E' con immenso piacere che vi presento la mia prima fanfiction ambientata nel fantastico mondo di My Little Pony: Friendship Is Magic.
Lo so, avevo espressamente detto, nella mia presentazione, che avevo lasciato perdere con le fan fiction. Beh, strano ma vero, proprio l'altro giorno, ho avuto un'illuminazione, che poi si è tradotta in un'idea, che ho intenzione di sviluppare in una storia.
La fanfic reinterpreta, un po' a mio modo, lo stile da commedia della serie, nonostante abbia comunque cercato di rimanervi fedele. Pubblicherò il racconto in parti, ma non aspettatevi un romanzo: sarà una storia tutto sommato piuttosto breve, simile a un'episodio da 20 minuti della serie.
Per quanto riguarda il genere, è tutto scritto nel titolo del topic. Nonostante molte situazione aventi a che fare con la criminalità organizzata (la pony-mafia, per la precisione, intorno alla quale ruota gran parte della vicenda), a parte qualche sprazzo di humour nero, la storia non presenta scene forti o crude, e pertanto non ci sono ratings di sorta.
Piccolo appunto: Il titolo della storia significa "cavalli" in siciliano. Il che è tutto dire.
Sperando che la storia vi piaccia, pubblico qui la prima parte e auguro a tutti buona lettura!
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Questa è una storia di pony…ma non una storia di pony qualsiasi…questa è una storia di pony sordidi e spietati, di pony che non si fermano davanti a niente pur di ottenere ciò che vogliono…una storia di crimine, malaffare e traffici illeciti, che puzza come il piombo…più del piombo…FERMI TUTTI…questo non è piombo, sono stato io.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
PRIMA PUNTATA: GLI ABITI DELL'ATTRICE
Un’altra lieta e tranquilla giornata di sole lambiva Ponyville, così come le montagne e le foreste che la circondavano a perdita d’occhio. Quella mattina i pegasus, alzatisi di buon ora, e, con buona lena, si erano prodigati a ripulire il cielo per rasserenarlo. A parte qualche innocua nuvoletta un po’ di qua e un po’ di là, lasciate quasi a mo’ di decorazione, per non far sembrare la volta celeste una spaventosa voragine azzurra, e il profilarsi di Cloudsdale in lontananza, il cielo era terso e limpido, e i pony ne approfittavano per uscire dalle loro case…chi diceva che andava a fare compere, chi a sbrigare qualche altra faccenda, ma la verità era che nessuno per nulla al mondo si sarebbe perso una bella giornata di sole come quella.
Tutto sembrava comunicare quiete e pace, tutto tranne la bottega di Rarity, davanti alla quale sembrava esserci un movimento senza precedenti. Alcuni facchini, vestiti con la tuta azzurra di servizio, si premuravano di caricare una moltitudine di pacchi, facendo la spola tra il camion, parcheggiato proprio dinanzi alla casa dell’unicorno, e la bottega. Qui Rarity, coadiuvata da Spike, stava impacchettando mucchi di pregiatissimi abiti dalla foggia più disparata all’interno di alcune scatole che poi consegnava ai fattorini di ritorno. Nel frattempo, ai due che lavoravano senza sosta, si era aggiunta anche Twilight, che era passata presso la bottega per salutare l’amica.
“Allora, Rarity, spero che vada tutto bene…” esordì l’unicorno viola con fare cordiale.
“Bene?!? Io spero che vada tutto alla perfezione, invece!” Rarity, di rimando, rispose con una tensione chiaramente percepibile nella voce.
“Questi abiti saranno consegnati alle personalità più importanti di tutta Equestria e assolutamente niente può andare storto, nemmeno il più infimo dettaglio: ne và della mia faccia!”
Fece levitare un cappello piumato, una blusa e una mantellina finemente decorata, con l’ausilio del suo corno, dentro l’ennesimo scatolone imballato, e lo chiuse con cura.
“La signora Horsefeller, Veronica Stallone, Monica Breederucci…star di alto livello, nomi altisonanti, il gota del glamour!” proseguì l’unicorno bianco con fare melodrammatico.
“Si aspettano un servizio degno del loro status, e io di certo non ho intenzione di deluderle!”
