Di Artigli e Ombre [FANFIC]

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Di Artigli e Ombre [FANFIC]

Messaggioda LoreMongrel » 18/09/2017, 21:58

Una storia ambientata nel Sombraverso, l'avventura di due avventuriere che sovvertiranno l'andamento della guerra.
Se tutto va come previsto, sarà una storia bella lunga. Sappiatemi dire :D
La storia verrà aggiornata in tempi irregolari, ma spero non troppo lunghi.

Capitolo I: un alba cremisi
L'eco del gracchiare dei corvi riecheggiava nella valle, a nord.

Illuminati da un sole rosso sangue, i perfidi uccelli banchettavano con i resti dei caduti della notte prima, una notte segnata da una dura ed estenuante battaglia.
L'ennesimo tentativo da parte delle forze equestriane di reclamare terre dell'Impero di cristallo era fallito miseramente, e anche se alcune forze del nemico erano cadute, era stato comunque un sacrificio disperato e vano: da quando l'Imperatore Sombra è tornato, a morire per lui sono i suoi stessi schiavi e sudditi, senza neanche che se ne accorgano, mesmerizzati da una magia oscura e misteriosa.

L'unica cosa che rimane a ciò che resta degli equestriani è fuggire in terre lontane... o morire combattendo una battaglia destinata comunque a fallire.

Dall'alto delle rupi, una giovane grifona, vestita con un abito rosso scuro e incappucciata, osserva l'area dall'alto, nascosta dalla vegetazione, mentre si prepara a saltare giù. In un balzo, la grifonessa si librò in aria, e aprì le sue grandi ali sfruttando così la dolce brezza che si formava proprio in quelle ore mattutine, cercando di arrivare prima di altri grifoni o pony locali sul campo di battaglia. Nella sfortuna dei caduti, razziatori e prospettori avevano trovato una buona fonte di reddito, rischiosa per tutti coloro che venivano beccati, ma estremamente redditizia per chi riusciva a sfuggire alle guardie. Durante la seconda metà del regno di Sombra, un florido mercato nero si era sviluppato intorno al rivendere armi e armature al miglior offerente, equestriano o imperialista che fosse, e il contrabbando di merci quali principalmente viveri e medicine fruttava somme di danari altissime.

Non appena la grifonessa atterrò, si precipitò subito a raccogliere quante più spade e pezzi di armatura potesse, cercando gli oggetti più preziosi, mentre uno sparuto gruppo di suoi simili si stavano avvicinando a gran velocità, vestiti di nero e per niente amichevoli, ma per quanto potesse tentare di fare presto, ormai era troppo tardi, e doveva prepararsi.

Non saranno stati mento di quattro vecchie canaglie della vicina provincia di Griffonstone, e uno di essi era pure cieco da un occhio, ma dalle loro armature dovevano essere dei veterani della passata guerra, e la grifonessa sapeva perfettamente cosa fare .

Il quartetto si parò davanti a lei, iniziando a borbottare cosa ci facesse lei lì. Quello dall'occhio cieco fece un paio di passi avanti, cercando di squadrare la contendente al premio.

<< Chi sei tu, faccia da gufo ?>> la voce gracchiante del vecchio fece gridare qualche corvo spaventato.

<< Chi sei tu, testa di condor ?>> rispose la giovane grifonessa, facendo ridachciare qualcuno dei vecchi grifoni, zittiti da un grido rapace del monocolo.

<< Mi chiamo Gruffer, giovane spavalda, ma puoi chiamarmi Nonno Gruff, e questi dietro di me sono Gehrfus, Chrysus e Eggo. Ora dimmi come ti chiami.>> rispose il vecchio, mentre iniziò a girare in torno alla giovane grifonessa. << Per cortesia.>>

<< Chiamami Whiteclaw, nonno .>> Gruff ridacchiò, e disse che gli piaceva la spavalderia della giovane, un ottimo segno distintivo. Mentre il vecchio grifone le girava intorno, intimandola di lasciargli le spade e le armature, gli altri tre iniziarono a fare lo stesso, dicendogli che sarebbe stato peggio per lei, se non se ne andava alla svelta. Whiteclaw, invece, iniziò a contrattare. Lo spirito affarista dei grifoni: se Whiteclaw sapeva qualcosa della sua specie, era che il senso degli affari era sempre all'opera. I quattro vecchi uccellacci iniziarono a drizzare le loro secche teste, e a guardarsi con occhi avidi, mentre parlavano in un linguaggio conosciuto solo ai contrabbandieri.

<< Cosa ci proponi ?>> disse uno dei quattro che si trovavano alle spalle di Whiteclaw. << Tre elmi, otto spade, due armature equestriane e uno scudo grande dell'Impero. Sono quasi 1200 danari a testa .>>

<< Io direi... sei elmi e tutte le spade che hai .>> disse un altro che le stava passando accanto, mentre il più grosso sul lato opposto si tirò su con uno sguardo infuriato .

<< Tutte le spade ? Ma scherzi ? Se ci prendiamo le armature sono almeno 500 danari a singola se le rivendiamo a Breaburn, giù a Fort Appleloosa ! Ci possono fruttare 5000 danari senza contare gli elmi e lo scudo .>>

<< Di cui dovremmo poi spenderne almeno 2000 per farci dare danari imperiali. >>

Il piano stava avendo successo. Da lì a breve, i quattro sarebbero scoppiati in una rissa, e Whiteclaw ne avrebbe approfittato per scappare con abbastanza oggetti da potersi permettere un appartamento nei bassifondi della Capitale.

Ma per sua sfortuna, sul campo erano arrivati i prospettori imperiali, insieme ad una grande scorta di soldati .

<< Canaglie ! Ragazzi, arraffate quel che potete e scappate !>> In un lampo, i quattro si scaraventarono addosso a Whiteclaw, prendendo la maggior parte degli oggetti e volandosene così via, per essere solo intercettati dalle balestre dei minacciosi soldati di Sombra, e creando così un diversivo per la grifonessa.

Con poco e niente, Whiteclaw decise di correre nella foresta, mentre poteva sentire un gruppo di guardie inseguirla nella selva vicina, illuminata a stento dal sole ormai alto nel cielo. Con le sue incredibili doti naturali, la grifonessa dalle piume d'avorio balzò sugli alberi, concedendosi un breve vantaggio sui suoi inseguitori, che dovettero caricare le balestre, riuscendo così a nascondersi tra i fitti alberi e a prendersi un attimo di riposo. "troppo pericoloso scappare tra i rami. Ancora più rischioso affrontarli ." pensò Whiteclaw, mentre si teneva gli artigli dietro la testa, spremendosi per trovare un piano di fuga adeguato senza perdere ulteriore merce .

" se riesco a oltrepassare i rami..." i suoi occhi dorati iniziavano brillare di speranza, mentre la fuga sembrava possibile. "... Potrei seminare questi bastardi ." Le guardie erano sempre più vicine, e iniziavano a capire dove si trovasse. Dopo aver preso una delle spade, Whiteclaw balzò verso l'alto, tagliando quanti più rami poteva, attirando le guardie, che iniziarono a lanciare quante più frecce avessero a disposizione.

Una di queste colpì Whiteclaw in una spalla, conficcandosi e facendole perdere tempo, mentre altre la graffiarono sulle zampe e vicino a un occhio. Prima che potesse essere la fine, da sotto il suo vestito prese una boccetta con delle pastigle azzurre, che la rinvigorirono e le tolsero il dolore, permettendogli di non sentire le ferite e facendola continuare a scappare.

Una volta fuori, in preda alla sostanza che aveva preso, si girò e mandò a quel paese le guardie, che iniziarono a urlargli contro in modo strano. Poi, in un momento di lucidità, capì che non stavano parlando a lei.

Dai fianchi, due pegasi le stavano arrivando addosso a gran velocità, con le loro ali affilate, ma ciò nonostante non riuscirono a prenderla in pieno. Anche se alterata, la grifonessa capì che stava perdendo troppo sangue, e la freccia piantata nella spalla stava cominciando a fargli perdere sensibilità al braccio. Ormai, l'unica cosa da fare era allontanarsi e rifugiarsi in una delle grotte montane vicine. A gran velocità Whiteclaw iniziò a volare verso il monte più vicino, un posto pieno di cunicoli e tunnel usati proprio dai contrabbandieri pre-imperiali, ma le guardie alate si avvicinavano velocemente, mentre dal basso della valle alcune guardie scoccavano le loro frecce nere, rallentandola. Ormai, sentiva che tutto era perduto, mentre i due pegasi le erano praticamente a un palmo di becco.

