Contro ogni mia previsione, invece, ho trovato questo racconto molto più che bello.
Pressoché, la trama è questa: Geronimo Stilton e l'intera sua famiglia vengono invitati da un loro lontano parente (sia in termine di parentela che di distanza), Smilordo, nonché zio di Geronimo, al matrimonio del figlio Virgulto, avaro come il padre e dai doppi fini egoistici. La futura sposa è Cloachina, una insignificante topina dal carattere estremamente timido e modo di vestire discutibile.
Com'era facile capire, Cloachina non desidera sposarsi veramente con il cugino Geronimo (e te credo), con il quale è fidanzato solo per non rimanere zittella, e quindi Tea (che, sarò sincero, appare a tratti antipatica), mossa a compassione, l'aiuterà a farle avere un cambiamento totale nel suo modo di apparire ed essere. Acquisita nuova fiducia, Clo manderà al diavolo il fidanzamento con Virgulto e darà nuova svolta alla sua vita.
Sebbene non è perfetto, questo racconto non è lasciato affatto a se stesso e ben studiato, presentando alcuni elementi che potrebbero persino stupire un minimo pure un adulto, grazie ad un certo senso di scorrettezza e mancanza di edulcorazione (sebbene mi trovi nella posizione di dire che la morale finale andava forse curata un po' meglio). Già lo zio Smilordo, che è una simil rappresentazione di Zio Paperone senza gli occasionali gesti di generosità, preferisce far morire di fame o congelare in stanze prive di riscaldamento i suoi stessi invitati, pur di non spendere nemmeno una moneta di bronzo facente parte della sua immensa ricchezza. Virgulto ama comandare a bacchetta Cloachina facendo leva sulla sua debolezza emotiva, intenzionato a sposarla solo per spillarne l'immensa ricchezza, mentre col cugino si dimostra gentile solo perché interessato ad ottenere il suo consenso per pubblicare un suo noioso libro (definito così dallo stesso Geronimo) all'eco del roditore. Entrambi hanno eretto un castello con materiali del tutto occasionali e abbinati tra loro in modo disperato; le loro cucine hanno tovaglie ricamate con pezzi di stoffa cuciti tra loro, mentre le stanze degli ospiti hanno librerie e tende dipinte a mano, nonché fuochi fintissimi ottenuti da striscioline di carta rossa (e la lista non termina qui). Una rappresentazione grottesca dell'avidità di padre e figlio, ma funzionale e attinente ad un libro per bambini, capaci certo di recepirne la critica basata su comicità.
Il grottesco si trova anche nel modo di rappresentare alcune vicende di Geronimo, al limite dell'imbarazzo per colpa di alcuni scherzi macchinati dall'infame Trappola, che costringono il cugino a mettersi in ridicolo di fronte ai parenti per il suo divertimento personale.
Non è un mistero per nessuno la mia antipatia verso l'atteggiamento iperprotettivo di alcuni genitori nei confronti dei bambini. Per fortuna, questo racconto non è stato scritto partendo da un'ideologia simile, presentando tematiche (certo, adattate per essere meglio recepite da un bambino) che non stonerebbero nemmeno su una commedia per un pubblico anche più maturo.
Se c'è una cosa, poi, che è sempre amato dei racconti di Geronimo Stilton è la caratterizzazione e composizione del testo, ove frasi o parole chiave e alcune onomatopee cambiano di font per adattarsi al loro significato o si modellano a piacimento. Esempio semplice: la scritta “fiamma” la presentano con un font di colore rosso e con lingue di fuoco, proprio per simulare una fiamma. Un tocco di caratterizzazione veramente eccellente e geniale.
Consigliato? Non fatevi problemi e leggetelo.
Voto: 8,5