Prologo

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Prologo

Messaggioda Jeroen » 08/03/2013, 23:08

Bene, eccomi al primo atto della storia.
Come dice il titolo, questo è soltanto un prologo: sarebbero molte le cose di cui dovrei parlarvi (e di cui parlerò, statene certi), prima di augurarvi buona lettura, ma, dato che almeno il prologo conserva un pizzico di normalità (quando comincerò a pubblicare i primi capitoli spero che condividerete questa mia opinione), vi lascio subito ad esso.
A voi una Derpy :p , i miei ringraziamenti in anticipo per la vostra pazienza, le mie scuse nel caso vi imbatteste in errori d'ortografia (a proposito, segnalatemeli, così che possa cancellarli subito, quei dannati furbetti sfuggenti) ed un "Buonasera e Buonanotte a tutti".
Buona lettura.


Prologo


Il puledrino era stanco.
D'altronde, avrebbe sfidato chiunque a non esserlo dopo un’intera mattina passata sui banchi di scuola, a seguire le spiegazioni dei professori su argomenti noiosissimi e a sentire tutte le stupidaggini di cui i suoi compagni parlavano.
Oltretutto, non appena era tornato a casa, suo fratello minore gli era corso incontro e lo aveva costretto a dargli il suo parere su una nuova acrobazia che aveva ideato.
Gli piaceva vedere il suo fratellino volteggiare, e gli piaceva anche vederlo felice, ma quel giorno era troppo innervosito ed affaticato per dedicargli la giusta attenzione.
Lui se n’era accorto ed aveva cominciato a stuzzicarlo (forse pensava che lo stesse volutamente ignorando), col risultato che entrambi s’erano messi a litigare, come sempre succedeva, finché il più grande dei due non aveva detto la classica parola di troppo: “Sta zitto, fianco-bianco!”
A quell'urlo, il suo fratellino s’era impettito, gli aveva rivolto uno sguardo di puro odio ed era volato via, chissà dove.
Il puledrino avrebbe voluto scusarsi non appena si fosse reso conto di ciò che involontariamente avesse fatto (suo fratello odiava più d’ogni altra cosa che gli fosse ricordato che, nonostante fosse assolutamente normale alla sua età, non avesse ancora guadagnato il proprio cutie mark), ma era tardi per farlo: lo scavezzacollo era un ottimo volatore e già in pochi secondi aveva messo tra sé e lui una distanza tale che sarebbe stato impossibile capire dove fosse finito.
Amareggiato, ed ancor più innervosito, il puledrino aveva oltrepassato la soglia di casa e si era disteso sul comodo divano del salotto, davanti al tavolino sul quale suo padre si era dimenticato, sbadato com'era, di togliere l’ultimo dei tanti libri che ultimante aveva cominciato a leggere.
Quasi istintivamente lanciò un’occhiata a quelle pagine: lesse alcune righe ma smise subito non appena capì che tipo di testo fosse. Un altro di quei libri che papà era costretto a studiare a causa del suo lavoro, e di cui suo figlio non riusciva nemmeno a capire di cosa parlassero, tanto erano complicati.
In quel momento si accorse di aver ancora la cartella fissata ai fianchi: la posò a terra, dopo essersi alzato dal divano, e si diresse in cucina per bersi un bel bicchierone d’acqua ghiacciata. Probabilmente suo padre era lì, a cucinare il pranzo, ed ancora non aveva notato che il suo primogenito avesse fatto ritorno: ne avrebbe approfittato per dargli un bell'abbraccio. Ne aveva assolutamente bisogno.
Ed infatti, eccolo lì, ad affettare carote e far bollire un pentola di acqua sul fornello. Minestrone. Davvero un pessimo modo per tirarlo su di morale. Ma suo padre non poteva sapere che la sua giornata fosse stata così spossante, pertanto non gliene fece una colpa.
Lo salutò con un radioso:”Ciao papà!” e corse ad appenderglisi al collo. Il poveraccio quasi rischiò di tagliarsi uno zoccolo dallo spavento.
“Bentornato figliolo. Allora, come è andata a scuola?”
Il puledrino gli raccontò tutto quello che era successo, ora dopo ora, fino ad arrivare al battibecco col fratello.
“Sono cose che capitano, quando si è arrabbiati. Ma non ti preoccupare, Jonah prestò capirà che non era tua intenzione offenderlo”.