<< Testa di gufo, giù !>> Gruff le stava venendo contro e, quando Whiteclaw lo schivò, il vecchio grifone colpì i due soldati, facendoli sbilanciare e perdere la corrente, precipitando così al suolo rovinosamente.

Whiteclaw se ne stava lì, a guardare la scena, mentre Gruff gli si avvicinò e gli disse che era meglio andarsene alla svelta, e che conosceva un posto migliore delle gallerie.

Dopo essersi recati abbastanza a nord, i due atterrarono vicino ad una cittadina con poche guardie, proprio a neanche venti minuti. Whiteclaw posò pesantemente la merce, facendo preoccupare il vecchio grifone spelacchiato che qualcuno li scoprisse, ma la grifonessa gli disse di non preoccuparsi, mentre il dolore iniziava a farsi sentire.

Gruff gli si avvicinò per vedere cosa poteva fare, garantendogli che aveva visto di molto peggio. Whiteclaw gli chiese che cosa voleva in cambio, dato che non aveva più nemmeno un pugnale da rivendere, ma Gruff si rivelò più interessato alla salute della giovane, con la sorpresa di lei.

<< Devo dirtelo, sei stata coraggiosa . Ho conosciuto pochi grifoni con la tua stessa bravura .>>

<< Menti. Dimentichi che sono come te ?>>

<< Certo, sognatelo. Scommetto che sei della famiglia Goldbeak.>> gli occhi di Whiteclaw si spalancarono sentendo quel nome, che ormai era riuscita a scordarsi, mentre un espressione di profonda tristezza si era formato sul suo volto.

<< Saresti una nobile del nostro regno, se quel verme immondo di Sombra non avesse...>>

<< Non è stato l'imperatore .>> replicò Whiteclaw, interrompendo Gruff.<< è stato uno dei suoi generali. E non voglio continuare con questa storia.>>

Gruff sollevò le sue spalle, e continuò a medicare la grifonessa. Finalmente, rimosse la freccia, e tamponò la ferita con una benda. Poi, disse alla sua giovane compagna di appoggiarsi a lui e di incamminarsi per raggiungere la cittadina. I due camminarono fianco a fianco, mentre dei pony locali li osservavano in silenzio con sguardi sospettosi, parlando tra di loro e bisbigliando chissà quali teorie complottistiche, mentre un paio di guardie senza elmi si avvicinarono ai due grifoni; Gruff iniziò a parlare con la guardia, facendo però dei segni con i suoi artigli, mentre la guardia sembrava capire la situazione, e li lasciò passare.

<< Amici tuoi ?>>

<< Amici del denaro. Di questi tempi, i poveri cercano di aiutarsi meglio che possono. Anche se a volte...>>

<< Si rischia di combattere per la polvere .>>

Gruff ridacchiò.

La cittadina doveva essere un tempo un importante centro di scambi della vecchia Equestria: i palazzi erano alquanto moderni, seppur ormai rovinati e le strade sporche e piene di sporcizia e mendicanti. Uno di questi si avvicinò, e Gruff gli fece un gesto; il mendicante, un pony "cieco", sollevò gli occhiali, dando un occhiata ai due, e facendo cenno di seguirlo in un vicolo vicino.

Whiteclaw era tesa, e aveva paura che fosse una trappola o che Gruff la volesse tradire al più presto, mentre posava i suoi artigli tra il sudiciume della strada chiusa. Il pony fermò i due e iniziò a dare dei colpi a un muro, dicendo poi di aspettare. Una piccola porta nascosta da un incantesimo si aprì, e i due grifoni entrarono, senza però prima pagare il povero mendicante, che riprese la parte subito dopo.

Il posto in cui erano entrati sembrava una locanda per contrabbandieri e mercanti, piena di pony, grifoni e cani stanadiamanti, tutti armati e con un artiglio o una zampa sulle loro armi. Mentre camminavano, tutti i presenti sembravano essere stupiti di vedere il vecchio grifone; uno dei presenti gli chiese persino come mai fosse ancora vivo, e Gruff lo mandò a quel paese, mentre arrivò al bancone e chiese al barista se ci fosse un dottore nei paraggi. Mentre il barista andò a cercare qualcuno, disse ai due di prendersi un boccale di birra, lasciandoli in compagnia della sua assistente.

Il sapore di quella sbobba era orribile, assomigliava più a urina mista a sapone scadente, ma c'era alcol, e questo era sufficiente ai due, che iniziarono a bere brindando a possibili miglioramenti. Tra una bevuta di birra e l'altra, Gruff sembrò iniziare a guardare la grifona con occhi malinconici, finché non iniziò a singhiozzare, facendo preoccupare Whiteclaw.

<< Gruff... che c'è ?>> la mano artigliata della grifona si posò dolcemente sulla spalla del vecchio grifone.

<< Tu... tu mi ricordi la mia nipotina.>> Gruff posò una delle sue mani su quella di Whiteclaw, mentre iniziò a raccontare una triste storia, accaduta durante l'invasione di Griffinstone. << La mia piccola Gilda: quando le forze di Sombra iniziarono ad attaccare la nostra terra, lei fu tra i primi a combattere. Era forte, spavalda e solo una volta si ritirò dal campo di battaglia. Tu me la ricordi molto, in questo momento; per quante ferite potesse avere, per quanto la situazione potesse essere drammatica, lei cercava di tirare su il morale di tutti noi vecchi ottusi bastardi .>>

<< Cosa le è successo .>>

<< Dagghart !>> quando Gruff pronunciò quel nome, tutto il locale iniziò a dirgli di tacere e non dire quel nome un altra volta, mentre altri se ne andarono con gli occhi fuori dalle orbite . Gruff non si fece problemi, e continuò con le lacrime agli occhi:<< Quella... mostruosità ! Stavamo vincendo, potevamo farcela, ma l'Imperatore ci scagliò contro la sua arma finale e... Gilda guidò l'unico attacco che si riuscì a fare e... le fiamme la presero in pieno e cadde a terra ...>>

Whiteclaw gli si avvicinò ancora di più e lo abbracciò meglio che poteva, mentre Gruff si lasciò andare a sentimenti che non provava da tempo e che solo l'alcol aveva fermato.<< La raggiunsi, mentre gli altri scappavano ! Era... le piume erano nere e il volto... il suo... corpo... bruciato... l'odore nell'aria, quell'odore orribile... e lei era ancora viva, ma non riusciva a dire nulla e... fui costretto a... a...>> alla fine, la tristezza fu troppa, e Gruff cadde in un pianto soffocato, posando la sua testa sulla spalla sana di Whiteclaw, che lo sosteneva e lo stringeva a se. Erano passati solo cinque anni, e l'Imperatore Sombra aveva causato più dolore di qualsiasi tiranno si fosse mai presentato nei libri di Equestria, più di Nightmare Moon, o Discord, e vedere quel vecchio barbagianni piangere ricordò alla giovane grifona parte di ciò che successe alla sua famiglia.

Dopo un po, Gruff tornò in se, e finì la sua birra e quella di Whiteclaw, e le disse che sarebbe andato a cercare il barista, lasciando così Whiteclaw da sola.

Passò un po di tempo, e Whiteclaw iniziò a preoccuparsi.

A fatica, si alzò dallo sgabello su cui era seduta e si avventurò nel locale pieno di contrabbandieri e mercenari, senza però liberarsi dei suoi cimeli. Tutti i presenti parlavano sottovoce tra loro, zittendosi al passaggio della grifona, per non far sentire i loro traversi affari e scambi, a volte anche allungando le loro mani (chi le possedeva, chi usava la magia) sulle proprie armi.

Un gruppo di zebre fece cenno a Whiteclaw di avvicinarsi, ma ella li ignorò, finchè un paio di grossi cani stanadiamanti non la fermarono e la strattonarono al tavolo dei commercianti dell'estremo sud.

<< Benvenuta, graziosa creatura .>> disse quello che doveva essere il capo, anche se erano tutti uguali.

<< Che vuoi, striscia ?>> replicò la grifona, facendosi dare così un colpetto sulla spalla ferita da uno dei due energumeni alle sue spalle.

<< Oh, stavamo osservando la tua borsa e... sbaglio o quello è un parastinchi della monarchia equestriana ?>> La zebra fece un sorriso avido, e fece un cenno con la testa alle sue guardie del corpo, che presero e rovesciarono la borsa di Whiteclaw, facendo cadere il contenuto sul tavolo e facendo brillare gli occhi delle zebre, che iniziarono a parlare nella loro lingua.