“Beh, rimango dell’opinione che non c’è bisogno di essere così nervose.” disse Twilight molto diplomaticamente “D’altronde hai già dimostrato in varie occasioni il tuo valore come stilista, sono sicura che non scontenterai nessuno.”
Poi gettò un occhio su Spike, anch’egli intento all’imballaggio dei vestiti.
“Come si è comportato stamattina Spike?”
“Egregiamente!” rispose Rarity. “Non nego che sia un ottimo aiutante…solo che a volte sembra…non so come dire…distratto!”
“Distratto?” chiese Twilight che sembrava non capire. In realtà aveva capito benissimo, solo sperava non fosse quello che lei credeva.
“Sì, come fosse in un mondo tutto suo.”
“Ah, beh, non farci tanto caso! E’ fatto così.” Twilight sorrise con fare un po’ imbarazzato. Continuava a rimanere stupita del fatto che, noostante le attenzioni che Spike rivolgeva a Rarity, lei non sembrasse fare la benché minima piega.
Twilight gettò uno sguardo indagatore su Spike e, sul momento, non riusciva a capire se il draghetto avesse una paresi facciale o più semplicemente un sorriso ebete. Quasi gli poteva vedere i cuoricini brillare rossi di passione al posto degli occhi.
“Spike!”
“Sì, o bellissima?” il draghetto rispose al richiamo dell’unicorno, arrivando con la stessa velocità del cane attratto dal fischietto agli ultrasuoni.
“Vedi quei mucchi laggiù? Comincia a raccogliere i vestiti e a impacchettarli seguendo l’ordine della lista. E mi raccomando, niente sbagli!” L’unicorno bianco parlava con voce un pochino nasale e noncurante, con gli occhi completamente impegnati a scrutare con fare minuzioso una cartellina.
Spike annuì e, camminando con fare meccanico, si apprestò a radunare gli abiti richiesti. Agli occhi dell’unicorno bianco, l’aiutante sembrava svolgere egregiamente il suo lavoro. Non sapeva in quali fantasie, degne del più smielato film sentimentale di serie B, il poveretto si fosse perso inesorabilmente.
“Beh, se non altro, lo tiene in pugno…” penso tra sé e sé Twilight, che si congedò dall’amica per tornare alla biblioteca e proseguire i suoi studi.
“Spike, mio dolce Spike, sei tu l’uomo che amo, il principe azzurro che aspettavo da tempo, la luce che illumina le mie oscure e solitarie notti!”
“Non dire niente, cara. Lo so e l’ho sempre saputo. Mi bramavi, mi desideravi, ma non hai mai avuto il coraggio di dirmelo…”
“Oh, caro! Scappiamo via, fuggiamo, da questo mondo che non può capire, da questa gente che non potrà mai accettare il nostro amore, puro e limpido come l’aria!”
“Sì, amore mio, facciamolo! Staremo insieme, tu ed io, per sempre. Mi prenderò io cura di te, sarò io la tua spalla su cui piangere, ti proteggerò io da ogni male…”
“AAAAAAAAAARRRRGHH!” un urlo agghiacciante riecheggiò per tutta la bottega, facendo tremare perfino le pareti.
“Rarity! Tieni duro, sto arrivando!” Fu allora che il draghetto rimise i piedi per terra per andare a soccorrere la sua bella.
Corse precipitosamente nell’altra stanza e la trovò a tu per tu con la causa del suo terrore, col nemico che l’aveva fatta poc’anzi atterrire. Una pila di vestiti.
Spike sapeva che in certe giornate, quelle più concitate in particolar modo, l’equilibrio mentale di Rarity veniva a trovarsi spesso in una posizione piuttosto traballante, ma il fatto che fosse terrorizzata da un mucchio di stoffa lo portò a chiedersi se fosse il caso di andarla a rassicurare, o più semplicemente, di chiamare il manicomio più vicino.
“Ehm…Rarity…sei stata appena attaccata da un maglione assassino?” esordì il draghetto con un’inusitata innocenza nella voce.
“No! Peggio! Anzi…questa è…la peggior. Cosa. Possibile!” e indicò una giacchetta immacolata piegata con precisione da ricovero, che presentava, in un angolino, appena percettibile, una smagliatura.
Rarity afferrò con foga il capo e cerco di ripiegarlo come meglio poteva.
