stavano insieme David si decise a portarla a casa dei suoi, durante le feste di Natale, per fargliela conoscere e condividere con loro la sua gioia di innamorato perso. Carmelina, sua madre, una solida e ruspante donna ciociara, sincera e schietta, senza peli sulla lingua e madre premurosa, la accolse con semplicità e grande affetto, preparando per lei i piatti più gustosi e irresistibili della cucina regionale.
A tavola Delia mangiò poco o niente Le fettuccine fatte in casa erano troppo condite, l’abbacchio al forno con le patate non lo degnò nemmeno di uno sguardo perché lei era vegetariana e la splendida torta di mele che fu servita alla fine del pranzo fu accuratamente rifiutata perché troppo calorica. La delusione e il dispiacere di Carmelina che aveva preparato ogni cosa con amore e dedizione per fare piacere a David e alla sua fidanzata furono immensi, ma lei non lo diede a vedere fino a quando il figlio, prima di andare via, le chiese se Delia le piacesse.

«E mica deve piacere a me sei tu che, un giorno te la devi sposare». Rispose lei.

«Allora non ti piace!» Incalzò David.

«Sono tradizionale e, come dice il proverbio, penso che mogli e buoi devono essere dei paesi tuoi».

David se ne andò amareggiato da quella risposta ma, successivamente, quando Delia rivelò la sua vera natura, si rese conto di quanto la madre avesse avuto ragione, citando quel saggio proverbio popolare.
Accadde tutto la primavera del quarto anno dalla loro unione. In quel periodo lei faceva la spola tra Roma e Firenze, stava collaborando ancora una volta, per una nuova pubblicazione col professore con cui aveva scritto il suo primo libro e che abitava appunto a Firenze. Una mattina David cominciò a sentirsi male, aveva un fortissimo mal di testa, accompagnato da brividi violenti e da febbre alta. Poiché era solo in casa, telefonò ad una vicina che accorse subito, le aprì la porta e fu colto da un improvviso capogiro e cadde a terra. Spaventata la vicina chiamò subito l’autoambulanza che sopraggiunse in pochi minuti e trasportò David all’ospedale più vicino. Al pronto soccorso, per fortuna, c’era una dottoressa in gamba che capì tempestivamente di cosa si trattava. Per esserne sicura prelevò del liquor dal midollo spinale e lo fece analizzare. I risultati dell’esame confermarono la sua diagnosi: meningite da meningococco. Fu subito trasportato nel reparto malattie infettive e vi rimase per circa tre settimane, bombardato da una massiccia dose di antibiotici, prima di uscirne definitivamente guarito. Durante la sua permanenza in ospedale Delia non andò mai a trovarlo, si scusò dicendo che l’impegno che aveva preso per scrivere il nuovo libro era considerevole e decisivo per il suo futuro professionale. Doveva capirla e pazientare, in quel periodo lei non poteva assolutamente allontanarsi da Firenze poi, un giorno, al telefono gli disse che sarebbe rimasta a Firenze perché il professore l’aveva richiesta come sua assistente, dandole l’opportunità di realizzarsi nell’ambito universitario. Era meglio, per loro due, prendersi una pausa di riflessione prima di vedersi di nuovo
David rimase senza parole, non riusciva a spiegarsi il suo comportamento, sentiva che era accaduto qualcosa di cui lei non gli aveva parlato e il suo cuore innamorato cominciò a sanguinare per la disperazione. Il colpo di grazia lo ebbe quando una loro comune amica gli disse che Delia era andata a vivere a casa del professore e che si era messa insieme a lui. Non aveva avuto nemmeno il coraggio di dirglielo in faccia; tra l’amore e la carriera, con freddezza e determinazione, aveva scelto senza ripensamenti la seconda.

«Possiamo sempre rimanere amici». Aveva detto al telefono a David e, poi, con voce flautata aveva aggiunto «Lo sai che mi piaci, a letto sei un amante formidabile, capace di far perdere la testa anche alla donna più assennata».

Lui non le aveva neanche risposto, aveva chiuso la comunicazione e, da allora, aveva cominciato ad escluderla per sempre con grande sofferenza dalla sua vita, dai suoi ricordi e, a fatica, dal suo cuore. Più volte, lei era tornata alla carica con le sue proposte di sesso ma lui, come Ulisse, era riuscito a resistere al suo canto ammaliatore, precludendole ogni possibilità di incontro. Non perché avesse paura di ricadere nella sua rete ma perché non si fidava più di lei e, pensandola tra le braccia di un uomo più vecchio di suo padre mentre mugolava un finto piacere per tenerselo buono, le faceva soltanto schifo.

*

Scrollando la testa per togliersi dalla mente tutti quei pensieri, David finì di fare la doccia, si pettinò ed asciugò i capelli, si rasò la barba e poi si sedette al tavolo, cominciando a mangiare la colazione. Annegare i suoi dispiaceri nel cibo era inutile. Ed i suoi pensieri non erano di certo allegri. Senza volerlo aveva pensato a ben due delle sue delusioni amorose. Purtroppo la società e le relazioni al giorno d'oggi erano piene di tradimenti, infedeltà, sfiducia e meschinità. E lui ne era sempre stato vittima, nonostante non fosse un donnaiolo, un pervertito o un infedele.
Ma a causa dei maschi che invece lo erano, certe ragazze non si fidavano di lui.
D'altra parte anche il genere femminile aveva le sue colpe. A volte erano proprio le ragazze a non essere quello che sembravano e ad avere qualcosa che non andava. Gli facevano le corna o non volevano un impegno serio, c'era anche chi cercava un rapporto pepato che lui purtroppo non era in grado di sostenere.
C'era stato persino qualcuno che l'aveva accusato di essere omosessuale a causa del suo animo dolce e sensibile. Ne aveva sofferto molto e col tempo stava cominciando a perdere le speranze. Forse non sarebbe mai riuscito a trovare il vero amore e sarebbe morto vecchio e solo.
Mentre consumava la sua colazione, il fotografo rifletté sul da farsi.
Avrebbe voluto starsene chiuso in casa a piangersi addosso, ma la chiamata di Arianna sembrava qualcosa di molto importante, ed anche se in quel momento si sentiva veramente depresso, non voleva deluderla. In fondo non gli costava nulla incontrarla per un caffè. Oltretutto forse un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto bene.
Lavò il piatto e la tazza, poi uscì di casa pronto per affrontare la giornata. Mentre camminava verso la macchina, si chiese che cosa potesse volere Arianna da lui. Trattandosi di lei, doveva essere qualcosa di importante.
Per cui entrò nella sua auto e si diresse a Nemi. Mentre viaggiava si godette il verde paesaggio di Castel Gandolfo, era bello vedere che nonostante l’inquinamento ci fosse ancora della natura incontaminata.
Si, quella prometteva di essere decisamente una bella giornata nonostante quello che gli era successo la rendesse più che grigia.