<< Così... luccicanti, così belli, così... insanguinati .>>

<< Non sono in vendita .>>

<< Carina, queste cose sono di poco conto, ma a me servono, e sono disposto a pagarti... 500 danari imperiali qui e ora .>>

Whiteclaw avrebbe voluto con tutto il cuore staccare gli occhi di quella zebra e sgozzarla, se solo non avesse avuto una ferita profonda malamente suturata e il dolore non l'avesse trattenuta da movimenti scattanti, ma in ogni caso, replicò che la merce non era in vendita, nemmeno per il doppio del denaro.

Le zebre erano shoccate e allibite, e iniziarono a parlare nuovamente nella loro lingua, ma i loro sguardi erano allarmanti e le loro voci ancora di più. Poi, dopo essersi fermate, il loro capo iniziò a ronzare intorno a Whiteclaw, arrivandogli alle spalle e squadrandola.

<< Sai che non sei proprio male ?>>

<< Sai che non sei il mio tipo ?>>

<< Oh, neanche tu .>> La zebra si avvicinò all'orecchio di Whiteclaw con una risatina inquietante e gli sussurrò delle parole che fecero venire i brividi alla grifona.<< Ma certi miei clienti hanno una certa... calorosa passione per i grifoni come te .>>

I due cani stanadiamanti sollevarono Whiteclaw per le ali, e la trascinarono per il locale, mentre cercava di aggrapparsi a qualcosa o ricevere aiuto, mentre le zebre davano sacchetti di denaro a tutti quelli che osservavano.

Alla fine, il gruppo si ritrovò in un sotterraneo pieno di porte e tunnel.

<< Sarai un ottima schiava, grifona. E mi frutterai parecchi soldi o quel graffio sarà l'ultimo dei tuoi problemi .>>

Mentre Whiteclaw, combatteva al meglio delle sue forze per liberarsi, dette un calcio alla sua borsa, facendo cadere un para stinco ai piedi di un pony avvolto in un mantello e incappucciato, che lo raccolse e iniziò ad osservarlo senza dire niente.

> il pony non disse nulla. La zebra tirò fuori un coltello e lo puntò contro l'incappucciato, minacciandolo e sventolandogli l'arma davanti al muso, ma in risposta ricevette una testata sul muso, facendo volare la zebra all'indietro. I cani stanadiamanti lasciarono andare la grifona ed estrassero le loro grandi spade, precipitandosi contro il misterioso assalitore, mentre le altre zebre raccolsero il loro dolorante capo e lo trascinarono via in un angolo.

Il pony schivò i primi fendenti, calciando e pestando i grossi cani sul volto e facendoli arrabbiare. Poi, da sotto il mantello estrasse una spada, afferrandola con i denti e iniziando a parare i pesanti attacchi dei rivali con maestria e continuando a dare calci e pugni, finché uno dei due non cercò di contrattaccare, lanciandosi su di esso. In un attimo, il cane stanadiamante si ritrovò una spada conficcata nel cuore.

L'altro energumeno gridò e si lanciò con furia contro il pony, che venne colpito da una spallata escaraventato lontano, finendo ai piedi di Whiteclaw. La grifona allungò una delle sue mani per aiutare il pony, che però si alzò e la scostò .

Ora, il pony e il cane stanadiamanti si osservavano, facendo lenti movimenti, studiandosi a vicenda, e pronti ad attaccarsi.

Ma una nuvola di fumo interruppe i due, e si sentirono le zebre chiamare il grosso cane, che se ne andò.

Quando il fumo si diradò, il pony andò a riprendersi la spada ancora conficcata nel corpo del cane stanadiamanti, mentre Whiteclaw si riprese le sue cose, e si avvicinò al suo salvatore per ringraziarlo, ma questi riuscì a sfoderare la spada dal torace dell'animale e la puntò contro di lei.

Poco dopo, il pony rinfoderò la spada e si scoprì il volto: era una puledra dal manto grigio-blu e con la criniera rasata ai lati; sul volto, aveva delle vecchie cicatrici e non sembrava per niente felice.

<< Andiamo .>> disse la puledra, mentre si legava il parastinco sulla sua zampa anteriore.

<< Cos... aspetta, quello è mio ! E perchè dovrei seguirti ?>>

<< Ti ho salvato la vita, volevi ringraziarmi, so come vanno le cose.>> la puledra prese da sotto il suo mantello un sacchetto pieno di monete d'oro, lasciando Whiteclaw a becco aperto. << Una parte per il parastinco, il resto per assoldarti. Ora muoviti prima che arrivi qualche spia dell'Imperatore .>>

Whiteclaw seguì la puledra al piano di sopra, dove c'era Gruff ad aspettarla con un unicorno per curarla, ma la piccola guerriera strattonò la grifona, che però fece resistenza e fermò la sua sgarbata e sboccata salvatrice. Whiteclaw continuò a dire alla puledra che doveva farsi curare, ma la testardaggine della piccoletta era persistente, tanto che la grifona dovette artigliargli lo zoccolo, lasciandogli dei graffi profondi e costringendola a doversi far curare.

L'unicorno curò in men che non si dica Whiteclaw, ma la puledra fu più dura da tenere ferma, e continuava a urlare contro al dottore di non toccarla con la sua magia e di dargli solo qualche punto.

Nel mentre, Whiteclaw ringraziò ancora una volta Gruff, e gli diede metà delle monete che la puledra gli aveva dato come ringraziamento.

<< è meglio che andiamo, ora.>> disse la puledra, zoppicante, mentre si rimetteva il cappuccio.<< a questo punto le guardie saranno quasi quì .>>

<< Addio, Gruff .>> la voce di Whiteclaw rasserenò il vecchio grifone spelacchiato, che la abbracciò calorosamente un ultima volta come fosse veramente la sua Gilda. << E stai lontano dai guai, vecchia aquila .>>

<< Anche tu, faccia da gufo .>>

E così, le due se ne andarono, uscendo dalla città illuminata dalla luce che andava lentamente a trasformarsi nel tramonto .

<< Ne sono certo, mio signore !>> disse con la voce tremante la zebra, in catene.<< ho riconosciuto le cicatrici, ne sono certo ! Mentirei mai, io, un semplice commerciante... all'unico Imperatore di Equestria ?>>

<< Al patibolo, anche il più nobile e coraggioso cittadino diviene un misero verme bugiardo.>> l'Imperatore Sombra sedeva sul suo oscuro trono di cristalli, mentre con il suo severo sguardo osservava il prigioniero.<< Ma in te... non vi è menzogna.>>

Con passo lento e portamento regale, Sombra si alzò, e si avvicinò ad una giovane unicorna viola che sedeva su una piccola sedia ai margini dell'immenso salone del palazzo di cristallo. << Va a chiamare il tuo maestro. Digli che ho bisogno di un consiglio urgente .>>

L'unicorna si inchinò e uscì dalla enorme porta del salone.

<< Sono... sono libero, quindi ?>> gli occhi della zebra cominciarono a brillare di speranza. Ma la speranza, nel palazzo delle tenebre, vive poco .

<< Oh, certo che no.>> Un sorriso sarcasticamente malefico si formò sul volto di Sombra, mentre si avvicinava ora alla zebra. << Per aver contrabbandato merci importanti con l'Alleanza Monarchica Equestriana, la tua pena doveva essere l'impiccagione. Ma dato il tuo servigio, ti concederò l'onore di diventare parte dei minatori .>>

E così, mentre lo portavano via, gridando di disperazione, la zebra rimpianse la pena di morte.


Capitolo II: Avvistamenti e risposte
Una gelida oscurità pervadeva il lungo corridoio, adornato con grotteschi arazzi cremisi e illuminati da torce aguzze e fuochi fatui, mentre un olezzo rancido disgustava persino quella cavalla incappucciata.
Da quando il suo nuovo maestro era arrivato alla corte di Sombra, quello che già era un luogo tetro e sinistro ora appariva ancor più inquietante, e spesso le guardie che non erano sotto l'influenza della magia dell'Imperatore si chiedevano che cosa ci facesse un vecchio unicorno alla corte del signore delle ombre stesso.

La porta che si parò davanti alla cavalla la spaventava ogni volta: come un enorme quadro, sul pregiato ebano erano stati finemente intagliati le grottesche creature che abitano i meandri del castello, mentre banchettavano con i poveri pony di cristallo, rappresentati nelle pose più straziate e agonizzanti che l'autore potesse immaginare.
O, come diceva egli stesso, ricordare.
Con la sua violacea magia, la cavalla aprì una delle ante, affacciandosi negli appartamenti del suo maestro. La puzza rancida e disgustosa ora permeava nelle sue narici, portandola quasi alla nausea, mentre un lieve vento le scorreva sulla pelle, freddo come l'inverno e ringhiante più di una belva feroce di Everfree.

