[Fanfic] Il marchio del male

Le fiction ed i racconti della community!

[Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Lord Remiem » 19/05/2012, 20:56

Ok, vorrei sottoporvi una piiiiiccola (SOLO 16 pagine di Word) Fanfic che ho scritto personalmente, raccontando la storia di quel misterioso "coso" che trovate nel mio avatar e nella firma. Inutile dire che, se mai dovesse visitare il vostro GDR, i GM lo calcioroterebbero in due nanosecondi... ma lo scoprirete da voi.

Ve la posto tutta, se mi è consentito: sono sette capitoli. Sentitevi ovviamente liberi di leggerla, non leggerla, leggerla a pezzi o come volete! :spikey:
-------------------------------------------------------------------------------------------------
IL MARCHIO DEL MALE (THE EVIL MARK)
Capitolo 1: La leggenda della foresta (Legend of the deep forest)
Era un giorno come molti altri, nella pacifica cittadina di Ponyville, Equestria. Era da poco iniziata la primavera, la stagione più amata dai pony, ed ancora una volta grazie alle inaspettate capacità organizzative di Twilight Sparkle, la zona era stata ripulita dell'inverno in tempo di record. I nidi per gli uccelli migratori, di ritorno dalla loro ricerca di tepore, erano stati preparati; la neve era stata spazzata via, le nuvole erano state rimosse dalla squadriglia di pegasi, sotto l'allegra guida di Rainbow Dash, perché il sole tornasse ad inondare quelle terre.
La cittadinanza era intenta a svolgere le normali attività quotidiane, anche se buona parte di essa si era radunata attorno alla fattoria di Big Macintosh: i meli erano difatti fioriti. Un'enormità di fiori candidi ricopriva le folte chiome dei meli, ed il vento ne trasportava i petali creando un'atmosfera carica di emozione. Era uno spettacolo visto ormai tutti gli anni, ma ogni volta era come la prima: un vero e proprio spettacolo che non passava mai di moda, ed il preludio alla futura nascita dei succosi frutti che avevano da sempre fatto la fortuna di Granny Smith, Applejack e famiglia.
<<Avanti, signori, avanti! C'è posto per tutti! Non affollatevi!>> urlava eccitata Apple Bloom, la sorellina di Applejack. Da quando aveva imparato a dare corda al destino, senza forzare la comparsa del suo cutie mark, si era gettata nell'impresa di famiglia improvvisandosi commerciante: dal suo piccolo palcoscenico di fieno esibiva le sue capacità, ma tutto quello che solitamente otteneva era le sincere risate del pubblico grazie ai suoi immancabili capitomboli.
Quello dei meli in fiore era uno spettacolo che tutti aspettavano, dal primo all'ultimo abitante di Ponyville: chi si affollava per ammirarne la bellezza, e chi si accontentava del soave profumo che permeava l'aria in quei giorni. A volte, quando non era oberata dagli impegni regali, perfino la principessa Celestia raggiungeva Ponyville per assistervi.
<<Avevate ragione, è davvero bellissimo!>> disse Twilight alle sue amiche: non aveva quasi mai assistito ad una fioritura di meli, se non nei libri da cui attingeva la sua solida cultura. <<Hai visto, pony di poca fede?>> fu il commento di Rainbow Dash <<E pensare che abbiamo dovuto faticare non poco per staccarti dai tuoi... compiti.>>. Ridendo sotto i baffi, il piccolo Spike non si esimette da una battuta: <<Non ditelo a me, ci provo tutti i giorni!>>. Rarity, intanto, era già intenta a cogliere i fiori caduti per ammirarne da vicino la bellezza, sfruttando il proprio corpo come manichino: Pinkie Pie, la giocherellona, meditava invece su come infilarli in qualche gustosa ricetta dolciaria... e nel frattempo li assaggiava. <<Ptù!>> disse, sputando un fiore di melo, attirandosi uno sguardo divertito di Applejack: <<Zuccherino, mi sembra un po' troppo presto per mangiarli. Non credi?>> affermò schernendola giocosamente, suscitando l'ilarità generale.
Ma, quasi che la scena fosse sembrata fin troppo lieta, un urlo si levò dalla foresta facendo disperdere decine e decine di uccelli. Si intravedevano chiaramente animali fuggire in tutte le direzioni, foglie che si agitavano e fra di essi l'origine dell'urlo, che correva ansimante verso la città. Era Fluttershy.
La cittadinanza intera si voltò verso la dolce pony animalista, in evidente stato di shock. Parlava per monosillabi, ansimava, il suo sguardo era vitreo e perso nel vuoto: sembrava a tutti gli effetti che avesse visto un fantasma. In poco tempo la folla le fece contorno, cercando di confortarla e chiederle che cosa l'avesse spaventata così tanto. <<Fate largo, fate largo! Lasciate che si riprenda senza incalzarla!>> affermò a voce ferma il sindaco di Ponyville, cercando di allontanare chiunque fosse troppo vicino a Fluttershy. Aveva un evidentissimo bisogno di rilassarsi e tirare il fiato.
<<Adesso calmati e fai un respiro profondo, Fluttershy. Sei a casa.>> proseguì il primo cittadino, cercando di farla sentire meglio. Tutto ciò che ottenne fu il rumore di denti che battevano della pony. <<Sembra troppo spaventata per parlare. Twilight, portala in casa ed offrile qualcosa di caldo. Se Fluttershy è così spaventata, vuol dire che su di noi incombe qualcosa di cui aver davvero paura. E voialtri non temete, presto ne sapremo di più.>> proseguì ancora, disperdendo la folla.
Ci volle una buona mezz'ora perché la dolce e timida pony, stesa sul letto di Twilight con in mano una tazza di tè bollente, sapientemente preparato da Spike, fosse in grado di articolare alcune parole. Attorno a lei, le sue cinque amiche del cuore, Spike stesso ed il sindaco.
<<R-Ragazzi...>>
Le prime parole uscirono finalmente dalla bocca di Fluttershy. Non aveva smesso di tremare, nonostante avesse addosso ben due coperte, ed il suo sguardo era ancora fisso.
<<Ci sono i fantasmi? Ci sono i fantasmi? Dai, dimmelo! Ci sono i fantasm...>> fu l'immediata quanto ovvia reazione di Pinkie Pie, il cui muso fu in pochi secondi tappato da uno zoccolo di Applejack. <<Non dargli retta, Fluttershy, la conosci: per lei il tatto vuol dire solo toccare tutto. Ma se ce la fai, dicci cosa ti ha ridotta in questo stato.>>
Tutti pendevano dalla bocca della pony gialla, che tentava di tranquillizzarsi affidandosi al tè bollente. <<R-Ragazzi... l-la leggenda d-della f-foresta... È LA VERITÀ!!!>>
Quella breve frase fu come un fulmine per i presenti, sindaco incluso. Tutte le pony avevano iniziato a rabbrividire come fosse ancora inverno, nascondendosi d'istinto sotto i primi mobili che avessero visto: la stessa Fluttershy si era rintanata tremante sotto le lenzuola. Tutte tranne Twilight e Spike, che osservavano le altre con stupore.
<<Beh, ragazzi, che succede?>>
<<Non dirmi che non conosci la leggenda della foresta, Twilight!>> disse Rarity, facendo capolino da sotto un tavolo. <<Ehm... no. E comunque non credo alle leggende...>> fu la sarcastica risposta. Mentre Spike cercava di tirare fuori Fluttershy dalle coperte, intanto, intervenne Rainbow Dash, appollaiata su una libreria. <<Twilight, la leggenda parla di un... m-mostro che vaga per la parte più profonda della foresta, quella dove il sole non batte quasi mai, dove non va mai NESSUNO. Noi non ce ne preoccupiamo quasi mai poiché questa “cosa” non ci ha mai attaccati ed in ogni caso si mostra molto poco, ma...>>. Allo sguardo perplesso di Twilight ripose quindi Pinkie, sbucando da sotto il letto: <<Ma è MOOOOOOOOOLTO grosso e cattivo!!!!!! E quando cammina fa TREMAAAARE la terra! E fa MOOOOOLTA paura! E...>>; ancora una volta, lo zoccolo di Applejack (che schizzò fuori da sotto la cesta di Spike) tappò la bocca non-stop della pony rosa. <<Abbiamo capito, abbiamo capito. Senti, Twilight, si tratta di un gigantesco “qualcosa” che spaventa gli animali. E fa DAVVERO tremare il terreno ad ogni passo.>>. Solo Applejack aveva peraltro osato lasciare il proprio nascondiglio, pronunciando ogni parola a pochi centimetri dal volto dell'unicorna viola.
Twilight, anche per sua natura, era scettica. <<Non mi sembra poi così pericoloso... in fin dei conti non vi ha mai attaccati!>> Gli sguardi indispettiti di tutti i presenti la colpirono, ma lei fu irremovibile: <<Ci crederò solo se lo vedrò di persona. Quindi domani andrò a cercare questo “qualcosa”.>> disse, fra lo spavento ed il battere di denti generale. Nessuno avrebbe osato accompagnarla, tutti avevano paura della leggenda al punto da non mettere piede in quella parte di foresta. Accompagnata da un misto di paura e stupore molto palpabili, Twilight uscì di casa zampettando allegramente.


