[FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Le fiction ed i racconti della community!

[FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Yamagong » 20/11/2011, 3:48

E' con immenso piacere che vi presento la mia prima fanfiction ambientata nel fantastico mondo di My Little Pony: Friendship Is Magic.
Lo so, avevo espressamente detto, nella mia presentazione, che avevo lasciato perdere con le fan fiction. Beh, strano ma vero, proprio l'altro giorno, ho avuto un'illuminazione, che poi si è tradotta in un'idea, che ho intenzione di sviluppare in una storia.

La fanfic reinterpreta, un po' a mio modo, lo stile da commedia della serie, nonostante abbia comunque cercato di rimanervi fedele. Pubblicherò il racconto in parti, ma non aspettatevi un romanzo: sarà una storia tutto sommato piuttosto breve, simile a un'episodio da 20 minuti della serie.

Per quanto riguarda il genere, è tutto scritto nel titolo del topic. Nonostante molte situazione aventi a che fare con la criminalità organizzata (la pony-mafia, per la precisione, intorno alla quale ruota gran parte della vicenda), a parte qualche sprazzo di humour nero, la storia non presenta scene forti o crude, e pertanto non ci sono ratings di sorta.

Piccolo appunto: Il titolo della storia significa "cavalli" in siciliano. Il che è tutto dire.

Sperando che la storia vi piaccia, pubblico qui la prima parte e auguro a tutti buona lettura!

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Questa è una storia di pony…ma non una storia di pony qualsiasi…questa è una storia di pony sordidi e spietati, di pony che non si fermano davanti a niente pur di ottenere ciò che vogliono…una storia di crimine, malaffare e traffici illeciti, che puzza come il piombo…più del piombo…FERMI TUTTI…questo non è piombo, sono stato io.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

PRIMA PUNTATA: GLI ABITI DELL'ATTRICE

Un’altra lieta e tranquilla giornata di sole lambiva Ponyville, così come le montagne e le foreste che la circondavano a perdita d’occhio. Quella mattina i pegasus, alzatisi di buon ora, e, con buona lena, si erano prodigati a ripulire il cielo per rasserenarlo. A parte qualche innocua nuvoletta un po’ di qua e un po’ di là, lasciate quasi a mo’ di decorazione, per non far sembrare la volta celeste una spaventosa voragine azzurra, e il profilarsi di Cloudsdale in lontananza, il cielo era terso e limpido, e i pony ne approfittavano per uscire dalle loro case…chi diceva che andava a fare compere, chi a sbrigare qualche altra faccenda, ma la verità era che nessuno per nulla al mondo si sarebbe perso una bella giornata di sole come quella.

Tutto sembrava comunicare quiete e pace, tutto tranne la bottega di Rarity, davanti alla quale sembrava esserci un movimento senza precedenti. Alcuni facchini, vestiti con la tuta azzurra di servizio, si premuravano di caricare una moltitudine di pacchi, facendo la spola tra il camion, parcheggiato proprio dinanzi alla casa dell’unicorno, e la bottega. Qui Rarity, coadiuvata da Spike, stava impacchettando mucchi di pregiatissimi abiti dalla foggia più disparata all’interno di alcune scatole che poi consegnava ai fattorini di ritorno. Nel frattempo, ai due che lavoravano senza sosta, si era aggiunta anche Twilight, che era passata presso la bottega per salutare l’amica.

“Allora, Rarity, spero che vada tutto bene…” esordì l’unicorno viola con fare cordiale.
“Bene?!? Io spero che vada tutto alla perfezione, invece!” Rarity, di rimando, rispose con una tensione chiaramente percepibile nella voce.
“Questi abiti saranno consegnati alle personalità più importanti di tutta Equestria e assolutamente niente può andare storto, nemmeno il più infimo dettaglio: ne và della mia faccia!”
Fece levitare un cappello piumato, una blusa e una mantellina finemente decorata, con l’ausilio del suo corno, dentro l’ennesimo scatolone imballato, e lo chiuse con cura.
“La signora Horsefeller, Veronica Stallone, Monica Breederucci…star di alto livello, nomi altisonanti, il gota del glamour!” proseguì l’unicorno bianco con fare melodrammatico.
“Si aspettano un servizio degno del loro status, e io di certo non ho intenzione di deluderle!”
“Beh, rimango dell’opinione che non c’è bisogno di essere così nervose.” disse Twilight molto diplomaticamente “D’altronde hai già dimostrato in varie occasioni il tuo valore come stilista, sono sicura che non scontenterai nessuno.”
Poi gettò un occhio su Spike, anch’egli intento all’imballaggio dei vestiti.
“Come si è comportato stamattina Spike?”
“Egregiamente!” rispose Rarity. “Non nego che sia un ottimo aiutante…solo che a volte sembra…non so come dire…distratto!”
“Distratto?” chiese Twilight che sembrava non capire. In realtà aveva capito benissimo, solo sperava non fosse quello che lei credeva.
“Sì, come fosse in un mondo tutto suo.”
“Ah, beh, non farci tanto caso! E’ fatto così.” Twilight sorrise con fare un po’ imbarazzato. Continuava a rimanere stupita del fatto che, noostante le attenzioni che Spike rivolgeva a Rarity, lei non sembrasse fare la benché minima piega.

Twilight gettò uno sguardo indagatore su Spike e, sul momento, non riusciva a capire se il draghetto avesse una paresi facciale o più semplicemente un sorriso ebete. Quasi gli poteva vedere i cuoricini brillare rossi di passione al posto degli occhi.
“Spike!”
“Sì, o bellissima?” il draghetto rispose al richiamo dell’unicorno, arrivando con la stessa velocità del cane attratto dal fischietto agli ultrasuoni.
“Vedi quei mucchi laggiù? Comincia a raccogliere i vestiti e a impacchettarli seguendo l’ordine della lista. E mi raccomando, niente sbagli!” L’unicorno bianco parlava con voce un pochino nasale e noncurante, con gli occhi completamente impegnati a scrutare con fare minuzioso una cartellina.
Spike annuì e, camminando con fare meccanico, si apprestò a radunare gli abiti richiesti. Agli occhi dell’unicorno bianco, l’aiutante sembrava svolgere egregiamente il suo lavoro. Non sapeva in quali fantasie, degne del più smielato film sentimentale di serie B, il poveretto si fosse perso inesorabilmente.
“Beh, se non altro, lo tiene in pugno…” penso tra sé e sé Twilight, che si congedò dall’amica per tornare alla biblioteca e proseguire i suoi studi.


“Spike, mio dolce Spike, sei tu l’uomo che amo, il principe azzurro che aspettavo da tempo, la luce che illumina le mie oscure e solitarie notti!”
“Non dire niente, cara. Lo so e l’ho sempre saputo. Mi bramavi, mi desideravi, ma non hai mai avuto il coraggio di dirmelo…”
“Oh, caro! Scappiamo via, fuggiamo, da questo mondo che non può capire, da questa gente che non potrà mai accettare il nostro amore, puro e limpido come l’aria!”
“Sì, amore mio, facciamolo! Staremo insieme, tu ed io, per sempre. Mi prenderò io cura di te, sarò io la tua spalla su cui piangere, ti proteggerò io da ogni male…”

“AAAAAAAAAARRRRGHH!” un urlo agghiacciante riecheggiò per tutta la bottega, facendo tremare perfino le pareti.
“Rarity! Tieni duro, sto arrivando!” Fu allora che il draghetto rimise i piedi per terra per andare a soccorrere la sua bella.
Corse precipitosamente nell’altra stanza e la trovò a tu per tu con la causa del suo terrore, col nemico che l’aveva fatta poc’anzi atterrire. Una pila di vestiti.
Spike sapeva che in certe giornate, quelle più concitate in particolar modo, l’equilibrio mentale di Rarity veniva a trovarsi spesso in una posizione piuttosto traballante, ma il fatto che fosse terrorizzata da un mucchio di stoffa lo portò a chiedersi se fosse il caso di andarla a rassicurare, o più semplicemente, di chiamare il manicomio più vicino.