La cavalla, dopo pochi passi, sentì la porta chiudersi, e tutto ciò che vide davanti a lei fu la più profonda delle oscurità.
Con una magia, illuminò pochi metri davanti a lei.
Due occhi rossi si aprirono, nell'oscurità, e il vento iniziò a farsi più forte. << Che cosa vuoi, allieva mia ?>> una voce, tagliente come un pugnale, domandò alla cavalla. << Ti avevo espressamente detto di non disturbare il mio riposo .>>
<< L... lo so Maestro .>> la cavalla aveva la voce tremante, così come lo erano le sue gambe.
gli occhi si mossero verso la sua sinistra, iniziando ad alzarsi e quasi a toccare il pavimento, come un serpente che avanza verso la preda. << E allora perché sei venuta ?>>
Gli occhi scomparvero, e il vento iniziò a placarsi. La cavalla si guardava freneticamente intorno, cercando segni del suo terribile e maligno maestro. << L'Imperatore, v-vuole vedervi, ma non... non so perché.>>
<< E perchè...>> la stanza iniziò ad illuminarsi con le luci vacue, e l'oscurità si ritirò come acqua giù per uno scarico. <<... non me lo hai riferito prima ?>>

Davanti alla cavalla, ora vi era un unicorno molto anziano e magro, tanto che le costole potevano quasi essere contate. La mandibola era tutta graffiata, e gli occhi sembravano due smeraldi, mentre la criniera ricordava paglia secca e gelata.
Con passi lenti, il vecchio unicorno si avvicinò alla sua giovane allieva, il cui respiro era affannato e gli occhi violacei sbarrati.
<< Ti ha riferito cosa mai volesse Sombra ?>>
<< N-no, maestro.>>
Il vecchio unicorno sospirò pesantemente, e roteò gli occhi al cielo. << Prendi i miei vestiti .>> ordinò severamente alla sua allieva .<< E una volta finito di aiutarmi, vattene dove ti pare, anche fuori dalla città, se ti va .>>
<< Ma maestro... la lezione di oggi...>>
<< Non mi importa, Sparkle. Se Sombra ha fatto venire te per convocarmi, non avrò tempo per badare ad una nullità come te. E per quanto tu possa guardarmi con gli occhi pieni di lacrime, non cambierò idea, e ora aiutami a prepararmi .>>


L'Imperatore, dal suo oscuro trono, vide la cavalla andarsene correndo dalla grande portone della sala in lacrime, senza dire nulla o muovere un muscolo. Poi, poco dopo, arrivò l'anziano unicorno.
<< Veil .>> disse con la sua profonda voce Sombra, con espressione seria e ad occhi serrati. << Non dovresti essere così severo con i tuoi sottoposti .>>
<< Cosa odono le mie vecchie orecchie, Imperatore .>> il tono sarcastico di quella vecchia malalingua fece sbuffare Sombra con tono nervoso .<< Da colui che ha schiavizzato un popolo di damerini, poi .>>
Sombra si alzò dal trono, e scese la breve rampa di scale, facendo cenno al suo fidato alleato di seguirlo con lui. I due uscirono dalla sala, e camminarono per i corridoi del castello, ricolmi di un decadente lusso, un riflesso del passato da cui l'Imperatore non voleva staccarsi, per quanto i tempi fossero cambiati mentre lui era stato bandito.
<< Ordunque, Sombra, per quale arcano motivo hai voluto smuovere queste vecchie ossa ?>>
<< Per farti un regalo.>> la voce dell'Imperatore suonava quasi allegra, anche se la sua espressione non perdeva un briciolo della sua solennità .<< E per muovere un attacco .>>

Dopo aver sceso lunghe rampe di scale che più di una volta fecero ribollire il vecchio unicorno, i due arrivarono nella stanza della guerra: una sala non molto più grande di un salotto, al cui centro vi era un tavolo rotondo con la mappa di Equestria.
E seduto su una massiccia sedia, bardato con un armatura nera e piena di spuntoni, vi era un pony di terra con una placca d'acciaio sulla testa.
<< Oh, ci sei pure tu, Golden Hoof .>> disse con voce acida e tono infastidito Veil .<< Non dovevi essere morto da qualche parte nelle terre a sud, divorato da qualche insetto gigante ?>>
<< Hah, ti stavi preoccupando per me, vecchio peto raggrinzito ?>> un gorgoglio di odio puro fuoriuscì dalla gola di Veil, mentre prendeva posto lontano da quell'energumeno. Sombra già si stava tenendo uno zoccolo sulla testa, mentre l'emicrania e la stanchezza provocata da quei due lo stava pervadendo. Veil si guardò attorno, e vide che mancava qualcosa dalla stanza.
<< Perché l'olocristallo di Dagghart non è stato ancora riparato ?>> chiese Veil imbufalito .
<< Tu dovresti saperlo .>> le parole di Sombra furono più fredde di un blocco di ghiaccio, mentre guardava il vecchio in silenzio. << D'altronde, non hai ancora pagato le spese di riparazione .>>
Veil fece una falsa risata, mentre Golden Hoof sghignazzava compiaciuto, ma con lo stesso tono l'Imperatore ricordò che la colpa non era solo del vecchio, facendo così ammutolire l'energumeno.

<< Ora, tralasciando ulteriori tempi morti, ho ricevuto informazioni molto importanti riguardo ospiti indesiderati .>>
La mappa iniziò ad illuminarsi, e una proiezione mostrò la città che la zebra gli aveva indicato. I due pony ai lati del tavolo si avvicinarono per vederla meglio, tanto però era piccola.
<< La città è stata attraversata da diverse spie provenienti da oltre i confini. Negli ultimi tempi, sembra che le guardie che abbiamo inviato siano state corrotte o sostituite dai locali, e questo ha permesso il passaggio di diverse forze nemiche .>>
<< E con ciò ?>> aggiunse Veil, osservando Sombra che a sua volta gli lanciò un occhiata di disprezzo .<< è già successo. Hollow Shades, Baltimare, persino Vanhoover. Lascia che mandi qualche Cacciatore ed è fatta.>>
<< I tuoi cacciatori sono troppo indisciplinati, vecchio .>> Golden Hoof replicò, sbattendo uno zoccolo sulla sedia .<< la loro sete di sangue è incontrollabile, e usarli ora per cercare a vuoto causerebbe una breccia sul fronte, per non parlare dei danni che qualche scheggia impazzita potrebbe causare a un nostro insediamento .>>

Il vecchio si tirò in piedi, e i suoi occhi divennero globi di luce fumanti, mentre nella sua bocca i denti divennero zanne contorte e il suo corpo iniziò a diventare come fumo. Con tutto il fiato che aveva in corpo, Veil lanciò un agghiacciante grido di furia e malignità.
Sombra Lo placò lanciandogli un globo di luce accecante davanti, facendolo tornare normale e gettandolo a terra.
<< Golden Hoof ha ragione, per quanto mi sembri dura doverlo ammettere .>> furono le parole con tono severo di Sombra a Veil. Il vecchio unicorno si tirò su, e si mise proprio davanti a Sombra, fissandolo negli occhi con furia ma non facendo la minima impressione all'Imperatore. << Useremo i tuoi Cacciatori in seguito, te lo posso garantire. Ma non permetterti più di farti accecare dalla rabbia come prima o ti bandirò nuovamente nel cristallo in cui ti ho trovato, vecchio.>>
Senza parole e offeso, il vecchio unicorno si sedette sulla sua sedia. Veil chiese a Sombra cosa volesse fare, e l'Imperatore incaricò Golden Hoof di marciare con una ventina di soldati sulla città per sistemare la falla e, in seguito, portare dei prigionieri per essere interrogati, mentre incaricò Veil di cercare un grifone dalla faccia da gufo e una delle probabili spie nemiche che viaggiava con esso, lasciando il vecchio sbuffare e lamentarsi del perché gli fosse stato lasciato un incarico così stupido.
Poi, senza più aggiungere altro, mandò via i due pony, che uscirono litigando prima di separarsi definitivamente.
<< Che male posso aver fatto per meritarmi questi due idioti ?>> si domandò massaggiandosi le tempie doloranti Sombra, gettando il suo muso sul tavolo, sbuffando