Capitolo 2: L'avvistamento (The lookout)
<<Ma sei proprio sicura?>>
<<Non andare, Twilight! È pericoloso!>>
<<Non preferiresti una bella torta di mele?>>
Il giorno seguente, l'intera città tentava inutilmente di trattenere la curiosa Twilight che, a testa alta, si faceva largo tra la folla terrorizzata alla sola idea che qualcuno sfidasse la leggenda. Perfino Rainbow Dash, spesso così coraggiosa e intraprendente, tremava come un fuscello e tentava in qualche modo di impedire l'avanzata dell'unicorna.
<<E se poi ti cattura? Non ci hai pensato? E se poi ti fa del male? E se po... non ci voglio pensare! Non ci voglio pensare!>> ripeteva affannosamente la pegaso arcobaleno. Ma l'innata curiosità di Twilight aveva sempre avuto la meglio su qualunque leggenda, diceria o superstizione: lei aveva studiato ed era per natura portata ad indagare a fondo nelle cose. <<Lascia stare, Rainbow Dash: ho deciso e basta.>> fu la ferma risposta. Nessuno sembrava riuscire a trattenerla: chi le dava un improvvisato ultimo saluto, chi pregava perché tornasse, chi in lacrime la osservava semplicemente sparire nella foresta.
La foresta di Ponyville aveva sempre il suo consueto aspetto: misteriosa, fitta, popolata delle più varie specie di animali ma, nonostante quello, ancora mite ed accogliente nei confronti degli avventurieri. Twilight e le sue amiche l'avevano attraversata ormai decine di volte, la conoscevano quasi come le loro tasche... ma la zona che le interessava era ben diversa: nessuno c'era mai stato. Era praticamente inesplorata, il sole non vi batteva quasi mai e, stando alle leggende, un fantomatico “mostro” vi si aggirava di tanto in tanto. <<Ragiona, Twilight: se Fluttershy ha visto il bestione e non è di certo entrata nella zona oscura della foresta... v-vuol dire c-che...>>. Quasi senza accorgersene, le tremavano le gambe: se la creatura era uscita dalla sua parte di foresta, voleva dire che presto sarebbe arrivata in città, pensò l'unicorna. In lei avveniva una sorta di battaglia fra la sua mente, che le impediva di credere alle leggende ed andare avanti, e le parole dei suoi amici, che temevano il peggio per lei.
<<Non posso fermarmi, maledizione. Mi sono ripromessa di scoprire cosa c'è sotto questa malnata leggenda e lo farò.>> disse, cercando di farsi coraggio: peccato che il suo corpo non fosse d'accordo con lei, motivo per cui avanzava tremolante, un passo alla volta. Era difficile convincersi di qualcosa quando l'intera città sosteneva il contrario, specialmente quando era qualcosa di potenzialmente pericoloso.
<<Hai la testa dura, eh?>>. Una seconda voce tagliò il silenzio della foresta, prima violato unicamente dai tentativi di autocontrollo di Twilight. Era una voce fin troppo familiare, così come la scia di colore arcobaleno che si disegnò in un istante attorno lei... <<Che diavolo ci fai qui, Rainbow Dash? Non avevi una paura folle di seguirmi?>> disse Twilight, stupita di osservare con i propri occhi la pegaso arcobaleno davanti a lei. <<È vero, ma siamo pur sempre tue amiche.>> <<Non ti lasceremmo mai da sola, lo sai bene.>> le fecero eco le altre pony: Rarity, Applejack, Pinkie Pie e perfino Fluttershy, che sembrava essersi ormai ripresa. “L'amicizia è magica”, fu il primo pensiero di Twilight: le sue migliori amiche avevano combattuto contro la paura e l'avevano vinta, pur di assisterla nella sua pericolosa impresa. L'unicorna non sapeva cosa dire: era più che evidente che le pony avessero tuttora timore della leggenda e della misteriosa creatura della foresta, ma era anche vero che ora erano lì con lei, pronte a seguirla in capo al mondo... commossa, Twilight non riuscì a tirare fuori una parola, eccetto un sottile <<Grazie...>>: non avrebbe mai e poi mai ammesso di avere paura quanto loro.
L'allegra brigata era così riunita, e più che mai intenzionata a svelare quel mistero che spaventava la città. Camminavano con circospezione, prestando orecchio ai più piccoli rumori che la foresta produceva, e contemporaneamente desiderando con tutte loro stesse di non essere lì in quel momento. Twilight, quindi, si avvicinò a Fluttershy.
<<Sono davvero contenta che siate qui con me, ragazze. Ancora non riesco a capire dove abbiate trovato il coraggio di seguirmi... soprattutto tu, che ieri non riuscivi a parlare dal terrore!>>
<<Sei mia amica, no? Questo è sufficiente! E poi vi servirà una pony che vi faccia da guida, no?>>
Sorridendo, Twilight annuì. Ormai era una buona mezz'ora che camminavano, eppure ancora non si vedeva ombra di creature sconosciute... ed il lato oscuro della foresta si avvicinava sempre più. Non era per nulla difficile trovarlo: era sufficiente dirigersi dove vi erano sempre meno animali, o comunque il luogo da cui si allontanavano. Perfino gli abitati della foresta stessa temevano quella zona e quello che vi dimorava. E dopo un'oretta di cammino, finalmente la raggiunsero.
Sembrava di entrare in una stanza le cui persiane erano sprangate. Quel giorno il cielo era particolarmente nuvoloso, ragion per cui il pallido sole che filtrava dalle nuvole non riusciva minimamente ad insinuarsi fra le fittissime chiome degli alberi. Era buio, molto buio: perfino Pinkie Pie aveva smesso di saltellare gioiosamente. <<Uau! Che bello! Siamo esploratrici!>> proruppe, con la sua consueta scherzosa allegria. Applejack le rispose di rimando: <<Sì, FORSE torneremo a raccontarlo.>>. <<Uh, come sei pessimista>> proseguì quindi Rarity. <<Qui non è mai stato nessuno: scommetto che ci sono piante ed animaletti bellissimi ed ancora sconosciuti!>>. Nonostante tentassero di darsi un motivo per proseguire, a tutte loro non avevano mai smesso di tremare le gambe. La più sicura sembrava Twilight, in testa alla squadra, che illuminava fiocamente la zona grazie alla magia.
<<Restiamo unite, ragazze. Qui è facilissimo perdersi.>> <<S-Siamo tutte dietro di te, Twilight, vai tranquilla.>> mormorò Rainbow Dash, muovendosi anche lei sulle sue quattro zampe: le era bastata un'occhiatina fugace all'ambiente per capire che non era prudente avventurarvisi in volo da sola. La foresta oscura era il lato più misterioso del bosco, e a tutti gli effetti sembrava quasi stregato: l'aria era percorsa dagli incessanti versi dei gufi selvatici, appollaiati sugli altissimi alberi che ostacolavano l'avanzata della luce solare. Poche lucciole vagavano fra i rami, emettendo le loro lievi e vagamente rassicuranti luci: a tutti gli effetti, quell'area pareva abitata unicamente da lucciole e gufi, gli unici temerari che osassero posarvi piede e abitazione.
Non ci volle molto perché qualcosa di... diverso apparve fugacemente in un così spettrale luogo. Era poco più di un'ombra, una veloce apparizione che solo un occhio rapido come quello di Twilight poteva aver notato. <<Ci siamo, ragazze! Forse siamo vicine al nostro obiettivo.>>. <<S-Siamo già a-arrivate?>>, proseguì Rainbow Dash, forse la più spaventata del gruppo. I suoi denti avevano ripreso a battere come quelli di Fluttershy al villaggio. <<Ascolta, T-Twilight... ma se quel coso è uscito dalla foresta oscura, ieri...>> disse appunto la dolce pony animalista. <<Non temete, vedrete che non succederà nulla di male.>> cercò di farle coraggio l'unicorna. Aveva ancora una parvenza di convinzione, sostenuta dalla sua curiosità di studiosa. Non molti minuti dopo dopo erano tutte in religioso silenzio, scrutando le fronde vegetali alla ricerca di quell'ombra.
Quell'ombra sembrava divertirsi con loro; appariva e scompariva, scuoteva alcune foglie e poi tornava il silenzio. Sembrava davvero un fantasma, di quelli di cui le pony avevano solo sentito parlare nelle loro storie da pigiama party. <<Ragazze, io vado avanti. Non ce la faccio più ad aspettare.>> disse Twilight, riprendendo la marcia verso la fitta boscaglia. Nessun'altra riuscì a controbattere: il terrore sembrava aver avuto nuovamente la meglio su di loro. Non sarebbero nemmeno riuscite a fuggire: ormai erano così addentrate in quel luogo inesplorato che disperdersi sarebbe stata una pessima idea.
Finalmente l'ombra sembrava essersi fermata. Aveva la testa bassa, intenta probabilmente a scrutare fra le radici di qualche albero: la creatura che terrorizzava tutta Ponyville era lì, davanti a loro... era così vicina che potevano quasi distinguerne le forme. Fu ancora una volta Twilight ad avvicinarsi, prestando la massima attenzione a non causare il più piccolo rumore, seguita a “distanza di sicurezza” dalle sue amiche. Erano ad alcune decine di metri da essa, ma riuscivano a vederla chiaramente: era una figura quadrupede dal corpo robusto, molto alta e con una testa dal collo mediamente allungato. Ci volle pochissimo perché il gruppo realizzasse cos'era... ma prima che le loro idee si fossero rischiarate, Pinkie calpestò un rametto secco a terra. Il rumore sordo di ramo rotto attraversò la boscaglia come un fulmine, paralizzando dal terrore le pony ed attirando l'attenzione della creatura che senza emettere verso alcuno si voltò in loro direzione, avvicinandosi passo a passo. Paralizzate dal terrore ed incapaci di muovere un muscolo, le sei amiche non poterono che confermare ciò che avevano sospettato.
Era un unicorno.