“Secondo me ti stai agitando per niente…”
“Niente?!?!? E questo ti sembra niente?” sbottò lei seccata
“Questi vestiti devono essere recapitati a Diane Colt, la grande attrice! Gli altri abiti devono essere in condizioni impeccabili…questi invece devono superare la perfezione!”
Il draghetto ebbe quasi un fremito quando udì quel nome.
“Aspetta un attimo…QUELLA Diane Colt? Quella che è diventata famosa perché stava assieme a quel boss mafioso?”
“Spike! Mi meraviglio di te! Parlare di una signora come lei in questi termini!” il tono di Rarity si fece intriso di una marcata vena polemica.
“Loro si amavano, per davvero! E poi non lo sapeva, va bene?”
“Si può nascondere di tutto tra amanti, ma non una carriera da pluriomicida e un mandato di cattura da parte della polizia di tutta Equestria!” controbattè Spike con fare arcigno.
“Sì, ma poi si sono lasciati, e questo l’ha riabilitata in qualche modo, non credi? Oh, ma che te lo dico a fare…non leggi mai Cavalla Moderna?”
“Non è esattamente il mio tipo di lettura.” disse Spike un po’ imbarazzato. Avrebbe voluto urlare “guarda che sono maschio, nel caso non te ne fossi accorta”, ma non gli pareva il caso.
Rarity fece per infilare i vestiti dentro all’ennesimo pacco, ma parve esitante.
“No, no, no, assolutamente no, così arriveranno completamente sgualciti…” rinforzò ancora di più l’imballo, ma ancora non si sentiva sicura.
Pertanto ritirò fuori i vestiti, si volatilizzò in una stanza attigua e ricomparve come un fulmine, portando con sé quella che aveva tutta l’aria di essere una cassa di legno rinforzato, con tanto di lucchetto.
L’unicorno, col sudore che cominciava a imperlargli la fronte, cercò di far scattare il meccanismo del lucchetto, ma si ritrovò a dover lottare contro un pezzo di ferro che non faceva altro che incastrarsi e proprio non voleva saperne di chiudersi. Rarity scosse la testa e sospirò rassegnata.
“Sai, al posto tuo avrei usato una cassaforte a chiusura ermetica con pareti antiproiettili, ma pazienza.” disse Spike.
“Fa’ poco lo spiritoso e carica questa sul camion. Ah, e cerca di chiudere quel dannato lucchetto, per favore, che adesso non ho tempo.” replicò l’unicorno ancora più sbrigativamente di prima.
“Ma non avevi detto che dovevo…AH!” il tentativo del draghetto di articolare una frase di senso compiuto fu vanificato dall’improvviso arrivo della cassa che Rarity gettò fra le sue braccia, alzate per enfatizzare quello che avrebbe voluto dire.
Spike, costretto così a reggere un peso ben superiore alle sue capacità, zampettava a destra e sinistra, zigzagando come un ubriaco, cercando quanto più possibile di mantenere l’enorme cassa perpendicolare al suolo. Quella visione era piuttosto curiosa, poiché dava l’impressione che la cassa avesse messo due tozze zampette viola e avesse assunto vita propria.
Il draghetto dapprima urtò un mobile, poi si sfracellò contro lo spigolo destro della porta, prima di raggiungere lo spiazzo erboso davanti alla bottega di Rarity. In verità Spike non aveva la più pallida idea di dove stesse andando, era come se fosse guidato da una mano invisibile, trascinato dal peso della cassa che lo faceva traballare prima a da una parte, poi dall’altra.
Uno dei fattorini, che se ne stava pigramente appoggiato ad un albero per riposarsi, balzò in aria dallo spavento quando vide quella cassa indemoniata che sbarellava vistosamente, accompagnando gli improvvisi cambi di rotta con degli occasionali “ooooh…oooooh….”. Poi però vide la coda del draghetto, si tranquillizzò, e tornò al suo ozio, non curandosi minimamente dei patimenti di Spike, che frattanto era riuscito a centrare la rampa del camion, dopo diversi tentativi andati a vuoto. Sfinito, Spike gettò la cassa sul pavimento, prima che potesse scivolargli tra le mani.
Respirava affannosamente, assaporando con le narici l’odore del freddo acciaio che permeava l’ambiente retrostante del camion, ricolmo di tutti i pacchi che lui e Rariry avevano preparato quella mattina.