Whiteclaw e la sua compagna di viaggio si erano allontanate dalla città, recandosi verso Nord-Ovest. La puledra ancora non le aveva rivelato il suo nome, ne sembrava essere dell'umore giusto per parlarci.
Per non essere viste o ritrovarsi a combattere, avevano preso una strada secondaria che si addentrava nella foresta, tanto fitta che il sole quasi non penetrava le fronde degli alberi giganti, e pareva che non fosse poi tanto percorsa. La spalla della grifona non faceva più male, ma comunque rimaneva un certo fastidio in certi movimenti, e la sua sacca contribuiva in ciò.
<< Dunque...>> con voce imbarazzata, Whiteclaw cercò di iniziare un discorso con la misteriosa puledra.<< vieni dal Sud, giusto ?>>
Nessuna risposta venne dalla puledra, se non un occhiata di irritazione. Senza però scoraggiarsi, la grifona iniziò a riempirla di domande, passando da un fianco all'altro della sua compagna di viaggio dall'umore nero
<< Oh... ok, dunque, uh.... fai forse parte della resistenza? o dell'esercito?>> Whiteclaw sobbalzò, e si portò una delle sue mani artigliate al becco, quando un pensiero gli passò per la mente.<< Sei forse una spia ?>>

La puledra piantò gli zoccoli e si girò di scatto verso la grifona, iniziando furiosamente a rimproverarla.
<< Sono quella che ti riempe di botte, brutta...>> l'espressione della puledra si fece imbarazzata, come se cercasse di dire qualche offesa ma non riuscendo a pronunciarla, gonfiando le guance e strizzando gli occhi .<< Gallina !>>
Le piume di Whiteclaw si arruffarono tutte, ma non tanto perché si sentisse offesa, quanto per il fatto che stava cercando di trattenere le risate nel vedere quella piccoletta infuriata così, senza però riuscirci più di tanto e finendo per gettarsi a terra dalle risate.
<< Scusa, scusa, ma... ma dovresti vedere la tua faccia !>> la puledra fece solo un leggero sbuffo prima di girarsi e allontanarsi, sedendosi sul ciglio della strada, borbottando chissà quali cose. Whiteclaw si tirò in piedi, ancora ridendo ma riuscendo ora a contenersi, e si scusò con la sua compagna di viaggio, che però le dava le spalle e non sembrava intenzionata a guardarla.
<< Almeno potresti dirmi il tuo nome, no?>> la voce della grifona ancora risuonava sghignazzante, ma a quella domanda, la puledra rispose quasi volentieri, dicendo di chiamarsi Berry Gravel e confessando, qualche passo più tardi, di far parte della resistenza di Equestria, facendo eccitare la grifona, che si mise a saltarle intorno riempendola di domande.
Mentre camminavano, sentirono in lontananza un rumore simile a un tuono che le fece sobbalzare, ma quando guardarono il celo, nuvoloso e all'imbrunire, capirono che era meglio affrettarsi a trovare un riparo sicuro, e la puledra suggerì un nascondiglio poco distante, suggeritogli da un membro che aveva incontrato in città.


<< Signore !>> gridò uno dei soldati dell'Impero, con la voce ovattata dal pesante elmo .<< Abbiamo trovato un altro di quei grifoni di stamane .>>
Golden Hoof fece cenno di portarlo nella piazza della città, che ora si trovava in fiamme, mentre le forze di Sombra tiravano fuori dalle case malconce i cittadini e setacciavano il posto in cerca di altri da interrogare o giustiziare .
Gruff era stato picchiato, e le sue condizioni non erano buone: aveva un occhio gonfio, e le ali erano state spezzate, mentre si teneva entrambe le braccia sullo stomaco ed era pieno di graffi. Ma anche il resto di quelli che avevano cercato di prenderlo non era messo meglio.

L'imponente generale si avvicinò con passi pesanti e si sedette accanto al grifone, parlandogli in tono amichevole ma per niente incoraggiante.
<< Ascolta, amico mio. L'Imperatore... lo sai, non vede di buon occhio chi lo delude o chi lo tradisce .>> Golden Hoof fece un cenno con un suo zoccolo ad uno dei soldati che tenevano Gruff. Il soldato pestò una delle ali di Gruff, facendolo gridare dal dolore, ma il vecchio grifone non diede la gioia al generale di mettersi a piangere o implorare pietà .
Golden Hoof si alzò minacciosamente, e cambiò completamente tono, diventando minaccioso, mentre brandiva tra i suoi denti una mazza ferrata particolarmente pesante, per poi gettarla ai piedi del grifone. Poi, avvicinò il suo muso al volto di Gruff.
<< Dovevo immaginare che un vecchio soldato delle Penne Cremisi fosse tanto testardo. E va bene, ti do una sola possibilità: dicci dove quelle spie sono andate o giuro che ti farò diventare come una gelatina !>>
Il grifone sorrise beffardamente, prima di scattare in avanti e mordere il Generale sul muso, facendolo dimenare e gridare dal dolore.

All'improvviso, un abbagliante sfera di luce separò i due, facendo cadere a terra Golden Hoof e Gruff.
Quando la vista tornò all'imponente generale, vide che davanti a lui c'era Dark Veil che teneva Gruff a mezz'aria con la sua magia. Mentre si rialzava, aiutato da quattro soldati, il generale si portò uno zoccolo al volto, toccandosi la ferita, e sentendo che era profonda.
Dark Veil si girò verso di lui, con un espressione compiaciuta e iniziò a ridere in faccia a Golden Hoof, facendo solo salire la collera dello stallone che, per non ammazzare lo stregone o morire nel mentre, prese la sua grande mazza ferrata e iniziò a giustiziare brutalmente dei prigionieri.
<< Grifone, sarò sincero, mi hai fatto divertire come non mai !>> Disse Veil a Gruff, paralizzato in aria e preoccupato come non mai, mentre lo stregone iniziò come a diventare fumo, e i suoi occhi a brillare come fatue fiamme bianche. << Ora sta fermo e non opporti, o dovrò fare più danni di quelli che già farò !>>

Il grifone iniziò a urlare di dolore, mentre i suoi occhi brillavano della stessa luce di quelli di Veil, e lembi di oscurità gli entravano nella testa senza lasciare segni. Lo stregone, intanto, osservava compiaciuto i ricordi della vita di Gruff, fermandosi per qualche minuto sulla morte di Gilda e commentando malignamente quel momento, facendo piangere il grifone, che intanto stava rivivendo tutto. Poi, lo stregone riprese a setacciare i ricordi, arrivando a quel pomeriggio.
<< Ah, faccia da gufo, quindi .>> la voce di Veil era compiaciuta, mentre arrivava alla fine dei ricordi. Ma mentre osservava il flusso dei ricordi, l'espressione di compiacimento sul volto dello stregone si tramutò in rabbia e terrore, tanto da lanciare un agghiacciante grido assordante e acuto di furia e paura, mentre prese in parte la sua forma originale.
Quando finì di urlare, l'intero villaggio, i soldati e persino Golden Hoof erano paralizzati dalla paura.
Lo stregone fece cadere al suolo Gruff, e si avvicinò a Golden Hoof senza toccare il suolo.
<< Raduna le truppe, dobbiamo cercare una grifona e la sua compagna di viaggio !>>
<< Veil, che ti succede ?>>
Lo stregone si girò, mentre cercava di riassumere la forma completa di un pony, non riuscendoci avendo per la testa troppi pensieri. << Ho solo visto...>> la voce di Veil divenne mostruosa, e solo il suono era più freddo del ghiaccio .<< Una sciocca puledra !>>


Berry Gravel si girò di colpo, mentre lei e Whiteclaw stavano raggiungendo il nascondiglio, quando entrambe udirono un grido agghiacciante in lontananza, verso la città e videro del fumo denso e della luce provenire da essa.
Sul volto di Whiteclaw si formò un espressione di terrore, mentre un dolore peggiore di quello che aveva provato per la freccia le tagliò il fiato. Senza pensarci, la grifona iniziò a correre, disperata, verso la città, ma fu subito fermata dalla puledra, che si dimostrò molto forte.
<< Sei impazzita forse ?>> le gridò Berry Gravel mentre tentava a fatica di tenerla ferma.<< non puoi tornare là, ti uccideranno !>>
Whiteclaw non le dava ascolto. Continuava a gridare a Berry che doveva salvare Gruff, e che non le importava, ma dopo un po la foga della grifona finì, e si mise solo a piangere, stringendosi le braccia al petto.

Berry cercò di essere il meno grezza possibile, ma disse comunque senza mezzi termini che se lei e Whiteclaw volevano sopravvivere e forse tornare un altra volta per salvare Gruff, ora dovevano raggiungere il nascondiglio. A fatica e aiutata da Berry, la grifona si tirò su, singhiozzante, e riprese a camminare.
Dopo una quarantina di minuti, tra le fitte fronde degli alberi, Berry piantò una strana roccia violacea tra altre due normali, e una botola sia aprì nel terreno, rivelando una breve scalinata . Le due entrarono dentro e, dopo aver tirato una radice, la botola si chiuse, non lasciando tracce del passaggio delle due.

