Congiungere nella Radianza

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Congiungere nella Radianza

Messaggioda Jeroen » 12/05/2014, 17:10

E sono tornato, [i]ladies and gentlemen[i] (due parole a cui avrei dovuto sostituirne un paio diverso, forse?).
Avete sentito la mia mancanza? Forse si, forse no (io, ovviamente, spero di si).
Oggi sono qui con un altro racconto breve (uno oneshot, stavolta. Nessun collegamento, se non "ideale", con qualsiasi altro possibile progetto futuro), ambientato in un universo molto particolare e molto conosciuto.
Come per quanto riguarda il precedente lavoro, non vi do nessun indizio riguardo a ciò che leggerete (a parte quello che vi ho già dato, e che, credetemi, come indizio è enorme): tuttavia, proprio per come è successo per il suo predecessore, devo scusarmi in anticipo con voi, perché, dato che, stavolta, non soltanto Google Drive mi ha lasciato in mezzo ad una strada, ma anche OneDrive, dovrò (ancora) scrivere un "super messaggio" con un bel copia e incolla.
Veramente, devo risolvere al più presto questa situazione T_T .
Mi sembra doveroso dire, però, che lo stile di questo racconto è molto diverso da quello del precedente.
Spero, a questo proposito, di aver reso bene la "mente" del suo protagonista (fatemi sapere se ci sono riuscito, ovviamente :D ) ed anche il suo modo di comportarsi e pensare.
E, con questo detto, vi auguro, come sempre, buona lettura! :mrgreen:




Congiungere nella Radianza


Lamentarsi è male, ma questo è troppo.
“Eddai, capo, non puoi farmi fare anche questo!”
Sono stato fortunato a trovare subito un impiego al mio arrivo a Xanadù.
Ho dovuto affrontare un viaggio lungo e difficile, dal villaggio polveroso in cui sono nato e cresciuto fino a questa grande città e i miei sforzi sono subito stati ricompensati.
In questo posto le nuove attività spuntano tanto velocemente quanto rapidamente le pallottole fuoriescono dalle canne dei fucili.
Tra tutte queste nuove attività era ovvio che ci fosse anche un centro di riparazione.
E io, modestia a parte, so riparare piuttosto bene. Ho avuto un bravo maestro.
Davanti alla porta del centro (L'Ingranaggio Funzionante) era affisso un avviso che spiegava come ci fosse bisogno di un nuovo meccanico.
“Per ulteriori informazioni, rivolgersi a Tabasco”.
Quindi sono entrato, mi sono rivolto a Tabasco (una pony insopportabile che sarebbe poi diventata il mio datore di lavoro), che mi ha innanzitutto chiesto quali fossero le mie competenze, che io le ho esposto all'istante, la quale, dopo aver ascoltato ed aver fatto una faccia soddisfatta, mi ha spiegato di quante ore giornaliere sarebbe consistita la mia giornata lavorativa e a quanto sarebbe ammontato il mio compenso mensile.
“500 tappi al mese, prendere o lasciare”. Ho accettato subito.
Il lavoro è meraviglioso, non lo nego. La paga è buona e lavorare otto ore al giorno mi pare una cosa onesta.
Però...com'è possibile che gli ordini più gravosi siano rifilati sempre a me?
Soltanto perché ho una protesi artificiale al posto dell'avambraccio sinistro non significa che sono un genio della meccanica. Sono solo molto bravo.
“Certo che posso farti fare anche questo! Anzi, comincia a farlo subito, altrimenti capirai perché mi chiamo come mi chiamo.”
“Gné, gné, gné...” Insopportabile. La prenderei a pugni sul muso quando fa così.
“Che cosa hai detto?!”
“Niente, niente. Mi metto subito a lavoro...” E non sopporto neppure il suo udito fino.
“Ecco, bravo. Ci vediamo alla fine della giornata, per la paga. Se hai bisogno d'aiuto non chiamare me. Fatti aiutare da Ventocaldo, piuttosto, ché mi sa che oggi sta battendo un po' troppo la fiacca...”
La simpaticissima quadrupede in completo verde versione “macchie di grasso” si gira e se ne va. Che si possa soffocare col prossimo bicchierino di gin che si scolerà.