CAPITOLO 2

Una casetta isolata a due piani nei pressi di Nemi, davanti un giardino ben curato con fiori e piante di ogni tipo ed una vite americana che copriva interamente la facciata. Le foglie incorniciavano le finestre del primo e del secondo piano, ed un orto rigoglioso pieno di fantasia e di colori si estendeva sul retro; un gatto nero riposava sornione sul davanzale della cucina. Accanto a lui si trovava ancora la lisca rubata alla padrona.

Tristemente, Ingrid osservava la forma sbilenca della torta che aveva appena estratto dal forno. Era un disastro totale. Nonostante si fosse impegnata, non era abbastanza. Ed il problema era che l’aveva preparata per il compleanno di Greta, promettendole di fare per l’occasione un dolce memorabile e invece aveva creato quella cosa aliena, informe e sgradevole. Inforcò gli occhiali e prese il libro di ricette per vedere cosa avesse sbagliato. Aveva fatto quasi tutto bene, ma aveva esagerato con lo zucchero. Si guardò intorno, chiuse le imposte delle finestre e chiamò Greta

«Greta, sei in salotto?»

«Dove vuoi che sia!»

«Che stai facendo?»

«Sto cercando di seguire “C’era una volta” ma se continui a farmi domande mi sarà molto difficile capirci qualcosa».

«È cominciata da molto la puntata?»

«No, da solo 10 minuti».

«Bene, bene. Ti lascio in pace, allora, buona visione».

“Meno male”. Pensò Ingrid

Chiuse la porta della cucina senza far rumore e, furtiva come una ladra, estrasse da uno dei cassetti della credenza la sua bacchetta ben nascosta tra gli strofinacci, a riposo forzato ma sempre pronta per l’uso. Le diede una lucidatina con un panno pulito e sollevandola in alto, con solennità, fece alcuni ampi movimenti intorno alla torta. Una nuvoletta di polvere azzurra la circondò, l’avvolse per un istante e subito dopo si dissolse senza lasciare traccia e, al posto di quella massa informe che un attimo prima era sul tavolo, ora c’era una torta profumata di cannella e zucchero a velo. Aveva la forma della loro casetta, con i tetti di cioccolato, il comignolo di torrone, le mura di marzapane e pan di spagna e tutt’intorno un vialetto pieno di nocciole e mandorle tritate che sembrava della ghiaia vera e propria. Orgogliosa del suo operato, Ingrid, sorreggendo la torta con entrambe le mani, spalancò la porta della cucina, entrò nel salotto e la mostrò raggiante a Greta.

«Guarda che capolavoro! L’ho fatta con me mie manine!»

«E con la tua bacchettina».

«Ma no, che dici?»

«Elementare Watson. È troppo perfetta. Chissà, magari, se ci avessi aggiunto qualche difettuccio, non me ne sarei accorta».

«Volevo farti una bella sorpresa».

«E me l’hai fatta. È bellissima! Solo che avevamo promesso di non usare la magia in casa; qualcuno potrebbe accorgersene. Dovremmo subito andarcene da qui, alla svelta».

«Ti prometto che non lo farò più».

«Ma era tanto brutta la torta che avevi fatto seguendo la ricetta?»

«Mostruosa!»

Scoppiarono entrambe in una fragorosa risata e Greta abbracciò Ingrid con affetto, per tranquillizzarla e ringraziarla per il dolce pensiero che aveva avuto nei suoi confronti. Erano due vecchiette amorevoli, seppur un po’ stravaganti.

«Ci mettiamo le candeline, Greta?»

«No, quando le candeline costano più della torta è meglio evitare».

«Ma sono 250 anni!»

«Appunto! Potrebbe andare a fuoco la casa con tutte quelle candeline, non trovi?»

«Chissà se Arianna verrà, l’appuntamento è per domani». Domandò Ingrid con apprensione, cambiando improvvisamente discorso.

«Certo che verrà, lo sai com’è fatta».

«Speriamo!»

La settimana precedente Greta si era recata alla posta con un misterioso pacchetto, indirizzato alla dottoressa Mancini Arianna. Lo aveva spedito con posta celere e poi era tornata a casa. All’interno si trovava un cofanetto quadrato rivestito di velluto rosso con all’interno un dente aguzzo, di grandi dimensioni. Non era un dente umano né tantomeno di una specie animale conosciuta.

«Noi l’aspettiamo lì?»

«Certo!»

«Così come siamo, nel nostro vero aspetto?»

«Ma si certo. Due vecchiette passano facilmente inosservate».

Per evitare di dare ulteriormente nell’occhio le due decisero di andare nel luogo dell’appuntamento senza usare la magia, e quindi chiamarono un taxi. Quello che dovevano fare era molto importante ed Arianna era proprio ciò che serviva per riuscire nel loro intento.