L'interno del nascondiglio era ben illuminato da torce e magiche alquanto spazioso, tanto da esserci quattro letti e parecchi viveri, oltre che una serie di armi tra spade, lance, archi e balestre e una serie di armature, ma i pensieri che passavano per la testa della grifona non le permisero di notare queste cose.
Senza parole, Whiteclaw si sdraiò su uno dei letti, iniziando a pensare a Gruff e se mai lo avesse potuto rivedere, ora che aveva finalmente incontrato qualcuno considerabile come un amico al di fuori di Berry, che però ancora era poco chiaro cosa volesse.
Intanto, la puledra iniziò a levarsi di dosso tutti i suoi oggetti e indumenti, mettendoli a mollo, mentre posò la spada accanto a una mola, mentre prese un paio di mele e iniziò a mangiare.
<< Vuoi ?>> disse la puledra mentre allungò una mela alla grifona, che però silenziosamente fece cenno di non volere nulla.
<< Vedrai che lo rivedremo. Mi sembrava un tipo tosto quel... Grunf, giusto ?>>
<< Gruff .>> la voce di Whiteclaw era lieve, quasi sottovoce, mentre cercava di trattenere le lacrime. Berry lasciò stare le mele e si mise davanti a Whiteclaw, cercando di farla smettere e iniziando un dialogo, anche se con molta fatica.
<< Sai, quando ti ho vista arrivare alla locanda... mi sembravi più tosta .>> Whiteclaw aggrottò la fronte e arruffò le piume, mentre con gli occhi arrossati guardava arrabbiata Berry. << Cioè... ascolta, non sono brava con questi discorsi. Se vuoi rivedere Gruff, dobbiamo raggiungere la resistenza .>>
<< E una volta la ?>> chiese Whiteclaw severamente, singhiozzando. << Sombra è troppo potente. Può usare gli schiavi come carne da macello, o la sua magia oscura per decimarci tutti o... Dagghart .>>
Berry sbuffò, e si sedette sul letto accanto alla grifona, riflettendo sulle parole di Whiteclaw.

Effettivamente, la sua compagna di viaggio aveva ragione, l'Imperatore aveva la meglio, e possedeva forze ben superiori alla resistenza equestriana, ma comunque c'era sempre una possibilità per ridurre le forze del nemico.
<< Lo stregone .>> disse Berry, mentre guardava persa il soffitto.<< Sombra è molto potente, ma è lo stregone, quel... viscido pezzo di oscurità...>>
<< Come scusa ?>> Whiteclaw si drizzò, sedendosi sul suo letto sentendo quelle parole. Berry si schiarì la voce e si corresse.
<< Volevo dire... quel vecchio viscido!>> Berry iniziò, poi, a dire cosa la resistenza aveva in mente a Whiteclaw, solo a condizione che la grifona non rivelasse nulla a nessuno.
Il piano era semplice quanto difficile: uccidere Veil significava far perdere la migliore pedina di Sombra, scatenando così una reazione a catena che avrebbe liberato gli schiavi più lontani dalla capitale dell'Impero e scatenato il gruppo d'elite dell'Imperatore stesso, i Cacciatori, che Berry descrisse solo come pony così corrotti dall'oscurità da essere diventati belve assetate di sangue. Letteralmente.
L'unico problema, però, ora era raggiungere la Resistenza, più a nord, e da li poi rintracciare lo stregone.
Whiteclaw sospirò semplicemente, e così le due se ne stettero in silenzio.

Dopo un po, Berry disse che era ora di dormire, e che l'indomani presto sarebbero ripartite senza perdere ulteriore tempo, dato che il prossimo rifugio era a due chilometri di distanza.
E così, con la mente rivolta a quel vecchi grifone che tanto le ricordava una delle persone a lei più cara, Whiteclaw spense la piccola fiamma magica semplicemente tirando una cordicella.


La notte era calata, nera come un incubo, ma sulle montagne fumose, tutto sembrava più tetro.
Un pegaso, messaggero di corte, era atterrato davanti ad una caverna, enorme e adornata da colonne formate dalla roccia stessa della montagna, modellate da forze oscure e arcane, e tutto risuonava di un lugubre e roboante suono formato dal vento.
Senza fare troppo rumore, il pegaso lasciò una lettera su un grande blocco di pietra nera rettangolare e con motivi serpeggianti e antichi incisi sopra, per poi volare via in tutta fretta, ansimando dalla paura e quasi precipitando giù dalla cima. Mentre tornava verso la capitale, un roboante tuono scosse la terra e l'aria stessa, facendo perdere l'equilibrio al pegaso e facendolo scendere di quota, dandogli l'opportunità di osservare la montagna illuminata da fiamme, e la cima fumante .
E così, qualcosa di orribile si era svegliato, per volere dell'Imperatore.


Intermissione: qualche tempo addietro...
Quattro anni fa...


Le risate maniacali di Sombra risuonavano nel palazzo di cristallo assoluta malignità, mentre sul davanzale della sala del trono osservava l'orizzonte, rosso e in fiamme, mentre contemplava il futuro del suo regno risorto e già pianificava l'estensione del suo impero alle terre del Sud.
<< Sì, presto questo misero mondo risplenderà della mia magnificenza.>> l'Imperatore si girò con un ghigno diabolico, mentre i suoi occhi si posarono sulla sua più grande alleata. Una massa di oscurità, contorta in una forma che doveva assomigliare a un windigo, ma dal muso deformato in uno scheletrico scempio dagli occhi brillanti di una luce morta.
<< Non ne dubito, mio signore .>> la voce di quella cosa era abbastanza per far gelare il sangue nelle vene a un morto, tanto stridula e rantolante era.

I due osservavano quell'incubo di abominevole disperazione che si stagliava sotto di loro, mentre nella piazza centrale altre di quelle ombre oscure divoravano ciò che rimaneva di coloro che avevano provato ad opporsi, unendosi in forme più titaniche e dividendosi quando vedevano bocconi più succulenti da consumare per loro soltanto, gridandosi contro come furie e ridendo in maniera diabolica.
<< Guarda come sono felici, mio signore. Non vedevo gli Umbrum così da millenni !>>
<< Oh, Rabia, io non mi sentivo così da oltre mille anni.>>
L'imperatore si girò e cominciò ad avvicinarsi al suo trono, dando il consenso all'ombra di andare a festeggiare.

Ora che l'Impero di Cristallo era tornato sotto il suo potere, e i pony governati dalle Due Sorelle erano più rammolliti delle aspettative, Sombra si poteva godere la sua posizione, gustandosi dell'ottimo vino pregiato e invecchiato così tanto da essere inebriante solo a gustarne una punta.
Mentre ghignava di felicità, uno strano suono attirò l'attenzione di Sombra: un tetro lamento, come una voce incorporea, profonda e dolorante, proveniva da qualche parte della grande sala.
Con voce furente, ma visibilmente scosso, Sombra si alzò dal trono e iniziò a lanciare qualche incantesimo congelante verso gli angoli del grande salone, cristallizzando alcune colonne.
<< Chi osa entrare senza la mia convocazione ?>> la voce dell'Imperatore riecheggiò nella sala, ma ancora l'unica cosa che si sentiva era un lamento, sempre più forte. Sombra iniziò a camminare verso la porta, guardandosi attorno e cercando il minimo segno di intrusi.<< Se sei tu, Chrysalis, farai meglio a rivelarti, o farò pagare le conseguenze di questo misero scherzo ai tuoi sudditi.>>

<< Aiu..ta..mi...>> il tetro lamento ora sembrava la flebile voce di un vecchio. L'Imperatore scattò sull'attenti, e iniziò a guardarsi velocemente intorno con gli occhi sbarrati, mentre la voce continuava a chiedere aiuto.
Poi, si accorse che quella richiesta di aiuto veniva da dietro di lui.
Girandosi, notò qualcosa che gli era sempre fuggito, forse un errore causato dalla sua frenesia, o forse per il fatto che, semplicemente e senza tanti rigiri di parole, non ci aveva fatto caso, ma sopra alla seduta del suo trono, tra i mille cristalli oscuri, sembrava vi fosse una forma raccapricciante, formata da cristalli neri come la notte. Sembrava quasi che un pony fosse stato impalato, con il muso verso il soffitto.
<< Li... be...rami... te ne... prego...>> la voce stava tornando un dolorante lamento, e quell'agghiacciante visione era confermata. Qualcosa era stato intrappolato nel trono, e dalla voce, sembrava proprio un Umbrum molto vecchio.
<< Che devo fare ?>> L'imperatore aveva cambiato completamente tono. Ora era calmo, e quasi preoccupato per l'incolumità di... chiunque vi fosse nella sua seduta regale. <>
<< Distruggi... questa... tortura...>> disse la voce, disperata come non mai e implorante.