Capitolo 3: Il gigante buono (The good giant)
L'imponente figura si avvicinava sempre di più alle pony, paralizzate dal terrore ed incapaci di muovere anche un solo muscolo. Era da quando erano partite da Ponyville che tremavano, ma a tutti gli effetti non si erano mai trovate così vicine ad una leggenda. Incontrare Discord, o Chrysalis, era un conto... ma lì, nella zona più oscura della foresta, Twilight Sparkle ed amiche stavano per incontrare qualcosa di ancora sconosciuto, un pericolo fino a quel momento ignoto a tutti. Non sapevano come avrebbe reagito, se le avrebbe assalite o se ne sarebbe andato: fatto stava che, a passi pesanti, ormai l'unicorno era ad una decina di metri da loro.
Potevano ormai distinguerne i dettagli. Era un unicorno alto più di due metri e mezzo, come nessun altro abitante di Equestria; perfino la principessa Celestia sarebbe stata costretta a guardare dal basso in alto una tale creatura. Il suo pelo era completamente color grigio scuro, adornato solo da una cintura gialla in vita; la sua criniera e la sua coda erano relativamente corte, e nere come la notte. Ma quello che più stupiva era ciò che le pony notarono in seguito: gran parte del suo pelo, ad eccezione di muso e zampe, era solidificato al punto da formare una specie di corazza, un'armatura naturale di pelo indurito... e non solo: ancora più sorprendente era il fatto che possedesse ben tre corna, di cui due ai lati della testa. Non si era mai visto un simile essere vivente.
<<U-Uao...>> mormorò Pinkie Pie, stupita ed ammirata dalla creatura. <<Com'è GRAAAANDE!!!>>. <<D-Dite che ci ha viste?>> proseguì Rainbow Dash, quasi senza ascoltare la sua rosea amica. <<Finché stiamo qui è naturale che ci veda: dobbiamo nascond...>>. La frase di Applejack venne interrotta dal respiro pesante del pony gigante, ormai a pochissimi metri dal gruppetto: incuteva timore alla sola vista, in particolar modo il suo sguardo truce... ed i suoi occhi senza pupilla. Più che un abitante di Equestria, sembrava una specie di demone. Demone che, con grande stupore delle sei pony ormai bianche in volto, le stava squadrando con pazienza, osservando il loro aspetto e probabilmente scrutandone il comportamento. Fu lui il primo a rompere il silenzio aleggiante.
<<Pony... perché siete qui?>> disse con voce grave (NdT: grave nel senso acustico) e cavernosa, a tratti quasi spettrale. <<Cosa cercate in questo luogo, dove la luce ha fine e l'oscurità prende il sopravvento?>>, per poi attendere una risposta. Nessuna ovviamente osava aprire bocca, pietrificate dalla paura e dalla sorpresa: non riuscivano ad emettere più di monosillabi confusi. <<Capisco>> riprese quindi l'enorme unicorno <<Chiunque voi siate, vi suggerisco di andarvene di qui. Non trovereste altro che il buio. Non c'è niente per voi, qua.>>. Inaspettatamente fu la timida Fluttershy a prendere la parola: <<Ehm... s-signor....>>. L'unicorno gigante si voltò verso di lei, con uno sguardo all'apparenza fulminante. <<N-Noi siamo abitanti di P-Ponyville, p-paese poco d-distante da qui. E v-volevamo...>>. Il suo discorso fu interrotto quasi di colpo: <<Hm, capisco. Nelle mie ultime battute di caccia devo essermi spinto troppo oltre questa zona della foresta. Se siete qui per rimproverarmi questo, avete le mie scuse. Ed ora sparite.>>, e si voltò, con la chiara intenzione di allontanarsi.
Piano piano, le pony si stavano riprendendo dalla paralisi, tanto più che ormai avevano inquadrato il loro interlocutore e la sua particolare conformazione. Fu Twilight la seconda che decise di rivolgergli la parola. <<Aspetti un attimo>> disse, raggiungendolo <<Noi non vogliamo farle alcun tipo di biasimo. Su di lei grava una leggenda di Ponyville e vorremmo vederci chiaro.>>. Finalmente l'unicorno arrestò la sua marcia, ma ora era lui quello sorpreso. <<Voi vorreste... conoscermi?>>. La risposta alla sua domanda fu l'annuire del gruppo. <<Hrmf... come posso essere sicuro che non abbiate qualche altra intenzione?>>. Ancora una volta fu il caso a rispondere alla domanda: alcuni gufi e civette, riconoscendo la loro dolce amica Fluttershy, vi si erano posati sopra. L'unicorno gigante osservò la scena incuriosito. <<Credo che valga come risposta... immagino e spero che voi siate pony pacifici. D'accordo, seguitemi.>> disse quindi, voltandosi. Tutte le pony, titubanti, decisero di dargli retta e seguirlo a ruota, sempre ovviamente a debita distanza.
Il viaggio fu breve ma rapido: i passi pesanti dell'unicorno spianavano facilmente qualunque pianta o arbusto sbarrasse loro il paesaggio, e la sua corazza naturale gli permetteva di attraversare anche i rovi spinosi senza danni, aprendo comodi passaggi per le sei pony. <<Dimenticavo: io sono Twilight Sparkle, studentessa della principessa Celestia.>> disse Twilight, cercando di fraternizzare con quella che, così vicina a loro, era la risposta alla fantomatica “leggenda della foresta”. <<Loro sono Applejack, Fluttershy, Rarity, Pinkie Pie e Rainbow Dash.>> proseguì, passando in rassegna le sue compagne ed indicandole una per una. <<Il mio nome è Garland.>>, fu la cavernosa risposta <<E non mi stupisco che su di me si vaneggi qualche leggenda. Spesso i popoli sono superstiziosi nei confronti di chi è diverso da loro>> proseguì: nelle sue parole si poteva tuttavia avvertire un sottile velo di malinconia, una tristezza celata molto bene. Era la stessa vicenda avvenuta prima che le pony conoscessero Zecora, la zebra sciamana: le somiglianze fra le due storie erano molte ed impressionanti.
Dopo un breve e silenzioso viaggio, Garland indicò una caverna poco distante al gruppetto di pony. Era nient'altro che una semplicissima grotta che il tempo aveva pazientemente scavato nella roccia, dall'apertura nascosta da fronde cadenti e piante rampicanti di vario genere. Poco distante vi erano delle piante erbose dalla foglia blu, che le pony conoscevano bene. <<Entrate, ma state attente alle foglie blu>>, le avvertì l'unicorno gigante. <<Io sono troppo grande perché abbiano effetto, ma ho visto molti animali agonizzare avvelenati dopo averle toccate. Sofferenze inutili...>> disse, con un tono ancor più triste e malinconico. Finalmente, quindi, il gruppetto entrò nella caverna, la cui oscurità le inghiottì come bocconi di cibo. Quasi d'istinto Twilight tentò di illuminarla con la propria magia, ma fu battuta sul tempo da un mucchio di rami e sterpaglie che, quasi all'istante, si accese in uno scoppiettante falò. Ma prima che la studiosa potesse chiedersi che cosa diavolo aveva provocato una tale istantanea combustione, Garland accese un secondo fuoco “sparando” una fiamma dal proprio corno.
<<Avete capito bene>> disse, osservando i loro sguardi stupiti. <<Conosco alcuni incantesimi come questo. Non stupitevi, lo avete fatto fin troppo.>>. Il suo avvertimento non poté tuttavia essere ascoltato dalle pony che, radunatisi vicino ai due falò, osservavano ancora stupite il gigantesco Garland. Questi le raggiunse poco dopo, una volta sistemate le fronde che come una tendina nascondevano l'ingresso della caverna, e si sedette con loro. Anche da seduto, le sovrastava di parecchio in altezza.
<<Comprendo il vostro stupore. Sono pronto a scommettere che non avete mai osservato in vita vostra una creatura come me.>> disse. Il suo tono era serio e tranquillo, nonostante la voce cupa e cavernosa che incuteva un leggero timore. Gli rispose Rarity: <<È vero, e ci scusiamo per la nostra temeraria curiosità, nonché per... ehm...>> disse indicando Pinkie, che aveva ripreso a saltellare gioiosamente per la caverna. Almeno per lei, lo stupore e la paura che prima la pervadevano parevano essere lontani ricordi. <<Non vi preoccupate>> disse Garland <<E dite: come mai avevate così il desiderio di avventurarvi qua, luogo dove nessuno di voi pare aver messo piede?>>. <<Temo sia per volontà mia>> disse Twilight <<Sono portata per natura a non credere alle leggende e, se posso, a verificarne la fondatezza.>>. L'unicorno gigante la fissò incuriosito. <<Non temi di cacciarti in qualche guaio, con questo tuo desiderio di conoscenza?>>. <<Non lo dica a noi, abbiamo tentato in tutti i modi di dissuaderla.>> rispose Rainbow Dash, rimasta in silenzio fino a quel momento, e subito attaccata da uno sguardo torvo di Twilight.
Garland riprese a parlare, osservando le sue interlocutrici una per una. <<Immagino di dovervi qualche spiegazione, dunque. Spero di non aver causato problemi a voi ed al vostro paese: ho sempre cercato di vivere nella mia porzione di foresta.>>. <<Fluttershy ti ha visto e si è spaventata a morte, così come gli animali!>> disse quindi Applejack, con un tono quasi di rimprovero. Anche per lei la paura era ormai passata. Di rimando, Garland abbassò leggermente il capo. <<Lo so e vi chiedo scusa... ultimamente le mie scorte di cibo invernali avevano iniziato a scarseggiare ed ora, in attesa che ne cresca di nuovo, mi sono trovato costretto a spingermi oltre i confini della mia zona.>>. <<Applejack non intendeva rimproverarti, Garland>> disse Rarity. Era la prima che dava del tu all'unicorno gigante. <<Però, se non siamo indiscrete...>>. <<Volete conoscere la mia storia, immagino.>>, intuì immediatamente Garland. Le pony annuirono all'unisono.
<<Dunque mettetevi comode ed ascoltate, perché una storia così non l'avrete certo mai sentita...>>


