[Fanfic] The Last Tear (piangeretecomeluridi warning)

da iloveponies02
nonostante mi piaccia scrivere, sarà una storia breve con pochi capitoli altrettanto brevi
mi è venuta l'idea di scriverla da un sogno, anzi incubo, che ho fatto stanotte
non so se definirla proprio fanfic dato che di personaggi canon non ce ne sono
protagonisti: Jen e Edward
ambientazione: da qualche parte nel mondo EG
Prologo
spero che come inizio vi piaccia
sembra una storia tipo "ci amavamo bla bla e poi è finita"
ma non lo è hehehe
preparate i fazzoletti e dei secchi da riempire con le lacrime
Capitolo 1
mi è venuta l'idea di scriverla da un sogno, anzi incubo, che ho fatto stanotte
non so se definirla proprio fanfic dato che di personaggi canon non ce ne sono
protagonisti: Jen e Edward
ambientazione: da qualche parte nel mondo EG
Prologo
Sono passati anni da quando è successo. Vi starete chiedendo cosa, ma un attimo di pazienza e vi racconto tutto. L'ho conosciuto a metà settembre 2016 su un gruppo di roleplay, e beh, mi ha leggermente attratta sin da subito. Dopo un po' abbiamo iniziato a fare anche delle videocall su Skype, e sia in gruppo che da soli era simpaticissimo. Iniziammo a sentirci spesso, e dopo circa 2 mesi mi dichiarai. Fu una lunga attesa ricevere una risposta concreta, ma ne era valsa la pena. Lo incontrai dal vivo la prima volta ad un raduno brony, e lì c'è stata la proposta ufficiale di fidanzamento. I mesi passavano, e la relazione andava avanti senza troppi problemi. Ci vedevamo raramente, e quando succedeva passavamo ogni singolo secondo insieme. Andava tutto alla grande, ma poi..
spero che come inizio vi piaccia
sembra una storia tipo "ci amavamo bla bla e poi è finita"
ma non lo è hehehe
preparate i fazzoletti e dei secchi da riempire con le lacrime
Capitolo 1
Mi arrivò una chiamata da un numero che non avevo in rubrica, e per abitudine non risposi. Richiamò poco dopo, quindi mi decisi e avvicinai il cellulare all'orecchio.
-Pronto..?-
-Pronto, parlo con Jen?- la voce mi era conosciuta, era la madre di Ed.
-Sì, sono io, è successo qualcosa?-
-Edward..- esitò a finire la frase -..è in ospedale-
A sentire quelle parole mi si bloccò il respiro.
-In ospedale? Cos'è su..- non feci in tempo a finire che cadde la linea.
In un modo o nell'altro dovevo andare da lui.
Non ne parlai subito coi miei, volevo prima trovare un modo per muovermi. Andarci in volo era già da scartare, anche se mi fossi trasformata le mie ali non avrebbero avuto comunque la forza di fare centinaia di chilometri. Mi ricordai che da qualche parte in camera avevo un barattolo con dei soldi, che stavo mettendo da parte per comprarmi una tavoletta grafica. Per quanto tenessi ad averne una, Ed era più importante, quindi decisi di prenderli e andarci in treno.
Ne parlai a lungo coi miei, e alla fine mia madre accettò di accompagnarmi.
Dopo le lunghe 7 ore di viaggio, arrivammo alla stazione di Manehattan, quindi andammo dai genitori di Ed che ci ospitarono la notte.
Il giorno seguente, circa verso le 2 del pomeriggio, andammo in ospedale a trovarlo. Era lì, steso sul letto, coi suoi capelli neri tutti spettinati, e i bellissimi occhi marroni spenti, come se avesse pianto.
Appena entrata in stanza, corsi subito verso di lui, e con occhi lucidi lo abbracciai.
Passammo un'ora e mezza tutti insieme a parlare del più e del meno, quando Ed chiese:
-Uhm, posso stare un po' da solo con la mia nanetta bionda?- riferendosi a me.
I suoi genitori, sua sorella e mia madre annuirno e uscirono dalla stanza. Una volta chiusa la porta, mi prese le mani.
-Jen.. i-io non ce la posso fare. Sono qui solamente da una settimana, e non so quanto tempo resterò-
-Una settimana? Io sono venuta a saperlo solo ieri.. comunque, vai avanti- mi avvicinai di più con la sedia.
-La vedi quella spina?- mi guardò con occhi lucidi -Staccamela- continuò singhizzando.