CAPITOLO 3

Quella notte Arianna aveva dormito pochissimo. La gatta che aveva adottato, rispondendo a una richiesta d’aiuto del canile di Latina, le aveva dato il tormento. Era ancora cucciola e aveva tanta voglia di giocare, incurante del suo bisogno di dormire e del fatto che fosse notte inoltrata.
Era una bellissima pallina di pelo nero, nata nel canile di Latina da una cucciolata di tre gattini. I fratellini erano stati subito adottati mentre Morgana, questo era il nome che le aveva dato, fu l’ultima ad essere presa.
Quando la ragazza la vide per la prima volta se ne innamorò subito; nonostante la gattina fosse scontrosa, timida e impaurita, Presto si addolcì. Cominciò a fidarsi della ragazza e ad amare la sua nuova casa.
Iniziò ad amare pure la sua padrona e, quando tornava dal lavoro, l’accoglieva sempre strofinandosi su di lei e facendole le fusa. L’aspettava per poter mangiare insieme a lei e, dopo circa una settimana, nonostante le sue proteste, la convinse che un gatto era indispensabile nella sua camera da letto, per proteggerla da un’eventuale intrusione di topi. La casa era circondata da un vasto giardino.
Arianna dopo vane proteste aveva finito per capitolare. Morgana soddisfatta le si accucciava ogni notte sui piedi, vigile per proteggere la sua padrona nel caso qualche topo potesse spaventarla.
Verso le cinque del mattino, quella notte, Morgana, stanca delle sue scorribande rumorose per tutta la casa, alla fine si era addormentata e lo stesso aveva fatto la sua proprietaria, stremata, staccando il telefono per non essere disturbata. L’indomani era libera e voleva dormire almeno fino a mezzogiorno.
Verso le 9 un suono squillante e fastidioso la svegliò di colpo, facendola sobbalzare nel sonno. Per fortuna si riaddormentò subito.
Di nuovo quel suono terribile si insinuò nel suo sonno. Si girò verso la sveglia, frantumandola con un pugno, ma si accorse subito che non era la responsabile di quel baccano e si ricordò che non dovendo andare al lavoro quel giorno non l’aveva nemmeno caricata. Non era neanche la suoneria del cellulare che giaceva immobile e silenzioso sul comodino. Alla fine si accorse che era il citofono, e quindi capì che era meglio rispondere e vedere chi era. Aprì la finestra e, spalancando le imposte, diede un’occhiata al cancelletto d’ingresso. Era il postino, aveva in mano un pacco e sembrava impaziente di consegnarglielo, nemmeno contenesse un ordigno.

«Buon giorno, dottoressa, l’ho disturbata?»

«No, stavo solo dormendo!» Rispose Arianna sarcastica

«Mi scusi, l’ho svegliata. Sono mortificato!»

«Non fa niente, cosa c’è?»

«Ho un pacco per lei». Disse tirandolo fuori.

«Bene, le apro subito il cancello, lo lasci pure nel giardino!»

«No, dottoressa, non posso! È un pacco di posta celere, assicurato, deve firmare lei per ritirarlo».

«Ok, mi arrendo! Mi dia due minuti per ritrovare i miei pezzi sparsi per la casa, mi ricompongo e scendo giù».

Dopo poco più di due minuti Arianna era già al cancello. Non ancora aggiustata del tutto ma perfettamente sveglia. Firmò la ricevuta che il postino le porse con aria colpevole e ritirò il pacco dalle sue mani impacciate.
Esso veniva dall’Ufficio postale di Nemi, era ben confezionato e il suo indirizzo era stato scritto nientedimeno che in caratteri gotici e con inchiostro di china. Lo agitò un pochino portandolo vicino all’orecchio, per cercare di capire cosa contenesse. Non si sentiva nessun ticchettio o rumore sospetto, non era una bomba questo era sicuro. Ci aveva pensato sul serio, doveva essere la sonnolenza.
Lesse il nome del mittente: Greta. Questo la confuse un po’. Lei non conosceva nessuno che si chiamasse Greta.

*

Intanto, nel cortile dell’università dove Arianna faceva la ricercatrice, Greta ed Ingrid stavano aspettando che quest’ultima arrivasse.

«Speriamo che basti, a scatenare la sua curiosità».

«Vedrai che andrà bene. Cerca di essere ottimista. Ed aspettiamo».

*

Non dovettero aspettare troppo prima che Arianna finalmente si facesse viva. Quest’ultima era rimasta sorpresa dal contenuto del pacco e, dopo aver fatto qualche ricerca, si era recata subito nel luogo dell’appuntamento per ricevere delle risposte.
Una volta avvicinatasi a loro, la ricercatrice tirò fuori da dentro la giacca quello che aveva trovato nel pacco, ovvero un oggetto lungo e ricurvo, appuntito, piuttosto grande, fossilizzato da molto tempo. Si trattava di una zanna. Una zanna appartenente ad un misterioso animale piuttosto grande, di cui però non riusciva a comprendere l’origine.

«Siete state quindi voi a mandarmi questa zanna?» Chiese mostrandola a loro.

«Si. Lei è Greta ed io sono Ingrid».

«Bene. Piacere di conoscervi».

Attese una qualche altra spiegazione.

«Beh, mia cara, in realtà neanche noi sappiamo di cosa si tratta a dire il vero». Rispose Greta. «Pensavamo potesse aiutarci, non è lei un’ottima biologa? Semplicemente stavamo facendo una passeggiata al lago Turano, quando all’improvviso abbiamo trovato una enorme Sinkhole nel bosco vicino al lago. Ci siamo avvicinate, ed abbiamo trovato il dente dentro la buca».

«Davvero? C’è una nuova Sinkhole? Come mai allora non ne hanno ancora parlato al telegiornale?» Chiese Arianna confusa.

«È semplice. Non lo abbiamo ancora detto a nessuno». Rispose Greta.

«Che cosa? Ma perché non l’avete fatto? Lo capite che una cosa del genere non andrebbe nascosta?»

Il suo entusiasmo con certe cose si mischiò allo stupore.