Capitolo 4: Brama di potere (Will of power)
<<Non rammento quasi nulla della mia infanzia... ho solo pochi ricordi confusi>> iniziò a raccontare Garland, seduto attorno al fuoco con le sei pony. <<Però prima vorrei chiarire i vostri naturali dubbi sul mio aspetto.>>. <<Per essere sincera, non ho mai visto né letto di una creatura come te>> lo interruppe Twilight. <<A prima vista sembreresti un unicorno, ma hai tre corna e sei molto più grande del normale. Inoltre, quel tuo pelo induri...>> <<Credo che ce ne siamo accorte tutte, Twilight.>> fu il commento sarcastico di Rainbow Dash, a cui non sfuggì il tono da “acculturata” della piccola unicorna. <<Hai buon occhio.>> proseguì Garland, anch'egli con un velo di ironia. <<La spiegazione al mio terribile aspetto è la più ovvia: non è naturale.>>
Ciò che ottenne fu sguardi ancora più stupiti. Come poteva essere che una creatura avesse cambiato il proprio aspetto? Il gigantesco unicorno fu lesto a chiarire l'affermazione. <<All'inizio ero un semplice unicorno come te, Twilight. Non ricordo però il mio aspetto...>> ed abbassò la testa. Stava scavando nella sua memoria e rievocando pensieri dolorosi. <<Ma ricordo che i miei genitori erano noti per essere dei maghi ed alchimisti molto dotati. Erano capaci di grandi prodigi... ma avevano un difetto: la brama di potere.>>. Quelle ultime parole lasciarono a bocca aperta il piccolo pubblico di pony. <<Per voi può essere quasi irreale, lo comprendo... ma da dove vengo io, un luogo molto lontano di cui ho voluto cancellare ogni ricordo, la vita scorreva in modo molto più difficile. Non in pochi tramavano nell'ombra per guadagnare sempre più potere, primi fra tutti i miei genitori... avevano la mania di creare qualcosa di molto potente, una specie di arma che avrebbe permesso loro di sottomettere le città e l'intera Equestria. E indovinate su chi condussero i loro esperimenti?>>. Non ci voleva certo un genio per rispondere alla domanda. Le pony, intanto, fissavano Garland con occhi sempre più spalancati e stupiti.
<<Maledetti loro ed il loro ricordo... non hanno esitato a condurre esperimenti su loro figlio per trasformarlo in uno strumento di potere. Un'arma. UNA MALEDETTA ARMA!>> urlò quindi l'unicorno gigante, sbattendo con rabbia una zampa al suolo. La sua azione fece tremare il terreno circostante e le sue ascoltatrici. <<Scusate, ma non sapete quanto dolore mi causi rimembrare questi avvenimenti.>> disse. Un occhio attento avrebbe potuto addirittura vedere una piccola lacrima scendere lentamente dal suo viso. <<Allora come mai ce lo racconti? Voglio dire... come mai ti sei fidato di noi?>> disse quindi Fluttershy, quasi commossa dalla storia. La risposta fu rapida: <<Voi siete le prime ad avere il coraggio di avventurarvi qui. Siete le prime a darmi ascolto, ad interessarsi a me nonostante il mio spaventoso aspetto, senza fuggire. Non è mia intenzione muovervi a pietà o chissà cosa...>> disse, tirando un sospiro. Quindi riprese con la sua storia, dopo una pausa. <<Ed io che ero troppo giovane per rendermene conto... non potei che accettare passivamente i loro esperimenti, i loro stupidi incantesimi che mi hanno indurito la pelle, dotato di un'enorme potere magico, ingrandito a dismisura e fatto crescere queste altre due corna. E pensare che credevano di aver inventato una nuova razza... il “tricorno”, come lo chiamavano loro.>>.
<<È terribile quello che ti è successo, Garland.>> disse Rarity, quasi mossa anch'ella a pietà dall'enorme tricorno. <<Come è terribile che siano esistite persone come loro...>>. <<Umpf... e purtroppo non è finita qui. Riuscirono addirittura ad usarmi... mi spedirono nei villaggi, nelle città, nelle foreste, dovunque vi fosse una sola forma di vita da sottomettere. Fui costretto a...>>. La sua voce si fece quasi singhiozzante, mista ad un profondissimo e viscerale odio. <<... a distruggere. Ero stato modificato per quello, distruggere e sottomettere. Mi costrinsero a radere al suolo abitazioni, terrorizzando gli abitanti e minacciandoli in cambio della sottomissione ai “futuri re di Equestria”, come si facevano chiamare i miei maledetti genitori.>>. <<T-Tu...>> lo fermò per un momento Applejack <<...hai ucciso dei pony?>>. Per tutta risposta, Garland le lanciò uno sguardo fulminante. <<No, maledizione! Non ho mai ucciso nessuno!>> quindi si riprese. Aveva di nuovo alzato la voce: segno che quella domanda lo aveva toccato nel profondo. <<Scusa, non ce l'ho con te... ma sappiate che potrò aver fatto del male, ma non ho mai ucciso nessuno. Ciò non basterà mai a perdonarmi, comunque... e fu la causa del cutie mark maledetto che porto come una croce.>>

Cutie Mark di Garland
Nessuna delle pony aveva fatto finora caso al cutie mark di Garland. Era a tutti gli effetti molto strano: somigliava più che altro ad un cuore da cui partivano diversi spuntoni, due a sinistra, uno più lungo verso il basso e due corna ad apertura molto larga nella parte alta. Il lato destro del mark era avvolto da una specie di ala da demone, richiusa su se stessa a formare una mezzaluna: il tutto era color nero e rosso scintillante. <<Devo confessarvi che uno dei miei più grandi desideri era liberarmi di questo pesante fardello, dannazione. Questo maledetto simbolo è...>> <<... lo Stigma del Caos!>> lo interruppe di colpo Twilight. <<Ho letto che è considerato un simbolo di potere oscuro e...>>. <<Credi che non lo sappia fin troppo bene?>> disse Garland, interrompendola a sua volta. <<Deriva dal mio grande potere e dalla mia malvagità, sebbene non fosse mio desiderio. Portare un tale cutie mark per me è come portare un fardello di cento chili, ed ogni volta che lo osservo è come una pugnalata.>> proseguì, con un tono molto triste e malinconico. <<Lasciate però che continui la mia storia...>>
<<Non poteva durare. Quando fui più adulto e maturo, compresi finalmente gli obiettivi dei miei genitori e capii cosa mi avevano fatto, solo per i loro stupidi desideri. Non esitai a minacciarli di gravi conseguenze se non mi avessero fatto tornare come prima... e per la prima volta mi sentivo libero di decidere per mio conto.>> disse sollevando la testa. <<Ma era pur vero che il mio potere derivava da loro: avrebbero potuto facilmente togliermi di mezzo come un giocattolo rotto, se solo avessero voluto. Maledetti...>>. Ormai Garland aveva associato quell'ultima parola al ricordo dei suoi genitori. <<Non passò molto tempo che la principessa Celestia raggiunse quel luogo. Aveva spesso mandato delle forze armate per contenere la mia insensata furia, ma nessuno sembrava in grado di fermarmi. La stessa Celestia dovette mettere a rischio la propria vita raggiungendomi e cercando il dialogo con me... fortunatamente avevo già compreso le mie azioni e, finalmente libero dal controllo dei miei perfidi genitori, accettai ogni possibile conseguenza. Lo avevo meritato.>>. A quelle parole seguì una pausa, che fu presto colmata da Twilight: sembrava a tutti gli effetti la più interessata al racconto. <<Ma non è stata colpa tua! Celestia non condannerebbe mai un innocente come eri!>>. <<Purtroppo ciò non scusa il mio operato.>> proseguì quindi il tricorno <<I miei genitori furono esiliati a tempo indeterminato, ed il mio destino sarebbe stato quello di venire... come dire... purificato dagli scienziati della principessa, aiutando quindi la ricostruzione di ciò che avevo distrutto. Rifiutai la cura. Secondo i miei genitori il processo era irreversibile, ma anche se non gli avevo mai creduto sapevo che non sarebbe bastato a purificare la mia anima.>>.
<<E poi che successe?>> disse Rainbow Dash, incuriosita più che mai e comodamente distesa con la testa appoggiata alle zampe. <<Solo l'intercessione di Celestia spinse i villeggianti a cui avevo causato così tante sofferenze ad accettare il mio aiuto ed il mio sincero pentimento. Grazie alle mie dimensioni ed alla mia forza ricostruimmo i villaggi in tempo di record, ma non potevo rimanere in quelle terre per un secondo di più. Dovevo fuggire, rifarmi una vita lontano da tutto e da tutti, specialmente dal mio passato...>>. Per tutto il discorso, non aveva mai smesso di assumere la sua espressione feroce ma, a tratti, triste. Se era stato progettato per incutere terrore allora era stato progettato molto bene, pensarono le pony. <<Dopo molto vagare arrivai qui, stremato per il freddo e la fame. Trovai quindi questa grotta, dove mi riposai: decisi che sarebbe diventata la mia nuova casa. Avrei vissuto in questo luogo, nutrendomi di ciò che la natura offriva: frutti, radici e ciò che gli animali selvatici cacciarono. Avevo ed ho ancora un'avversione per la morte che mi impediva di cacciare, ma bastava avvicinarmi agli animali selvatici per farli fuggire ed ottenere così i loro pasti. Lo so, è una cosa ignobile, ma era per la mia sopravvivenza.>>. <<Non te ne facciamo un biasimo, Garland.>> disse Applejack. <<Voglio anche io l'aspetto terrificante! ARR!!!!>> esclamò quindi Pinkie Pie, tentando giocosamente di spaventare le altre. Il suo saltellare allegro e gioviale non l'aveva mai abbandonata fino a quel momento.
<Questa è la mia storia. Ormai saranno dieci anni che vivo qui.>> concluse quindi il tricorno. <<Non vorresti tornare a vivere con altri? Sono sicura che saranno tutti d'accordo! Ormai sei diverso dall'unicorno che eri un tempo, no?>> fu la proposta di Twilight. Il suo sorriso avrebbe convinto chiunque, ma non riuscì a strappare nemmeno un sorriso al cupo tricorno gigante. <<Non credo che accetterebbero la mia presenza. Vi ringrazio di esservi interessate alla mia storia, di aver frenato per un poco la solitudine che da sempre mi fa da unica compagna... ma non posso accettare.>>. Sopraggiunse quindi Rainbow Dash: <<Oh, storie! Sono sicura che saranno felici di accogliere un pony figo come te!>>. Il dibattito durò per alcuni minuti, al termine del quale Garland sembrava aver cambiato idea. <<D'accordo allora, verrò con voi. È da dieci anni che non vivo con altre persone...>>. <<È fantastico, vedrai! Uuuuuh!!>> esclamò quindi Pinkie.
Immediatamente, quindi, il gruppo lasciò la caverna e ripercorse il tragitto compiuto attraverso la foresta. Il tricorno gigante non aveva mai dismesso la sua espressione cupa, ma le sue compagne di viaggio erano più che certe che sotto la sua dura corazza si nascondeva una creatura fin troppo provata dalla vita, e desiderosa di niente più che un po' di compagnia e di pace interiore.