Guardò dietro di sé, in direzione della casa di Rarity. Non si sentiva offeso con lei, anzi! Come la compativa, così ansiosa di fare bella figura dinanzi a quelle celebrità che attendevano impazientemente l’arrivo dei loro sfarzosi capi finemente cuciti e ricamati. Aperse la cassa e rimase lì a contemplare i vestiti destinati a Diance Colt, la diva delle dive. Coloratissimi e brillanti, presentavano tutti delle decorazioni dorate o argentate e il lungo abito da sera, cucito con un tessuto che sfumava dall’indaco al blu scuro, era decorato con delle composizioni di zaffiri e turchesi.
Pensò a come gli sarebbe piaciuto essere ricco per poter regalare degli abiti belli come quelli all’unicorno bianco. Poi si ricredette, notando quanto fosse cretina l’idea, visto che lei i vestiti se li cuciva da sola. E in men che non si dica, rieccolo nel mondo dei sogni, ad immaginare lui e la sua bella nei luoghi più disparati: mentre facevano insieme un romantico pic-nic su di un ameno prato di montagna, mentre cenavano in un ristorante di lusso, incantati dalle luci soffuse e dai riflessi dei lustrini e dei gioielli, mentre correvano lungo un bagnasciuga, salutati dall’ultimo raggio del sole morente.
“Oh, Rarity…” mormorò lui, con la stessa faccia con la quale Twilight l’aveva pizzicato poco fa.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Senti un po’, è da mezz’ora che stiamo aspettando quel drago: te l’ho detto, secondo me è uscito dal camion e non l’abbiamo visto!” disse il fattorino, seccatissimo, al collega.
“Concordo con te! Non possiamo rimanere imbambolati qui: dobbiamo lavorare, noi!”
Come si furono parlati in questo modo, il primo andò ad imbrigliarsi, mentre l’altro si premurò di andare a chiudere il retro della vettura.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
I sogni di Spike si frantumarono ancora una volta quando, con uno sferragliare sonoro, tutto si fece scuro. Il draghetto trasalì con enorme sorpreso e si chiese se il cielo non fosse scomparso o coperto completamente per via di qualche strano prodigio.
Purtroppo per lui, si accorse di essere stato rinchiuso nel camion, senza che i due facchini se ne potessero accorgere! Il panico si impossessò del povero Spike che corse verso il portellone e prese a battere con entrambe i pugni, con tutta la forza che aveva in corpo.
-FERMI! SONO RIMASTO CHIUSO DENTRO! FATEMI USCIRE! FATEMI USCIRE, VI HO DETTO!-
Ma le preghiere di Spike furono inutili. Di tutta risposta, il camion prese a muoversi, trainato dai due facchini, il cui galoppo veloce e pesante sullo sterrato era chiaramente udibile dall’interno del camion, così come il rumore delle ruote che, rotolando a più non posso, scrocchiavano sui sassi e sul terriccio. Il draghetto fu sbalzato all’indietro, cadendo rovinosamente di schiena. Per niente aiutato dal veicolo che tremava peggio di una grattacielo col terromoto, Spike si issò in piedi, coadiuvandosi con uno dei pacchi vicini.
“Ok, Spike, calma e sangue freddo…” disse tra sé e sé per calmarsi
“Non è niente di grave, ora ti siederai in un angolo, e aspetterai che il camion si fermi, così poi potrai uscire…”
Stranamente la cosa non lo tranquillizzò: la vista di tutte quelle scatole che scivolavano minacciosamente prima a destra poi a sinistra lo fece sentire impotente come un vaso di porcellana in mezzo a un branco di elefanti.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Oh, cavolo!”
Il facchino legato alla briglia di destra si lasciò sfuggire un’esclamazione quando, per sbaglio, fece sì che una delle ruote del camion beccasse un sasso piatto di considerevoli dimensioni presente sulla strada.
Il veicolo rimbalzò vistosamente come una palla, e si sentì una sonora botta sul tetto, seguita da uno strano rumore proveniente dall’interno e da un tonfo.
La cosa sembrò insospettire oltremodo il pony.
“Non so perché, ma ho come avuto la sensazione di aver sentito qualcosa …”
“Sì, magari una voce!” scherzò l’altro.
L’altro, di risposta, alzò le orbite al cielo, con espressione di sgomenta riflessione.