Finito di augurare una lunga e prosperosa vita alla piccantella, squadro con gli occhi il prossimo ammasso di ferraglia su cui dovrò mettere le mani, disteso sul mio tavolo da lavoro rinforzato.
Un robocervello. O quello che ne resta. Certamente ha visto giorni migliori.
Il braccio destro è saltato via, asportato di netto per via di chissà quale motivo.
L'alloggiamento in vetro infrangibile del cervello è sfondato e del cervello stesso non sono rimasti che minuscoli filamenti in decomposizione.
Uno dei cingoli per la locomozione è scomparso, forse rubato, forse distrutto. L'altro è in pessime condizioni.
Due dita meccaniche dell'unica mano rimasta sono ridotte a brandelli.
La guaina che ricopre i servomeccanismi del braccio superstite è forata in più punti: è un miracolo che non si sia staccato anche questo braccio, in effetti.
Per finire, la carlinga è ridotta a un colabrodo.
Ammaccature da proiettile, zone scure da bruciature laser e verdi da plasma si susseguono per tutta la superficie di metallo. In alcuni punti i proiettili d'energia si sono scavati dei veri e propri tunnel, da una parte all'altra del corpo del robot.
“Smonta questo affare, individua i pezzi ancora funzionanti, recupera tutti quelli ancora riparabili, mettili da parte. Cinquanta tappi extra per ogni pezzo che troverai, aggiusterai e consegnerai. Parola d'onore del tizio che ha portato qui questo rottame.”
Sarà un miracolo trovare qualcosa di “ancora funzionate” e sarà una faticaccia riparare il riparabile. Ma quei 50 tappi extra a pezzo mi fanno gola.
Spero per lei che Tabasco non si sia inventata tutto, quando ha accennato a questo particolare.
Mi metto all'opera.
Sono appena le nove del mattino quando comincio ad armeggiare. Si fanno le quindici del pomeriggio quando anche l'ultimo pezzo di questo involucro inutile di metallo tarlato è stato da me individuato, smontato dalla struttura, riparato e messo su un tavolo più piccolo accanto a quello più grande.
Mi sento sfinito, sul serio, ma al contempo infinitamente realizzato.
Sono ventisette i pezzi funzionanti, o resi nuovamente operativi, che sono riuscito a salvare. E ventisette per cinquanta fa milletrecentocinquanta.
In tutto, milleottocentocinquanta.
Mai guadagnati così tanti tappi in modo onesto in una volta sola, in tutta la mia vita.
Ma mi vedrò costretto ad indulgere in comportamenti sconvenienti e deplorevoli, per un gentilminotauro se i milletrecentocinquanta che mi sono sudato mi saranno negati.
Ma, tappi a parte, riconosco che questa lattina gigante, all'interno, non era messa così male come mi aspettavo.
Ho salvato gran parte del blocco motore, che, eccetto alcuni componenti minori facilmente reperibili, è potenzialmente come nuovo, manco l'avessero fabbricato ieri.
Sette servomotori del braccio sinistro erano ancora in buono stato, ed altri quattro li ho rimessi a nuovo. Purtroppo, per i rimanenti tre che non erano stati completamente distrutti dalle varie sparatorie a cui ha partecipato questo robottone non c'è stato nulla da fare: non completamente distrutti, appunto, ma comunque danni troppo ingenti.
L'arma ad energia magica installata nella mano sopravvissuta era ancora perfettamente intatta, anche se ho dovuto rimpiazzare una coppia di lenti di focalizzazione usurate, insieme al cristallo alimentatore, che, secondo i miei rilevamenti, era quasi esaurito.
Per questo dovrebbero darmi più di cinquanta tappi soltanto. Per procurarsi un cristallo alimentatore e delle lenti di focalizzazione adatte ad un'arma energetica così specifica come quella di un robocervello è necessario avere moltissima fortuna e moltissimi tappi, per pagare i fornitori. Ma comunque...
Ho sostituito anche le sezioni inservibili dell'unico cingolo superstite. Anche qui è stata dura trovare i componenti sostitutivi, tant'è che ho dovuto forgiare ex-novo ben cinque sezioni differenti; il risultato, tuttavia, mi rende fiero di me stesso: il cingolo è adesso riutilizzabile almeno per un altro centinaio di volte.