Capitolo 5: Una nuova vita (A new life)
Il viaggio fu privo di problemi e seccature. Ancora una volta, l'imponente corporatura di Garland si era rivelata un ottimo battistrada nei confronti delle intricate piante che crescevano nella parte oscura della foresta, così come la sua corazza di pelo indurito gli permetteva di attraversare perfino i più spinosi rovi senza problemi. La luce del sole tornava piano piano ad illuminare l'ambiente filtrando fra i rami degli alberi, così come la flora riprendeva ad essere allegra e rigogliosa: solo gli animali sembravano preoccupati alla vista di ciò che li aveva spaventati per anni, ora in compagnia della loro amica Fluttershy. Non fuggivano, ma sembravano molto indecisi su come comportarsi, se scappare effettivamente o dare fiducia al gigantesco unicorno: fu la stessa Fluttershy a rincuorarli, raccontando loro dei fatti avvenuti poco prima, ma a Garland pareva non interessare.
La sua mente, un tempo votata alla distruzione e poi alla solitudine, era ora minata da dubbi e timori: la sua vita stava per cambiare radicalmente. Di lì a poco avrebbe ripreso a vivere come nella sua infanzia, o addirittura meglio: avrebbe trascorso i suoi giorni in compagnia di creature che non lo avrebbero temuto per il suo aspetto, ma che forse lo avrebbero accettato come uno di loro. Ma quel che era più forte, era che non sarebbe stato più solo. Ora era lui ad avere un'espressione quasi spaventata: il suo istinto selvatico lo aveva accompagnato in dieci anni di dura permanenza nella foresta, la sua natura “bruta” gli aveva permesso di sopravvivere in un ambiente ostile e sconosciuto per un decennio. Ma ora... avrebbe dovuto vivere in una casa come tutti gli altri, trascorrere le giornate impegnato nelle comuni faccende giornaliere, avrebbe probabilmente trovato la pace e la felicità. Un cambiamento troppo radicale per chiunque... ma l'animo di Garland, ormai temprato da un passato ricco di sofferenze e colpi di scena, sapeva nel profondo di potercela fare. Si sarebbe adattato alla nuova vita, come si era adattato a quella selvatica. La cosa più importante sarebbe stata il portare pazienza... e tutto grazie a quelle sei pony che, sfidando una decennale voce che terrorizzava grandi e piccini, avevano avuto il coraggio di scavarne i più oscuri segreti, fino ad incontrarlo. Una minuscola, quasi invisibile lacrima rigò il suo volto.
<<Ehi, tutto bene?>> esclamò improvvisamente Applejack, notando lo sguardo mesto e la testa abbassata del tricorno. <<Sì... non ti preoccupare.>> rispose questi, senza voltare lo sguardo verso la sua interlocutrice: il conflitto interiore continuava a tormentarlo, ma sapeva di poterlo superare: non era la prima grande sfida che la vita gli sottoponeva, e le aveva sempre superate tutte. <<Ehiii! Sei triste? Non essere triste! Sii felice! Saltella allegro! Così: BOING BOING BOING...>> fu quindi l'euforico intervento di Pinkie Pie, intenta a girare attorno al colossale pony compiendo grandi balzi. Questi non poté che abbozzare un fugace sorriso, osservando quella pony così folle ed a tratti infantile, ma così piena di gioia e vitalità... quello che Garland non aveva mai avuto. E ciò gli aveva strappato un sorriso, il primo dai tempi della sua infanzia. Era un momento che gli sarebbe rimasto eternamente nell'animo, lo sentiva, nonostante il suo carattere duro e selvatico nonché fortemente provato da una vita che di gioioso non aveva avuto proprio niente.
<<Ehi, siamo arrivati!>> esclamò quindi Twilight, interrompendo i pensieri di Garland.
Il villaggio di Ponyville si stagliava davanti a loro, separato dal gruppo solo da un fiume e da un ponticello di legno. Le pony lo avevano attraversato ormai un'infinità di volte, con tutta la naturalezza con cui camminavano normalmente ma Garland, ritrovata la lucidità, fu rapido a concludere che non avrebbe mai retto il suo peso. Quel primo ostacolo della sua nuova vita non fu sufficiente però a portarlo alla rinuncia: fu infatti più che sufficiente un breve balzo perché Garland fosse arrivato dall'altro lato del fiume con la massima facilità. Le sue dimensioni innaturali avevano fornito sia il problema, sia la soluzione, ma sapeva bene che gli avrebbero causato diversi altri fastidi.
Ed il primo di essi si presentò poco dopo: le abitazioni stesse. Garland non sarebbe mai passato da quelle porticine, larghe per qualsiasi pony ma fin troppo strette per lui, che avrebbe dovuto esibirsi in ridicoli e complicati contorsionismi per attraversarle. Per giunta, l'imponente unicorno avrebbe sfiorato i soffitti, e nessun piano superiore (come ad esempio l'angolo notte della casa di Twilight) avrebbe retto la sua stazza. Ma non poteva certo farsi fermare per dei ridicoli problemi, fu il suo primo pensiero: più complicato sarebbe stato convincere la gente a non spaventarsi ogni volta che lo incrociava. Tutti si erano barricati nelle abitazioni, terrorizzati all'idea che il “terrore della foresta” fosse lì, in mezzo a loro... ed in compagnia di sei loro compaesane. La stessa reazione degli animali del bosco: un misto di stupore, paura ed incredulità.
<<Non abbiate paura!>> urlò Rainbow Dash <<Non è qui per spaventarvi né per farvi del male. È qui per...>>. Fu lo stesso Garland, a sorpresa, ad interromperlo con un cenno della zampa. Non ci teneva ad apparire come un banale quanto indecoroso poverello raccattato da qualche parte nella foresta. Certo non sarebbe stata intenzione di Rainbow Dash farlo apparire come tale, ma nella sua mente Garland conosceva ancora bene le reazioni delle creature impaurite, e come la loro mente si sarebbe mossa di conseguenza. <<Ascoltate>> disse quindi, con la sua consueta voce cupa <<Il mio nome è Garland. So che avete timore di me, lo comprendo. Sì, io sono l'essere che per dieci anni ha vissuto nelle vostre foreste, suscitando il terrore in tutti voi... non intendo annoiarvi con la storia della mia vita, che mi farebbe solo del male raccontare>>. Le prime teste di pony iniziarono a fare capolino dalle finestre e dai portoni. <<Ma voglio solo che sappiate che non è mia intenzione nuocervi. Non lo è mai stata. Non è mia intenzione nemmeno cercare di commuovervi o farvi compassione, non sarebbe né giusto né dignitoso. Vorrei solo...>>. Non riuscì a finire la frase che il sindaco lo interruppe: era il primo pony ad uscire di casa.
<<Credo che lo stesso fatto che tu sia in compagnia di sei nostre compagne indichi le tue buone intenzioni. Anzi, sei tu a doverci scusare per aver ingiustamente temuto la tua sola presenza, complici i purtroppo naturali pregiudizi nei confronti del diverso. Io, sindaco di Ponyville, ti accolgo benevolmente e ti do il benvenuto, Garland. Grazie a te abbiamo eliminato una delle nostre paure, e sono sicura che tra di noi starai più che bene.>>. Garland chinò la testa in segno di rispetto. Non aveva ancora dimenticato le buone maniere, che aveva imparato prima di diventare una cavia da laboratorio, ma che in realtà non gli erano mai servite. <<Vi ringrazio, signor sindaco.>> fu la semplice risposta. Chi l'avrebbe mai detto che un rude e selvaggio pony da guerra sarebbe potuto cambiare così radicalmente? <<Puoi dormire nel fienile.>> disse Applejack, indicando un'ampia costruzione in legno non lontano dalla tua fattoria. <<Non te la prendere se non possiamo offrirti di meglio. È pieno di fieno, ma ti troverai bene, vedrai.>>. <<Andrà benissimo.>> disse quindi Garland, squadrando l'edificio. Sembrava una comunissima casa a pianta rettangolare e dal tetto spiovente, dalle cui finestre si intravedevano grandi ciuffi di fieno. Ma sembrava anche l'unico edificio a poterlo ospitare.
Nemmeno pochi minuti dopo, l'espressione nei volti della gente cambiò. La gente uscì dalle case e fece quasi subito cerchio attorno al tricorno: i cuccioli lo osservavano a bocca aperta, i maschi cercavano immediatamente di chiaccherare amichevolmente e trattarlo con la stessa calorosità di un ospite di vecchia data, le femmine facevano divertiti risolini sul suo aspetto, commentando come il pelo indurito e le triple corna sarebbero potute diventare una nuova moda. In mezzo a quell'orda di gente in festa, Garland si trovò quasi spiazzato: aveva ripreso a sorridere, sorridere con sincerità alla prima gente che, dai tempi della sua infanzia, non lo considerava unicamente per il suo aspetto. Ancora una volta lo stesso pensiero di poco addietro lo invase: la sua vita sarebbe cambiata. Da quel momento in poi non sarebbe stato più solo. In cuor suo, quelle erano sensazioni che non aveva mai provato: sincerità, amicizia, gratitudine... c'erano momenti in cui temeva di essersi dimenticato dei sentimenti. Poco alla volta, iniziò ad alleggerire il proprio carattere duro, e ad abbandonarsi a quella folla che ora lo accoglieva gioiosa.
Quella notte, Garland si accomodò in un mucchio di fieno nella sua nuova casa. Non sapeva se sarebbe stato un rifugio temporaneo o meno, se la sua personalità fosse mai riaffiorata con gravi conseguenze per quell'innocente popolazione... ma non ci voleva nemmeno pensare. I pensieri, a volte, sono solo impicci che minano la stabilità dell'anima, si ripeteva: oramai era lì, in un posto coperto dove passare la notte. Poco prima aveva iniziato a rendere il favore a Ponyville, sfruttando le sue dimensioni per muovere grandi masse di fieno, ed aiutare nei lavori quella gente. Stava iniziando a credere ai suoi occhi.
Per la prima volta nella vita, si sentiva davvero felice.