-Stai scherzando vero? Non posso! Sei il mio ragazzo, non potrei mai vederti morire per causa mia- mi scese lentamente una lacrima mentre avvicinai il viso al suo.
Continuò ad insistere, ma riuscii a farlo ragionare. Poco dopo entrò un'infermiera per portargli la merenda, seguita da mia madre e gli altri.
Notai che l'altro letto era vuoto, quindi chiesi sia a mia madre che all'infermiera se potevo fare compagnia a Ed per quella notte, e mi diedero entrambe una risposta positiva.
Si fece notte.
Avvicinai il letto al suo, e ci addormentammo tenendoci per mano.
Circa verso le 3 di notte lo sentii muoversi, ma decisi di non darci peso pensando che stesse cercando una posizione comoda.
Qualche minuto dopo mi mollò la mano per tentare di alzarsi, e incuriosita accesi la luce.
-Ed che stai fa.. ED! TOGLI LE MANI DA QUELLA SPINA-
-Mi dispiace Jen..-
Feci di tutto per fermarlo, ma prima che potessi avvicinarmi lo vidi collassare a terra.
-Pronto..?-
-Pronto, parlo con Jen?- la voce mi era conosciuta, era la madre di Ed.
-Sì, sono io, è successo qualcosa?-
-Edward..- esitò a finire la frase -..è in ospedale-
A sentire quelle parole mi si bloccò il respiro.
-In ospedale? Cos'è su..- non feci in tempo a finire che cadde la linea.
In un modo o nell'altro dovevo andare da lui.
Non ne parlai subito coi miei, volevo prima trovare un modo per muovermi. Andarci in volo era già da scartare, anche se mi fossi trasformata le mie ali non avrebbero avuto comunque la forza di fare centinaia di chilometri. Mi ricordai che da qualche parte in camera avevo un barattolo con dei soldi, che stavo mettendo da parte per comprarmi una tavoletta grafica. Per quanto tenessi ad averne una, Ed era più importante, quindi decisi di prenderli e andarci in treno.
Ne parlai a lungo coi miei, e alla fine mia madre accettò di accompagnarmi.
Dopo le lunghe 7 ore di viaggio, arrivammo alla stazione di Manehattan, quindi andammo dai genitori di Ed che ci ospitarono la notte.
Il giorno seguente, circa verso le 2 del pomeriggio, andammo in ospedale a trovarlo. Era lì, steso sul letto, coi suoi capelli neri tutti spettinati, e i bellissimi occhi marroni spenti, come se avesse pianto.
Appena entrata in stanza, corsi subito verso di lui, e con occhi lucidi lo abbracciai.
Passammo un'ora e mezza tutti insieme a parlare del più e del meno, quando Ed chiese:
-Uhm, posso stare un po' da solo con la mia nanetta bionda?- riferendosi a me.
I suoi genitori, sua sorella e mia madre annuirno e uscirono dalla stanza. Una volta chiusa la porta, mi prese le mani.
-Jen.. i-io non ce la posso fare. Sono qui solamente da una settimana, e non so quanto tempo resterò-
-Una settimana? Io sono venuta a saperlo solo ieri.. comunque, vai avanti- mi avvicinai di più con la sedia.
-La vedi quella spina?- mi guardò con occhi lucidi -Staccamela- continuò singhizzando.
-Stai scherzando vero? Non posso! Sei il mio ragazzo, non potrei mai vederti morire per causa mia- mi scese lentamente una lacrima mentre avvicinai il viso al suo.
Continuò ad insistere, ma riuscii a farlo ragionare. Poco dopo entrò un'infermiera per portargli la merenda, seguita da mia madre e gli altri.
Notai che l'altro letto era vuoto, quindi chiesi sia a mia madre che all'infermiera se potevo fare compagnia a Ed per quella notte, e mi diedero entrambe una risposta positiva.
Si fece notte.
Avvicinai il letto al suo, e ci addormentammo tenendoci per mano.
Circa verso le 3 di notte lo sentii muoversi, ma decisi di non darci peso pensando che stesse cercando una posizione comoda.
Qualche minuto dopo mi mollò la mano per tentare di alzarsi, e incuriosita accesi la luce.
-Ed che stai fa.. ED! TOGLI LE MANI DA QUELLA SPINA-
-Mi dispiace Jen..-
Feci di tutto per fermarlo, ma prima che potessi avvicinarmi lo vidi collassare a terra.