Sezioni di lamiera salvatesi dagli sfregi delle armi da fuoco sono state staccate dalla struttura principale, riverniciate con i colori originali (ho un paio di vecchi schemi di robocervello nel computer della mia piccola officina) e messe anch'esse a nuovo.
Non so se il tizio che abbia portato qui questa massa d'acciaio sia interessato anche alla carlinga, ma, nel dubbio, meglio presentarsi preparati ad ogni evenienza.
Anche per le rarissime vernici impiegate dovrei chiedere un aumento di compenso, ora che ci penso.
Dato che il cervello è andato perduto, ovviamente non ho potuto salvare il centro di immagazzinazione dati principale.
La mia buona stella, però, ha voluto che la scheda di memoria secondaria fosse salva ed immacolata.
Non ho ancora controllato quali e quante memorie la occupano; tuttavia, poiché il tipo interessato a questi pezzi (che adesso sono a tutti gli effetti pezzi di ricambio), verso mezzogiorno, ha mandato un pony in sua vece ad informare il mio capo che non tornerà, a prendere il salvato ed il salvabile, se non prima di domani mattina, e poiché il mio capo, di rimando, ha informato anche me, ho deciso che questa scheda me la porterò a casa e controllerò lì i dati che contiene e che dovrò cancellare.
Una scheda di memoria già parzialmente intasata non è utile a nessuno, dico bene?
Ho anche salvato alcuni fasci compatti di connessioni digito-neuronali, digito-neurali e digito nervose. Quelli sono stati il colpaccio.
Fasci compatti del genere sono talmente versatili ed affidabili da poter essere impiegati per svariate decine di mansioni differenti. La principale che mi viene il mente è cavo dell'elettricità ad alta efficienza, ma anche cavo di trasmissione di magi-elettricità va benissimo (li usiamo principalmente per questo, qui all'Ingranaggio).
Con opportune, ed anche insignificanti, modifiche, possono essere adattati persino per sostituire componenti di computer meno potenti od altri meccanismi elettronici.
Ad esempio, ho sentito dire che alcune delle macchine mediche più avanzate degli ospedali di Xanadù utilizzano fasci del genere. Vorrei poter essere stato io ad installarli: sarebbe stata una bella sfida per le mie capacità e chissà la paga, poi...
Per quanto riguarda il generatore energetico principale, c'è stato poco da fare.
Il cristallo centrale è messo bene e dispone ancora di abbastanza carica, ma tutto il resto è poco meno che inservibile. Qualcuno che sicuramente sapeva dove sparare ha crivellato di colpi tutte le giunzioni principali ed i sistemi primari.
Qualcosina l'ho riparata, ma ho estratto molto di più dal sistema energetico secondario. Quello era all'80% funzionante.
Non era rimasto granché altro di potenzialmente servibile. Oltre a una mezza dozzina di elaboratori di impulsi secondari, gli ultimi pezzi davvero importanti che ho tratto in salvo sono stati la centralina primaria di smistamento segnali ed alcuni filtri anti-radiazioni, anti-elettromagnetici ed anti-infiltrazione magica. Tutta roba interessante.
Tutto il resto del robot si dovrebbe fondere ed utilizzare come materia prima, per poter tornare ad essere utile.
Certo che, sebbene la colpa del casino odierno sia loro, la gente del passato costruiva cose davvero affascinanti. E durature, anche.
Se non l'avessero trasformato in un groviera gigante ammuffito, questo robocervello avrebbe continuato a funzionare almeno per un altro centinaio d'anni.
D'altronde, ci credo che sapessero fare cose durature: è da duecento anni che il fallout magico-radioattivo permea il mondo ed ancora non si decide a scomparire. Più duraturo di così si muore. Come è successo a loro.
Mi faccio una bella risata ed aspetto diligentemente che si facciano le sedici per potermene finalmente andare a riposare fuori di qui. Né Tabasco né Ventocaldo hanno la pessima idea di andare a controllare cosa stia facendo. Meglio così.