“Ehm…Rarity…sei stata appena attaccata da un maglione assassino?” esordì il draghetto con un’inusitata innocenza nella voce.
“No! Peggio! Anzi…questa è…la peggior. Cosa. Possibile!” e indicò una giacchetta immacolata piegata con precisione da ricovero, che presentava, in un angolino, appena percettibile, una smagliatura.
Rarity afferrò con foga il capo e cerco di ripiegarlo come meglio poteva.
“Secondo me ti stai agitando per niente…”
“Niente?!?!? E questo ti sembra niente?” sbottò lei seccata
“Questi vestiti devono essere recapitati a Diane Colt, la grande attrice! Gli altri abiti devono essere in condizioni impeccabili…questi invece devono superare la perfezione!”
Il draghetto ebbe quasi un fremito quando udì quel nome.
“Aspetta un attimo…QUELLA Diane Colt? Quella che è diventata famosa perché stava assieme a quel boss mafioso?”
“Spike! Mi meraviglio di te! Parlare di una signora come lei in questi termini!” il tono di Rarity si fece intriso di una marcata vena polemica.
“Loro si amavano, per davvero! E poi non lo sapeva, va bene?”
“Si può nascondere di tutto tra amanti, ma non una carriera da pluriomicida e un mandato di cattura da parte della polizia di tutta Equestria!” controbattè Spike con fare arcigno.
“Sì, ma poi si sono lasciati, e questo l’ha riabilitata in qualche modo, non credi? Oh, ma che te lo dico a fare…non leggi mai Cavalla Moderna?”
“Non è esattamente il mio tipo di lettura.” disse Spike un po’ imbarazzato. Avrebbe voluto urlare “guarda che sono maschio, nel caso non te ne fossi accorta”, ma non gli pareva il caso.
Rarity fece per infilare i vestiti dentro all’ennesimo pacco, ma parve esitante.
“No, no, no, assolutamente no, così arriveranno completamente sgualciti…” rinforzò ancora di più l’imballo, ma ancora non si sentiva sicura.
Pertanto ritirò fuori i vestiti, si volatilizzò in una stanza attigua e ricomparve come un fulmine, portando con sé quella che aveva tutta l’aria di essere una cassa di legno rinforzato, con tanto di lucchetto.
L’unicorno, col sudore che cominciava a imperlargli la fronte, cercò di far scattare il meccanismo del lucchetto, ma si ritrovò a dover lottare contro un pezzo di ferro che non faceva altro che incastrarsi e proprio non voleva saperne di chiudersi. Rarity scosse la testa e sospirò rassegnata.
“Sai, al posto tuo avrei usato una cassaforte a chiusura ermetica con pareti antiproiettili, ma pazienza.” disse Spike.
“Fa’ poco lo spiritoso e carica questa sul camion. Ah, e cerca di chiudere quel dannato lucchetto, per favore, che adesso non ho tempo.” replicò l’unicorno ancora più sbrigativamente di prima.
“Ma non avevi detto che dovevo…AH!” il tentativo del draghetto di articolare una frase di senso compiuto fu vanificato dall’improvviso arrivo della cassa che Rarity gettò fra le sue braccia, alzate per enfatizzare quello che avrebbe voluto dire.

Spike, costretto così a reggere un peso ben superiore alle sue capacità, zampettava a destra e sinistra, zigzagando come un ubriaco, cercando quanto più possibile di mantenere l’enorme cassa perpendicolare al suolo. Quella visione era piuttosto curiosa, poiché dava l’impressione che la cassa avesse messo due tozze zampette viola e avesse assunto vita propria.
Il draghetto dapprima urtò un mobile, poi si sfracellò contro lo spigolo destro della porta, prima di raggiungere lo spiazzo erboso davanti alla bottega di Rarity. In verità Spike non aveva la più pallida idea di dove stesse andando, era come se fosse guidato da una mano invisibile, trascinato dal peso della cassa che lo faceva traballare prima a da una parte, poi dall’altra.
Uno dei fattorini, che se ne stava pigramente appoggiato ad un albero per riposarsi, balzò in aria dallo spavento quando vide quella cassa indemoniata che sbarellava vistosamente, accompagnando gli improvvisi cambi di rotta con degli occasionali “ooooh…oooooh….”. Poi però vide la coda del draghetto, si tranquillizzò, e tornò al suo ozio, non curandosi minimamente dei patimenti di Spike, che frattanto era riuscito a centrare la rampa del camion, dopo diversi tentativi andati a vuoto. Sfinito, Spike gettò la cassa sul pavimento, prima che potesse scivolargli tra le mani.

Respirava affannosamente, assaporando con le narici l’odore del freddo acciaio che permeava l’ambiente retrostante del camion, ricolmo di tutti i pacchi che lui e Rariry avevano preparato quella mattina.
Guardò dietro di sé, in direzione della casa di Rarity. Non si sentiva offeso con lei, anzi! Come la compativa, così ansiosa di fare bella figura dinanzi a quelle celebrità che attendevano impazientemente l’arrivo dei loro sfarzosi capi finemente cuciti e ricamati. Aperse la cassa e rimase lì a contemplare i vestiti destinati a Diance Colt, la diva delle dive. Coloratissimi e brillanti, presentavano tutti delle decorazioni dorate o argentate e il lungo abito da sera, cucito con un tessuto che sfumava dall’indaco al blu scuro, era decorato con delle composizioni di zaffiri e turchesi.
Pensò a come gli sarebbe piaciuto essere ricco per poter regalare degli abiti belli come quelli all’unicorno bianco. Poi si ricredette, notando quanto fosse cretina l’idea, visto che lei i vestiti se li cuciva da sola. E in men che non si dica, rieccolo nel mondo dei sogni, ad immaginare lui e la sua bella nei luoghi più disparati: mentre facevano insieme un romantico pic-nic su di un ameno prato di montagna, mentre cenavano in un ristorante di lusso, incantati dalle luci soffuse e dai riflessi dei lustrini e dei gioielli, mentre correvano lungo un bagnasciuga, salutati dall’ultimo raggio del sole morente.
“Oh, Rarity…” mormorò lui, con la stessa faccia con la quale Twilight l’aveva pizzicato poco fa.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Senti un po’, è da mezz’ora che stiamo aspettando quel drago: te l’ho detto, secondo me è uscito dal camion e non l’abbiamo visto!” disse il fattorino, seccatissimo, al collega.
“Concordo con te! Non possiamo rimanere imbambolati qui: dobbiamo lavorare, noi!”
Come si furono parlati in questo modo, il primo andò ad imbrigliarsi, mentre l’altro si premurò di andare a chiudere il retro della vettura.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
I sogni di Spike si frantumarono ancora una volta quando, con uno sferragliare sonoro, tutto si fece scuro. Il draghetto trasalì con enorme sorpreso e si chiese se il cielo non fosse scomparso o coperto completamente per via di qualche strano prodigio.
Purtroppo per lui, si accorse di essere stato rinchiuso nel camion, senza che i due facchini se ne potessero accorgere! Il panico si impossessò del povero Spike che corse verso il portellone e prese a battere con entrambe i pugni, con tutta la forza che aveva in corpo.
-FERMI! SONO RIMASTO CHIUSO DENTRO! FATEMI USCIRE! FATEMI USCIRE, VI HO DETTO!-
Ma le preghiere di Spike furono inutili. Di tutta risposta, il camion prese a muoversi, trainato dai due facchini, il cui galoppo veloce e pesante sullo sterrato era chiaramente udibile dall’interno del camion, così come il rumore delle ruote che, rotolando a più non posso, scrocchiavano sui sassi e sul terriccio. Il draghetto fu sbalzato all’indietro, cadendo rovinosamente di schiena. Per niente aiutato dal veicolo che tremava peggio di una grattacielo col terromoto, Spike si issò in piedi, coadiuvandosi con uno dei pacchi vicini.
“Ok, Spike, calma e sangue freddo…” disse tra sé e sé per calmarsi
“Non è niente di grave, ora ti siederai in un angolo, e aspetterai che il camion si fermi, così poi potrai uscire…”
Stranamente la cosa non lo tranquillizzò: la vista di tutte quelle scatole che scivolavano minacciosamente prima a destra poi a sinistra lo fece sentire impotente come un vaso di porcellana in mezzo a un branco di elefanti.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Oh, cavolo!”
Il facchino legato alla briglia di destra si lasciò sfuggire un’esclamazione quando, per sbaglio, fece sì che una delle ruote del camion beccasse un sasso piatto di considerevoli dimensioni presente sulla strada.
Il veicolo rimbalzò vistosamente come una palla, e si sentì una sonora botta sul tetto, seguita da uno strano rumore proveniente dall’interno e da un tonfo.
La cosa sembrò insospettire oltremodo il pony.
“Non so perché, ma ho come avuto la sensazione di aver sentito qualcosa …”
“Sì, magari una voce!” scherzò l’altro.
L’altro, di risposta, alzò le orbite al cielo, con espressione di sgomenta riflessione.
“No…sembrava piu un….“ahia”!”
“Ahia?!?” replicò l’altro incredulo.
“Invece di distrarti con queste idiozie, guarda la strada! La signorina Rarity e i suoi clienti vogliono che gli abiti arrivino in ottime condizioni, quindi facciamo in modo che tutto proceda senza intoppi!”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ora, prima di spiegare che cosa è successo dentro il camion, è d’uopo illustrare brevemente a voi lettori l’entità delle due forze che governano e continueranno a governare gli eventi da qui sino alla fine della storia, due entità supreme che spesso il comune sentire tende a confondere, due forze così diverse eppure inseparabili, e che insieme governano gli eventi dell’universo: la fisica, e la sfiga. S’intende per fisica quell’insieme di fenomeni ed eventi naturali il cui svolgimento è scientificamente osservabile e descrivibile attraverso un insieme di leggi e teoremi. La sfiga, invece, è l’anti-fisica per eccellenza. Non è mai stato chiarito se i nefasti eventi provocati da questa oscura forza siano di origine naturale o provocati da un’entità esterna (che, ultraterrena o terrena che sia, gli studiosi sono concordi nel chiamare “iettatore”), né è stato mai possibile poterne descrivere i nefasti fenomeni da essa provocati con delle formule per via della loro incontrollata imprevedibilità.
Per comprendere bene come entrambi questi motori del mondo funzionano, esaminiamo attentamente quello che è successo dentro al camion.
Il fatto che la cassa fosse rimasta aperta, anche dopo il ritorno di Spike dal mondo dei sogni. Questa è sfiga. E anche che egli vi si trovasse proprio dinanzi, a una distanza pressoché perfetta, né troppo vicina, né troppo lontana. Pura sfiga al cento percento.
Che lo pneumatico, discendendo dal sasso, ricevesse una spinta per via della sua ricaduta sul terreno, e che tale spinta venisse propagata a tutto il veicolo con una forza amplificata, invece, è fisica.
Così come lo fu lo spettacolare volo a campanile del povero Spike, sbalzato verso l’alto, con una fantasmagorica traiettoria avente come apice il tettino del camion, sul quale il poveretto quindi dette una craniata di quelle poderose, tale da lasciarlo privo di sensi, indi poi centrare con precisione da cecchino la cassa rimasta ancora aperta.
Che poi il draghetto si fosse trascinato con sé gli sportelli di legno rinforzato, richiudendoli e facendo addirittura scattare il lucchetto, beh, questa è sfiga, ma di quella grossa.
Che ci crediate o no, cari lettori, l’equilibrio dell’universo è dato proprio dall’alternarsi di queste due onnipotenti forze, la fisica e la sfiga. Purtroppo per Spike, di lì a poco, la seconda si sarebbe ripresentata con maggior frequenza della prima.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Spike! Spike!!! Spike!!!! Ma dove accidenti si è cacciato?!?” Rarity aveva cercato Spike in lungo e in largo ma, per qualche oscura ragione, di lui non v’era alcuna traccia.
“Uhm…immagino se ne sia andato senza dirmi niente.”
L’unicorno tuttavia non si sentì affatto offesa, anzi, fece solo spallucce e tornò dentro al laboratorio.
“Tanto non mi serviva più!”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Eppure gli indirizzi erano tutti giusti…” protestò uno dei due facchini, mentre ricontrollava una cartellina che aveva con sé.
Dopo più di tredici ore di viaggio, i fattorini erano giunti davanti a una villa gigantesca, proprio dinanzi a un cancello d’oro massiccio.
“Già, ma a quanto sembra, la signorina Colt è completamente irreperibile.” chiosò il collega.
“C’è solo una cosa da fare:…” l’altro riprese a sfogliare la cartellina e, giunto alla pagina desiderata, tenne la riga con lo zoccolo sinistro e prese a riflettere ad alta voce.
“Dunque, com’era che si chiamava l’ex-marito? Ah, sì, eccolo qua…don…Peppino Scuderi!”
“Che buffo, sembra il nome di un boss mafioso!” disse l’altro con un sorriso.
“Fatto sta che tocca darlo a lui il pacco, visto che l'ex moglie non si trova da nessuna parte.”
E ripresero il galoppo alla volta del nuovo indirizzo.