Sperò tanto suo padre non si sbagliasse: con suo fratello minore Jonah condivideva un legame particolare, e gli sarebbe immensamente dispiaciuto se un semplice screzio l’avesse rovinato.
All'improvviso, un’idea gli attraversò la mente.
“Raccontami una storia, papà, per favore”.
Le storie del suo vecchio erano semplicemente eccezionali: una di esse sarebbe stata il massimo per fargli tornare il sorriso sulle labbra.
Il pony adulto ci rimuginò su per qualche secondo.
Suo figlio non era più piccolo come un tempo, quindi doveva trovare un racconto che potesse suscitare il suo interesse. Pensò e ripensò finché non trovò una vecchia leggenda che faceva senz'altro al caso suo.
“Ti ho mai raccontato la storia della vita dei Sette Titani?”
Il puledrino inarcò un sopracciglio, e rispose, metà dubbioso e metà annoiato.
“No, ma quella storia la conosco a memoria. La conosce chiunque, qui in città! E a proposito, papà, stai attento la prossima volta che cerchi di ricordare qualcosa: i Titani sono sei e non sette”.
Il padre sbatté uno zoccolo contro il piano cottura, come avesse voluto dire: “Allora ci ho visto giusto!”
“Eh no, ti sbagli, figlio mio: quella è la versione che sanno tutti, ma la verità è ben altra”.
Aveva negli occhi una scintilla che il figlio gli aveva visto poche volte bruciare con un’intensità simile. Con un gesto lo esortò a prendere posto su una delle sedie della cucina, mentre lui si posizionò nuovamente davanti ai fornelli, pronto a raccontare, ma anche determinato a non rovinare tutto il lavoro fatto per preparare il pasto.
“Ti sei seduto? Bene. Adesso ascoltami attentamente e non interrompermi: fidati, sono sicuro che questa storia ti piacerà molto. Ebbene, come hai detto di sapere, la leggenda dei Sei Titani, parla, appunto, dei Titani: quegli esseri plurimillenari ed infinitamente potenti ai quali si dovrebbe la creazione del mondo".
"Ben pochi sanno, però, che i Titani non erano in sei, ma in sette. Ogni Titano rappresentava una componente della magia che permea la nostra terra: gentilezza, risata, generosità, onestà, lealtà e magia stessa. Ed è adesso che entra in gioco il settimo Titano. Si, perché il loro padre (si dice che i Titani avessero un padre, ma te ne parlerò un’altra volta) aveva affidato ad ognuno dei suoi figli e delle sue figlie il compito di creare un nuovo mondo coi poteri che egli stesso aveva conferito loro".
"Ad i primi sei disse di creare ciò che di più radioso, armonioso, bello e meraviglioso riuscissero ad immaginare, mentre al settimo assegnò il dovere più importante di tutti: guastare, col potere del Male del quale gli stato fatto dono, l’operato dei suoi fratelli. Il settimo Titano non fu affatto contento di ciò, e protestò con veemenza contro il volere del padre: non capiva per quale motivo avrebbe dovuto inimicarsi tutti i suoi fratelli ed abbruttire le loro splendide creazioni".
"Suo padre però fu inamovibile e gli spiegò per filo e per segno il perché di quel gesto: non esiste Bene senza Male. E come avrebbero fatto gli abitanti di quel nuovo mondo a tendere costantemente verso il bene, se prima non avessero assistito al terribile spettacolo del male? Il figlio capì che le parole del padre erano giuste e, seppur di malavoglia, promise di portare a compimento la propria missione".
"E così fu: ogniqualvolta i suoi fratelli creassero qualcosa di bello, il settimo Titano era pronto a deformarla ed imbruttirla, a renderla meno perfetta di quanto non fosse. Ovviamente, i sei si adirarono non poco, ma al settimo Titano era stato ordinato di non rivelare mai, neanche sotto richiesta dei suoi stessi parenti, il perché delle sue azioni".
"Egli visse una vita triste e piena di rimorsi, come puoi ben immaginare, tant'è che un giorno decise di disobbedire alle sue imposizioni e di ritirarsi, lontano dai suoi fratelli e lontano dal mondo che avevano creato, perfetto ed impeccabile malgrado il continuo deterioramento al quale lo aveva sottoposto".
"Passò un tempo molto lungo, la leggenda non dice quanto, di preciso, ma io sono abbastanza certo che il settimo Titano visse migliaia di anni in isolamento, eppure, un giorno, egli decise che fosse inutile continuare a vivere in eremitaggio e fece quindi ritorno dai propri fratelli".