Anche se è da tutto un giorno che lavoro, sicuramente, se mi vedesse in panciolle mentre sorseggio la mia vodka preferita (ho dovuto penare come un dannato per convincere Tabasco a farmi installare un mini-frigo da cui attingere ogni tanto, durante le pause), la pony mi farebbe una ramanzina che non dimenticherei mai più, e probabilmente mi toglierebbe anche il mini-frigo stesso.
Ventocaldo, invece, se mi vedesse, si sentirebbe autorizzato a non fare nulla anche lui per tutto il resto della giornata. Ed immancabilmente, poi, Tabasco se la prenderebbe con me.
Quando quel mulo si mette in testa di non voler far nulla, c'è poco da fare. Nemmeno paventare il licenziamento funziona. Del resto, anche se pigro, sa di essere troppo bravo, in quello che fa, per essere davvero licenziato. Furbacchione.
Le sedici meno tre, meno due, meno uno: ecco che si è fatta l'ora. Ho già messo a posto, nella mia borsa da lavoro, la mia scheda di memoria.
Nell'uscire saluto calorosamente tutti, anche chi non se lo meriterebbe (e non c'è bisogno di specificare di chi sto parlando).
“Puntuale, domani, o ti detraggo i minuti di ritardo dallo stipendio. Anzi, se mi gira, ti faccio pagare di tasca tua le potenziali perdite che il tuo ritardo mi potrebbe far subire...”
“Non si preoccupi, anche io la odio, capo.”
“Che cosa?!”
“Buona giornata, Tabasco”: Mi defilo prima che il mio superiore possa fare di più, oltre a sputare fiamme dagli occhi per la rabbia. Quando ci vuole, ci vuole.
Avrei delle commissioni da fare, prima di tornare a casa, ma il bisogno di riposare supera l'urgenza di qualsiasi compera.
Dopo cinque minuti di passeggiata mi ritrovo davanti alla porta d'ingresso della mia dimora.
Estraggo la chiave dalla tasca dei miei pantaloni, la infilo nella toppa, giro due volte, la estraggo, spingo la maniglia, entro, richiudo, do due mandate, accendo l'interruttore della luce alla mia sinistra ed ecco fatto. Casa mia emerge dalle tenebre.
Non ho la più pallida idea di dove si procurino i materiali per costruirle, ma è un dato di fatto che, a Xanadù, si mettono su nuove abitazioni ad un ritmo inimmaginabile. C'è sempre una casa pronta per ogni nuovo arrivato, e di nuovi arrivati ne arrivano almeno una decina al giorno. Eppure, indipendentemente dall'affluenza, c'è sempre spazio e posto per chiunque, dalle famiglie più numerose alle persone singole.
È davvero incredibile. E il bello è che non accenna a smettere. Materiali da costruzione e pezzi d'arredamento nuovi sono forniti ogni giorno da almeno quattro carovane differenti che si assiepano alle porte della città. Ho sentito dire che c'è un accordo commerciale esclusivo con i direttori carovanieri, ma nulla riguardo alla provenienza di materiali e suppellettili. Deve per forza esserci qualche città fantasma, nelle vicinanze, da cui si saccheggia ciò di cui i cittadini hanno bisogno per vivere.
Io, ad esempio, non ho ancora tutto quello che vorrei.
È vero, ho il mio letto, il mio tavolo, le mie quattro sedie, la mia scrivania, la mia piccola poltroncina, un piccolo armadio, un bagno munito di doccia, un computer personale, una dispensa d'un certo valore per cui ho speso un bel botto di tappi, una mensola per i miei manuali di elettrotecnica, elettronica e meccanica, un cucinino tutto mio (così non devo andare a fare la fila al “ristorante” ogni santo giorno), un frigorifero bello grande (questo ci tengo a sottolinearlo) bello pieno di nettare divino, due armadietti per i miei effetti personali, sto pianificando di comprare posate e piatti che siano degni di questo nome (roba in metallo e porcellana, non quelle schifezze in plastica dura che mi devo sorbire) insieme a bicchieri in vetro serio e non in quella volgare imitazione plastica ed anche un lampadario che sono riuscito a farmi passare per un prezzo da amico da un mercante d'antichità.