FINE DELLA PRIMA PUNTATA
Ultima modifica di Yamagong il 27/03/2012, 0:05, modificato 2 volte in totale.
Yamagong
 
Status: Offline

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Aedesyr » 20/11/2011, 11:07

Non male.
Qualche piccolo consiglio.
In primis, evita frasi troppe lunghe costellate di millemila virgole; è un errore comune, ma tende a confondere il lettore e, sopratutto, ad intaccare la FLUIDITA' del racconto in sè.
Qualche esempio.
Subito all'inizio: "A parte qualche innocua nuvoletta un po’ di qua e un po’ di là, lasciate quasi a mo’ di decorazione, per non far sembrare la volta celeste una spaventosa voragine azzurra, e il profilarsi di Cloudsdale in lontananza, il cielo era terso e limpido, e i pony ne approfittavano per uscire dalle loro case"
In una situazione del genere sarebbe meglio:
a)accorciare un pò: "A parte qualche nuvoletta qua e là, il cielo era terso e limpido, e i pony ne approfittavano per uscire dalle loro case"
b)Dividere in più frasi. Puoi farlo sia per intero(con il punto)od in maniera "parziale"(con il punto e virgola, che ti permetterebbe di mantenere una coesione tra le due frasi); ti fornirebbe inoltre la possibilità di descrivere ulteriormente anche altri dettagli. "Nel cielo si trovava solo qualche innocua nuvoletta qua e là, lasciata a mò di decorazione per non far sembrare la volta celeste una spaventosa voragine azzurra;a parte quello, ed al profilarsi di clousdale in lontananza, il cielo era terso e limpido, ed i pony ne approfittavano per uscire dalle loro case.

Poi non ho più voglia di scrivere; per il resto continua così!
Immagine


ImmagineImmagineImmagineImmagineImmagine
Avatar utente
Aedesyr
Crystal Pony
Crystal Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1629
Iscritto il: 30/10/2011, 21:47
Località: In cima ai monti ia ia oh
Pony preferito: Crimson
Sesso: Maschio

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Auster » 20/11/2011, 16:18

Non sono uno scrittore quindi non ho grandi capacità analitiche sulle storie, però mi pare ben scritta e fai uso di un ottimo vocabolario.
Mi piace come invece di trovare a tutti i costi una spiegazione sul perché Spike finisca nella cassa tu abbia fatto la digressione sulla sfiga/fisica rivolgendoti direttamente al lettore :lol:
E bella idea anche per la trama, non credo di aver mai sentito di una ponyfic con la mafia. Già prevedo dolori per il povero Spike...

In primis, evita frasi troppe lunghe costellate di millemila virgole; è un errore comune, ma tende a confondere il lettore e, sopratutto, ad intaccare la FLUIDITA' del racconto in sè.


In effetti in alcuni punti trovo anche io un eccesso di paratassi nelle fasi descrittive più lunghe, ma niente che ammazzi il tranquillo scorrere della storia, comunque.

Un solo minuscolo errore: hai scritto casa invece di cassa-
“Ma non avevi detto che dovevo…AH!” il tentativo del draghetto di articolare una frase di senso compiuto fu vanificato dall’improvviso arrivo della casa che Rarity gettò fra le sue braccia, alzate per enfatizzare quello che avrebbe voluto dire.


Dai che poi la traduciamo e la mandiamo ad EqD :chesiresparkle:
Immagine Gruppo italiano Deviantart
Avatar utente
Auster
Rainbow Pony
Rainbow Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 8830
Iscritto il: 12/08/2011, 16:48
Località: Firenze
Pony preferito: Fluttershy
Sesso: Maschio

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Someponyelse » 20/11/2011, 19:11

Orbene, difficile stabilire se la responsabilità vada attribuita alla fisica (neurologica) o alla sfiga (patologica), al grammar nazi che è in me o al più generico rompicoglioni che costituisce il mio involucro ma, dato che me lo hai anche chiesto personalmente (peggio per te :P )... brace yourselves: the wall of text is coming! :lol:


Premettiamo innanzi tutto quanto io sia del tutto alieno al concetto stesso di fanfic: fatico onestamente - problema e preconcetto del tutto mio, intendiamoci, non un critica sul generis - a comprendere il motore creativo che vi possa stare dietro, e dunque non ne sono attratto. Risultato: non le leggo, non le conosco (diamine, ed ora sti maledetti pony mi han sverginato pure su questo versante! :facehoof: ), e quindi i miei commenti non possono entrare più di tanto nel merito. Mi limiterò dunque ad esprimere un parere assai più a monte e sui fondamentali.

Inizio però riprendendo il filo della critica mossa da Aedesyr, a cui debbo ribattere almeno in parte: nell'esempio specifico portato è innegabile vi fosse un'interruzione o due di troppo a detrimento del ritmo del testo. Tuttavia un'arte del bel scrivere che è andata gradualmente perduta negli anni è proprio quella della scrittura ritmata vocalmente, dove non di rado la punteggiatura si usa anche laddove non strettamente necessaria, per ritmare quasi musicalmente la narrazione nella capoccia del lettore. Il testo non deve infatti di per sé essere necessariamente fluido, quanto semmai ben ritmato.
Mi pare che tu sia portato istintivamente a visualizzare la tua scrittura in questi termini orali, da qui l'intenso uso di virgole e punteggiatura. Questo mi garba molto: è vero che in diversi passaggi - come nota Aedesyr - ne hai usata forse troppa e forse a sproposito andando involontariamente a spezzare il ritmo che stavi andando a creare, ma la direzione è per me quella giusta.