"Ciò che vide lo sconvolse. Dopo tutti quegli anni, i suoi consanguinei erano stati traviati dall'accidia ed erano divenuti l’ombra, soltanto un pallido ricordo, di ciò che erano stati. Peggio ancora, consci delle loro immense facoltà, erano divenuti tronfi e pieni di sé al punto di reputare non più soddisfacente il mondo che avevano generato, lasciando che lo sfacelo e l’abbandono calassero su di esso".
"Tutta la terra era rovinata, ed il settimo Titano fu costretto a fare il lavoro che in innumerevoli occasioni, in passato, aveva dovuto guastare pur di evitare la fine. Ciò non fu visto di buon occhio dai suoi fratelli, che non mancarono di ostacolarlo e di rinfacciargli ripetutamente la sua ipocrisia: “Tante volte hai distrutto ciò che abbiamo costruito, ed adesso credi non faremo lo stesso con te?”. Il Titano avrebbe voluto dire la verità, eppure il rispetto verso suo padre glielo impediva".
"Ma stavolta la sofferenza non era l’unica emozione che provava: stavolta era l’ira ad animarlo. L’ira per lo sconsiderato atto compiuto dai suoi fratelli e per lo stato di incuria in cui avevano lasciato un mondo che, nonostante avesse sempre fatto pensare il contrario, egli amava".
"Doveva risolvere quella situazione: tutti i suoi sforzi furono diretti a risanare ciò che era stato lasciato marcire, e nonostante il boicottaggio dei suoi fratelli, riuscì a riparare agli errori compiuti. Sfortunatamente, il Titano era consapevole che quella situazione non avrebbe potuto durare a lungo: prima o poi i suoi fratelli avrebbero vanificato i suoi sforzi".
"Allora andò a parlare loro, sperando di poter riuscire a farli tornare i nobili dei che erano un tempo: provò e riprovò a convincerli con le parole, sperando fino all'ultimo di non dover ricorrere alla violenza, ma fu tutto inutile. I Sei erano talmente corrotti da non poter essere più portati sulla retta via. Tant'è che diedero in escandescenze ed attaccarono il loro fratello".
"Lo scontro che seguì deve essere stato spettacolare, se si pensa che si sono dati battaglia gli esseri più potenti che siano mai esistiti, ma purtroppo non si concluse a favore del settimo Titano". "
Egli combatté valorosamente e quasi vinse, ma, alla fine, i suoi sei fratelli prevalsero e lo uccisero. Fatto ciò, i Sei decisero che nulla più era rimasto a legarli a quel mondo, e pertanto andarono via: abbandonarono definitivamente la loro creatura". "Fine della storia? No, figliolo, c’è dell’altro. Il settimo Titano, infatti, era stato previdente, e prima di andare a parlare coi suoi fratelli, aspettandosi che le cose avrebbero potuto degenerare, riunì i suoi figli (si, lui, a sua volta, ne aveva avuti tre), ed affidò loro, come suo padre aveva fatto millenni prima, lo stesso suo compito, spiegando loro anche il perché, così come a lui era stato spiegato. Furono quindi i suoi figli a continuare l’opera del settimo Titano, instillare il male nel mondo. E lo fecero bene, a giudicare di quante cose brutte accadono ogni giorno”.
Il padre finì di raccontare la sua storia e si volse a guardare l’espressione del proprio figlio, che pensò sarebbe stata di sicuro radiosa: quella appena finita era certamente stata la storia più entusiasmante che avesse mai raccontato.
Rimase quindi sconvolto quando vide che il suo amato figliolo esibiva adesso un broncio che andava da una parte all'altra della bocca.
“Credevi veramente che una storia così deprimente mi avrebbe tirato su di morale?” Gli domandò, accigliato, il puledrino.
“Suvvia, DeepStar, è soltanto una leggenda: non crederai davvero che in essa vi sia qualcosa di reale,spero? Avanti, va a prendere posto a tavola, ed a richiamare tuo fratello, se non è già tornato per conto suo: tra poco si mangia”.
DeepStar si alzò dalla sedia e sembrò quasi contento di dover uscire fuori ad acciuffare il proprio scapestrato fratellino.
“Già, -pensò tra sé e sé il padre- solamente un pazzo crederebbe a stupidaggini del genere”.
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Re: Prologo