Capitolo 6: La svolta (The turnover)
I giorni si susseguivano tranquilli a Ponyville, per la cittadinanza e per il nuovo arrivato. Sempre più forti si facevano i legami fra Garland e quella gente, che con un'incredibile coraggio aveva affrontato una leggenda e ora lo trattava come uno di loro. Lui stesso non poteva certo lamentarsi: ora aveva un tetto sulla testa ed un giaciglio su cui dormire, molto migliore di quella vecchia ed umida grotta, aveva dei pasti assicurati e soprattutto non era solo. Non aveva perso l'occasione di sdebitarsi in qualche modo fornendo aiuto alla gente grazie alla sua grande corporatura, che gli permetteva di svolgere qualsiasi lavoro più o meno pesante con relativa facilità. Alcuni discutevano addirittura del successivo Winter Wrap Up, l'anno seguente: con un compagno di lavoro come il gigantesco tricorno, avrebbero terminato in tempo di record.
Ma, come un virus la cui radice resiste ad ogni cura, i pensieri continuavano ad assillare le notti di Garland. Perché era lì? Che cosa aveva fatto per meritare tutto ciò? Forse la vita aveva deciso di premiarlo per la sua costanza, per la sua resistenza, o semplicemente di farsi perdonare per tutto ciò che gli aveva fatto passare... la conseguenza era che Garland, piano piano, si stava ammorbidendo. La belva feroce che aveva vissuto dieci anni in una foresta, da solo allo stato brado, sembrava ormai scomparsa, o sopita. Al suo posto c'era un pony nuovo, riconoscente per quello che gli era capitato e molto più socievole: aveva ritrovato la fiducia nel prossimo. Quelle sei pony, i suoi primi contatti con il mondo in dieci anni di vita selvaggia, avevano smosso il suo cuore di tenebra e lo avevano ripulito... ma in cuor suo Garland covava ancora dei timori. Timore che la sua natura feroce avesse nuovamente il sopravvento e lo portasse a compiere quei terribili atti che avevano segnato la sua vita, timore che potesse prendersela senza alcun motivo con degli innocenti.
La cosa che sembrava tenerlo più a freno di tutte erano le periodiche visite dei cuccioli del villaggio. Ancora stupiti per il suo imponente aspetto, Apple Bloom e gli altri piccoli pony si recavano spesso nel fienile dove Garland ormai viveva, sempre più ansiosi di ascoltare le sue storie così interessanti, i suoi racconti di vita vissuta. Il tricorno era divenuto sufficientemente intelligente da romanzarli, alleggerirne il carico di drammaticità ed anche a farne delle simil-fiabe, per non rischiare di terrorizzare quelle piccole creaturine che gli arrivavano sì e no al ginocchio, ma che gli suscitavano una tenerezza mai provata prima. La stessa Rarity pianificava spesso un modo per creargli un abito su misura, ma si trovava costretta a rinunciare per mancanza di manichini di quelle dimensioni, stoffe così larghe ed ali per sistemargli gli accessori da testa. Tutte quelle cordiali attenzioni contribuivano a fare di Garland un pony molto diverso ed a tratti migliore, sebbene qualcosa tramasse ancora, nell'ombra, contro di lui...
Quella notte sembrava più agitata del solito. Il tricorno gigante non riusciva a prendere sonno, si rigirava continuamente nel suo improvvisato letto di fieno: i pensieri erano tornai più vivi che mai a tormentarlo. Il suo passato lo tormentava, i suoi peccati... il suo cutie mark maledetto. Pochi minuti dopo, concluse che ogni tentativo di prendere sonno era ormai vano, per cui decise di uscire all'aperto e sgranchirsi le gambe. Forse poteva essergli d'aiuto, poteva essere utile perché si schiarisse le idee una volta per tutte, perché capisse cosa ancora non andasse in quella vita che, in cuor suo, aveva sempre desiderato. Girando per i viali di Ponyville, fra abitazioni di gente che si godeva il meritato riposo dalle fatiche del giorno, Garland cercava senza pace una risposta alle sue domande. Perché quelle cose gli stavano capitando?
<<Non riesci a dormire?>> chiese una voce amichevole, giusto dietro di lui. Non ci volle molto a concludere che la voce proveniva da Twilight. <<Non è niente, avevo bisogno di un po' d'aria... tu come mai non stai dormendo?>> chiese quindi incuriosito Garland. La risposta fu rapida: <<Devo studiare il moto di alcune stelle per perfezionare alcuni incantesimi. Posso esserti d'aiuto in qualche modo?>> chiese quindi l'unicorna violacea, con un sorriso. <<No, non preoccuparti.>> fu la risposta di Garland, anch'essa accompagnata da un sorrisetto abbozzato. I due rimasero per diverso tempo ad osservare le stelle, quella notte. In così tanti anni di vita selvaggia, il tricorno non aveva mai apprezzato sul serio un simile spettacolo. <<Twilight...>> disse all'improvviso, ricevendo l'attenzione della pony. <<Posso farti una domanda?>>. <<Sì?>>. <<Ecco... ancora non riesco a capacitarmi di una cosa. Perché è successo tutto questo?>>. La risposta a quella domanda fu uno sguardo incuriosito. <<Io vi sono molto riconoscente per tutto ciò che è successo, poiché mi avete donato una vita migliore. Mi avete cambiato, e reso finalmente felice di ciò che sono. Mi avete accettato fra di voi ma... perché? Cosa vi ha spinto a fare tutto questo?>>. A quel punto, Twilight lo guardò fisso negli occhi. La punta del corno arrivava a sfiorare a malapena il petto di Garland.
<<Ascolta... sarò sincera. È iniziato tutto a causa della mia testardaggine.>> disse, con un tono molto serio. <<Mi avevano raccontato di una leggenda, di qualcosa che spaventava gli abitanti della foresta, e Fluttershy terrorizzata ne era un'ulteriore prova. Io non ho mai voluto credere alle leggende, ed ho deciso di andare fino in fondo a questa storia: volevo scoprire cosa incutesse così paura in tutta la gente.>> proseguì quindi, abbassando lo sguardo. <<Il resto lo sai. Però non voglio farti pensare di essere solo una banale “prova” della falsità di una leggenda: tu sei diventato nostro amico. Abbiamo ascoltato la tua storia ed abbiamo deciso di aiutarti, forse senza nemmeno chiederti se lo volessi... e di questo ti chiedo scusa. Ma è grazie a te che abbiamo imparato a non temere ciò che nemmeno conosciamo, ad aprirci verso... ehm... >>. <<Verso chi è diverso.>> proseguì Garland, con un tono quasi triste. Aveva capito che Twilight non voleva dire quella parola, “diverso”, per non ferirlo. <<Ehm... sì, quello. Però tu NON SEI diverso da noi. Hai solo avuto una vita più complessa. Il sindaco aveva ragione: noi abbiamo aiutato te, e tu hai aiutato noi. Ti vogliamo bene per ciò che sei.>>. E per la prima volta in tutta la sua vita, Garland pianse commosso. Il bestione di due metri e mezzo inoltrati, dall'aspetto così feroce ed oscuro, si lasciò finalmente andare ad un pianto commosso, per poi abbracciare Twilight. Quella era la risposta che cercava dal suo arrivo a Ponyville.
La mattina dopo, la vita nella città riprese il suo solito corso. Garland era diventato perfino più socievole, ora che aveva ricevuto la risposta che cercava: adesso sapeva che le sue sei “salvatrici” lo avevano fatto inizialmente quasi per sfida, per sfatare un mito che lo avvolgeva come un mantello nero, ed avevano sfruttato la situazione a loro vantaggio. Adesso finalmente poteva dormire sonni tranquilli: il suo animo senza pace era stato placato ed i suoi tormenti interiori sembravano svaniti.
Quella sera, Garland venne invitato ad un party in onore della principessa Celestia, che attraverso un messaggio aveva annunciato il suo arrivo di lì a giorni. Il salone era ormai pronto, l'orchestra si era riscaldata e gli abitanti, adornati degli abiti più sgargianti e multicolori, iniziavano ad affollare il luogo ansiosi di gettarsi nelle danze. Era una prova generale per l'arrivo della principessa, un test per assicurarsi che tutto funzionasse al meglio, sebbene gli abitanti lo considerassero più (con loro grande gioia) una vera e propria festa. L'abile Rarity aveva lavorato dei giorni per fabbricare degli abiti adatti alle sue amiche e, finalmente, era riuscita addirittura a realizzare un completo per l'enorme Garland. Aiutata da Fluttershy, anch'ella abile sarta e soprattutto in grado di volare, aveva lavorato un'intera giornata sfruttando il tricorno stesso come manichino: il risultato era un ampio mantello decorato con motivi a fiamme, colorato con tonalità dal giallo al rosso scarlatto con una serie di strappi triangolari a farne da contorno.
L'ampio portale del salone era più che sufficiente a far passare comodamente Garland, ed il salone non gli creava alcun problema: altissimo, illuminato con diversi tipi di luci e molto largo. L'unico problema era la pista da ballo: sarebbe stato praticamente impossibile per lui ballarci senza urtare almeno dieci altre persone... ma non era un suo problema, non amava ballare.
Qualcun altro aveva in mente di far ballare tutti. Fu un attimo: fu sufficiente il rumore di uno sparo, un raggio verde in grado di aprire un buco nel terreno. Un grande fumo verde, una colonna di luce smeraldina, un fragore che pervase l'ambiente e fece rimanere di sasso gli invitati. Un'intrusione. Un'intrusione in forma di pony alta quasi come la principessa Celestia, completamente nera, con dei capelli di un azzurro sporco, delle ali di zanzara e dei curiosi fori all'altezza delle zampe nonché sulle ali stesse. Twilight e le sue amiche conoscevano bene quell'intruso... <<Oh, ma che bella festa, cara mia. Si sposa qualcun altro?>> fu la frase d'esordio di Chrysalis, la malefica regina dei Changelings. <<Tu...>> commentò quindi Twilight, mentre le altre pony erano rimaste di stucco. In compenso, gli invitati smisero di assumere le loro espressioni sorprese e uno alla volta cambiarono di colpo aspetto, in un lampo: erano dei pony simili a Chrysalis, completamente neri e con denti aguzzi nonché sguardi molto crudeli. I Changelings.
La malefica regina raggiunse le sei pony e Garland, ovvero gli unici esseri non-Changeling in tutta la sala. <<Oh, immagino che tu ti stia preoccupando per i tuoi amichetti... sono tutti chiusi nelle loro case, custoditi dai miei sudditi. Me ne prendo cura, hahaha!>> disse, con una risatina. Ormai lo stupore delle pony si era convertito in nervosismo puro, così come in un senso di impotenza: circondate da decine di Changelings che le tenevano a portata di raggio, non potevano fare assolutamente niente. <<Cosa ci fai qui?>> esclamò Twilight. <<Vedi, tesoro... l'altra volta, a Cancerlot, voi e i vostri stupidi amichetti avete vinto, e io non l'ho mai dimenticato. Per cui, prima di riprendere i miei piani di conquista, ho pensato bene di eliminarvi. Direi che tutti avrebbero fatto così, no? Siete una maledetta spina nel fianco dei miei piani!>> esclamò Chrysalis, passando dal crudele all'arrabbiato in un attimo. Il suo ingresso era stato rapido ed il suo piano efficace: d'altronde un villaggio come Ponyville non disponeva certo di un campo di forza e decine di guardie come Cancerlot... <<Ma come diavolo hai fatto a...>> disse Applejack, basita. <<Oh, è stato facile... è bastato catturare i tuoi compaesani uno alla volta e sostituirvi i miei sudditi di nascosto. Non sono geniale?>> rispose quindi Chrysalis, euforica. <<Ma non ho intenzione di proseguire oltre. Ho parlato fin troppo! Ora vi elimin... oh.>> si interruppe di colpo, notando lo sguardo feroce di Garland. Sembrava essersi accorta solo in quel momento della sua presenza.
<<Ma guarda chi abbiamo qui...>>. Il tricorno la osservava dall'alto dei suoi due metri e sessanta, con un'espressione che avrebbe costretto chiunque alla fuga. <<Tu...>>> fu l'unico, laconico suo commento. <<Pensavo di averti detto che non mi unirò mai alle tue schiere di idioti mutaforma.>>. <<Oh, ma non ho bisogno di convincerti, tesorino... mi basterà... scavare un po'.>>. Erano faccia a faccia, benché la regina malefica gli arrivasse circa al mento, contando anche il corno. <<Veeero che ti ricordi delle mie proposte? Spero tu ci abbia pensato...>>. <<V-Vi conoscete?>> esclamò Rainbow Dash. <<Sì. Non so come, anni fa Chrysalis ha saputo di me. Ha tentato innumerevoli volte di convincermi ad unirmi ai suoi scagnozzi, ma ho sempre rifiutato... con la forza.>>. <<Oh sì, i miei Changelings portano ancora le ferite dei tuoi... violenti rifiuti, tesoro.>> proseguì Chrysalis. <<Solo che questa volta non avrò bisogno di parlare.>>. Il suo corno si avvolse in poco tempo di una forte luce verde, che nello stesso momento avvolse la mente del tricorno. <<Tu ti unirai ai miei uomini, che tu lo voglia o no!>>. <<M-Maledetta...>>. <<Opponi pure resistenza, dolcezza. Tu ridiventerai il distruttore di un tempo!>>. <<N-No... NO!>>... ma nonostante Garland avesse tentato in tutti i modi di resistere, pochi secondi dopo la regina malefica smise di usare il suo potere. Con gli occhi di un colore verde fosforescente, Garland emise un urlo che fece volare via il suo mantello color del fuoco. Lo stesso fuoco che, maledettamente in fretta, sparò dal proprio corno seminando fiamme e distruzione, per poi uscire di corsa, sfondando la porta. Impotenti contro un simile potere, Twilight ed amiche non poterono che assistere alla furia senza freni del loro amico.