Aedesyr stesso ha esordito con una frase perfettamente ritmata:

In primis, evita frasi troppe lunghe costellate di millemila virgole; è un errore comune, ma tende a confondere il lettore e, sopratutto, ad intaccare la FLUIDITA' del racconto in sè.


Nota, come ti ha indicato lui stesso, l'uso del punto e virgola che ti fa prendere respiro, e di quella virgola - non strettamente necessaria ma che dà il ritmo ed il tono corretto ad esprimere demarcazione - sul "soprattutto". Una frase breve eppure costellata di pause tonali che la rendono particolarmente espressiva.
Aggiungerei anche: nota inoltre come io invece tendo a far frequente uso dei due trattini "-", simbolo d'interpunzione ormai purtroppo assai in disuso, ma a mia opinione estremamente migliore della virgola quando nella pausa si vuole introdurre con il dovuto stacco un commento o una specificazione non direttamente confluente nell'esposizione della frase "principale". Il trattino è una via di mezzo fra l'altrimenti troppo generica virgola e la parentesi, che invece rimuove completamente quanto delimita dal contesto della frase principale, ed è un'altra utile freccia nella faretra da poter utilizzare per ritmare il testo.


Ma chiudiamola qui con la parte grammar nazi, e veniamo più al cuore della narrazione: in quanto sì, vi sarebbero anche altre cosine che si potrebbero discutere (qualche congiuntivo perduto per strada, un paio di "con fare" in ripetizione di troppo, etc.), ma si tratta di peccati veniali che secondo me derivano tutti da un solo problema a monte.

Ossia: la mancanza di identità di genere. Premesso come sopra che nell'ambito della fanfic vi possano pur essere dinamiche a me estranee, quello che salta all'occhio nella prima parte è che pur presentandosi nello stile teorico del racconto, la quasi totale assenza di descrizioni sensoriali ed il netto predominio di dialoghi seguiti da secche descrizioni sommarie di ambient e situational lo fanno altresì assomigliare più ad un copione. Entrambi i generi nobilissimi nel proprio settore, ma così ibridati danno al lettore una sensazione di confusione ed insicurezza stilistica: se lo leggo con la metrica del racconto soffro la mancanza di tutte quelle descrizioni atte a calarmi nella situazione immaginifica; se invece lo leggo con la metrica del copione, me ne viene a mancare il linguaggio, la ripresa "fotografica", la costruzione prettamente teatrale.
Lo stessa metodologia di taglio fra diverse scene per cui hai optato (fra Spike ed i fattorini, ad esempio), è decisamente da sceneggiatura più che da racconto.

L'impressione, ad ogni modo, è che siano i dialoghi a metterti un po' in imbarazzo, ossia che trovi difficile gestirli e dar loro un'identità nella struttura della narrazione (cosa che è sempre stata una difficoltà anche mia), infatti, non appena questi si interrompono tutto trova una ben miglior consistenza e struttura da racconto coeso:

Spike, costretto così a reggere un peso ben superiore alle sue capacità, zampettava a destra e sinistra, zigzagando come un ubriaco, cercando quanto più possibile di mantenere l’enorme cassa perpendicolare al suolo. Quella visione era piuttosto curiosa, poiché dava l’impressione che la cassa avesse messo due tozze zampette viola e avesse assunto vita propria.


Da qui in poi, sino al successivo cambio, il lettore riesce finalmente a visualizzare la scena in maniera dinamica, sensoriale, dotata di quella suggestività che al formato del copione manca in quanto non necessaria. E non a caso migliora anche nel complesso il ritmo e la punteggiatura, in quanto si direbbe ti trovi nuovamente a tuo agio e tutto ti esce, molto semplicemente, più facile.
Infatti la parte stilisticamente di gran lunga migliore del brano è, indubbiamente, il paragrafo in cui butti giù a gomitate la quarta parete e ti metti a conversare col lettore. Non solo è di per sé un metodo moderno che - quando usato a proposito, vedasi nella letteratura Beat dei Kerouac e dei Bukowski, lasciamo un po' stare invece il neopulp metropolitano odierno - apprezzo molto, ma mi par proprio evidente come essendoti lì liberato tanto dei dialoghi quanto del setting a cui ti dovevi piegare, puoi scrivere di totale istinto e con totale naturalezza, ed infatti la qualità si impenna straordinariamente: quasi sembrano due brani disgiunti scritti da mani differenti, tale è il miglioramento. Il ritmo è ottimo, l'incisività del vocabolario altrettanto, ed a differenza delle "battute" attribuite ai personaggi durante i dialoghi che appaiono un po' forzate, queste traggono dalla naturalezza con cui sono espresse un ben maggiore mordente.


Concludendo, credo di poter dire che - proprio come ti avevo calorosamente accolto l'altro giorno in Sugarcube - hai un'ottima padronanza linguistica, sicuramente invidiabile ai più (ok, abbiamo parlato già di come sono i più, ma qui c'è del merito tuo, non solo demerito loro :P ), ma mi pare che inciampi più che altro nel tenere le redini dello stile e dell'ambientazione, piegandoti ad essi anziché piegare essi a te ed al tuo stile istintivo. Una padronanza indubbiamente figlia della pratica più che del talento, e forse anche, mi verrebbe da immaginare, qui forse ostacolata dalla natura tutta particolare della fanfic, in questo caso più che mai.
Io stesso che ho la presunzione - come vedi - di arrogarmi il diritto di analizzare e sezionare in questo modo il tuo lavoro presumo incapperei in scogli molto simili affrontando la stesura di una fanfic. Ancor più quando si tratta di una fanfic su dei - prendiamo una pausa, concediamoci una sorta di breve esperienza extracorporea e guardiamoci per un istante dall'alto dopo tutto sto pippone mentale serioso - pony magici e dai colori sgargianti :lol:
Scherzi a parte, effettivamente, a meno che non si stia creando una fanfic estremamente particolare e con un'idea ed obiettivo ben precisi in mente (vedasi robe alla Cupcakes, per intenderci), il soggetto in questione è tale che davvero non sai a chi ti stai rivolgendo: lo strutturo in maniera articolata, impegnata, evocativa, flaubertiana, sbrodolandomi addosso autocelebrazione letteraria - e mi sento un pirla perché a conti fatti sto parlando di pony - oppure più infantile, semplice, colorata, immediata, ma legandomi le mani ed autolimitando il mio stile?
Molto più arduo scrivere una fanfic sui pony che non sulla Terra di Mezzo (vero signor Christopher Tolkien che hai trovato tutta quella roba nei cassetti del babbo, mica te la sei inventata tu di sana pianta, eh? :chesiresparkle: )


Insomma, naturalmente questo mio pippone si concentra più su quello che non mi ha convinto che sull'opposto, com'è del resto naturale (su quello che ti piace non c'è molto altro da dire se non good job!). Come ti ho detto prima in MSN, se mi sono preso la briga di farlo è perché evidentemente il tuo lavoro ha suscitato il mio interesse e mi garba come scrivi, credimi. Ed, inoltre, naturalmente io non ho alcuna autorevolezza in merito, sono solo un logorroico patologico che sbrodola lettere (anzi, a maggior ragione, sono un trentenne metallaro che va pazzo per i pony ----> autorevolezza e credibilità non sono più di casa qui :lol: ).



Still, mi accodo ad Auster nel dire: pony + mafia? Buck yeah!
Anche perché dopo Apocalypse Now, dopo Lebowski, io ora un pony padrino me lo posso aspettare anche canon :pazza:


P.S. Regurgito Nitpicking:

peggio di un grattacielo col terromoto


Questa similitudine non mi ha convinto molto all'interno della narrazione. Mi è parso uno di quegli errori "alla Troisi", ossia una stonatura in quanto al di fuori del setting. Non ci sono (che si sappia) grattacieli in Equestria, è un setting fantasy architettonicamente canonico, se così vogliamo definirlo: quando la voce narrante è all'interno della storia come in quel passaggio, le similitudini usate dovrebbero rimanere all'interno della coerenza dell'ambientazione, per quanto possano essere efficaci per il lettore, poiché lo strappano dall'immersione. Come, appunto, i personaggi della Troisi che fra cappe e spade si scambiano proverbi regionali italici, imprecano a divinità o fanno riferimento a simbologie del mondo reale e moderno.
"Eternal chaos comes with chocolate rain, you guys. Chocolate. RAIN."
         - Edward Norton Lorenz (1969). "Atmospheric predictability as revealed by naturally occurring analogues". Or maybe not.
Avatar utente
Someponyelse
Fruit Bat
Fruit Bat
 
Status: Offline
Messaggi: 275
Iscritto il: 19/10/2011, 18:22
Località: Genova
Pony preferito: Pinkie Pie
Sesso: Maschio

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Yamagong » 01/03/2012, 16:55

Dopo quasi cinque mesi, ecco finalmente pronto la seconda puntata di Cavaddi. Sperando che l'apprezzerete tanto quanto avete apprezzato la prima, vi auguro una buona lettura. Naturalmente critiche e consigli sono ben accetti.