«Vedi,» Disse Greta «Noi abbiamo molti soldi, anche se viviamo in modo semplice, ma non abbiamo mai fatto nulla nella vita per cui la gente si ricordi di noi. E quando abbiamo trovato questa zanna nella Sinkhole abbiamo pensato che forse poteva essere la nostra occasione per fare qualcosa che ci portasse notorietà. Volevamo avere un merito in questa storia. Senza possibilità di essere eclissate. Per cui abbiamo pensato di spendere il nostro denaro per mandare una squadra ad investigare all’interno della Sinkhole prima che lo facesse qualcun altro».

«Ah, capisco». Disse Arianna «Pensate che forse il resto dello scheletro a cui appartiene il dente possa trovarsi all’interno. Forse potrebbero essercene più di uno».

«Certo. Hai visto Ingrid? La bambina è davvero molto intelligente. Infatti abbiamo guardato dentro ed abbiamo trovato una vera caverna sotterranea. Potrebbe esserci qualcosa di davvero grosso laggiù. Quindi abbiamo già preparato una squadra per una spedizione. Ci manca solo lei e siamo apposto. L’abbiamo scelta con una selezione accurata e pensiamo che lei possa essere la persona giusta per questa cosa. Una volta accettato possiamo partire anche subito se vuole». Spiegò Greta.

«Allora che ne dice?» Chiese allegramente Ingrid «Ci sta?»

Le due rimasero ad attendere la risposta di Arianna, convinte che avrebbe detto di sì. Conoscevano benissimo la sua passione per l’ignoto ed i misteri. Era impossibile che si tirasse indietro. Quando la ricercatrice diede finalmente la sua risposta, non fu quella che si aspettavano.

«Avete già scelto tutti per questa spedizione?»

Le due vecchiette rimasero sorprese da quella domanda.

«Si. Perché?»

«Beh, perché c’è qualcosa di cui dovremmo parlare prima. Io parteciperei volentieri. Ma vorrei mettere in chiaro che lo farò ad una condizione».

«Del tipo?» Chiesero le due vecchiette contemporaneamente.

E così cominciò la trattativa di Arianna per avere quello che voleva.


Dal capitolo 4 in poi ho scritto da solo, anche se ovviamente ho dovuto correggere secondo le indicazioni di quel tipo.

CAPITOLO 4

David arrivò al Magic Coffee appena in tempo per vedere che Arianna era già lì ad aspettarlo, seduta ad un tavolo. Il ragazzo si sbrigò subito a raggiungerla e a sedersi a sua volta

«Beh, eccomi qui. Che cosa c'è?»

«David non crederai a cosa mi è arrivato oggi. Potrebbe essere una scoperta enorme. Ma dimmi, che è successo con Rosalba?»

Il suo silenzio e lo sguardo cupo le dissero tutto.

«Non è andata bene nemmeno questa volta vero?» Gli disse.

«Già. Nemmeno questa volta».

«Cos’è accaduto di preciso?»

Il fotografo dovette sforzarsi parecchio per raccontarle tutto, dato che il ricordo della sua recente rottura era ancora doloroso.
Quando ebbe finito, sul volto della ragazza si formò un’espressione di compassione.

«Mi dispiace tanto. Anche se non possiamo biasimarla completamente per non averti creduto dopo quello che ha passato». Rispose gentilmente Arianna cercando di consolarlo. «Vorrei tanto che questo fosse successo in un altro momento, ma è accaduto qualcosa di importante. Voglio veramente che tu sia con me».

Il ragazzo fu preso decisamente dalla curiosità e alla sprovvista.

«Beh, che c’è allora? Che è successo?»

Arianna si sistemò gli occhiali e gli fece cenno di avvicinarsi. Il fotografo lo fece, e lei aprì la scatola che le avevano mandato mostrandogli la zanna.

«Che cos'è?» Chiese a bassa voce non capendo a prima vista cosa fosse l’oggetto.

«Guarda bene e capirai». Fu la risposta.

Lui obbedì. Prendendolo in mano capì di che cosa si trattava.

«A quale animale è appartenuta questa zanna?»

«È questo il punto. Non lo so. Vedi, me l’hanno inviata per posta, insieme ad un enigma. Io sono andata al luogo dell'appuntamento, e lì ho incontrato due anziane, Greta ed Ingrid. E loro mi hanno spiegato tutto. A quanto pare si è formata una Sinkhole da qualche parte. E dentro di essa sembra che ci sia una caverna sotterranea dove hanno trovato qualcosa. Questo è quanto hanno preso finora. Capisci comunque il punto? Questo dente appartiene ad una qualche specie animale sconosciuta. Se noi riusciamo a trovare il resto dello scheletro…» Gli bisbigliò lei venendo interrotta.

«Noi?»

«Si. Greta ed Ingrid, mi hanno già ingaggiato ed hanno già preparato una squadra per esplorare la Sinkhole e trovare lo scheletro della nuova specie. Ma io ho chiesto specificatamente te per il ruolo di fotografo. Se siamo di fronte alla scoperta del secolo voglio che tu ne faccia parte».

In quel momento arrivò la cameriera, che chiese se volevano qualcosa, ed entrambi fecero le loro ordinazioni. Il fotografo non disse una parola e tenne lo sguardo basso per qualche minuto, poi volle bere tutto il suo caffè prima di dare la sua risposta.

«Arianna, ecco... io non so se me la sento di fare parte di questa spedizione. Per via della storia con Rosalba finita male non sono dell'umore giusto per vivere qualche allegra avventura».

Arianna lo squadrò attentamente, dandosi anche una sistemata agli occhiali.

«David, ascolta. Lo so che non posso darti conforto per la tua storia finita male. Ma devi capire che un'occasione come questa capita di rado nella vita. Se adesso rinunci non potrebbe ricapitarti mai più. Sei libero di soffrire per come è andata con Rosalba, ma non lasciare che questo ti impedisca di cogliere un'opportunità del genere. Questo è davvero importante per me. E voglio che tu sia al mio fianco. Allora, vuoi venire?»