Concentrandosi, Sombra cominciò a levitare in aria, e intorno a lui, una sorta di sfera di magia oscura lo circondò, mentre il suo corno ribolliva e alimentava la sfera. Quando la massa oscura di magia divenne grossa tanto quanto una delle colonne, l'Imperatore uscì da essa, e la fece rimpicciolire alle dimensioni di una biglia, che poco dopo sprigionò un proiettile magico di dimensioni enormi e dalla potenza devastante e straordinaria.
Rabia e gli altri Umbrum strisciarono velocemente nella sala, preoccupati per il loro salvatore e signore, ma quando lo videro sano e salvo tirarono un rantolo di sollievo.

<< Mio signore, che succede ?>> la voce dell'Umbrum era quasi normale, ma Sombra la guardò con stanchezza, mentre le gambe iniziarono a cedergli.
Gli Umbrum più giovani iniziarono a fare qualcosa che tecnicamente doveva essere impossibile: gridavano, ma non con rabbia e ferocia, ma di paura, e strisciarono via, mentre i più vecchi iniziarono ad indietreggiare e mettersi davanti all'Imperatore.
Il fumo che si era formato per l'esplosione venne spazzato via dalla potenza di un grido mostruoso, e da dove c'era il trono, ora vi era un on oscurità titanica, una grande colonna fumosa in preda alle convulsioni, mentre si riduceva sempre di più alle dimensioni di un pony, prendendone anche la forma.
E davanti a tutti i presenti, un anziano unicorno si era manifestato, ma dai cui occhi fuoriusciva una tetra luce bianca senza vita. Rabia e gli umbrum iniziarono a gridare furenti e lanciare magie contro il vecchio, che le deviò tutte e le rispedì ai mittenti, che caddero a terra e si ritirarono altrove, lasciando solo l'Imperatore e la più anziana delle ombre.

<< Ti trovo invecchiata, sorella Rabia .>>
La vecchia umbrum ringhiò, e tentò di alzarsi in piedi a fatica. << Lo stesso vale per te, fratello Vellus .>>
I due si guardarono intensamente negli occhi con rammarico, mentre Sombra riuscì a riprendere le forze e alzarsi da terra, separando i due con violenza grazie a un onda magica.
<< Ora basta !>> gridò l'Imperatore. << Rabia, chi è costui, e come fa a conoscerti ?>>
<< Sembra che a questa giovane penombra manchino le nozioni di storia .>> la voce del vecchio unicorno era rantolante e seccata, mentre i suoi occhi stavano prendendo una forma più naturale e un colore meno singolare.
<< Mio signore, te ne prego, allontana costui !>>
<< Senti senti, ora siete governati da un poppante ?>>

Sombra iniziava a pentirsi si aver liberato quel... vecchio, tetro umbrum, ma ancora di più non sopportava l'insolenza di costui, e non si sprecò a farglielo notare. Il vecchio ridacchiò, e iniziò ad avvicinarsi a Sombra, mentre l'Imperatore si mise in una posizione solenne, gonfiando il petto e squadrando il vecchio.
Il vecchio umbrum lo guardava dal basso verso l'alto, ridendo e osservando l'aspetto di Sombra, rimanendone colpito e sorpreso, e ammettendo che non aveva mai visto una, a parole sue, "trasmutazione" così, non impressionando l'Imperatore.
<< Dimmi, giovanotto...>> il vecchio si portò uno zoccolo al mento, e iniziò a sfregarlo in modo pensieroso.<< Cosa sai di noi?>>
<< So quello che devo . Che siamo esseri dell'oscurità, senza vincoli .>> Sombra avvicinò il suo muso scolpito a quello del rugoso unicorno, ghignante, e la sua voce si fece più ironica. << E per questo, potenti.>>

Il vecchio umbrum si mise a ridere a crepapelle, irritando Sombra e facendogli scagliare un potente dardo magico, che però venne inglobato da una nube oscura che si formò dall'umbrum, che iniziò ad espandersi, ad assumere un aspetto demoniaco e scheletrico, mentre la sua voce si fece cupa e rantolante, e i suoi occhi risplendevano della strana luce sinitra degli umbrum, fredda e vacua.
Con uno dei suoi orridi e malformi zoccoli, il gigantesco umbrum mise a terra Sombra, che si trasformò in fumo, ma la magia di quell'essere lo riportò al suo aspetto fisico.
<< Se fosse per me, ora saresti ridotto a brandelli, dilaniato e appeso in cima a questo... posto.>> L'umbrum lasciò andare Sombra, che si tirò indietro ansimante e spaventato verso Rabia. Il provare paura gli era nuovo, neppure quando Celestia e Luna lo intrappolarono nei ghiacci provò terrore, solo rabbia, ma ora era diverso.

Si sentiva piccolo, un corpuscolo contro un titano dai poteri sconfinati.
Il vecchio aveva ragione.
Non sapeva niente di quelli come lui.
L'umbrum, lentamente, ritornò alla forma di un vecchio unicorno, e si avvicinò a Sombra, che ora lo guardava dal basso verso l'alto. Rabia sembrava fremere, e continuava a guardare Sombra e quello che aveva chiamato "fratello".
<< Vattene, sorella .>>
Rabia strisciò via, scappando chissà dove nel castello.
Il vecchio umbrum tirò su Sombra, che rimase di pietra, non reagendo nemmeno quando il vecchio gli strappò la corona dalla testa e se la provò, ridendo di quanto sembrava ridicolo con quella cosa così larga in testa, e la ridiede all'Imperatore.
<< Ora, voglio ringraziarti di avermi liberato da quella... cosa infernale, insegniandoti qualcosa su di noi. D'altronde, non puoi essere il nostro signore senza nemmeno avere un idea ben precisa di cosa abbiamo passato nei millenni, giusto ?>>
Sombra annuì in silenzio e con gli occhi sbarrati .
<< Bene. Oh, mio giovane allievo e signore, ho molte cose da raccontarti . Ah, e... chiamami pure Veil.>>


Più tardi, nei meandri del castello, sotto le prigioni, e più in basso delle miniere...

<< Come può esistere questo posto ?>> chiese Sombra, sbalordito dall'immensa caverna di cristalli neri in cui sembrava brillare qualcosa. Veil indicò proprio quegli ammassi, neri come il carbone, felice.
<< Quelli sono la nostra essenza, giovane Sombra .>> il vecchio umbrum sembrò illuminarsi di gioia, nel raccontare al giovane Imperatore la storia di quel posto. << Penso siano passati 9500 anni da quando questo posto è stato creato. Un tempo, era quì che gli umbrum nascevano, durante l'Era dell'Oscurità. Io sono nato quì, e non semplicemente dal nulla, come te o il resto dei più giovani.>>
Per quanto stupito, Sombra si sentì un tantino insultato dalle parole di Veil, che però non interruppe, ora che si prospettava un racconto incredibile, mentre camminavano verso... qualche posto.
<< Nessuno, apparte Rabia e me, ricorda i Grandi sei. Ti risparmio la domanda: un tempo, quando questo mondo cadde nell'oscurità, e la luce era solo un pallido spettro di se stesso, il Grande Phobos creò sei figli. Io sono il terso, Rabia è la quarta, gli altri... non hanno avuto molte speranze durante la nostra caduta nell'Oblio.>>
<< Cosa intendi dire ?>>
<< Con Oblio? Fidati, giovane fratello, è il posto che ci spetta, un enorme nulla cosmico, dove verremo consumati dalle forze senza forma che lo abitano .>>

Sombra rabbrividì, e un soffocato rantolo di raccapriccio si levò dalla sua gola. Veil rassicurò Sombra che l'Oblio non è un problema per alcun umbrum, dato che tecnicamente si può riformare dall'oscurità, e l'unico modo per finirci è esservi bandito da qualcuno dai poteri magici quasi divini.
Mentre camminavano nell'oscurità, Sombra continuava a sentirsi osservato, e Veil lo notò.
<< Secondo te, in quei cristalli, cosa c'è ?>>
Sombra strabuzzò gli occhi, e notò che le luci in essi non erano un riflesso, ma... occhi. Occhi di umbrum.
<< Dopo la caduta, tutti gli umbrum che dovevano nascere finirono per cristallizzarsi. Ora, liberare questi fratelli e sorelle comporterebbe la loro caduta nell'Oblio, all'istante.>>
<< E... e come pensi di liberarli, non... sembrano proprio felici di vederci .>>
Veil emise un grido da brividi, che iniziò a riecheggiare nella caverna, e in risposta i cristalli iniziarono a vibrare, creando un suono assordante e acuto. Il vecchio umbrum concordò con Sombra, i cristalli non erano felici di vederli.
<< Conosco un solo modo, ma dobbiamo arrivare sul fondo della caverna .>>
<< Manca ancora molto ?>>
<< No. Dobbiamo scendere solo una scalinata .>>