UN SENTITO GRAZIE A BROWNYFLANKBOOK PER IL SUO PREZIOSO AIUTO NELLA TRASCRIZIONE IN SICILIANO DEI DIALOGHI AVENTI PER PROTAGONISTI I MEMBRI DELLA PONY-MAFIA. TI SARO’ SEMPRE GRATO PER AVER PRESO PARTE ATTIVA AL PROSEQUIO DI QUESTA COLOSSALE PAGLIACCIATA. GRAZIE ANCORA DI TUTTO!

Ma prima di cominciare, un po' di satira su un certo filone di film purtroppo molto popolare in Italia...

----------------------------------------------------------------------------------------------

Prima di incominciare questa seconda parte, voglio dare una notizia sensazionale a tutti bronies che stanno leggendo in questo momento.

Sembravano indiscrezioni, semplici voci di corridoio, e invece pare che la Hasbro sia realmente intenzionata a realizzare un film basato su My Little Pony: Friendship is Magic.

Lo so a cosa state pensando, “Sì, vabbè, è il solito pacco, parli così, per sentito dire…”. E invece no, ve lo posso garantire! Per verificare la cosa, sono andato di persona a Pawtucket, nel Rhode Island, onde poter carpire questa preziosa informazione; il prezioso segreto mi è stato gentilmente rivelato dalla segretaria che lavora là, una gran bella figliola, se devo essere sincero, che riesce a fare certi numeri a letto…ah, no, aspetta, sto divagando.

Vabbé, fatto sta che sono riuscito a *ehm* convincere la segretaria a darmi qualche informazione in proposito. Purtroppo non sono riuscito ad ottenere il trailer del film (il quale sarà distribuito nelle sale fra qualche mese). In compenso, ho qui con me la trascrizione integrale dell’audio.

Ah, comunque mi pare di aver capito che non sono stati coinvolti né Lauren Faust, né Rob Renzetti, né nessun altro membro del team originale: la Hasbro, infatti, ha deciso (udite, udite) di affidare il progetto a una manovalanza tutta italiana che, assicura la ditta americana, darà un tocco “speciale” alla pellicola.


Eccovi, quindi, il testo del trailer, che copio e incollo senza neanche averlo letto:

Voce fuori campo: Hasbro in collaborazione con Filmauro presentano…

*parte A Far L’Amore di Bob Sinclar e Raffaella Carrà in sottofondo*

Pinkie Pie: *rutto fragoroso*
Twilight: A li mortacci tua! Ma che ce metti in mezzo alle tortine, li sorci morti?!?

Voce fuori campo: un film di Neri Parenti, Carlo ed Enrico Vanzina!

Rainbow: Gilda, che ce vedi?
Gilda: Sì che ce vedo!
Rainbow: Allora vedi d’annà affanculo!

*taglio*

Twilight: A’ bbello! Vuoi vedè ‘na magia? *allarga le gambe*
Snails: Iiihhhh! Ostregheta!

*taglio*

Spike: Anvedi che culo che c’ha ‘sta cavallona!
Rarity: Oh! Sporcaccione! *molla un ceffone a Spike*

*taglio* *serie di inquadrature su vari personaggi che fanno smorfie a casaccio*

Voce fuori campo: e la partecipazione straordinaria di Enzo Salvi!

Applejack: Ma tu che c’entri con My Little Pony?!?
Enzo: E che cazzo ne so! M’hanno chiamato perché devo infilà quattro parolacce! Cazzo, culo, merda…
Applejack: Poveri noi...

Voce fuori campo: NATALE IN EQUESTRIA

Celestia: Twilight, sei stata un’allieva molto cattiva...lo sai adesso dove lo ficco questo corno?
Twilight: no, dove?
*ZACK!*
Twilight: ODDIOOOOO, CHE DOLOOOREEEEE, CHE DOLOOOOOOREEEEEEE!!!

Voce fuori campo: NEI MIGLIORI CINEMA E NEI PEGGIORI BAR DI CARACAS!!!

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

SECONDA PUNTATA: LA VILLA DI DON PEPPINO SCUDERI

La villa di Peppino Scuderi si ergeva, in tutto il suo splendore, fra gli alberi della vegetazione montana più rigogliosa, sul pendio della monte più alto della catena che faceva da confine naturale al regno di Equestria. In mezzo a tutto quel verde, la villa, bianca, immacolata, splendeva come un diamante incastonato nella giada più preziosa, nella brillante malachite.

Pareva quasi che fosse stata costruita lì per sbaglio, dimenticata in quel posto sperduto e desolato da qualche eccentrico architetto col pallino per il neoclassico e il kitsch. Sebbene evidentemente ciò non fosse l’intenzione originale dei costruttori, era chiaro come il secondo aspetto predominasse decisamente sul primo. La costruzione infatti, una reggia a due piani molto ampi, con tetto rosso e un balcone centrale in mezzo, che dava proprio dinanzi al grande cancello, riusciva a rapire lo spettatore, salvo poi lasciarlo perplesso per via di non pochi elementi estranianti.

Innanzitutto vi erano le quattro colonne portanti, che servivano da sostegno al terrazzo, e che scandivano ritmicamente lo spazio adiacente al portone che collegava il giardino con l’atrio: quattro pony, uno per ogni colonna, erano stati scolpiti alla base di ognuna di esse, reggendone il peso massiccio sulle loro povere schiene. La cosa inquietante erano le espressioni di indescrivibile sofferenza e fatica dipinte sul volto delle povere bestie, una goduria per il sadico, un po’ meno divertente per il comune mortale. Inutile dire che, inserito in quel contesto semi-classicheggiante, quelle sculture evocavano un grottesco senso di ridicolo anziché timore e rispetto.

Altra amenità era la curiosa fontana posta al centro di un labirinto di siepi, posto a un lato del giardino, di eccessiva e inutile grandezza, oltre che di dubbia utilità: due unicorni stilizzati, senza volto, dalle zampe e dai corpi tozzi e plastici, si infilzavano a vicenda con i propri corni e, dal punto in cui i corni fuoriuscivano dalle schiene dei due contendenti, zampillavano allegramente due getti d’acqua.

Tali virulenti e ingiustificati attacchi al buongusto potevano essere solo opera di due tipi di persone: o di un imbecille, o di un autentico criminale. E Peppino Scuderi era di certo ascrivibile alla seconda categoria, seppur non brillasse di intelligenza.

Peppino era un bel cavallo adulto, di robusta corporatura, alto e fiero, con due occhi penetranti e freddi come il ghiaccio. Aveva il manto marrone scuro e la criniera, tenuta rigorosamente corta, dalla tinta più chiara. Era solito vestire con una camicia bianca e un’elegante giacchetta nera, che gli davano sempre un impeccabile aria da gentiluomo.

Così come immancabile era il grosso sigaro sulla sua larga bocca, perennemente acceso. Tra i suoi scagnozzi girava addirittura voce che Peppino stesse fumando lo stesso sigaro da più di 10 anni, voce che fu messa a tacere dallo stesso don tramite ripetute e reiterate minacce di morte indirizzate ai suoi sottoposti.

Nonostante la favella sciolta e l’aria da diplomatico che era solito darsi, infatti, Peppino non era uno che perdonava, conscio che l’unico modo per far sì che tutto vada per il verso giusto è usare lo zoccolo di ferro costantemente. E Peppino ci provava un gusto indescrivibile nel farlo, seppur non lo dava a vedere. Duro, deciso, freddo, ma anche passionale, Peppino era tenuto in ottima considerazione dagli ambienti della criminalità organizzata, che in Equestria, vuoi per i continui veti della principessa Celestia, vuoi per la dabbenaggine connaturata nei pony, faticava a farsi strada all’interno del regno.

Particolarmente odiosa, a detta del boss, fu un’ignobile legge che la principessa promulgò anni orsono. Quasi nessun pony lo sapeva, altri invece l’avevano inteso tramite voci ritenute però inattendibili; fatto sta che la pony-mafia, l’associazione di cui Peppino Scuderi era a capo, custodiva gelosamente un segreto terribile, cancellato per sempre dalla storia di Equestria dall’infame editto: le armi da fuoco. Messe a punto dai membri della pony-mafia stessa, Celestia le bandì immediatamente non appena si rese conto del loro incommensurabile potenziale distruttivo.

A nulla valsero le obiezioni mosse circa un loro possibile utilizzo come armi di legittima difesa. “Un’arma è pur sempre un’arma”, sentenziò la principessa. E fu così che la loro produzione fu interrotta e le poche in circolazione furono distrutte. Peppino, che allora era un puledro pieno di belle speranze, e anche di numerosi scheletri nell’armadio, disse con rassegnazione che i pony erano stati talmente moralisti e superficiali da rifiutare il progresso con la P maiuscola. Perché il progresso è anche questo: una bella scarica di piombo fumante.