Lui rifletté attentamente. Arianna aveva decisamente ragione. Un'occasione simile non ricapitava tanto spesso nella vita. Lasciare che il suo dolore per la perdita di Rosalba potesse impedirgli di vivere quello che poteva essere un evento più unico che raro sarebbe stato stupido. Oltretutto ammise a sé stesso che aveva decisamente bisogno di distrarsi.
Poi che cosa gli costava accettare? Una piccola avventura di certo non gli avrebbe stravolto la vita.

«Ok. Verrò con te».

«Fantastico. Vedrai che non te ne pentirai!» Rispose sorridendo.

«Ottimo. Dove si trova questa Sinkhole?»

«Al lago Turano. Quindi preparati bene, che dovremo partire molto presto. Greta ed Ingrid sono veramente ansiose di procedere. Ed anch’io sono curiosa».

*

David passò il resto della giornata a prepararsi per la spedizione. Si mise i vestiti che indossava di solito per le passeggiate nelle gite in montagna, dato che avrebbero dovuto calarsi giù da una Sinkhole e quindi non poteva di certo mettersi roba casual. Prese la sua fidata macchina fotografica, ed anche qualunque altra cosa che potesse tornargli utile.
Durante i preparativi egli dovette confessare a se stesso che la cosa in qualche modo lo eccitava davvero. Dopotutto quante volte capita la possibilità di scoprire una nuova specie?
Doveva ammetterlo, Arianna riusciva sempre a coinvolgerlo in situazioni interessanti, divertenti, e riusciva sempre a trovare il modo di tirargli su il morale. E questa era una qualità che apprezzava sinceramente. Conoscerla era stata la cosa migliore che gli fosse capitata, aveva reso la sua vita più movimentata.

*

Arrivato al cortile dell’istituto di ricerca dell’università, David la trovò già pronta vestita in modo adeguato alla missione. Insieme a lei c’erano anche altre otto persone che non conosceva. Un uomo molto robusto, un altro con dei folti baffi, un altro pelato, uno con un cuore tatuato, una donna con gli occhi di colori diversi, un’altra con i capelli biondi e ricci, e due gemelle identiche dai capelli biondo platino. Ma non era importante, perché conosceva Arianna e con lei non si sarebbe sentito fuori posto.

«Ben arrivato. Mancavi solo tu. Adesso partiamo. Inizia l’avventura!» Gli disse allegramente la ricercatrice per poi dare il via alla missione con il suo solito ruolo da Leader.

«È tutto pronto allora?»

«Certo. Ho informato chi di dovere, e l’attrezzatura è già nel furgone. Quindi possiamo andare».

David allora salì dentro l’autobus insieme ad Arianna e agli otto membri, e partirono tutti insieme per il lago di Turano.

*

Ci volle qualche ora prima che arrivassero ed il viaggio fu molto strano. Arianna e David parlavano tranquillamente tra di loro mentre invece le altre persone, a parte le gemelle, se ne rimasero zitte a fissare il vuoto. La cosa era piuttosto inquietante, e il fotografo non aveva idea di cosa passasse loro per la testa.
Arianna si chiese se avessero davvero le capacità necessarie per questa spedizione ma due uomini, che parlavano tra di loro, le dissero che gli altri erano bravi professionisti di poche parole.
Quando furono arrivati, gli uomini presero l’attrezzatura ed attesero semplicemente gli ordini della scienziata. Lei diede loro le coordinate fornite da Greta ed Ingrid su dove si trovava la Sinkhole. La trovarono nei boschi proprio ai piedi della montagna, nel bel mezzo della vegetazione. Quattro degli uomini si prepararono con le attrezzature e si calarono nella Sinkhole piantando i picchetti mentre gli altri quattro prepararono le tende per organizzare un campo base.
Quando Arianna ricevette il segnale che erano arrivati sul fondo della caverna, lei chiamò David ed entrambi si calarono nelle profondità della grotta.


Parlando sul fatto che secondo lui non rispetto le leggi della fisica, ecco quello che mi dice
Per esempio mi dice che i draghi non possono ruggire perché sono rettili ed i rettili nella vita reale non ruggiscono, e quindi non è scientificamente possibile (ed ho quindi dovuto sostituire ruggito con verso). Poi io avevo fatto per i capitoli più avanti una scena in cui uno dei miei personaggi faceva quello che facevano Lilo e Stitch nel punto 0:27 di questo video, in groppa ad un drago. Ma lui dice che è impossibile farlo in groppa ad un drago perché chi sta in groppa ad esso si farebbe male. Poi riguardo al dente ho dovuto specificare che è fossilizzato ma devo dire come, cosa che non ho ancora fatto, ma non posso dire che lo hanno fossilizzato con la magia perché secondo lui sarebbe un incantesimo sgravo alla god mode, e non posso dire che usano qualche sostanza magica perché secondo lui, applicando questo, https://www.massimopolidoro.com/mestier ... ttore.html poi sarei obbligato a dare a quella sostanza un ruolo importante ai fini della trama.
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Messaggioda l.pallad » 22/01/2020, 10:36

Sono davvero così penoso? :(
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda RX-77 » 23/01/2020, 12:00

Se ti arrendi così, sì. Non arrenderti, ok?


Non ho letto tutto perché non ho molto tempo ormai, ma (purtroppo devo dirlo) leggendo la prima frase del prologo son rimasto ferito da quanto fosse meccanica e appuntita.