“No…sembrava piu un….“ahia”!”
“Ahia?!?” replicò l’altro incredulo.
“Invece di distrarti con queste idiozie, guarda la strada! La signorina Rarity e i suoi clienti vogliono che gli abiti arrivino in ottime condizioni, quindi facciamo in modo che tutto proceda senza intoppi!”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ora, prima di spiegare che cosa è successo dentro il camion, è d’uopo illustrare brevemente a voi lettori l’entità delle due forze che governano e continueranno a governare gli eventi da qui sino alla fine della storia, due entità supreme che spesso il comune sentire tende a confondere, due forze così diverse eppure inseparabili, e che insieme governano gli eventi dell’universo: la fisica, e la sfiga. S’intende per fisica quell’insieme di fenomeni ed eventi naturali il cui svolgimento è scientificamente osservabile e descrivibile attraverso un insieme di leggi e teoremi. La sfiga, invece, è l’anti-fisica per eccellenza. Non è mai stato chiarito se i nefasti eventi provocati da questa oscura forza siano di origine naturale o provocati da un’entità esterna (che, ultraterrena o terrena che sia, gli studiosi sono concordi nel chiamare “iettatore”), né è stato mai possibile poterne descrivere i nefasti fenomeni da essa provocati con delle formule per via della loro incontrollata imprevedibilità.
Per comprendere bene come entrambi questi motori del mondo funzionano, esaminiamo attentamente quello che è successo dentro al camion.
Il fatto che la cassa fosse rimasta aperta, anche dopo il ritorno di Spike dal mondo dei sogni. Questa è sfiga. E anche che egli vi si trovasse proprio dinanzi, a una distanza pressoché perfetta, né troppo vicina, né troppo lontana. Pura sfiga al cento percento.
Che lo pneumatico, discendendo dal sasso, ricevesse una spinta per via della sua ricaduta sul terreno, e che tale spinta venisse propagata a tutto il veicolo con una forza amplificata, invece, è fisica.
Così come lo fu lo spettacolare volo a campanile del povero Spike, sbalzato verso l’alto, con una fantasmagorica traiettoria avente come apice il tettino del camion, sul quale il poveretto quindi dette una craniata di quelle poderose, tale da lasciarlo privo di sensi, indi poi centrare con precisione da cecchino la cassa rimasta ancora aperta.
Che poi il draghetto si fosse trascinato con sé gli sportelli di legno rinforzato, richiudendoli e facendo addirittura scattare il lucchetto, beh, questa è sfiga, ma di quella grossa.
Che ci crediate o no, cari lettori, l’equilibrio dell’universo è dato proprio dall’alternarsi di queste due onnipotenti forze, la fisica e la sfiga. Purtroppo per Spike, di lì a poco, la seconda si sarebbe ripresentata con maggior frequenza della prima.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Spike! Spike!!! Spike!!!! Ma dove accidenti si è cacciato?!?” Rarity aveva cercato Spike in lungo e in largo ma, per qualche oscura ragione, di lui non v’era alcuna traccia.
“Uhm…immagino se ne sia andato senza dirmi niente.”
L’unicorno tuttavia non si sentì affatto offesa, anzi, fece solo spallucce e tornò dentro al laboratorio.
“Tanto non mi serviva più!”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Eppure gli indirizzi erano tutti giusti…” protestò uno dei due facchini, mentre ricontrollava una cartellina che aveva con sé.
Dopo più di tredici ore di viaggio, i fattorini erano giunti davanti a una villa gigantesca, proprio dinanzi a un cancello d’oro massiccio.
“Già, ma a quanto sembra, la signorina Colt è completamente irreperibile.” chiosò il collega.
“C’è solo una cosa da fare:…” l’altro riprese a sfogliare la cartellina e, giunto alla pagina desiderata, tenne la riga con lo zoccolo sinistro e prese a riflettere ad alta voce.
“Dunque, com’era che si chiamava l’ex-marito? Ah, sì, eccolo qua…don…Peppino Scuderi!”
“Che buffo, sembra il nome di un boss mafioso!” disse l’altro con un sorriso.
“Fatto sta che tocca darlo a lui il pacco, visto che l'ex moglie non si trova da nessuna parte.”
E ripresero il galoppo alla volta del nuovo indirizzo.
FINE DELLA PRIMA PUNTATA