Qualche volte Peppino ripensava a queste parole, e così stava facendo in quel momento, mentre parlava con i suoi due fidi scagnozzi, appena arrivati alla villa per riferirgli delle importanti notizie.

Il mafioso stava ricevendo i due cavalli nel sontuoso atrio della ricca magione: un salone di marmo di forma quadrata e dalle considerevoli dimensioni. Al centro del pavimento, intarsiato, vi era un cerchio, con all’interno dei raggi di colore arancione che somigliavano quasi a dei petali e nel centro, giallo come il sole, quello che evidentemente doveva essere l’insieme dei pistilli di quel freddo fiore marmoreo.

“Facisti chiddu chi vi dissi?” chiese il boss tutto serio con accento spiccato, il sigaro che gli ballava sgangheratamente sulle labbra ad ogni sillaba.

“Quilla cornuta di fimmina sotto allu mari sta di stamatina, don.” rispose uno dei giovani cavalli, con un accento ancora più marcato.

“Con un paru di scarpi di cimiento, offerte da vossia".

“Bene, bene…” profferì compiaciuto il cavallo girandosi, la voce un po’ rabbuiata e minacciosa. Una sbuffata grigiastra fuoriuscì dalla sua larga bocca, così come il fumo da una ciminiera industriale.

“"Vistu ca a chilla buttana ci piacievano i vestiti, i scarpi, minchiati di stu generi, sugnu sicuru ca ci piaciu u me regalu…”

Poi, quasi uscendo da quel raccoglimento compiaciuto, si volse ancora una volta verso i due sgherri.

“Pi curiosità, unni la gettaste?” disse, stavolta assumendo un tono vibrante, quasi allegro.

Fu l’altro cavallo, quello che non aveva ancora parlato, a rispondere con trepidazione, quasi euforico per udire tanta riconoscenza nella voce del boss.

“Nei pressi do portu, voscenza!” esclamò eccitato, quasi impennandosi sulle zampe posteriori.

Passarono alcuni minuti di silenzio imbarazzato. I due sgherri non ne capivano il motivo: fatto sta che il boss continuava a fissarli impassibile, senza cambiare espressione. Altro fumo proruppe dalla sua bocca, facendolo quasi somigliare a un drago.

“Mi pigghiati pu culu? Cugghiuni, voi siete!”

Peppino ebbe un sorprendente, inaspettato scatto d’ira. Il sigaro ballonzolava ancora più velocemente sulle sue labbra. Se avesse avuto una voce, il lungo involto di tabacco probabilmente avrebbe implorato al don di smettere di agitarsi.

“"Vi scurdastivu ca chidda ia 'na star famosa 'nta tutta Equestria? ‘Un passa mancu un gnornu daa sua sparizioni ca subitu accumincierannu i ricerchi, e tempo na para di’ iorna e a puonnu truvari!”

I due pony si guardarono vicendevolmente con gli occhi sgranati e il viso pallido. Deglutirono terrorizzati, frattanto che prendevano a sudare a freddo, nonostante l’ambiente, per via del materiale con cui era costruito, fosse notevolmente meno caldo rispetto all’esterno.

“Scusassi, eccellenza, ma nta barca avia finutu a benzina!”

“Non dire minchiate!” controbatté l’altro palesemente irritato

“A benzina c'era! Si tu ca ‘un ci vulisti iri a ghiri ddà! "O ccà, o ddà, chi si ni futti? L'importanti ia ca sta ‘nto mari! "Accusi 'stu minchiuni mi dissi!"

“"Va bene, buono, bast' ccussi!” Peppino intervenne nel battibecco in procinto di esplodere, quasi alzandosi sulle zampe posteriori per sbracciarsi.

“'Un mini futti nienti! Ringraziati u signuri ca mi finierunu l'uomini, picchi se no già avissivu avutu 'na pallottola nilli vostri testi voti!” disse lui sdegnoso.

Ai due cavalli quasi brillarono gli occhi nel sentire quelle parole che alle loro orecchie suonavano così lusinghiere. Si inginocchiarono davanti al don e presero a baciargli gli zoccoli.

"Grazi, grazi mille voscenza! Bontò vostra, comu siti buono!"

Peppino, che assunse un’aria disgustata alla vista delle eccessive dimostrazioni di gratitudine dei suoi tirapiedi, ritirò uno dei due zoccoli dalle loro grinfie, quasi indietreggiando.

“E comunque” riprese il boss cercando di ricomporsi
“Puru se le autorità circassiro di fari luci 'nta faccienna, nun ci troverannu mai: mica pi nienti fici costruiri chista villa 'nto puostu chiu tintu e spirdutu di tutta Equestria, 'nto pizzu di 'na muntagna chiù auta ca nissunu ci può arrivari! Puru si circassiru 'nta ogni pietra do regno, ia tuttu inutili!”

Quel discorso, lucido tanto quanto pomposo, fu interrotto bruscamente da un improvviso scampanellìo” che riecheggiò in tutta la villa.
“POSTAAAAAAA!” berciò qualcuno all’esterno, dall’altra parte del cancello.

Un silenzio di gelo discese sull’intera stanza, come se l’inverno fosse giunto in anticipo di punto in bianco.
In effetti i due sgherri, che ora avevano abbozzato il più forzato dei sorrisi sui loro musi, falsi quanto una banconota da 4 e 99, speravano davvero, in cuor loro, che fosse davvero sopraggiunto l’inverno. Perché, stando a quello che si raccontava in giro, chi faceva incazzare don Peppino Scuderi spesso non arrivava nemmeno a vedere la luce del giorno dopo. Forse neanche il tramonto del giorno prima. Toh, facciamo la notte e crepi l’avarizia.

“Ma di quannu avemu u campanello misu ca?” proferì il boss, scadendo ogni singola sillaba, la voce così insolitamente cavernosa.

I due sgherri si guardarono a vicenda, sudando a freddo. Deglutirono. Entrambi stavano pensando alla stessa cosa: ormai si vedevano già cadaveri.

"E cu minchia ciu detti l'indirizzu o corriere, ah?” riprese il don con maggiore vigore, la rabbia ora chiaramente percepibile nell’intonazione della voce.

I due non risposero, fermi, immobili, come due statue grondanti di sudore. Muti. Sembrava quasi di vedere una curiosa rappresentazione di quando Michelangelo chiese al suo Mosè appena scolpito “oh, perché mi guardi e non favelli?”. Con la sola differenza che don Peppino Scuderi era davvero sul punto di perdere la pazienza e prendere a martellate i due succubi senza pietà.

Mai in vita loro come in quell’attimo i due ronzini pregarono con tutta la loro devozione l’onnipotente di Celestia affinché aprisse una voragine sotto ai loro zoccoli, facendoli scomparire per sempre fra le viscere del sottosuolo di Equestria. Purtroppo per loro, Celestia non ascoltò le loro preghiere. E, anche se fosse stata presente in quel momento, non l’avrebbe comunque fatto, visto che tra lei e la pony mafia non correva proprio buon sangue.

“A vuautri ci pienso duopo” esplose il don seccato, dirigendosi a lunghe falcate verso l’ingresso.
"Ora vidiemu chi minchia vuonnu chiddi de' poste!"

Accompagnato dai due inseparabili cavalli, richiuse il pesante portone alle sue spalle e, attraverso un stradina ghiaiosa che fronteggiava il cancello in tutta la sua magnitudine, raggiunse i due fattorini che l’attendavano sulla stradina adiacente alla villa, immersa nel verde più assoluto, rigoglioso e luminescente.

“Ehm…il signor Scuderi?” chiese il fattorino intimidito dal boss, che si avvicinava in tutta la sua eleganza e il suo oscuro carisma, il volto rabbuiato e tenebroso, carico della rabbia più truce.

E con la stessa truce e impeccabile eleganza del suo incedere così rispose al giovane pony:
“Ca minchia vulete?”

“Ecco, ci sarebbe un pacco per lei…o meglio, sarebbe di sua moglie, ma non siamo riusciti a rintracciarla e…” a mano a mano che parlava, il fattorino si faceva sempre più piccolo.

“Cume siete venuti fino accà?”

“Ehm…trottando.” rispose l’altro fattorino, che fino a quel momento era rimasto in disparte.

“Allura ‘un mi spiegai buonu: comu truvastivu a strata p'arrivari ccà?”

“Abbiamo seguito i cartelli.” replicò di rimando l’interlocutore, come se stessero parlando della più assoluta delle ovvietà.

Peppino, ormai completamente rassegnato, si battè uno zoccolo sulla larga fronte.

“Don, unnè corpa nostra!” protestò uno degli sgherri.
“E ca cu sta mania di nascundiri tutti cosi ogni vota turnari 'nto covo iera na tortura, ni pirdevamu siempri!”