La "scalinata" ricopriva otto rampe di scale lunghissime, situate su un baratro oscuro, che sembravano scendere nel cuore stesso del mondo.
Veil mandò avanti Sombra, che iniziò a scendere i gradini consumati, ma quando arrivò, dopo quelle che sembrarono alle sue gambe due ore, alla fine della prima, immensa rampa, Veil arrivò al suo fianco, ridendo, e ricordandogli che potevano planare nelle loro forme d'ombra.
Sombra sbuffò semplicemente, e iniziò a sentire una leggera emicrania.
Sul fondo del baratro, vi era un immensa porta, scavata nella durissima roccia cristallizzata, e adornata con dei motivi che ricordavano la testa di un corvo con dei tentacoli tutt'intorno.
<< Ammira il grande Phobos, Sombra .>> gridò Veil, mentre con uno zoccolo strattonò l'Imperatore a se, indicando con l'altro la porta, mentre sul suo vecchio, rugoso volto un sorriso di gioia, orgoglio e occhi lucidi si era andato a formare.
<< Ammira il padre di tutti gli Incubi !>>
Per quanto Sombra potesse essere felice per il suo vecchio, nuovo "amico", era più preoccupato per il fatto che Veil lo stesse soffocando con quel suo vecchio, secco zoccolo.

Quando il vecchio lo lasciò andare, Veil assunse nuovamente le sue proporzioni giganti, e iniziò a parlare in una lingua oscura e antica, tagliente come mille coltelli, e capace di far venire la pelle d'oca a chiunque l'ascoltasse.
Con un tonante rumore, la porta si aprì su un abisso di oscurità, e i cristalli, seppure centinaia di metri sopra di loro, si fecero sentire, vibranti quasi di gioia.
Poco dopo, i due si addentrarono nell'abisso, che lentmente si stava schiarendo su un immensa sala concentrica, e al cui centro c'era un pantheon.
<< Ecco come libereremo gli umbrum intrappolati nei cristalli.>> disse Veil, sorridendo. << ma prima, mi servnono due cose.>>
<< Dimmi tutto... Veil.>>
<< La prima cosa, è un pony. Se puoi, uno di terra, li odio quei buzzurri plebeici .>> Sombra iniziò ad uscire dal misterioso posto, quando Veil lo bloccò. << E se puoi, mi servirebbe una tunica e della carne .>>
<< Per il rito, giusto ?>>
<< ... no, è che qui fa freddo e ho fame .>>


Non molto dopo, Sombra tornò con uno schiavo, denutrito, con il volto tumefatto e che a stento si reggeva in piedi o respirava. E anche con una lunga tunica grigio scuro e con ornamenti violacei e verdi e un grosso pezzo di carne.
Veil consumò in un sol boccone la carne con voracità e si mise subito la tunica, per poi prepararsi.
<< Posiziona quel pony al centro del pantheon, e allontanati .>>
Sombra eseguì l'ordine, e letteralmente trascinò il pony dove Veil gli aveva indicato. Il vecchio umbrum iniziò, con voce rantolante, a lamentarsi delle condizioni del pony, ma Sombra gli rispose che quello era il miglior servo che avesse trovato, facendo sbuffare Veil.
Il pony tremava, forse per la paura, o forse perché non aveva forze, ma in ogni caso, ciò che avvenne dopo lo fece gridare con tutte le forze che aveva in corpo.
Una strana sostanza nera, proveniente dal pavimento ombroso, iniziò a ricoprirlo, e a entrargli dentro dalla bocca, dal naso e chissà da quale altro posto, facendolo illuminare e, poi, quando si ritirò con violenza, lo fece cadere a terra, senza segni di vita. Sombra era disgustato da quella visione raccapricciante, con grande piacere per Veil, che iniziò a far levitare uno dei cristalli su una pedana che si inondò di quella sostanza, frantumando il cristallo.
La strana sostanza sembrava fremere, e quando rientrò nel pony, senza uscirne, il povero schiavo sembrò essere colpito dalle convulsioni, mentre le orbite iniziavano ad arrossarsi e i denti a diventare più appuntiti.
<< Tra un po la trasformazione sarà completa.>> Disse Veil mentre guardava compiaciuto quella scena .<< Per allora, sarà meglio portare altra carne. O altri pony, possibilmente .>>
<< Che cosa gli sta succedendo ?>> chiese con voce preoccupata Sombra.
<< L'umbrum si sta adattando al suo nuovo corpo, e al contempo sta modellando la carne perchè sia adatta al suo nuovo scopo .>>
<< E...cioè ?>>
<< Cacciare.>>

Veil si girò verso Sombra, e si avvicinò con fare minaccioso, ma pur sempre con un ghigno gigantesco. << Sono stato tradito da coloro che reputavo miei alleati. Mi hanno impalato su un cumulo di cristalli e hanno usato la loro magia per intrappolarmi per sempre in un eterno dolore, ma non sono stato lì fermo a fare nulla. Ho sentito tutto, e ho viaggiato tra le ombre . E so che hai invaso qualche misero territorio a Sud.>>
Scattando, Veil si avvicinò all'orecchio dell'Imperatore, e gli bisbigliò cinque parole che smossero irrevocabilmente l'anima oscura di Sombra.<< è ora di muovere guerra.>>
Sombra sbarrò gli occhi, e capì cosa volesse fare Veil con quei cristalli.

E così, il vecchio umbrum e il suo giovane signore concordarono un alleanza che li avrebbe portati alla grandezza, e a governare un impero ben più ampio di quello che doveva, in origine, essere il piano di Sombra.
<< Ora, muoviamoci prima che quello ci sbrani. E porta altri schiavi, se vuoi un esercito alla tua altezza.>>
E in un lampo, i due umbrum se ne andarono, chiudendo la grande porta alle loro spalle.



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Re: Di Artigli e Ombre [FANFIC]

Messaggioda Jakrat » 23/11/2017, 0:54

Riconosco che, una volta terminato il mio percorso "fanfiction" ho preso un periodo sabbatico dal leggere e commentare, ma vedere che nonostante il tempo trascorso questa fanfiction non ha ancora commenti è piuttosto imbarazzante, perché dalle premesse è estremamente valida. B)

Il finale di stagione della S5 suscitò "all'epoca" molti commenti, tra cui quelli negativi da parte di chi avrebbe voluto un maggiore approfondimento sulle realtà alternative. Già da qui, è bello vedere qualcuno che va "oltre" il lamento e si mette in gioco. :ajsmile2:
Oltre a questo, devo fare una premessa: io non sono un grande fan di Sombra, anzi. Proprio per questo avrò molta cura di vedere come lo userai nel contesto della tua fanfiction, chissà se riuscirai a farmelo apprezzare. ;)

Parlando invece di temi più inerenti alla fanfiction in se, essendo adesso agli inizi posso soffermarmi sui personaggi, per la maggior parte OC, benché non manchino cameo dei personaggi canonici. Mi incuriosisce molto proprio questo, fino ad adesso sei stato abilissimo nel mantenere i personaggi dello show sullo sfondo (eccezion fatta forse per Sombra, ma direi che ci sono eccellenti motivi per questo XD ) pur mantenendo intatte le atmosfere di questa linea temporale. Sono curioso di vedere come proseguirà da questo punto di vista.

Proprio riguardo le atmosfere, di tutte le realtà presentate quella con Re Sombra aveva toni estremamente maturi (il lavoro serrato per le attrezzature, la protesi di Rainbow Dash...) e questi capitoli rispettano appieno le atmosfere cupe e a tratti prive di speranza che ci si aspetterebbe. Davvero un ottimo lavoro per questo.

Mi piacerebbe spendere qualche parola in più anche sulla protagonista, Whiteclaw: se nel primo capitolo appare molto più spavalda di quanto non sembri nel secondo, anziché trovare questo cambio fuori luogo mi ha incuriosito non poco su di lei. Non è da escludere che quei tempi così tetri creino non pochi problemi e, per sopravvivere, chi li sta vivendo si costruisca intorno una corazza di durezza che però, a volte, cede.
Ora siamo appena agli inizi della storia, c'è ancora molto che puo succedere, ma sono curioso di sapere cosa sarà. :twilimad:

Nel frattempo, ti faccio i miei complimenti. Ottimo lavoro. :2cider:
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