Capitolo 7: Lo scontro finale (The final battle)
Con un incantesimo, Chrysalis sciolse le corde che tenevano avvinti nelle case gli abitanti di Ponyville: in pochissimi minuti si resero conto della situazione, e presero a fuggire in tutte le direzioni. Un terrore senza precedenti ed un profondo senso di incredulità regnavano tra la folla, quando si accorsero che non erano solo i Changelings a seminare la distruzione fra le case, ma era anche il loro nuovo cittadino Garland. La sua potenza sembrava incontrastabile: a poderosi assalti sfondava muri e tetti ed il suo fuoco magico completava l'opera; ormai regnava un panorama di desolata distruzione. La malvagia regina, dal tetto della sala da ballo, rideva maleficamente alla vista della scena: Twilight e le sue amiche erano nelle sue mani, la gente scappava a gambe levate ed il servo che aveva tanto desiderato era ormai sotto il suo controllo, intento a scatenare il suo furore assieme ad orde di Changelings.
<<Hahaha! Garland! Tu sarai lo strumento della mia vendetta! Distruggi il villaggio di queste sciocche che hanno osato rovinare i MIEI piani!>> urlò Chrysalis, fra una risata malvagia e l'altra. La sua vendetta era quasi compiuta e la sua fame di potere avrebbe potuto presto saziarsi senza ricevere ulteriori interruzioni. Grazie alle sue capacità di trasformismo ed ipnotismo non aveva mai avuto problemi ad intrufolarsi nel castello di Cancerlot, ma aveva dovuto fare i conti con la testardaggine di Twilight Sparkle, che l'aveva smascherata. Ora era nelle sue mani: avrebbe solo dovuto decidere una fine da riservargli, e non sarebbe stata più un problema. Le sei pony non potevano nulla contro tutto quello che stava accadendo, se non provare un profondo senso di rabbia mista a desolata impotenza.
L'ancora di salvezza arrivò inaspettatamente dall'esterno: il piccolo draghetto Spike, reduce da una innocente scampagnata, si nascose prudentemente fra gli edifici ancora intatti. In poco tempo notò le sue amiche catturate, Garland inferocito, Chrysalis ridere maleficamente ed i pony della città fuggire in tutte le direzioni: non gli ci volle molto per trarre le sue conclusioni. Era l'unico ponyvillese ancora libero, e per giunta con il potere di spedire messaggi rapidi all'unica creatura che avrebbe potuto tirarli fuori dai guai... la principessa Celestia. Con movimenti quasi istantanei, cercò di sgattaiolare fra la folla e raggiungere la casa di Twilight, posta maledettamente in una zona centrale ed ancora in piedi: fortunatamente Chrysalis non stava guardando da quel lato e gli altri suoi sudditi erano troppo impegnati a seminare il caos. Intercettando rapidamente lo sguardo della sua amica unicorna, cercò un foglio di pergamena ed una penna d'oca, scrisse in tutta fretta alcune righe e soffiò via il foglio come fosse cenere... proprio mentre Garland sfondava un muro dell'edificio. Non passò tanto tempo che la regina dei Changelings si accorse di lui, e mandò alcuni suoi scagnozzi a catturarlo.
<<Dunque, cosa abbiamo qui? Un minuscolo draghettino che cerca di chiedere aiuto?>> gli disse Chrysalis, con uno sguardo che non prometteva nulla di buono per il povero Spike. <<LASCIA STARE SPIKE!!!>> fu l'urlo di Twilight, zittito da un Changeling un secondo dopo. <<Oh, non preoccuparti, tesoro, non lo ucciderò... non subito, perlomeno... ma potrebbe essere riuscito a chiedere aiuto. Questo vuol dire che vi dovrò togliere di mezzo il prima possibile, mie care...>>. Lo sguardo rabbioso delle pony si tramutò istantaneamente in terrore puro. <<N-Non vorrai...>> balbettò flebilmente Rainbow Dash. <<Mi dispiace, carine, ma ho aspettato fin troppo tempo... e mentre il vostro villaggio va verso la distruzione, voi raggiungerete l'altro mondo!>> esclamò infine la malvagia regina, puntando il suo corno contro di loro. Una fortissima luce verde lo avvolgeva come un velo: una luce verde che si sarebbe tramutata preso in un raggio mortale. <<E ora, belle mie, dite pure le vostre ultime preghiere. Conterò fino al tre... >>. Tre secondi separavano le pony dalla fine. Ormai solo un miracolo poteva salvarle. <<Uno...>> ormai battevano i denti, strette nel loro ultimo abbraccio, mentre Chrysalis li osservava euforica. <<Due...>> la luce sul suo corno si fece sempre più forte: il raggio bramava di uscire. <<EEEEK!! AIUTO!!! GARLAND!!!!>> ebbero la forza di urlare, in coro.
<<E tre! MORITE!>>.