Curiosamente Peppino non sembrò battere ciglio dinanzi a quell’inattesa quanto inopportuna affermazione. Il boss sollevò una zampa anteriore e martellò la spalla sinistra dello scagnozzo che aveva appena aperto bocca. Il cavallo, voltandosi, si ritrovò faccia a faccia col don che lo guardava un po’ in cagnesco. E che gli fece perentoriamente segno di guardare in alto. Gli ordini sono ordini, anche i più bizzarri: pertanto lo sgherro non tardò a sollevare il mento verso il cielo, dove però non vi vide alcunché di strano o di degno di attenzione.

Un attimo dopo, egli ricevette una delle zoccolate più forti e meglio assestate che avesse mai preso in vita sua. Così ora il poveretto era letteralmente stramazzato al suolo, e se ne stava lì, in disparte, che si rigirava e rantolava per il dolore.

"Datimi 'stu paccu e finemu 'sta cammurria!"

La pazienza e la calma con cui agivano i due fattorini, uno recatosi sul retro del camion a scaricare una pesante cassa di legno e l’altro a cercare i documenti da firmare, contrastava nettamente col nervosismo e la fretta del don, che prese a scrivere su quelle scartoffie postali con zoccolo talmente malfermo da poter spezzare in due la penna da un momento all’altra, tale era la rabbia e la seccatura che tratteneva a stento.

Sbrigate quelle faccende burocratiche, Peppino mandò al diavolo i due giovani pony, che ricambiarono salutando gentilmente il don, e ripresero a trottare seguendo quella strada che, conducendo a valle, si faceva sempre più ripida, e pertanto non tardarono a scomparire del tutto, quasi come se fossero stati inghiottiti da quell’asfalto così afoso, quasi un liquido viscoso sotto il sole cocente.

I due mafiosi non persero tempo e si sforzarono di sollevare la cassa per caricarsela in spalla, al che quasi caddero a terra accartocciandosi su sé stessi, sorpresi dall’inenarrabile pesantezza che si ritrovarono sulla schiena

"Eccellenza, ma ch'aveva misu so mugghieri, sassi? Sta cosa pisa comu un muortu!"

"Don, ma ‘un è ca macari 'stu paccu ia di calchi banda ca manna, chi sacciu iu?, ruobba buona, tipu droga, armi...?"

"A droga? L'armi? Cu currieri espressu? A si scemu?” replicò il don sbigottito.

“Eh, picchì no?”

"Camina e sposta a cassa, scimunitu!"

Data la circostanza, a don Peppino tornò in mente quello che gli disse anni fa un vecchio e rispettabile capo pony-mafia, allorché si apprestava a inseguire la sua brillante carriera criminale. “Non circondarti solo di stupidi! Gli stupidi sono ubbidienti, ma dopo tocca correre a te se fanno danni!” Egli rise a quelle parole e rifiutò cortesemente il consiglio. Al contrario, mai parole furono più profetiche di quelle!

Per fortuna i due scagnozzi compensavano l’antimateria presente nei loro crani con la forza nei muscoli, e non ci era voluto molto tempo prima che riuscissero a caricarsi il cassone sulle loro schiene, reggendo uno lo spigolo destro e l’altro,distribuendosi così il peso, e quindi lo trasportassero fin dentro l’atrio, dove lo posero a terra con la massima delicatezza che il cadaverico gravame consentiva loro.

Don Peppino e i due sgherri rimasero inebetiti a guardare quel cubo di legno come se un mostro avesse dovuto sbucar fuori di esso da un momento all’altro. Poi, senza ulteriormente esitare, il mafioso si appropinquò alla cassa, e neutralizzò l’ultima barriera che lo separava dal contenuto della stessa, vale a dire un lucchetto.

Aprì prima il coperchio sinistro, e infine quello destro. Il terrificante spettacolo che gli si parò davanti in tutta la sua crudezza lo lasciò senza fiato.

“Bedda matri!” esclamò con tutta la forza che aveva in gola.

Uno dei due sgherri si avvicinò, incuriosito dalla reazione del boss. La sua reazione fu persino ancor più plateale.

“Iiiih! "Chi schifu! Chi schifu!" urlò e, mettendosi uno zoccolo sulla fronte con fare estremamente teatrale, svenne cadendo a terra con un tonfo sordo.

L’agitazione che si era scatenata nell’atrio non tardò ad attirare l’attenzione delle numerose guardie che pattugliavano ogni singolo perimetro della villa di don Peppino: questi accorsero immediatamente, correndo con fare militare da tutte la parti, chi dal giardino, chi dalle scale che dall’atrio conducevano ai piani superiori tramite un balconcino, chi dalle arcate sottostanti il medesimo. Addirittura due sbucarono fuori dalla coppia di coloratissimi vasi di girasoli posti ai lati dell’ingresso, incuranti del terriccio che li lordava parzialmente.

Il povero Peppino ci era rimasto veramente di sasso.
All’interno del cassone, infatti, adagiato su un soffice letto di raffinatissimi abiti, un piccolo rettile stecchito faceva bella mostra di sé in tutto il suo macabro squallore.

"Ch'è 'sta cuosa? Chi significa?"chiese Peppino ancora scosso.

“Una lucettola motta è!” berciò lo sgherro ancora in piedi, che aveva sporto la testa oltre il bordo della cassa, e prendeva parte a quella visione con un interessamento a dir poco inquietante, neanche fosse al mercato a curiosare fra la merce in esposizione.

Anche una delle guardie si avvicinò e rovesciò il cassone riversando a terra i vestiti da sera, ora completamente sgualciti e spiegazzati, in fantasie di tessuto brillante sul pavimento, e la creaturina esanime con espressione inebetita e obnubilata al tempo stesso stampata sul volto.

“Don Peppino, chisto un drago picciriddo è, non una lucettola!”

Il boss, riavutosi dallo shock iniziale, si chinò a osservare il grottesco presente col volto accigliato, le narici che sbuffavano copiosamente fumo dal sigaro in perenne combustione. Era un cavallo di mondo, don Peppino, e sapeva bene che potevano esserci solo due possibilità perché quel rettile dalla cresta verde e le scaglie viola fosse stato recapitato a casa sua.

O si trattava di un madornale errore, o di un simbolico e neanche tanto velato messaggio di minaccia. E siccome non poteva di certo trattarsi di un errore (chi mai poteva essere talmente idiota da spedire un pacco senza neanche accorgersi che un draghetto era diventato parte del contenuto? Senza nemmeno contare la possibilità che il suddetto draghetto si fosse accoppato e spedito da solo, assolutamente ridicolo!), Peppino sentì una gran puzza di bruciato. Non era affatto un buon segno, qualcuno voleva evidentemente fargli le scarpe.

“Cu spedì u paccu?” chiese il don con voce ferma e cavernosa, il sigaro che era passato da un rocambolesco flamenco e un delicato valzer.

"Cia un bigliettu di visita ca." disse una delle guardie, che lesse il recapito ad alta voce. “ Rarity…Rarity di Ponyville…”sartoria e abiti per ogni occasione”.”

Il volto del boss si rabbuiò ancora di più. Con la voce ferma e foriera di orrendi propositi, così ordinò ai suoi uomini.
"Picciotti, iti a truvari a sta Rarity: insignatici ca cu fa scherzi di stu generi, poi ‘un la passa liscia."

Senza esitare, il don dette le spalle al caos che si era creato nella stanza, tra la torma di guardie che affollava l’atrio, i vestiti sparsi disordinatamente sul pavimento, e i corpi esanimi del draghetto e dello scagnozzo, e fece per ritirarsi nella sua camera, per poter escogitare con calma una strategia contro quel nuovo, minaccioso nemico manifestatosi per mezzo di un’astutissima copertura.

Al boss tuttavia stava sfuggendo un particolare di estrema importanza, che se colto, avrebbe certamente posto fino a quel tremendo qui pro quo in procinto di esplodere con tutte le sue nefaste conseguenze. Sia il draghetto che lo sgherro, infatti, presentavano, identici, inequivocabili, gli stessi segni tipici di un traumatico svenimento: occhi a girandola e quell’espressione di spavento misto e sgomento di chi ha appena finito di guardare una puntata del Grande Fratello.

Ma, come abbiamo detto, Peppino Scuderi, sebbene non fosse un idiota allo stato terminale, non era un tipo particolarmente brillante. Tant’è che non fece neanche controllare se il piccoletto respirava ancora oppure no. Quella era roba da periti, non da mafiosi.

“Scusassi, Eccellenza.” la voce di una delle sue guardie lo fermò.

"Chi ni faciemu do picciriddo?" La risposta non si fece attendere.

"Ieru indeciso si fallu impagliari o mettiri a so testa 'ta i miei trofei di caccia.
Domani deciderò. Ittatilu 'nto sgabuzzinu dei scopi 'nto pianu di supra. ‘Un mi piaci tieniri i muorti pi casa."