Se dovessi consigliarti un libro solo, ti direi di provare con "L'italiano. Lezioni semiserie" di Beppe Severgnini: mi ha aiutato un botto con la mia prima tesi.
Non ricordo i consigli completi del libro, ma era qualcosa del genere:
- Pensa a quello che vuoi scrivere e schematizzalo.
- Scrivilo di getto.
- Riscrivilo corretto.
- Togli il superfluo.
- Rileggilo.
- Rileggilo un'altra volta, magari dopo aver lasciato passare un po' di tempo.

l.pallad ha scritto:[...]
Parlando sul fatto che secondo lui non rispetto le leggi della fisica, ecco quello che mi dice
Per esempio mi dice che i draghi non possono ruggire perché sono rettili ed i rettili nella vita reale non ruggiscono, e quindi non è scientificamente possibile (ed ho quindi dovuto sostituire ruggito con verso). Poi io avevo fatto per i capitoli più avanti una scena in cui uno dei miei personaggi faceva quello che facevano Lilo e Stitch nel punto 0:27 di questo video, in groppa ad un drago. Ma lui dice che è impossibile farlo in groppa ad un drago perché chi sta in groppa ad esso si farebbe male. Poi riguardo al dente ho dovuto specificare che è fossilizzato ma devo dire come, cosa che non ho ancora fatto, ma non posso dire che lo hanno fossilizzato con la magia perché secondo lui sarebbe un incantesimo sgravo alla god mode, e non posso dire che usano qualche sostanza magica perché secondo lui, applicando questo, https://www.massimopolidoro.com/mestier ... ttore.html poi sarei obbligato a dare a quella sostanza un ruolo importante ai fini della trama.

Su "i draghi non possono ruggire perché..." son scoppiato a ridere: XD nei fantasy le regole di biologia possono non valere per creature fantastiche. In più, chi l'ha detto che i draghi son uguali agli altri rettili? Potrebbero far parte di un altro ordine per quel che (non) ne sappiamo.


Quello che fanno invece Lilo e Stitch con la macchina è purtroppo impossibile: a quelle velocità l'acqua è come un muro di cemento; per andare sopra e sotto il livello dell'acqua in quel modo bisognerebbe andare molto più piano.


Per il dente, non puoi semplificarti la vita non specificando che sia fossilizzato? Magari lo fai sembrare solo un po' giallognolo per sviare.
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Messaggioda l.pallad » 23/01/2020, 12:12

RX-77 ha scritto:Se ti arrendi così, sì. Non arrenderti, ok?


Non ho letto tutto perché non ho molto tempo ormai, ma (purtroppo devo dirlo) leggendo la prima frase del prologo son rimasto ferito da quanto fosse meccanica e appuntita.


Se dovessi consigliarti un libro solo, ti direi di provare con "L'italiano. Lezioni semiserie" di Beppe Severgnini: mi ha aiutato un botto con la mia prima tesi.
Non ricordo i consigli completi del libro, ma era qualcosa del genere:
- Pensa a quello che vuoi scrivere e schematizzalo.
- Scrivilo di getto.
- Riscrivilo corretto.
- Togli il superfluo.
- Rileggilo.
- Rileggilo un'altra volta, magari dopo aver lasciato passare un po' di tempo.

l.pallad ha scritto:[...]
Parlando sul fatto che secondo lui non rispetto le leggi della fisica, ecco quello che mi dice
Per esempio mi dice che i draghi non possono ruggire perché sono rettili ed i rettili nella vita reale non ruggiscono, e quindi non è scientificamente possibile (ed ho quindi dovuto sostituire ruggito con verso). Poi io avevo fatto per i capitoli più avanti una scena in cui uno dei miei personaggi faceva quello che facevano Lilo e Stitch nel punto 0:27 di questo video, in groppa ad un drago. Ma lui dice che è impossibile farlo in groppa ad un drago perché chi sta in groppa ad esso si farebbe male. Poi riguardo al dente ho dovuto specificare che è fossilizzato ma devo dire come, cosa che non ho ancora fatto, ma non posso dire che lo hanno fossilizzato con la magia perché secondo lui sarebbe un incantesimo sgravo alla god mode, e non posso dire che usano qualche sostanza magica perché secondo lui, applicando questo, https://www.massimopolidoro.com/mestier ... ttore.html poi sarei obbligato a dare a quella sostanza un ruolo importante ai fini della trama.

Su "i draghi non possono ruggire perché..." son scoppiato a ridere: XD nei fantasy le regole di biologia possono non valere per creature fantastiche. In più, chi l'ha detto che i draghi son uguali agli altri rettili? Potrebbero far parte di un altro ordine per quel che (non) ne sappiamo.


Quello che fanno invece Lilo e Stitch con la macchina è purtroppo impossibile: a quelle velocità l'acqua è come un muro di cemento; per andare sopra e sotto il livello dell'acqua in quel modo bisognerebbe andare molto più piano.


Per il dente, non puoi semplificarti la vita non specificando che sia fossilizzato? Magari lo fai sembrare solo un po' giallognolo per sviare.


Non mi stavo arrendendo. Mi stavo solo rattristando. Comunque ho già apportato qualche modifica, va la mostro più tardi (anche se ormai sto pensando di riscrivere tutto dal primo capitolo in poi perché ormai sembra che manchino troppe cose in quello che ho già scritto °(e non per errori grammaticali, ma per tutta la trama)), ed ho scelto il prologo modificato come prologo definitivo. Per quanto riguarda il fatto che i draghi possono ruggire mi sento sollevato. Invece per quanto riguarda Lilo e Stitch ok. Lo accetto. Per il dente infatti io non lo avevo specificato se fosse fossilizzato o no all'inizio, ma quello che mi ha detto che i draghi non possono ruggire mi ha detto che invece devo specificarlo eccome.
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda RX-77 » 23/01/2020, 16:47