Ma un bel divano non stonerebbe con l'ambiente, no? E forse neanche un bel tappeto, ora che ci penso.
Prima di farmi una lunga dormita ristoratrice accendo il computer e vi collego la scheda di memoria. Ho portato dal mio posto di lavoro una presa multiadattabile che mi sarebbe servita per collegare scheda con computer.
Spero che non ci siano protezioni da superare, prima di accedere ai dati.
Ack!
Speranza vana. Impossibile accedere ai dati memorizzati. I file sono criptati.
Non è esattamente la consuetudine, ma ogni tanto capita.
Quando mi occupo di schede di memoria riscritte o riutilizzate, o quando mi passano per le mani vecchie apparecchiature dell'esercito d'Equestria, ad esempio, è frequente.
Per questo ho installato dei programmi di decrittazione.
Me li ha forniti Tabasco stessa un paio di giorni dopo che ho comprato il mio computer domestico. “Così potrai portarti il lavoro a casa ed ottimizzare l'efficienza”.
Quando me li ha dati, non ho saputo se ringraziarla o maledirla. Anzi, a dire il vero, non lo so neanche adesso.
Faccio partire la decrittazione. Non so quanto tempo ci vorrà.
Probabilmente parecchio, dato che in genere è così. Vado a dormire.
Svegliatomi, tra un sorso d'acqua e una capatina la bagno, quasi per caso ricordo del lavoro che sta svolgendo il mio computer.
Ancora nessun risultato. Chiave di decrittazione non trovata. Pazienza.
Tanto sono passate soltanto quattro ore.
Mi sento un minotauro rinato, dopo quella dormita. Mi do una sistematina ed approfitto degli ultimi minuti di apertura dei locali per fare quelle compere che ho rimandato durante il primo pomeriggio. Quaranta minuti dopo essere uscito, ritorno.
Polverenera, il gestore della mia armeria di fiducia (“Colpo Sicuro”), mi ha dato il dispiacere di rivelarmi che la mia amatissima Giudice Roboante (un revolver di fabbricazione artigianale, cimelio di famiglia che è passato a me in seguito alla morte di mio padre) non è ancora stata riparata. Polverenera sta ancora aspettando che gli arrivi il tamburo sostitutivo di cui ha commissionato la fabbricazione ad un suo amico armaiolo vecchio stile. Che non mi faccia aspettare troppo, quel grifone, però.
Quell'arma non è soltanto un cimelio di famiglia: è anche il motivo per cui almeno tre generazioni di Cornotorto sono sopravvissute alle Lande Devastate.
Magari potrei fare un po' di tira e molla sul compenso di Polverenera, per colpa di questa attesa eccessiva...devo pensarci meglio, chissà.
Eccetto questo contrattempo spiacevole, le buone notizie sono abbondanti.
Ho trovato tutti gli ingredienti per preparare il mio piatto preferito: spezzatino di manticora in agrodolce con contorno di croccanti patate fumanti.
Dicano quello che gli pare, ma io, soltanto perché sono un minotauro, non rinuncio affatto a mangiare carne.
Durante il viaggio verso Xanadù ho imparato ad amare questo piatto ed anche se, quando cucinato male, mi fa vomitare a ripetizione, adesso non posso più farne a meno. Me lo preparo una volta a settimana.
Anche perché di più non posso. Per comprare carne di manticora e patate fresche se ne vanno centoventi tappi ogni volta. Non sono esattamente ingredienti facili da procurarsi, per motivi che tutti possono intuire.
Ci vuole parecchio per preparare questo stufato, tuttavia, quindi mi metto a tavola non prima delle dieci e mezza di sera. Poco male.
La fame mi farà gustare meglio il cibo ed inoltre ho imparato a non aver bisogno di più di una massimo di sei ore di sonno per notte.
Mi prendo tutto il tempo necessario per godermi questa prelibatezza. Non sono agli stessi livelli di bravura dei cuochi che lavorano al Trionfo del Gusto di Primula, ma me la cavo, ai fornelli. Tutto merito dei miei viaggi.
Tra un sorso di quello ed un delicato boccone di questo, si fanno le 23:37.
È il momento di andare a nanna.
Ma prima, una controllatina allo stato di progressione della decrittazione.