Neanche le guardie esitarono ad agire: due di esse si caricarono in spalla il draghetto, salirono le scale, aprirono la porta dello sgabuzzino e lo lanciarono dentro, quasi fosse stato un sacco di patate. Dopodiché richiusero lo sgabuzzino e tornarono ai loro posti di guardia. La villa di don Peppino Scuderi aveva ritrovato la sua temporanea, sfuggevole, ma dolce tranquillità.
Yamagong
 
Status: Offline

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Auster » 01/03/2012, 17:33

Premetto che ancora non ho letto la seconda parte, ma il trailer di Natale ad Equestria mi ha colto totalmente alla sprovvista. Ho riso come un deficiente ad immaginarmi i personaggi recitare effettivamente quelle scene, e ho capito una volta tanto che il mondo potrebbe essere molto peggio di così :lol: Grazie per questa chiccha.

Detto ciò inizio la lettura...
Immagine Gruppo italiano Deviantart
Avatar utente
Auster
Rainbow Pony
Rainbow Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 8830
Iscritto il: 12/08/2011, 16:48
Località: Firenze
Pony preferito: Fluttershy
Sesso: Maschio

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Yamagong » 02/03/2012, 8:51

Auster ha scritto:Premetto che ancora non ho letto la seconda parte, ma il trailer di Natale ad Equestria mi ha colto totalmente alla sprovvista. Ho riso come un deficiente ad immaginarmi i personaggi recitare effettivamente quelle scene, e ho capito una volta tanto che il mondo potrebbe essere molto peggio di così :lol: Grazie per questa chiccha.


E me lo dici così dopo che mi sono fatto in quattro per prenotare un intero stock di biglietti per voi ragazzi del forum?!?
E adesso a chi li rifilo?
Yamagong
 
Status: Offline

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Auster » 05/03/2012, 1:13

Ok, poi gira e rigira non avevo finito di leggere, ma ora posso commentare :lol:

Ammetto che ho avuto qualche difficoltà con il siciliano stretto, certi termini ho dovuto leggerli ad alta voce per capire a cosa assomigliassero :asd:

Per il resto è un capolavoro, scorrevolissimo ed esilarante oltre ogni dire: mi ha fatto sbellicare ad esempio il modo in cui hai reso bene la stupidità degli scagnozzi, che ritenevano plausibile spedire armi e droga per posta o che piazzano cartelli per trovare la villa segreta del don.
O piccole aggiunte di comicità in perfetto stile FiM, che nonostante la macabra realtà della pony-mafia hanno reso il racconto straordinariamente fedele alle gag canon: i capitelli di pessimo gusto con i pony scolpiti, gli scagnozzi che spuntano dai vasi, e cose così :lol:

Alcune cose (occhio agli spoiler, voialtri):
-È cambiato il cognome di Peppino, nella prima parte recita Cavalieri, mentre dopo è Scudieri.

-Ad un certo punto dice che si libera del lucchetto che tiene chiusa la cassa. Come lo fa? Scassinandolo? Con una zoccolata? Ha la chiave? Mi sono clamorosamente perso il punto in cui lo dice? È una sottigliezza, ma è anche l'unica nota stonata visto che in sostanza le descrizioni delle scene sono tanto semplici quanto accurate per non lasciare niente al caso.

-Il don *pur non brillando di intelligenza come già spiegato* possibile non si sia chiesto come mai tale "minaccia" fosse inizialmente indirizzata alla ex-moglie?

In ultimis: continua così :soawesome:
Immagine Gruppo italiano Deviantart
Avatar utente
Auster
Rainbow Pony
Rainbow Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 8830
Iscritto il: 12/08/2011, 16:48
Località: Firenze
Pony preferito: Fluttershy
Sesso: Maschio

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Yamagong » 07/03/2012, 2:36

Ti ringrazio tantissimo Auster, il tuo feedback significa molto per me. :tssorriso:
Sono contento che le trovate comiche ti siano piaciute. Non è stato affatto facile, visto il periodo di stitichezza creativa dal quale sto uscendo.

Auster ha scritto:Alcune cose (occhio agli spoiler, voialtri):
-È cambiato il cognome di Peppino, nella prima parte recita Cavalieri, mentre dopo è Scudieri.

-Ad un certo punto dice che si libera del lucchetto che tiene chiusa la cassa. Come lo fa? Scassinandolo? Con una zoccolata? Ha la chiave? Mi sono clamorosamente perso il punto in cui lo dice? È una sottigliezza, ma è anche l'unica nota stonata visto che in sostanza le descrizioni delle scene sono tanto semplici quanto accurate per non lasciare niente al caso.


Ops! ^^'''' Pardon, errori miei, cercherò di correggere appena posso.

Auster ha scritto:-Il don *pur non brillando di intelligenza come già spiegato* possibile non si sia chiesto come mai tale "minaccia" fosse inizialmente indirizzata alla ex-moglie?


Tieni presente che l'invio di arti o di parti di cadavere/i significante grave e incombente minaccia nel linguaggio mafioso e criminale è una cosa ho delibratemente rubato dal film "Il Padrino" (la famosa scenza della testa di cavallo mozzata, per intenderci).

Quindi Peppino non si pone il problema se il pacco sia effettivamente per lui o per la moglie, perché alla fine è il contenuto del pacco ciò che conta, e il contenuto, vale a dire il povero Spike svenuto scambiato per morto, è un messaggio che solo un mafioso è capace di decifrare. Quindi, anche ammesso e concesso che il pacco l'avesse ricevuto Diane Colt, il cadavere non poteva che comunque essere indirizzato al marito, visto le attività illecite di quest'ultimo, e visto che è piuttosto improbabile che una diva riceva una salma, anche se in segno di minaccia (di solito le intimidazioni alle star avvengono con modalità più soft).
Yamagong
 
Status: Offline

Re: [FAN FICTION] Cavaddi (Avventura, Commedia, Comico)

Messaggioda Thunder Jolt » 27/03/2012, 12:52

Allora,premettendo che sugnu sicilianu dai capiddi fin' ai peri,devo esprimere il mio parere sulla fanfic:

E' semplicemente geniale!

Giuro di non aver mai letto una fanfic nella nostra lingua così divertente ed interessante. Mi sembra di stare a teatro e godermi una commedia dialettale in chiave moderna. E sappiate che io adoro il teatro,avendo un patrigno attore.
Dico sul serio. All'inizio mi sono immaginato la scena (nella prima parte) come una normalissima puntata di MLP:è ben coastruita ed articolata,non noiosa e non sembra che tradisca lo stile e lo spirito dello show. Per un attimo ho persino pensato di stare leggendo un copione di una puntata.

Apprezzabilissima anche la scelta dei vocaboli:non ci sono ripetizioni e i periodi sono ben congeniati per una lettura scorrevole,che tiene gli occhi del lettore focalizzati sul testo (a parte un uso un po' eccessivo delle virgole all'inizio,difetto poi pian piano scomparso).

Riguardo alla seconda parte ,ci sono un paio di errori ortografici. Persino l'uso del dialetto è encomiabile,benché ci siano certi errori,ma suppongo che ciò sia passabile sia per i diversi accenti e sub-dialetti nostrani,sia perchè non parli il siciliano. Ma cionondimeno hai saputo usare un linguaggio a te sconosciuto con grande abilità. Inoltre ho capito ogni singola parola adoperata,parlando io il gergo.

La trama è stupenda e (cosa più che importante) mai noiosa. Ho letto ogni singola virgola con grandissimo interesse. Inoltre la trasposizione ponica di celebrità e materiale di carattere mondano ("Cavalla Moderna" :lol: ) è davvero ilare,come anche (e soprattutto) la spiegazione del rapporto "fisica-sfortuna" (che per la cronaca,in fisica corrisponde in po' all'entropia) e quella piccola trovata del fake trailer (non sono un fan di De Sice e Boldi). Devo ammettere che sono state tutte idee sinceramente spassose,anche se c'è stato un momento in cui mi sono dato un tale palmface da farmi persino male.

Ora però sarei curioso di sapere come prosegue la storia:hai appena suscitato il mio interesse per la tua opera,cerca di tenere alte le aspettative (mi piace mettere pressione,perché sono un FBI),amico mio. Continua di questo passo che stai andando benissimo.
Mi aspetto ora solo un consigliere e una lieve delucidazione sul Cutie Mark di Scuderi,dato che non se ne fa parola.

Dunque voto finale (per il momento): 8/10. Lavoro eccellente.
Vediamo come andrà a finire,anche se sin da ora prevedo guai per la povera Miss Rarity. :soaked_big:
We're not acquaintances, we're not friends... we are family!

We're not relatives, we're not even siblings! We are family!
Avatar utente
Thunder Jolt
Traduttori
Traduttori
 
Status: Offline
Messaggi: 3499
Iscritto il: 04/01/2012, 20:33
Località: Da qualche parte in Terronia
Pony preferito: Applejack
Sesso: Maschio


Torna a Fanfics

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 9 ospiti