Messaggioda elmdor » 08/03/2013, 23:46

Se i sei titani se ne vanno, a che serve che i figli del settimo diffondano il male? Non mi sembra che il suo piano abbia avuto molto successo... :asd:

A parte questo, mi sembra che ci siano le premesse giuste per una storia interessante.
Ti consiglierei di racchiudere i capitoli dentro le tag di spoiler, in modo da non rendere i messaggi eccessivamente lunghi.
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Re: Prologo

Messaggioda Lily WhiteHeart » 09/03/2013, 0:27

Appena avrò abbastanza tempo mi metterò davvero a leggerla XD
Comunque un consiglio spero tu lo possa accettare: trascrivi tutto (copia-incolla :asd:) su google.docs e rendilo accessibile a chi ne ha il link, sarà più pratico e ti sarà possibile condividerlo ovunque tu voglia :D
E potresti anche divertirti a scriverla fuori casa, con un pc diverso, se ti va...
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Re: Prologo

Messaggioda E.O.W. » 09/03/2013, 0:40

Bella storia, mi piace come prologo, di sicuro presagisce un sacco di cose epiche.
Però mi chiedo, 'sta storia dei titani dell'armonia viene dal hotdiggedydemon? O è una cosa del Fanon? (intendo quelle cose del fandom, ma che sono tanto usate da essere quasi canon, tipo AJ orfana o la relazione lesbo tra lyra e bonbon) XD

P.S.: quoto quanto detto da Whiteheart, mettila su google docs.
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Re: Prologo

Messaggioda StarGazer » 09/03/2013, 1:00

Wow, davvero complimentoni! Scritto bene, lessico non banale, e dalla presentazione si prospetta una trama epica B)
Non so voi, ma la storia dei Sei Titani mi ricorda tanto quella dei Valar di Tolkien, mentre il Settimo ricorda Melkor/Morgoth, con la differenza che quest'ultimo aveva ben altri motivi :evilcadance: .
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Re: Prologo

Messaggioda Jeroen » 09/03/2013, 23:36

Grazie per i complimenti, ma non sono affatto dovuti, credimi StarGazer86. Ho scritto "Prologo" due sere fa, cercando un modo per introdurre "Anima e Corpo", e riuscendoci solamente in parte (mi sono accorto di una miriade di errori che non avevo notato prima -maledetta, maledetta stanchezza- e che credo di aver corretto quasi tutti).
Si, in effetti i Sei ricordano i Valar, anche se, in tutta franchezza, non avevo in mente loro quando ho ideato i Titani. Anche perché, di mio ho inventato ben poco: soltanto il Padre dei Titani ed il Settimo. Lo devo al creatore di Jappleack (possa riposare in pace) se ho potuto scrivere questo raccontino introduttivo...però, dai, grazie ancora :D .
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