Background theme
Il conto alla rovescia era terminato. Le sei pony strinsero gli occhi, terrorizzate dalla morte ormai imminente... ma così non fu. Alcuni secondi di inattività dopo, trovarono la forza di riaprire gli occhi e videro una scena che le lasciò di stucco. La loro crudele nemica giaceva a terra su un fianco, stordita da qualcosa che aveva lasciato un'ampia bruciatura sul suo corpo affusolato. Infuriata, si rialzò di scatto. <<Chi... Chi ha osato?>>. La figura di Garland le stava a pochi metri di distanza, con il corno ancora fumante. I suoi occhi non era più verde fosforescente, ma erano tornati del loro bianco naturale senza pupilla: mentre tutti i Changelings ed i cittadini in fuga non riuscivano più a raccapezzarcisi, Twilight ed amiche capirono subito: aveva sconfitto il controllo mentale. Era finalmente tornato in sé, e le aveva salvate all'ultimo secondo dalla morte certa.
<<T-tu... come hai fatto a...>> disse Chrysalis, con gli occhi praticamente fuori dalle orbite per lo stupore. La risposta fu rapida: <<Le urla di Twilight ed amiche hanno contrastato il controllo che avevi sulla mia mente, insulsa mutaforma.>> disse, carico di una rabbia ora canalizzata verso un singolo obiettivo, con cui stava parlando in quel momento. <<Il loro dolore ha contrastato il tuo tentativo di farmi tornare il crudele distruttore di un tempo. Mi dispiace, ma io non tornerò mai come prima. Qui ho scoperto sensazioni che pensavo di aver dimenticato, ho provato cose che mai avrei provato nella mia vita solitaria. Ho trovato delle creature che hanno avuto il coraggio di considerarmi nonostante il mio aspetto, delle creature che hanno voluto portare compagnia nella mia esistenza e, senza saperlo, cambiarla completamente. Grazie a loro ho realizzato un sogno che da sempre mi portavo dentro... >> disse sospirando. Sia i cittadini che i Changelings avevano smesso di correre dappertutto, fermandosi quasi d'istinto ad ascoltare il toccante discorso. <<... ossia quello di vivere una vita normale, nonostante il mio passato. Come direbbero loro... ho scoperto l'amicizia.>>. <<FROTTOLE!>> fu il commento di Chrysalis, visibilmente innervosita dal colpo di scena. <<Sono tutte frottole! Amicizia e amore non esisteranno più! Io regnerò in un mondo privo di qualunque fastidiosa emozione!>> disse, serrando i denti. <<E tu, che hai osato opporti ai miei desideri, sarai il primo a morire! PRENDETELO!>> urlò quindi ai suoi sudditi, che in massa si gettarono addosso a Garland. Non ci volle molto perché lo ricoprissero del tutto, come una duna del deserto, composta di innumerevoli granelli di sabbia a ricoprire un ciuffo d'erba.
Così come vi si erano gettati addosso, i Changelings volarono via come tante mosche, lanciati in tutte le direzioni da un improvviso turbine d'aria creatosi proprio attorno a Garland, e nato dal suo enorme potere magico. <<Tsk... imbecilli... io, Garland, vi sconfiggerò tutti!>> disse, abbattendo Changelings su Changelings a colpi di frecce infuocate. Il suo sconfinato potere si era rivoltato contro chi aveva tentato di prenderne il controllo. <<Questa città è sotto la mia protezione. Dovrete passare sul mio cadavere, stupidi!>> proseguì, abbattendo con altre fiamme i Changeling che sorvegliavano Twilight e compagnia. <<Umpf... l'idiota sei tu, che hai osato metterti contro la sottoscritta. Ritiratevi tutti! Lo eliminerò di persona...>> disse Chrysalis, che un secondo dopo venne avvolta da una gigantesca colonna di luce verde. Tempo alcuni secondi, e la colonna si dissolse rivelando un perfetto clone di Garland. <<I miei sudditi sono troppo bassi per imitarti... ma io posso! Ti distruggerò!>> urlò quindi, ancora con la sua voce originale, e partì all'attacco.
Lo scontro fu lungo e senza esclusione di colpi. In mezzo ad un vasto pubblico di pony increduli, Changelings ancora più increduli e case mezze distrutte, i due Garland combattevano con ogni mezzo pur di prevalere. Uno scontro fra titani, una battaglia di giganti che, fra potenti cornate e getti di fuoco, non davano l'impressione di voler cedere, benché vistosamente affannati dopo lunghe sequenze di scontri ed assalti. Era ormai impossibile distinguerli: la regina Chrysalis aveva imitato anche la voce del suo avversario. <<Maledizione... Spike, sei riuscito a mandare il messaggio di aiuto alla principessa?>> disse Twilight al suo amichetto, mentre lo scontro infuriava. <<Per un pelo ci sono riuscito, Twilight.>> rispose il draghetto. <<E perché non si sbriga, accidenti? Sono in gioco la vita e la morte del nostro villaggio!>> commentò quindi Applejack. Non passarono neanche cinque minuti che le loro attese furono finalmente esaudite.
Un'imponente luce fendette il cielo notturno, proveniente da un'elegante carrozza a bordo della quale viaggiava Celestia, la principessa di Ponyville. Appena ricevuto il messaggio di Spike, si era immediatamente mobilitata per raggiungere la città il prima possibile e porre fine a tutto ciò che stava capitando. Neanche un minuto dopo era già scesa dal suo cocchio, in mezzo alla distruzione più totale accompagnata dagli inchini dei ponyvillesi: quasi istintivamente, quindi, scatenò una potentissima luce dal proprio corno, che allontanò di colpo la folla di Changelings. <<Per l'amor del cielo, che accidenti succede qui? Twilight!>> esclamò, raggiungendo la sua studentessa che, senza farselo ripetere due volte, raccontò l'intera vicenda alla principessa.
<<Dunque è così... Garland è tornato. È incredibile come siate riusciti a cambiare la sua vita e la sua personalità, dopo un passato come il suo...>>. <<Ma adesso come faremo a distinguere lui e la regina dei Changelings? È riuscita ad assumere il suo aspetto ed ora stanno combattendo da ore!>> rispose Twilight. <<Oh, guarda>> disse quindi Celestia di rimando <<sembra che non ci sia più bisogno di distinguerli.>> Chrysalis, stremata dall'interminabile combattimento, aveva riassunto la sua forma originaria. Garland era stanco quanto lei: ormai faticavano a reggersi in piedi, non avevano più la forza di scagliarsi magie o prendersi a cornate. Due avversari di uguale potenza, due nemici giurati che si erano confrontati in un epico scontro per scrivere il loro destino. <<Non ce la farai mai!>> esclamò Chrysalis <<Anche se mi ucciderai, rimarrai per sempre legato al caos! Osserva il tuo cutie mark! La tua natura è distruggere! DISTRUGGERE!>>. <<Non credo.>> intervenne quindi Celestia, a sorpresa. Garland rimase di sasso nel notare la sua presenza. <<Anche se ha fatto quello che ha fatto, era stato costretto. Anche se la sua natura è la brutalità, come tu affermi, non è detto che non possa utilizzare il suo potere per fare del bene. Questa gente ne è la prova.>> disse, osservando Garland che, ancora basito, si era inchinato. Lui chino e Celestia erano quasi alti uguali. <<Loro lo hanno cambiato nel profondo, hanno ribaltato la sua natura ed hanno tirato fuori il meglio di lui. Perché non vuoi capirlo?>>.
Pronunciando quelle parole, il corno di Celestia si illuminò un'altra volta. Una seconda fortissima luce illuminò l'ambiente, e la sua potenza fu tale da emettere un potentissimo raggio luminoso che lanciò lontano la malefica regina. Finalmente era finita. <<Garland, non mi sarei mai aspettata di rivederti.>> disse Celestia. <<Lo so, e me ne dispiace, principessa. Sono molto riconoscente a Twilight ed alle sue amiche di aver cambiato la mia vita, ma ho ancora causato molte sofferenze a questa gente...>> disse, chinando il capo. <<Oh, non rimproverarti!>> esclamò Rainbow Dash, raggiungendolo. <<Eri sotto controllo, no? Mica è colpa tua!>>. Il tricorno la guardò sorridendo. <<Rainbow Dash ha ragione, Garland.>> proseguì quindi Celestia. <<La tua vita è cambiata in meglio, ma qualcosa vi si è intromesso. Tu hai saputo contrastare la malvagità che annebbiava ancora il tuo cuore, che tentava di riportarti sull'errata via. Tu sei cambiato.>>
Commosso, Garland non poté che ringraziare la principessa. Lo aveva perdonato; tutti loro lo avevano perdonato. Non riusciva ancora a credere alle proprie orecchie... aveva sconfitto una volta per tutte il male che albergava nel suo animo, e che si era concretizzato per mezzo di Chrysalis. Finalmente avrebbe potuto vivere una nuova vita, gettandosi tutto alle spalle. <<Vi ringrazio...>> furono le uniche parole che riuscì a pronunciare. <<Garland, devi essere riconoscente solo a te stesso.>> lo consolò Celestia, per poi voltarsi verso la sua studentessa Twilight. <<Allora, Twilight, cosa ti ha insegnato tutto ciò?>>. Di rimando, Twilight rispose: <<Credo che noi tutti abbiamo imparato qualcosa da questa esperienza. Abbiamo imparato che è stupido basarsi sulle voci della gente per giudicare qualcosa che non conosciamo. Avere paura di qualcosa, o qualcuno, di cui abbiamo solo sentito parlare è insensato e pregiudizievole, come è successo a noi con Garland... che è anche la prova vivente che, nonostante un passato carico di sofferenze, noi tutti possiamo trovare una luce in fondo al tunnel.>>. Sorridendo, quindi, Celestia salutò la cittadinanza e risalì sul suo elegante cocchio. <<Ne sono felice! Presto vi manderò i miei migliori unicorni per aiutarvi nella ricostruzione del villaggio. A presto!>>
<<Vi ringrazio, tutti.>> disse quindi Garland agli abitanti di Ponyville. <<Grazie a voi sono riuscito finalmente a gettare una pietra sul mio oscuro passato. È stato un percorso lungo e difficile, che ha coinvolto perfino le vostre vite innocenti... ma ora abbiamo del lavoro da fare!>> esclamò quindi, guardando il cielo.
Anche una creatura oscura come lui poteva fare del bene. E ora finalmente ne era convinto.
Ultima modifica di Lord Remiem il 19/05/2012, 21:06, modificato 2 volte in totale.
MAI FANFIC and its main character:
ImmagineImmagine
Avatar utente
Lord Remiem
Pony
Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1042
Iscritto il: 19/05/2012, 19:17
Pony preferito: Trixie
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda nikolaibronyski » 19/05/2012, 20:59

USA GLI SPOILER DANNAZZIONE >BD

Ps: si mettono da BBcode personalizzati, Spoilernm ok?
Avatar utente
nikolaibronyski
Power Pony
Power Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1349
Iscritto il: 25/03/2012, 14:42
Località: da qualche parte in sicilia aspettando l invasione di Equestria
Pony preferito: Tavia
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Lord Remiem » 19/05/2012, 21:05

D'accordo, non occorre prendersela :ffffff:
MAI FANFIC and its main character:
ImmagineImmagine
Avatar utente
Lord Remiem
Pony
Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1042
Iscritto il: 19/05/2012, 19:17
Pony preferito: Trixie
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Reilg » 19/05/2012, 21:10

Prima di iniziare a leggere vorrei porre una domanda:Di che genere tratta la fic? lo chiedo perche' sono allergico a certe tematiche e non vorrei iniziare a leggere un opera per poi doverla interrompere.
ImmagineImmagineImmagineImmagineImmagine
Sono il committente di questa commedia,dovrai recitare bene stanotte.
Avatar utente
Reilg
Crystal Pony
Crystal Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1636
Iscritto il: 07/04/2012, 19:17
Località: Pescara
Pony preferito: Rarity
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Lord Remiem » 19/05/2012, 21:13

Semplicemente un racconto di come le sei protagoniste di MlP incontrano il mio personaggio. Al limite ci potresti trovare
un passato travagliato e ricco di distruzione (morte NO, grazie al cielo)
... sperando che ciò non offenda la sensibilità di chicchessia.
MAI FANFIC and its main character:
ImmagineImmagine
Avatar utente
Lord Remiem
Pony
Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1042
Iscritto il: 19/05/2012, 19:17
Pony preferito: Trixie
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Reilg » 19/05/2012, 22:26

Grazie per la precisazione,ora che so' dell'assenza di Horror,Gore,ecc ecc posso darmi alla lettura,appena avro' qualcosa da dire non manchero' di postarlo.
ImmagineImmagineImmagineImmagineImmagine
Sono il committente di questa commedia,dovrai recitare bene stanotte.
Avatar utente
Reilg
Crystal Pony
Crystal Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1636
Iscritto il: 07/04/2012, 19:17
Località: Pescara
Pony preferito: Rarity
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Andrea4 » 20/05/2012, 11:25

Molto bella
[size=200]Fluttershy e Pinkie Pie Fan[[size=200]/size]
Andrea4
Vampire Bat
Vampire Bat
 
Status: Offline
Messaggi: 358
Iscritto il: 12/05/2012, 19:56
Pony preferito: Pinki Pie Fluttershy
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Lord Remiem » 20/05/2012, 11:44

Beh, grazie ^^ considerato che è in assoluto la mia prima fic!
MAI FANFIC and its main character:
ImmagineImmagine
Avatar utente
Lord Remiem
Pony
Pony
 
Status: Offline
Messaggi: 1042
Iscritto il: 19/05/2012, 19:17
Pony preferito: Trixie
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Andrea4 » 20/05/2012, 11:48

Hai molto talento :D
[size=200]Fluttershy e Pinkie Pie Fan[[size=200]/size]
Andrea4
Vampire Bat
Vampire Bat
 
Status: Offline
Messaggi: 358
Iscritto il: 12/05/2012, 19:56
Pony preferito: Pinki Pie Fluttershy
Sesso: Maschio

Re: [Fanfic] Il marchio del male

Messaggioda Tamaster » 20/05/2012, 23:11

La leggerò domani! Vedo tanti bei commenti, deve essere bella :D
Tamaster
 
Status: Offline

Prossimo

Torna a Fanfics

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 9 ospiti

cron