Rimango sconcertato.
Il programma non è ancora riuscito ad individuare la chiave. Cazzo, eppure è un programma potente, lo so per esperienza. Dev'essere stata scelta una chiave piuttosto lunga formata da chissà quali bizzarri caratteri.
La cosa mi incuriosisce.
Che cosa c'è, di tanto importante, dentro questa scheda di memoria, da esigere di essere criptata con una chiave così complessa? Bella domanda.
Domani mattina spero di poterne ricevere la risposta. Intanto vado a letto.
Una mezz'ora la passo a leggere un paio di passi da un manuale di scienza arcane applicate. Ovviamente non so usare la magia, ma credo sia chiaro a tutti che sapere come superare fisicamente uno sbarramento opposto da un incantesimo “tecnico” sia di fondamentale importanza, per uno come me.
Finiti di leggere i passi in questione (l'unica soluzione a cui sono giunto è che, a meno di non scarrozzarmi appresso un unicorno tecnico ogni volta che devo avere a che fare con dei componenti incantati, ho bisogno che Tabasco si faccia vendere un destabilizzatore di allineamento magico bello potente o in alternativa un disturbatore di coerenza, bello potente anche questo. Il meglio sarebbe comprarli tutti e due), poso il manuale sul comodino, spengo la luce e buonanotte a tutti, e soprattutto a me.
Come di consueto, il mio corpo si sveglia alle prime luci del mattino.
Sono soltanto le 05:17. Me la prendo comoda per andare al bagno, lavarmi, fare colazione e vestirmi. Alle 06:51 sono tirato a lucido. Come nuovo.
Pronto per sporcarmi dalla testa ai piedi di grasso ed olio.
Mi domando perché non ho una voglia matta di urlare di gioia.
Gliela faccio vedere io a Tabasco, stavolta. Sarò davanti all'entrata dell'Ingranaggio Funzionante prima delle 07:30.
Per ingannare il tempo prima di recarmi a lavoro, controllo per l'ennesima volta lo stato dei lavori del computer, rimasto acceso tutta la notte.
Ah, buone notizie.
Verso le quattro del mattino il programma è riuscito a trovare la chiave di decrittazione.
Porca miseria, non ci posso credere!
Stando a quanto riportato dalla diagnostica, la chiave era composta da ben centotrenta caratteri, con una bassissimo tasso di ripetitività degli stessi.
Mi rimangio tutto: devo assolutamente ringraziare quella piccola piccantella per avermi offerto questo programma. Se non fosse stato così potente com'è, se avessi dovuto usare un programma classico, avrei dovuto aspettare come minimo due giorni per la risoluzione dell'enigma.
E chi lo sentiva il proprietario del robocervello, altrimenti?
Comunque, è davvero incredibile una chiave così lunga.
Nel peggiore dei casi, non ho mai dovuto decrittare file con chiavi più lunghe di novanta caratteri. La media è settantacinque-ottanta.
Tutto ciò mi incuriosisce sempre di più.
I dati qui dentro devono essere tremendamente interessanti.
E, sono pronto a scommettere, potenzialmente remunerativi. Prima di resettare la scheda ne farò una copia.
Non che ci sia molto da copiare, in ogni caso. La memoria è praticamente vuota. I file che la occupano sono soltanto tre.
Non resisto alla tentazione (vada a quel paese l'eccessiva puntualità): apro il primo.
È una mappa, con coordinate, indicazioni e tutto il resto. Indica una catena montuosa che riconosco con molta difficoltà. Non è molto lontana da Canida, l'antica patria dei lepricauni. Dovrebbero essere le Propaggini di Clovin, se la memoria non mi inganna. Non sono molto distanti neppure dai Picchi Fetidi, ma farei meglio a controllare per essere sicuro.
Una vetta in particolare è segnata. Una freccia la indica.
Seguendola, si vede che essa parte dalla scritta: Entrata sotterranea del Mausoleo del Progenitore della Congiunzione.
Quindi quella montagna in particolare dovrebbe nascondere l'entrata sotterranea del Mausoleo del Progenitore della Congiunzione?
D'accordo. Ho soltanto una domanda.
Chi diamine è il Progenitore della Congiunzione?
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