l.pallad ha scritto:Non mi stavo arrendendo. Mi stavo solo rattristando.
Sapendo come funziona, so che sono sinonimi: uno chiama l'altro.
l.pallad ha scritto:Comunque ho già apportato qualche modifica, va la mostro più tardi (anche se ormai sto pensando di riscrivere tutto dal primo capitolo in poi perché ormai sembra che manchino troppe cose in quello che ho già scritto °(e non per errori grammaticali, ma per tutta la trama)), ed ho scelto il prologo modificato come prologo definitivo.
Buona idea sulla riscrittura: stavolta crea anche uno schema con i punti salienti della storia e, magari, anche una "fotografia" dei personaggi da tenere sotto mano (chi sono, cosa vogliono, cosa farebbero per ottenerlo, etc.).
l.pallad ha scritto: Per quanto riguarda il fatto che i draghi possono ruggire mi sento sollevato. Invece per quanto riguarda Lilo e Stitch ok. Lo accetto.
Lì è fisica purtroppo: a meno di far scomodare Discord, quella non cambia. :asd:
l.pallad ha scritto:Per il dente infatti io non lo avevo specificato se fosse fossilizzato o no all'inizio, ma quello che mi ha detto che i draghi non possono ruggire mi ha detto che invece devo specificarlo eccome.
Bah... storia tua, metodo di narrazione tuo.
Con una veloce ricerca di google immagini hai molti esempi di come si possa presentare un dente fossile; pigliando ispirazione da ciò, puoi descrivere il colore del dente facendolo sembrare un fossile anche se in realtà magari non lo è.


Altre due cose che mi hanno un po' urtato.
- Per favore, scrivi o tutto in italiano o tutto in inglese: non si può raccontare una storia usandone un po' e un po' (l'eccezione è data dalle parole comuni come computer e hotel, ma sinkhole non l'ho mai sentito usare in Italia).
- Rivolto più ai tuoi post che alla storia: impara ad usare i paragrafi per staccare tra loro zone con diversi messaggi/concetti; in questo modo è più facile la lettura.
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda HB heavenly boy » 23/01/2020, 19:58

Okay, io non sarò uno scrittore, ma proverò a darti qualche delucidazione. Almeno da quello che leggerò nel prologo.
Era una notte buia e senza luna. Dall’interno delle costruzioni che formavano l’antica città si poteva udire il respiro tranquillo degli abitanti che dormivano.

Questa descrizione è troppo vaga e fatta di lacune. Innanzitutto: in quale tipo di città ci troviamo? È fantasy? Le strutture hanno un aspetto architettonico barocco, gotico o rococò? La città sorge su una montagna, una collina o sta su una pianura? Ha un aspetto decadente o no?
La mancanza di una descrizione solida non aiuta il lettore a capire in quale tipo di ambiente si muove il personaggio, e di conseguenza il genere dell'opera. Non basta dire "è una città", perché così lo costringi a sviluppare un'idea che, con molta probabilità, non coincide con la tua.
In questi giorni ho ascoltato l'audio libro La maschera di Innsmouth di H. P. Lovecraft, e lì la città di Innsmouth viene descritta in modo molto nitido. Ti consiglio di prendere esempio da lì.
Inoltre, teorizzando che il lettore immagini di essere tra le vie di questa città, mentre è coinvolto nella lettura, è impossibile che riesca ad udire il rumore che fanno le persone mentre dormono. È anche una descrizione superflua, in quanto è scontato che a notte fonda molta gente stia dormendo.
Continuiamo:
Un’ombra si aggirava furtivamente, protetta dal favore delle tenebre. Vista più da vicino si poteva distinguere una persona, piccola rispetto agli edifici circostanti, avvolta in un mantello nero con indosso un paio di guanti del medesimo colore. In mano reggeva un bastone di bambù.

Altra descrizione che non funziona, ahimé. Mancano alcuni dettagli primari come l'altezza e la forma del corpo (è magro? In carne? Muscoloso? Slanciato?). Ci sta che tu non ne descriva ancora il volto, dato l'alone di mistero che circonda la sua figura, ma qui si ripete in parte l'errore sopra citato nel caso della città: se non fornisci alcune informazioni, obblighi il lettore a farsi automaticamente un'idea che non corrisponde alla tua.
La figura incappucciata si fermò all’angolo di un incrocio riparato da una recinzione. Si concesse di ammirare lo spettacolo offertogli da quel posto. Enormi edifici costruiti a spirale, senza porte né scale, ma solo delle grandi finestre, si alzavano imponenti in cielo. Non poteva descrivere la meraviglia che provava in quel momento, al trovarsi finalmente lì, dopo tutte le ricerche svolte. Era riuscita a trovare quelle creature scomparse da tempo. Da anni avevano lasciato il mondo senza che nessuno sapesse dove fossero finite, ed ora lei le aveva trovate, quando nessun’altro c’era riuscito. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, con la massima cura e attenzione. Aveva passato notti a imparare la topografia del luogo e ad individuare dove si potesse ubicare ciò che cercava. Di solito non si esponeva direttamente, ma per quello che voleva fare questa volta era fondamentale che agisse di persona. A tal fine si era camuffata, curandosi anche di sostituire il bastone che adoperava di solito, per non farsi riconoscere.

Qua si passa ora al problema opposto. Rovesci addosso al lettore troppe informazioni tutte assieme, e al tempo stesso non dici nulla. In questo paragrafo, poi, si capisce che la figura incappucciata è femmina: io avevo dato per scontato che fosse maschio, a causa di una tua carenza nella descrizione.
Ma continuiamo: di quali creature stai parlando (di cui non esiste una descrizione)? Perché la ragazza si muove cercando di non farsi riconoscere?
Insomma, in questo paragrafo ti sei mosso con troppa fretta: i dettagli della trama vanno svelati un passo alla volta e non tutti assieme. Ti prego, non fare lo stesso errore di Attack on Titan (battuta per sdrammatizzare UuU).
A chi fosse capitato di vedere quell’ombra, l’avrebbe vista farsi sempre più sfocata fino a diventare trasparente come un fantasma. Dopodiché si addentrò dentro all’edificio, come se non ci fosse alcun muro. Aggirandosi con attenzione nei corridoi la figura non incontrò alcun ostacolo. Sorrise beffardamente sotto il cappuccio.

Anche qui, poco chiaro. La ragazza è dunque una maga, dato che sa usare gli incantesimi? Forse, ma per le poche descrizioni che hai fornito appariva più come una ladra/spia. Inoltre, se il suo obbiettivo era quello di non farsi scoprire, perché non ha usato subito l'incanto per diventare invisibile? Ragiona su questi dettagli. E un'altra domanda: come fa ad entrare nell'edificio dall'esterno?
Aggirandosi con attenzione nei corridoi la figura non incontrò alcun ostacolo. Sorrise beffardamente sotto il cappuccio. Gli ignari abitanti non sospettavano minimamente che qualcuno potesse introdursi.

Qui, a parte le ridondanti descrizioni frettolose, c'è un problema di scarsa credibilità. Come si legge più avanti, la ragazza aveva come obbiettivo quello di raggiungere questa stanza del tesoro: come mai, allora, non c'era nessuna guardia a difenderne l'entrata?


Per ora mi fermo qua, che ho altro da fare e sono appena tornato da una giornata di lavoro.
Avrei potuto essere più puntiglioso e pignolo (in senso buono), ma la correzione richiede più tempo di quanto ne abbia.
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda l.pallad » 24/01/2020, 17:33

RX-77 ha scritto:
l.pallad ha scritto:Non mi stavo arrendendo. Mi stavo solo rattristando.
Sapendo come funziona, so che sono sinonimi: uno chiama l'altro.

Sono più i miei che dicono che dovrei mollarlo perché mi fa soffrire. E non sapere come sistemarlo, unito al fatto che non desidero mollarlo, mi logora dentro.

RX-77 ha scritto:
l.pallad ha scritto:Comunque ho già apportato qualche modifica, va la mostro più tardi (anche se ormai sto pensando di riscrivere tutto dal primo capitolo in poi perché ormai sembra che manchino troppe cose in quello che ho già scritto °(e non per errori grammaticali, ma per tutta la trama)), ed ho scelto il prologo modificato come prologo definitivo.
Buona idea sulla riscrittura: stavolta crea anche uno schema con i punti salienti della storia e, magari, anche una "fotografia" dei personaggi da tenere sotto mano (chi sono, cosa vogliono, cosa farebbero per ottenerlo, etc.).


Nell'idea che ho realizzato già sapevo quello che volevo che accadesse. Ma non mi ha impedito di realizzare un risultato penoso. Sapere cosa far accadere in poche parole è inutile se non riesci a farlo bene. L'idea è buona ma sono io che l'ho realizzata male. ;_;

RX-77 ha scritto:
l.pallad ha scritto: Per quanto riguarda il fatto che i draghi possono ruggire mi sento sollevato. Invece per quanto riguarda Lilo e Stitch ok. Lo accetto.
Lì è fisica purtroppo: a meno di far scomodare Discord, quella non cambia. :asd:

Concordo. Spero solo di non ricommettere errori simili.

RX-77 ha scritto:
l.pallad ha scritto:Per il dente infatti io non lo avevo specificato se fosse fossilizzato o no all'inizio, ma quello che mi ha detto che i draghi non possono ruggire mi ha detto che invece devo specificarlo eccome.
Bah... storia tua, metodo di narrazione tuo.
Con una veloce ricerca di google immagini hai molti esempi di come si possa presentare un dente fossile; pigliando ispirazione da ciò, puoi descrivere il colore del dente facendolo sembrare un fossile anche se in realtà magari non lo è.

Diciamo che non ho avuto abbastanza fiducia in me stesso per non dargli retta. Ed adesso non so più cosa fare. Dovrei dirti da dove proviene quel dente per spiegarti come stanno le cose.

RX-77 ha scritto:Altre due cose che mi hanno un po' urtato.
- Per favore, scrivi o tutto in italiano o tutto in inglese: non si può raccontare una storia usandone un po' e un po' (l'eccezione è data dalle parole comuni come computer e hotel, ma sinkhole non l'ho mai sentito usare in Italia).
- Rivolto più ai tuoi post che alla storia: impara ad usare i paragrafi per staccare tra loro zone con diversi messaggi/concetti; in questo modo è più facile la lettura.


-Vuoi dire che non posso chiamare David, David. E devo cambiare il suo nome in Davide? Per Sinkhole non conosco il nome italiano di quelle voragini, ammesso che ne abbiano uno. Ecco perché l'ho usato in inglese. Quindi al posto di hotel devo scrivere albergo? Dove ho scritto in inglese quando non dovevo?
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Re: Cercasi Beta Reader

Messaggioda RX-77 » 24/01/2020, 17:50

l.pallad ha scritto:
RX-77 ha scritto:Altre due cose che mi hanno un po' urtato.
- Per favore, scrivi o tutto in italiano o tutto in inglese: non si può raccontare una storia usandone un po' e un po' (l'eccezione è data dalle parole comuni come computer e hotel, ma sinkhole non l'ho mai sentito usare in Italia).
- Rivolto più ai tuoi post che alla storia: impara ad usare i paragrafi per staccare tra loro zone con diversi messaggi/concetti; in questo modo è più facile la lettura.


-Vuoi dire che non posso chiamare David, David. E devo cambiare il suo nome in Davide?
Come vuoi te, tanto in questi ultimi anni le persone ormai danno i nomi più strani. :asd: Se ci fosse una ragione dietro quel nome (che so: famiglia di origini estere) sarebbe ancora meglio.
l.pallad ha scritto:Per Sinkhole non conosco il nome italiano di quelle voragini, ammesso che ne abbiano uno. Ecco perché l'ho usato in inglese.
L'hai appena scritto (te l'ho messo in grassetto). XD Poi in italiano puoi usare tutti i sinonimi di voragine che vuoi.
l.pallad ha scritto:Quindi al posto di hotel devo scrivere albergo? Dove ho scritto in inglese quando non dovevo?
Hotel era un mio esempio di eccezione alla regola: ormai è ampiamente usato, infatti lo trovi anche nei libri dell'alfabeto per bambini alla lettera H. :sisi:
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